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29 APRILE

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

29 Aprile secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. SAN BASILIO DI OSTROG

Basilio nacque a Popova, un villaggio dell’Erzegovina, da genitori semplici e timorati di Dio. Fin dalla giovinezza fu pervaso dall’amore per la Chiesa di Dio e, una volta raggiunta la maturità, entrò nel monastero della Dormizione della Theotokos a Trebinje e lì ricevette la tonsura monastica. Come monaco, divenne presto famoso per la sua vita ascetica assidua e rara. San Basilio si accollò lavori ascetici su lavori ascetici, ognuno più pesante e difficile dell’altro. In seguito, contro la sua volontà, fu eletto e consacrato vescovo di Zahum e Skenderia. Come gerarca, visse dapprima nel monastero di Tvrdoš e da lì, come un buon pastore, rafforzò il suo gregge nella fede ortodossa, proteggendolo dalla crudeltà dei turchi e dalle astuzie dei latini. Quando Basilio fu messo a dura prova dai suoi nemici e Tvrdoš fu distrutta dai Turchi, si trasferì a Ostrog, dove visse un’austera vita ascetica, proteggendo il suo gregge con la sua incessante e fervente preghiera. Si ritirò serenamente nel Signore nel XVI secolo, lasciando le sue reliquie incorrotte e guaritrici, intatte e miracolose fino ai giorni nostri. I miracoli sulla tomba di San Basilio sono innumerevoli. Cristiani e musulmani si recano davanti alle sue reliquie e trovano la guarigione delle loro più gravi malattie e afflizioni. Ogni anno, in occasione della festa di Pentecoste, si svolge un grande raduno nazionale (pellegrinaggio).

 *) Una nuova chiesa, sulle rovine dell'antico monastero di Tvrdoš, è stata costruita ai nostri giorni da Nikola Runjevac del villaggio di Poljica, vicino a Trebinje. È un monumento meraviglioso e glorioso agli occhi di Dio e del suo popolo.

  1. I NOVE SANTI MARTIRI A CIZICO

Questi nove coraggiosi martiri, infiammati dall’amore per Cristo, rifiutarono di offrire sacrifici agli idoli o di rinnegare Cristo Signore, per cui furono brutalmente torturati e infine decapitati. Durante il regno dell’imperatore Costantino, a Cizico fu costruita una chiesa in onore di questi martiri, dove furono collocate le loro reliquie incorrotte. Sulle loro reliquie sono avvenute innumerevoli guarigioni. I loro nomi erano Teognes, Rufo, Antipatro, Teostico, Artemas, Magno, Teodoto, Taumasio e Filemone. Tutti loro disprezzavano ciò che è temporale a favore di ciò che è eterno, il corruttibile per l’incorruttibile. Per questo il Signore li ha condotti alla sua dimora eterna e li ha incoronati con corone di gloria imperitura. Hanno sofferto onorevolmente e sono stati glorificati nel terzo secolo.

  1. IL VENERABILE MEMNONE IL PRODIGIOSO

Fin dalla giovinezza Memnone si dedicò al digiuno e alla preghiera e si purificò a tal punto da diventare una dimora per lo Spirito Santo. Guarì malattie incurabili e compì molti altri miracoli. Apparve nelle tempeste in mare e salvò le navi dal disastro. Nel secondo secolo si ritirò pacificamente nel Signore e prese dimora nei cortili celesti del Signore.

Inno di lode
SAN BASILIO DI OSTROG

San Basilio, compiacitore di Dio
e mirabile guaritore da ogni afflizione:
Con la forza del tuo Cristo,
che hai molto amato,
sei stato in grado di guarire le malattie più gravi.
Anche ora sei in grado di guarire tutti coloro che ti onorano,
e che credono fermamente nel Dio vivente.
Non smettere di aiutare, o gloria del popolo serbo;
Non smettere di pregare il Signore per i peccatori.
Tu sei un santo di Dio nella gloria celeste,
e i santi sono uomini con uno spirito pieno e sano.
In te vediamo un vero uomo,
libero dal peccato e pieno di guarigione,
In cui arde il fuoco dello Spirito Santo,
In cui dimora l’amore di Cristo risorto.
Siamo grati a te e al Dio onnipotente,
che attraverso di te Dio riversa abbondante misericordia;
Per mezzo di te, suo santo, mirabile e dal volto angelico…
Basilio il Serbo, il gradito a Dio!

