BASILIO IL GRANDE

ἄγιος Βασίλειος

Basilio il Grande (330 ca. – 379 ca.) era fratello di Gregorio di Nissa e Macrina. Dopo aver ricevuto un’eccellente educazione si fece monaco in Siria e in Egitto e si stabilì per un certo periodo come eremita a Neocaesarea (358). Nel 370 Eusebio come vescovo di Cesarea fu il difensore dell’ortodossia contro l’eresia di Ario. Organizzò la vita monastica a Cesarea riportando la struttura e l’organizzazione appresi in Egitto anche se San Basilio prediligeva la vita cenobitica a quella eremitica.  Presentò in due libri i precetti per la vita monastica, chiamati Regola lunga e Regola breve; quest’ultima fu rivista da Teodoro lo Studita all’inizio del IX secolo. Sono un documento fondamentale per il monachesimo orientale.

1. Uno degli anziani disse: “Quando un giorno San Basilio venne al monastero, dopo la consueta esortazione disse all’abate: “Hai qui un fratello che sia obbediente?”. L’altro rispose: “Sono tutti tuoi servitori, maestro, e impegnati per la loro salvezza”. Ma egli ripeté: “Hai un fratello che sia veramente obbediente?”. Allora l’abate gli condusse un fratello e San Basilio lo utilizzò per servire durante il pasto. Quando il pasto fu terminato, il fratello gli portò dell’acqua per sciacquarsi le mani e San Basilio gli disse: “Vieni qui, così che anch’io possa offrirti dell’acqua”. Il fratello permise al vescovo di versare l’acqua. Poi San Basilio gli disse: “Quando entrerò nel santuario, vieni, così ti ordinerò diacono”. Fatto questo, lo ordinò sacerdote e lo portò con sé nel palazzo vescovile per la sua obbedienza”.




BASILIO MAGNO: Lettera 2, a Gregorio Nanzianzeno

LETTERA 2

Basilio a Gregorio.

1. [Ho riconosciuto la tua lettera, come si riconoscono i figli degli amici dalla loro evidente somiglianza con i genitori. Il tuo dire con cui descrivi il tipo di luogo in cui vivo, prima di farti sapere qualcosa su come vivo, non sarebbe servito a convincerti a condividere la mia vita; è proprio da te; è degno di un’anima come la tua, che non tiene conto di tutto ciò che riguarda questa vita qui, in confronto alla beatitudine che ci viene promessa nell’aldilà. Quello che faccio io stesso, giorno e notte, in questo luogo remoto, mi vergogno a scriverlo. Ho abbandonato la mia vita in città, come una vita che porta sicuramente a innumerevoli mali; ma non sono ancora riuscito a liberarmi di me stesso. Sono come i viaggiatori in mare, che non hanno mai fatto un viaggio prima, e sono angosciati e malati di mare, che litigano con la nave perché è così grande e fa un tale sballottamento, e, quando escono con la scialuppa, hanno sempre e ovunque mal di mare e angoscia. Ovunque vadano, la nausea e l’infelicità li accompagnano. Il mio stato è più o meno così. Porto con me i miei problemi e quindi ovunque mi trovo in mezzo a disagi simili. Così alla fine non ho ottenuto molto di buono dalla mia solitudine. Quello che avrei dovuto fare, quello che mi avrebbe permesso di tenermi vicino alle orme di Colui che mi ha indicato la via della salvezza – poiché Egli dice: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. (Mt 16,24)

