18 MAGGIO

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

18 Maggio secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. IL SANTO MARTIRE TEODOTO E LE SETTE FANCIULLE MARTIRI: TECUSA, ALESSANDRA, CLAUDIA, FALINA, EUFRASIA, MATRONA E GIULIA

Teodoto era sposato e faceva l’oste ad Ancyra durante il regno di Diocleziano. Pur essendo sposato, viveva secondo la parola dell’apostolo: “Chi ha moglie si comporti come se non l’avesse” (1 Corinzi 7,29). Manteneva la locanda per aiutare i cristiani in modo insospettabile. La sua locanda era un rifugio per i fedeli perseguitati. Teodoto inviava segretamente aiuto ai cristiani che fuggivano sulle montagne e raccoglieva segretamente i corpi di coloro che morivano e li seppelliva. In quel periodo, sette fanciulle furono processate e torturate per Cristo, ridicolizzate e infine annegate in un lago. Una di loro, Santa Tecusa, apparve in sogno a Teodoto e gli disse di rimuovere i loro corpi dal lago e di seppellirli. Nell’oscurità della notte, Teodoto, con un compagno, uscì per esaudire il desiderio della martire e, guidato da un angelo di Dio, riuscì a trovare tutti e sette i corpi e a seppellirli. Ma questo compagno tradì Teodoto al giudice e questi lo sottopose a crudeli torture. Teodoto sopportò tutte le sofferenze come se fosse nel corpo di un’altra persona, mantenendo tutta la sua mente assorta nel Signore. Quando il torturatore trasformò tutto il suo corpo come un’unica piaga e gli fece saltare i denti con una pietra, ordinò di decapitarlo. Quando fu condotto al patibolo, molti cristiani piansero per lui e San Teodoto disse: “Non è vero!

San Teodoto disse loro: “Fratelli, non piangete per me, ma glorificate nostro Signore Gesù Cristo che mi ha aiutato a completare questa mortificazione e a vincere il mio nemico”. Detto questo, mise la testa sul ceppo sotto la spada e fu decapitato nell’anno 303 d.C. Un sacerdote seppellì onorevolmente il corpo di questo martire su una collina fuori città. In seguito, in questo luogo fu costruita una Chiesa nel nome di San Teodoto.

  1. I SANTI MARTIRI PIETRO, DIONIGI, ANDREA, PAOLO E CRISTINA

Pietro, un bel giovane, Dionigi, un uomo distinto, Andrea e Paolo, soldati, e Cristina, una vergine di sedici anni, confessarono coraggiosamente Cristo Signore e sopportarono sofferenze e morte per il suo nome. Nicomaco, che insieme a loro fu torturato, rinnegò Cristo nel bel mezzo delle torture e, all’istante, perse la ragione e, come un pazzo, si morse il corpo e vomitò schiuma dalla bocca fino a morire. Questo avvenne nell’anno 250 d.C.

  1. I SANTI MARTIRI ERACLIO, PAOLINO E BENEDIMO

Tutti e tre erano ateniesi. Soffrirono per la fede durante il regno di Decio. Per il nome di Cristo furono bruciati in una fornace ardente.

Inno di lode
SANTO TEODOTO

Vicino ad Ancyra, su una verde collina,
lì, un gruppo di cristiani perseguitati
Con una benedizione, pranzarono.
Che sole è, tra le stelle splendenti,
in questo gruppo c’era Teodoto,
E accanto a lui, il presbitero Fronto.
E Teodoto parla a Fronto:
Per una Chiesa, questo luogo è adatto
Per le reliquie dei martiri, onorevole!
Fronto risponde a Teodoto:
Ti sforzi, uomo meraviglioso,
di ottenere per noi le reliquie dei martiri,
Una Chiesa, noi la costruiremo facilmente,
Questo luogo, con una Chiesa da adornare.
Teodoto, l’uomo meraviglioso, sorrise,
Dalla mano destra si toglie un anello,
e lo dona all’onorevole Fronto,
e gli rivolge queste parole:
Ti do la mia parola d’onore e l’anello è un pegno.
Le reliquie mi procurerò presto
e in questo luogo le collocherò!
Questo Teodoto profetizzò:
La sua stessa sofferenza era una profezia,
e per Cristo il suo martirio,
Come disse, così avvenne.
Lì furono collocate le sue reliquie,
e su di esse fu costruita una Chiesa,
Di vittoria immortale, un ricordo meraviglioso
Vicino ad Ancyra, su una verde collina.

