APOLLO, ANDREA

APOLLO

ἀββᾶ Ἀπολλὼ

Apollo divenne monaco a Scete dopo essersi reso colpevole di un orrendo delitto raccontato nel secondo apoftegma. È un esempio, anche se un po’ estremo, dei rudi monaci copti che costituivano la maggior parte dei monaci d’Egitto; il contrasto tra un uomo del genere e l’erudito Evagrio o l’aristocratico romano Arsenio è molto marcato e spiega alcuni dei problemi che sorsero tra loro.

1. Nelle Celle c’era un anziano chiamato Apollo. Se qualcuno veniva a cercarlo per fargli fare un lavoro, lui si metteva in cammino con gioia, dicendo: “Oggi lavorerò con Cristo, per la salvezza della mia anima, perché questa è la ricompensa che egli dà”.

2. Di un certo Abba Apollo di Scete si diceva che era stato pastore ed era molto rozzo. Un giorno aveva visto una donna incinta nel campo e, spinto dal demonio, aveva detto: “Vorrei vedere come giace il bambino in lei”. Così la squarciò e vide il feto. Immediatamente il suo cuore fu turbato e, pieno di rimorsi, si recò a Scete e raccontò ai padri quello che aveva fatto. In quel momento li sentì cantare: «Settanta sono gli anni della nostra vita, e, se in forze, ottanta, ma la maggior parte di essi è fatica e affanno» (Sal 90,10) Disse loro: “Ho quarant’anni e non ho fatto una sola preghiera; e ora, se vivrò un altro anno, non smetterò di pregare Dio perché perdoni i miei peccati” (Sal 90,10). Infatti, non lavorava con le mani ma passava tutto il tempo in preghiera, dicendo: “Io, che come uomo ho peccato, tu, come Dio, perdona”. Così la sua preghiera divenne la sua attività di notte e di giorno. Un fratello che viveva con lui lo udì dire: “Ho peccato contro di te, Signore; perdonami, affinché possa godere di un po’ di pace”. Ora era sicuro che Dio gli avesse perdonato tutti i suoi peccati, compreso l’omicidio della donna, ma per l’omicidio del bambino era in dubbio. Allora un vecchio gli disse: “Dio ti ha perdonato anche la morte del bambino, ma ti lascia nel dolore perché questo è un bene per la tua anima”.

3. Per quanto riguarda l’accoglienza dei fratelli, lo stesso Abba disse che ci si deve inchinare davanti ai fratelli che vengono, perché non è davanti a loro, ma davanti a Dio che ci prostriamo. “Quando vedi il tuo fratello”, diceva, “vedi il Signore tuo Dio”. E aggiunse: “Abbiamo imparato questo da Abramo (Gn 18), quando ricevete i fratelli invitateli a riposare per un po’, perché questo è ciò che apprendiamo da Lot, che invitò gli angeli a farlo”. (Gn. 19,3)

ANDREA

ἀββᾶς Ἀνδρέας

1. Abba Andrea disse: “Queste tre cose si addicono a un monaco: l’esilio, la povertà e la sopportazione del silenzio”.