2. Dobbiamo sforzarci di avere una mente tranquilla. Così come l’occhio non può capire un oggetto che gli viene posto davanti mentre vaga inquieto su e giù e di lato, senza fissarvi lo sguardo, così la mente, distratta da mille preoccupazioni mondane, non è in grado di comprendere chiaramente la verità. Chi non è ancora legato da vincoli matrimoniali è assillato da brame frenetiche, impulsi ribelli e attaccamenti senza speranza; chi ha trovato la sua compagna è circondato dal tumulto delle sue stesse preoccupazioni; se è senza figli, c’è il desiderio di averne; ha figli? L’ansia per la loro educazione, le attenzioni per la moglie, la cura della casa, la sorveglianza della servitù, le disgrazie nel commercio, le liti con i vicini, le cause legali, i rischi del mercante, la fatica del contadino. Ogni giorno, man mano che arriva, oscura l’anima a modo suo; e notte dopo notte riprende le ansie del giorno e inganna la mente con illusioni conformi. Ora, un modo per sfuggire a tutto questo è la separazione dal mondo intero; cioè, non la separazione corporea, ma la separazione della simpatia dell’anima con il corpo, e vivere così senza città, casa, beni, società, possedimenti, mezzi di vita, affari, impegni, apprendimento umano, in modo che il cuore possa ricevere prontamente ogni impronta della dottrina divina. La preparazione del cuore consiste nel disimparare i pregiudizi della cattiva conversazione. È come lisciare la tavoletta di cera prima di tentare di scriverci sopra.

3. Lo studio delle Scritture ispirate è il modo principale per trovare la via, perché in esse troviamo sia istruzioni sulla condotta che sulla vita di uomini benedetti, consegnate per iscritto, come immagini ispirate della vita divina, per l’imitazione delle loro buone opere. Perciò, in qualsiasi aspetto ciascuno si senta carente, dedicandosi a questa imitazione, trova, come in un dispensario, la medicina adatta al suo disturbo. Chi è innamorato della castità si sofferma sulla storia di Giuseppe e da lui impara le azioni caste, trovando in lui non solo il controllo di sé sul piacere, ma anche l’abitudine alla virtù. La sopportazione gli viene insegnata da Giobbe [che, non solo quando le circostanze della vita cominciarono a ritorcersi contro di lui e in un solo momento fu precipitato dalla ricchezza alla miseria, e dall’essere padre di bei figli all’assenza di figli, rimase lo stesso, mantenendo per tutto il tempo la disposizione d’animo intatta, ma non fu nemmeno spinto all’ira contro gli amici che vennero a confortarlo, lo calpestarono e aggravarono i suoi problemi]. Oppure, se si chiede come si possa essere allo stesso tempo miti e di gran cuore, coraggiosi contro il peccato, miti verso gli uomini, si troverà Davide nobile nelle imprese belliche, mite e non agitato per quanto riguarda la vendetta sui nemici. Così anche Mosè che si solleva con grande ardimento contro chi pecca contro Dio, ma con animo mite sopporta le loro malignità contro di lui. [Così, in generale, come i pittori, quando dipingono copiando da altri quadri, guardano costantemente il modello e fanno del loro meglio per trasferire i lineamenti nella propria opera, così anche colui che desidera rendersi perfetto in tutti i rami dell’eccellenza deve tenere gli occhi rivolti alla vita dei santi come a statue viventi e in movimento, e fare sua la loro virtù per imitazione.

4. Anche le preghiere, dopo la lettura, trovano l’anima più fresca e più vigorosa nell’amore verso Dio. È buona la preghiera che imprime nell’anima una chiara idea di Dio; e l’avere Dio stabilito in sé per mezzo della memoria è la dimora di Dio. Così diventiamo il tempio di Dio, quando la continuità del nostro ricordo non è interrotta da preoccupazioni terrene; quando la mente non è tormentata da sensazioni improvvise; quando l’adoratore fugge da tutte le cose e si ritira in Dio, allontanando tutti i sentimenti che lo invitano all’autoindulgenza, e trascorre il suo tempo nelle attività che portano alla virtù].