Riflessione
Nascondere le proprie virtù e mortificazioni era l’abitudine degli asceti, sia uomini che donne, non solo nei primi tempi del cristianesimo, ma in tutte le epoche fino ai giorni nostri. Eudocia, moglie del glorioso principe Dimitri di Don, il liberatore della Russia dai Tartari, rimase vedova relativamente giovane nell’anno 1389 d.C. Impregnata di devozione, questa principessa costruì molte Chiese, distribuì elemosine e indebolì segretamente il suo corpo con digiuni e lunghe veglie. Portava una catena di ferro intorno al corpo. Nel frattempo, appariva sempre felice davanti al pubblico, vestita di opulenza e ornata di perle. Il pubblico diceva molte cose su di lei e cominciò a diffondere voci sulla sua vita immorale. I suoi figli lo vennero a sapere e, offesi e amareggiati, informarono apertamente la madre di ciò che si diceva di lei. La madre aprì la sua lussuosa veste e i figli, con grande orrore, videro il suo corpo che era completamente avvizzito, rinsecchito e stretto da catene di ferro.

Contemplazione
Contemplare l’azione di Dio Spirito Santo sui martiri:

  1. Come il Santo Spirito li conforta nelle sofferenze;
  2. Come occasionalmente, secondo la sua volontà, rende i loro corpi indenni dal fuoco.

Omelia
Sulla testimonianza dello Spirito di Dio

“Lo Spirito di verità che viene dal Padre mi renderà testimonianza” (San Giovanni 15, 26).

Il Figlio di Dio ha mandato nel mondo il Santo Spirito per testimoniare di Lui fino alla fine dei tempi. “Egli testimonierà di Me”.

In che modo Dio Spirito testimonierà di Dio Figlio? Dio Spirito testimonierà in molti modi:

Attirando le anime degli uomini nella Chiesa di Cristo; rivelando loro il significato delle Sacre Scritture; guidando le loro menti ai comandamenti di Cristo; Dando calore, freschezza, forza e dolcezza alle parole di Cristo; convertendo i peccatori pentiti in giusti; realizzando tutte le promesse e le profezie di Cristo sugli uomini, sulle nazioni e sulla Chiesa di Dio; rafforzando la Chiesa di Cristo e mantenendola salda contro tutte le tempeste dei tempi e tutti i mali dell’Ade e degli uomini nei secoli dei secoli.

Lo Spirito che opera in questi e in molti altri modi simili è lo Spirito di Dio, lo Spirito di Verità, Buono, Creatore di Vita e Onnipotente.

Nessuna parola di Cristo va contro lo Spirito di Dio, né lo Spirito di Dio va contro una sola parola di Cristo. Ecco perché quando lo Spirito di Dio si compiace di entrare nel cuore dell’uomo, diventa vivo e diventa un vero testimone di tutto ciò che Cristo ha detto e fatto. Allora l’uomo crede con gioia e senza riserve. Infatti, come non credere al più grande e duraturo testimone oculare e partecipante di tutte le parole, di tutti i miracoli e di tutte le opere di Cristo?

Ecco perché, fratelli, preghiamo prima di tutto e sopra ogni cosa che questo Testimone e Partecipatore, il Santo Spirito e Onnipotente, si stabilisca nei nostri cuori affinché la nostra fede diventi viva, incrollabile e creatrice di gioia.

O Dio Spirito Santo, Spirito di Verità, vieni e dimora in noi.