Riflessione
Nulla può essere tenuto nascosto a Dio onnisciente. In ogni momento, Egli conosce tutto ciò che viene fatto nel mondo, sia nel mondo esterno che in quello interiore, spirituale. Non una sola intenzione, non un solo desiderio, non un solo pensiero può essere nascosto a Dio. Come si può nascondere a Dio ciò che non si può nascondere agli uomini, ai santi? Un giorno lo zar Ivan il Terribile si recò in Chiesa per pregare Dio. In chiesa, il beato Basilio il folle per Cristo si trovava per pregare. È vero che lo zar era fisicamente in Chiesa, ma i suoi pensieri erano rivolti alla Collina dei Passeri, a poca distanza da Mosca, sulla quale aveva iniziato a costruire un palazzo. Durante le funzioni liturgiche lo zar pensava a come ampliare e completare il suo palazzo su quella collina. Dopo le funzioni lo zar notò Basilio e gli chiese: “Dove sei stato?”. Basilio rispose: “In Chiesa”. Basilio allora chiese subito allo zar: “E tu dov’eri, o zar?”. “Anch’io ero in Chiesa”, rispose lo zar. Il santo chiaroveggente rispose: “Non dici la verità, Ivanushka, perché ho percepito come, nei tuoi pensieri, tu stessi camminando sulla Collina dei Passeri e costruendo un palazzo”.

Contemplazione
Contemplare l’Ascensione del Signore Gesù:

  1. Come il Signore, benedicendo i suoi discepoli, fu elevato al di sopra della terra e portato in cielo;
  2. Come i discepoli lo guardarono mentre ascendeva, finché una nube non lo nascose alla loro vista.

Omelia
Sull’incomparabile amore di Cristo

“E conoscere l’amore di Cristo, che supera la conoscenza” (Efesini 3,19).

L’amore di Cristo, che supera la conoscenza! Supera non la conoscenza di Dio, ma la conoscenza dell’uomo, oscurata e inficiata dal peccato. La conoscenza di Dio è uguale all’amore di Dio e nessuno dei due supera l’altro. Ma la conoscenza dell’uomo, alienato da Dio, non comprende affatto l’amore di Dio, manifestato attraverso il Signore Gesù Cristo. Dio comprende l’uomo, ma l’uomo non comprende Dio. Dio ha cercato di mettere l’uomo in grado di capire con la ragione attraverso la natura e l’Antica Rivelazione, attraverso la Legge e i profeti, ma l’uomo non ha voluto sottomettersi a questa conoscenza. Allora Dio ha cercato di vincere gli uomini attraverso l’amore e, attraverso questo amore, di attirarli a sé. Da qui l’incarnazione del Figlio di Dio, il suo sacrificio e la sua sofferenza fino alla morte. Questo amore inesprimibile da parte di Dio, al di là delle parole e della conoscenza, ha catturato e riportato molti a Dio, cioè li ha fatti comprendere e ha dato loro una nuova conoscenza, pura e luminosa. Ma ha anche confuso molti di loro, perché non si accordava con la loro comprensione oscurata e amareggiata.

E per conoscere, dice l’Apostolo. Come possiamo, fratelli, conoscere ciò che è al di là della conoscenza e della comprensione? In nessun altro modo se non attraverso un cambiamento di mente, un risveglio e un’acutizzazione della mente, un’illuminazione e un’elevazione della mente: in breve, attraverso l’acquisizione di una mente nuova, che abbia la capacità di comprendere l’amore di Cristo, che è al di là dell’attuale mente peccaminosa degli uomini.