5. Anche questo è un punto molto importante a cui prestare attenzione: sapere come conversare; interrogare senza troppa serietà; rispondere senza desiderio di esibizione; non interrompere un proficuo oratore, o desiderare ambiziosamente di inserire una propria parola; misurarsi nel parlare e nell’udire; non vergognarsi di ricevere, o essere riluttante nel dare informazioni, né far passare la conoscenza di un altro per la propria, come le donne depravate i loro figli supposti, ma riferirla candidamente al vero genitore. Il tono medio della voce è il migliore, né così basso da essere impercettibile, né da essere considerato maleducato per il suo tono acuto. Si dovrebbe prima riflettere su ciò che si sta per dire, e poi esprimerlo: sii cortese quando ti si rivolge una parola; amabile nei rapporti sociali; non mirando a essere piacevole con la facezia, ma coltivando la gentilezza negli ammonimenti. La durezza va sempre messa da parte, anche nella censura. [Più mostri modestia e umiltà, più è probabile che tu sia accettabile per il paziente che ha bisogno del tuo trattamento. Ci sono però molte occasioni in cui faremo bene ad utilizzare il tipo di rimprovero usato dal profeta che non pronunciò di persona la sentenza di condanna su Davide dopo il suo peccato, ma suggerendo un racconto immaginario fece giudice di sé stesso il peccatore, in modo che, dopo aver emesso la propria condanna, non potesse rimproverare il veggente che lo aveva condannato.

6. Dallo spirito umile e sottomesso derivano l’occhio triste e abbattuto, l’aspetto trascurato, i capelli ruvidi, l’abito sporco; in modo che l’aspetto che chi è in lutto si preoccupa di presentare possa essere la nostra condizione naturale. La tunica deve essere fissata al corpo con una cintura, la quale non deve superare il fianco, come quella delle donne, né deve essere lasciata allentata, in modo che la tunica scivoli via, come quella di un fannullone. L’andatura non deve essere fiacca, il che dimostra un carattere privo di energia, né d’altra parte spinta e pomposa, come se i nostri impulsi fossero impetuosi e selvaggi. L’abbigliamento deve essere sufficiente sia in inverno che in estate. Per quanto riguarda i colori, evitate la luminosità; per quanto riguarda i materiali siano morbidi e delicati. Puntare su colori vivaci nel vestire è diventare come le donne che si abbelliscono quando colorano guance e capelli con tinte diverse dalle loro. La tunica deve essere abbastanza spessa da non richiedere altri aiuti per tenere caldo chi la indossa. Le scarpe devono essere economiche ma funzionali. In una parola, ciò che si deve considerare nel vestire è il necessario. Anche per quanto riguarda il cibo, per un uomo in buona salute il pane sarà sufficiente, e l’acqua placherà la sete; si possono aggiungere piatti di verdure che contribuiscono a rafforzare il corpo per lo svolgimento delle sue funzioni. Non si deve mangiare con un’esibizione di golosità selvaggia, ma in tutto ciò che riguarda i nostri piaceri mantenere la moderazione, la tranquillità e l’autocontrollo; e, in tutto ciò, non lasciare che la mente dimentichi di pensare a Dio, ma fare in modo che anche la natura del nostro cibo e la costituzione del corpo che lo assume, sia un motivo e un mezzo per offrire a Lui la gloria, ricordando come i vari tipi di cibo, adatti alle necessità del nostro corpo, siano dovuti alla disposizione del grande Amministratore dell’Universo. Prima della carne si ringrazi, come riconoscimento dei doni che Dio fa ora e di quelli che tiene in serbo per il tempo a venire. Dopo la cena si ringrazi in segno di gratitudine per i doni dati e di supplica per i doni promessi. Ci sia un’ora fissa per prendere il cibo, sempre la stessa in modo regolare, che di tutte le ventiquattro ore del giorno e della notte appena questa possa essere spesa per il corpo. Il resto l’asceta dovrebbe dedicarlo all’esercizio mentale. Che il sonno sia leggero e facilmente interrotto, come avviene naturalmente dopo una dieta leggera; dovrebbe essere volutamente interrotto da pensieri su grandi temi. Essere sopraffatti da un pesante torpore, con le membra non tese, in modo che si apra prontamente una via alle fantasie selvagge, significa immergersi nella morte quotidiana. Ciò che l’alba è per alcuni, questa mezzanotte è per gli atleti della pietà; allora il silenzio della notte dà riposo alla loro anima; nessun suono o visione nociva si intromette nei loro cuori; la mente è sola con sé stessa e con Dio, correggendosi con il ricordo dei suoi peccati, dandosi precetti per aiutarla a evitare il male, e implorando l’aiuto di Dio per il perfezionamento di ciò che desidera.]