04 MAGGIO

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

04 Maggio secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. LA SANTA MARTIRE PELAGIA DI TARSO

Pelagia nacque nella città di Tarso da genitori pagani ma illustri e benestanti. Sentendo parlare di Cristo e della salvezza delle anime dai cristiani, ardeva d’amore per il Salvatore e, nella sua anima, era totalmente cristiana. A quel tempo c’era una terribile persecuzione dei cristiani. Accadde così che l’imperatore Diocleziano si fermò a Tarso e, durante il suo soggiorno, suo figlio, il principe ereditario si innamorò profondamente di Pelagia e volle prenderla in moglie. Pelagia rispose per il tramite della sua nefasta madre che era già stata promessa in sposa al suo Sposo celeste, Cristo Signore. In fuga dal profano principe ereditario e dalla sua malvagia madre, Pelagia cercò e trovò il vescovo Lino, uomo distinto per la sua santità. Istruì Pelagia nella fede cristiana e la battezzò. Allora Pelagia diede via le sue vesti lussuose, molte ricchezze, e tornò a casa confessando alla madre di essere già battezzata. Venuto a conoscenza di ciò e avendo perso ogni speranza di ottenere questa santa vergine per sua moglie, il principe ereditario si pugnalò con una spada e morì. La madre malvagia denunciò sua figlia davanti all’imperatore e gliela consegnò per il processo. L’imperatore rimase sbalordito dalla bellezza di questa giovane vergine e, dimenticando il figlio, si accese di impure passioni verso di lei. Ma poiché Pelagia rimase incrollabile nella sua fede, l’imperatore la condannò ad essere bruciata viva in un toro di metallo, acceso di un fuoco ardente. Quando il carnefice la spogliò, Santa Pelagia si fece il segno della croce e con una preghiera di ringraziamento a Dio sulle labbra, entrò nel toro ardente dove, in un batter d’occhio, si sciolse completamente come cera. Pelagia soffrì onorevolmente nell’anno 287 d.C. I resti delle sue ossa furono acquisiti dal vescovo Lino e li seppellì su una collina sotto una pietra. Al tempo dell’imperatore Costantino Copronymos (741-775 d.C.) in quel punto esatto fu costruita una bellissima Chiesa in onore della santa vergine e martire Pelagia, che si sacrificò per Cristo per regnare eternamente con Lui.

  1. LO IEROMARTIRE SILVANO, VESCOVO DI GAZA

All’inizio Silvano era in servizio militare ma poi, spinto dalla forza della sua fede, entrò nel servizio spirituale. Accusato di convertire i pagani al cristianesimo, dapprima fu crudelmente torturato e, successivamente, fu decapitato con altri quaranta soldati nell’anno 311 d.C. Diventarono così tutti cittadini del cielo.

  1. IL VENERABILE NICEFORO

All’inizio Niceforo era cattolico e in seguito abbracciò la fede ortodossa. Visse la vita da asceta come monaco sul Monte Athos con il saggio Theoliptos. Fu maestro del glorioso Gregorio Palamas e scrisse un’opera sull’orazione mentale. Si presentò pacificamente al Signore nel XIV secolo. Niceforo insegnò: “Raccogli la tua mente e costringila ad entrare nel cuore e a rimanervi. Quando la tua mente è stabilita nel cuore, non deve rimanere vuota, ma consentile di eseguire continuamente questa preghiera: O SIGNORE GESÙ CRISTO, FIGLIO DI DIO, ABBI PIETA’ DI ME [LA PREGHIERA DI GESÙ]! Non permettere mai che taccia. Per questo entrerà in te tutta la catena delle virtù: l’amore, la gioia, la pace e tutte le altre, per le quali ogni tua richiesta a Dio, in seguito, si realizzerà”.

Inno di lode
SANTA PELAGIA

Pelagia, come un angelo luminoso
Davanti all’imperatore stava, per processo e giudizio;
L’Imperatore dall’aspetto brutale, a lei parlò:
Con il diadema regale ti incoronerò,
Tra le donne, sii mia moglie!
Pelagia rispose coraggiosamente:
Un matrimonio con un pagano, detesto
Mai, o imperatore, sarò tua,
A me cosa offri? Una corona di polvere!
Tre corone ho, con il Signore,
In Cristo, mio eterno Sposo.
La prima corona – per la Fede, l’ho conservata,
La seconda corona – per la mia verginità ho conservato,
La terza corona – la corona del martirio.
Non esitare, imperatore senza Dio,
Questo corpo di polvere – schiaccia,
Schiacciare, tagliare, bruciare e macinare,
Che l’anima, per le nozze presto se ne vada,
Che presto, accanto al mio Sposo, io stia
Il Salvatore, Dio e immortale.

Riflessione
Un uomo giovane e inesperto nel combattimento spirituale sottolinea ogni sua opera buona con l’elogio di sé. Ma il soldato esperto in mezzo alle lotte con passioni e demoni minimizza ogni sua azione e intensifica la sua preghiera per l’aiuto di Dio. Abba Matoes diceva: “Più un uomo è vicino a Dio, più si considera peccatore”. Si conosceva anche il suo detto: “Quando ero giovane, forse pensavo di fare del bene; e ora che sono vecchio, vedo che non ho nessuna buona azione”. Non ha forse detto nostro Signore: “Nessuno è buono se non Uno, cioè Dio” (Mt 19,17). Quindi, se solo l’unico Dio è buono e la fonte di ogni bene, come può essere fatta una buona azione che non sia da Dio? E come può uno che compie una buona azione attribuirla a se stesso e non a Dio? Se è così, con che cosa si può lodare l’uomo mortale? Da niente, se non con Dio e la bontà di Dio!

Contemplazione
Per contemplare il Signore Gesù asceso:

  1. Come, con la sua ascensione, manifestò la sua natura divina e la sua potenza divina;
  2. Come, con la sua ascensione al cielo, manifesta all’uomo che esiste un mondo e una vita migliori, più elevati: un mondo e una vita celesti.

Omelia
Sull’idolatria come adulterio

“Giuda, come Israele, contaminava il paese e commetteva adulterio con le pietre e con il legno” (Geremia 3,9).

Che tipo di adulterio fu quello che commisero il popolo d’Israele e di Giuda con pietre e legno? Era l’adorazione di idoli di pietra e di legno. Prima di questo peccato, hanno commesso un altro peccato; si allontanarono dall’adorare il Vero Dio, il Dio Vivente e l’Unico Dio. Perché la loro idolatria si chiama adulterio? Perché, prima erano legati dall’amore per il Vero Dio, il Dio Vivente e l’Unico Dio e poi hanno tradito questo amore e hanno consegnato il loro cuore a strani idoli di pietra e legno. Per questo il Signore chiama la loro idolatria, adulterio.

Questo rimprovero di Dio era meritato solo nei tempi antichi e non nel nostro tempo? E solo da Israele e Giuda e non dai cristiani? Sfortunatamente, questo rimprovero di Dio è pienamente meritevole anche oggi da molti cristiani. In chi l’amore verso il Dio Vero, il Dio Vivente e l’Unico Dio si è raffreddato, e un amore minore si è infiammato verso le cose di pietra e di legno, verso le cose putrescenti e le creature mortali, che commette adulterio e che fa scendere su di sé la rimprovero di Dio. Quindi, quel rimprovero di Dio è appropriato oggi come lo era allora, perché allora gli uomini peccarono senza conoscere Cristo e ora gli uomini peccano conoscendo Cristo.

O fratelli, fino a quando questa oscura idolatria sarà trascinata sulla terra? Fino a quando la terra puzzerà dell’adulterio dell’umanità con i suoi idoli di pietra e legno, d’argento e d’oro, di carne e sangue? Il Cristo Onnipotente non ha distrutto tutti gli idoli in polvere e cenere? Perché ora alcuni si chinano e di nuovo si fanno dèi con quella polvere? A causa delle bugie del diavolo e del loro autoinganno individuale.

O Signore asceso nei cieli più alti, proteggici dalle bugie del diavolo e dal nostro autoinganno. Proteggici dal vergognoso adulterio con gli idoli distrutti dalla tua onorevole croce. Aiutaci o Signore, aiutaci affinché, senza sosta, adoriamo Te l’unico Vero Dio, il Dio Vivente e l’Unico Dio.

A Te sia gloria e grazie sempre. Amen.




03 MAGGIO

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

03 Maggio secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. I SANTI MARTIRI TIMOTEO E MAURA (*)

Il destino di questi due meravigliosi martiri, marito e moglie, è sorprendente! A causa della loro fede cristiana e solo venti giorni dopo il loro matrimonio, furono portati in tribunale davanti ad Arriano, il governatore della Tebaide, durante il regno di Diocleziano. Timoteo era un lettore nella sua chiesa locale. Il governatore lo interrogò: “Chi sei?”. Timoteo rispose: “Sono un cristiano e un lettore della Chiesa di Dio”. Il governatore gli disse inoltre: “Non vedi intorno a te questi strumenti preparati per la tortura?”. Timoteo rispose: “E non vedi tutti gli angeli di Dio che mi rafforzano?”. Allora il governatore ordinò di trafiggergli le orecchie con una sbarra di ferro, in modo che le pupille dei suoi occhi sporgessero dal dolore. Poi lo appesero a testa in giù e gli misero un pezzo di legno in bocca. All’inizio Maura era spaventata per le sofferenze di Timoteo, ma quando il marito la incoraggiò, confessò anche lei la sua fede salda davanti al governatore. Il governatore ordinò allora di strapparle tutti i capelli della testa e poi le tagliò le dita delle mani. Dopo molte altre torture, per le quali avrebbero ceduto se la Grazia di Dio non li avesse rafforzati, furono entrambi crocifissi l’uno di fronte all’altro. Così, appesi alla croce, vissero per nove giorni consigliandosi e incoraggiandosi a vicenda nella perseveranza. Il decimo giorno consegnarono le loro anime al loro Signore, per il quale sopportarono la morte di croce e furono così resi degni del suo regno. Soffrirono onorevolmente per Cristo nell’anno 286 d.C.

  1. IL VENERABILE TEODOSIO DELLE GROTTE DI KIEV

Fin dalla prima giovinezza, Teodosio evitò il riso e l’allegria e si dedicò ai pensieri divini e alle preghiere. Per questo motivo, veniva spesso maltrattato dalla madre, soprattutto un giorno, quando quest’ultima notò una cintura di ferro attorno al suo corpo nudo, a causa della quale la camicia era insanguinata. Avendo letto una volta le parole del Salvatore nel Vangelo “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me” (San Matteo 10,37), Teodosio lasciò la casa dei suoi genitori e fuggì al Monastero delle Grotte di Kiev per vedere il Venerabile Antonio. Antonio lo accolse e, poco dopo, lo tonsurò monaco. Quando la madre lo trovò e gli chiese di tornare a casa, egli consigliò la madre e anche lei entrò in convento e fu tonsurata monaca. In breve tempo Teodosio superò tutti i monaci per mortificazione, mitezza e bontà e divenne molto caro ad Antonio, che lo insediò come abate del monastero. Durante il periodo in cui fu abate, la fratellanza del monastero aumentò notevolmente, furono costruite chiese e celle e fu introdotta la Costituzione [la Regola] del Monastero Studita nella sua interezza. Dio dotò Teodosio di un’abbondante grazia a causa della sua purezza verginale, del grande impegno nella preghiera, dell’amore verso il prossimo e così quest’uomo di Dio possedeva un grande potere sugli spiriti immondi, guariva le malattie e discerneva il destino degli uomini. Insieme a Sant’Antonio, Teodosio è considerato il fondatore e l’organizzatore del monachesimo in Russia. Morì serenamente nell’anno 1074 d.C. Le sue reliquie di guarigione riposano accanto a quelle di Antonio.

Inno di lode
SANTO TIMOTEO E SANTA MAURA

Timoteo e Maura, crocifissi e pallidi,
attraverso il Signore Cristo, si sono guardati l’un l’altro,
e con lo spirito si vedono meglio che con gli occhi,
Per il dolore esaltati, al di sopra di ogni cosa.
E Timoteo parla: Maura, sorella mia,
sei di natura femminile e il tuo dolore è più grande!
Con la preghiera incoraggiati, non disperare sorella,
tutti i tuoi pensieri offrili a Cristo.
Maura rispose: Fratello Timoteo,
lo Spirito di Dio lo sento, nella mia anima ondeggia
Mi mantiene forte, e impotente, mi rafforza,
e il dolce Gesù allevia le mie pene,
Ma di te, mio glorioso orgoglio, sono preoccupato,
Quali dolori, ai tuoi, possono essere simili?
Ma solo un po’, un po’, mio dolce fratello,
Dalle spine delle sofferenze, allora fioriranno le rose,
Per l’intera schiera celeste, il tesoro che sarai,
Sopporta, sopporta senza rumore e senza singhiozzi.
Stiamo attenti, fratello, non addormentiamoci,
Forse il Signore potrebbe venire, affinché non ci vergogniamo.
Ecco, i cieli interi si sono aperti, io vedo
tesori invisibili per noi preparati.
Poi Timoteo a Maura: O sorella, meravigliosa,
Sposa di Cristo, martire gloriosa,
per la sua gloriosa misericordia, glorifichiamo Dio,
che ci ha permesso una morte così onorevole.
Gloria a te, o Salvatore, che hai sofferto per noi;
Il nostro spirito, ora, lo affidiamo alle tue mani.

Riflessione
L’Abba Giovanni il Nano chiese ai monaci: “Chi ha venduto Giuseppe?”. Un monaco rispose: “I suoi fratelli”. A questo, l’anziano rispose: “Non i fratelli, piuttosto la sua umiltà. Giuseppe avrebbe potuto dire che è loro fratello e avrebbe potuto protestare per non essere venduto, ma è rimasto in silenzio. La sua umiltà, quindi, lo ha venduto. In seguito, questa stessa umiltà lo ha reso padrone dell’Egitto”. Nell’abbandonarci alla volontà di Dio, ci difendiamo troppo dalle sgradevolezze esterne, per questo perdiamo i buoni frutti che si raccolgono alla fine delle sgradevolezze sopportate con umiltà. Abba Pimen ha parlato saggiamente: “Abbiamo abbandonato il giogo facile, cioè il rimprovero di sé, e ci siamo caricati di un giogo pesante, cioè l’autogiustificazione”. Il cristiano accetta ogni sgradevolezza come merito dei suoi peccati presenti o passati; cerca in tutto la volontà di Dio con fede e attende la fine con speranza.

Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù asceso:

  1. Come ha iniziato la sua opera di salvezza sulla terra come un umile lavoratore comune;
  2. Come ha completato la sua opera di salvezza con la sua miracolosa e gloriosa ascensione al cielo.

Omelia
Sul modo in cui gli adoratori di idoli saranno svergognati

“Come il ladro si vergogna quando viene sorpreso, così si vergognerà la casa d’Israele: Quelli che dicono a un pezzo di legno: “Tu sei mio padre” e a una pietra: “Tu mi hai fatto nascere”, rivolgono a Me le loro spalle, non il loro volto; eppure in tempo di difficoltà gridano: “Alzati e salvaci”! ” (Geremia 2, 26-27).

In verità, fratelli, saranno tutti svergognati coloro che non vedono oltre il legno e la pietra e che, nella loro ignoranza, dicono che l’uomo è composto interamente da piante e minerali e che gli accade la stessa cosa che accade con le piante e i minerali. Volgendo le spalle al Creatore, non riescono a vedere altro che la creazione e, dimenticando il Creatore, proclamano la creazione il Creatore. Dicono che la natura ha creato e partorito l’uomo, per questo l’uomo è inferiore alla natura, più basso della natura, servo in grembo alla natura, schiavo alla catena della natura e morto nella tomba della natura. Coloro che parlano così saranno svergognati quando cadranno nella disgrazia e grideranno a Dio: “Alzati e salvaci!”.

Perché gridano a Dio “Alzati” come se Dio fosse sdraiato? Dio non è sdraiato, ma sta in piedi; sta in piedi e aspetta di essere al servizio di tutti coloro che, con fede e umiltà, gli chiedono un favore. Ma coloro che si sono innamorati del legno e della pietra, confidando nel proprio potere, lo hanno rovesciato nella loro vita e lo hanno escluso dalla loro esistenza. Per questo motivo, quando sono pressati dalle difficoltà, gridano a Lui: “Alzati!”.

Ma il Signore è mite, si alza e viene in aiuto di ogni penitente. Che il peccatore si penta veramente e, abbandonato il suo amore peccaminoso, torni a Dio nell’amore e Dio lo aiuterà. Lasciategli voltare le spalle al legno morto e alla pietra e rivolgete la faccia al Dio vivente e Dio lo redimerà. Perché l’Onnipotente non è vendicativo. Non ha creato l’uomo per la morte, ma per la vita.

O fratelli, non cerchiamo aiuto nell’indifeso né vita nell’inanimato. Volgiamo la testa verso il nostro Creatore vivente, che ci ha dato un volto più radioso di quello di ogni cosa terrena. Passiamo dalle vie occidentali al sentiero orientale, perché su questo sentiero c’è la salvezza. Affrettiamoci prima che il nostro ultimo giorno sulla terra sprofondi nelle tenebre dell’occidente.

O Signore asceso, eleva le nostre menti al cielo. Purificale dalle tenebre e liberale dalla terra, o nostro Creatore portatore di luce.

A Te siano rese gloria e lodi sempre. Amen.

(*) Il nome Maura [Mavra] significa nero. Per questo motivo, in Macedonia, la festa di questi due santi viene chiamata “Giorno del Nero” o “Giorno Nero”. Sull’isola di Zacinto esiste una chiesa dedicata ai santi Timoteo e Maura, nella quale sono avvenuti molti miracoli di guarigione.