Oh, la profondità della sapienza e della conoscenza di Dio! Chiunque si avvicini anche solo un po’ a te sente che tu sei allo stesso tempo la profondità dell’amore di Dio.

O Signore, asceso al cielo, illumina le nostre menti con la Tua comprensione, affinché possiamo più facilmente fare nostro il Tuo insondabile amore verso gli uomini e piangere – piangere di dolore a causa dei nostri cuori induriti e delle nostre menti oscurate e malvagie, e piangere di gioia a causa del Tuo amore verso di noi, che siamo oscurati e amareggiati.

A Te sia gloria e lode per sempre. Amen.




SANTO STEFANO DI FILEIKA: SULLA PREGHIERA

Estratti dalle sue opere

Santo Stefano nella sua cella

Sacerdote Alexei Veretelnikov

Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato (Rm 10,13)

Lo scopo della vita cristiana sulla terra è quello di lottare per l’unione con Dio, affinché l’uomo, sviluppando gradualmente le capacità spirituali poste in lui dal Creatore, possa alla fine unirsi a Lui nell’eternità e godere della comunione con Lui. Chi desidera raggiungere la salvezza dell’anima non deve solo lottare contro il peccato, ma anche sforzarsi di acquisire le virtù. Secondo l’insegnamento dell’asceta e scrittore spirituale Santo Stefano di Fileika, l’aspetto più importante del lavoro spirituale, nonché mezzo per acquisire le virtù, è la preghiera.

È impossibile immaginare la vita spirituale di un uomo senza l’ascesi della preghiera, perché “senza la preghiera non solo si indebolisce ogni virtù, ma cessa nell’uomo la stessa vita spirituale dei perfetti”. “Per lavorare ad una buona impresa per la fede e completare il corso della nostra vita terrena senza inciampare, dobbiamo pregare con vigilanza”.

La preghiera, secondo l’insegnamento del santo, è innanzitutto un mezzo necessario e insostituibile “per liberarci dalle tenebre ed entrare nella meravigliosa luce di Dio, ovvero per uscire dal potere di satana (cfr. At 26,18) e stabilirci nel Regno di Dio”. In secondo luogo, è necessaria per la conservazione della grazia data da Dio. “La fiamma accesa dalla preghiera non permette a nessun pensiero peccaminoso di raggiungere il cuore”, insegna p. Stefano. In terzo luogo, la preghiera è il nucleo e il respiro della vita spirituale, senza la quale l’uomo muore nello spirito: “Come la vita di un pesce finisce senza acqua, così senza la preghiera l’anima dell’uomo, separata dallo Spirito di Dio, si congela o cade in un sonno mortale”. “Ecco il segno di un’anima morta per Dio: l’intorpidimento del cuore, la cessazione della preghiera interiore”. Molti disturbi spirituali, secondo P. Stefano, sono direttamente collegati all’assenza di attività di preghiera nella vita dell’uomo: “È per questo che l’uomo si perde d’animo: perché smette di pregare”.

Il santo definisce la preghiera come “la petizione della mente e del cuore a Dio, l’unione dell’anima con Dio e, attraverso la sua azione, la rivitalizzazione e il respiro dello Spirito immortale”. Allo stesso tempo, l’essenza della preghiera dovrebbe manifestarsi nell’appello della mente e del cuore dell’uomo a Dio, senza il quale “la preghiera esterna è come un frutto del grembo senza anima, nato morto”. Secondo Santo Stefano, la preghiera stessa è un dono di Dio: “L’uomo impara la preghiera solo da Dio, che dà la preghiera a colui che prega”. All’uomo è richiesta la partecipazione del suo cuore: “Chi prega veramente è colui che prega con il suo spirito, senza il quale anche le suppliche più eloquenti sono vane. Perciò, non considerate un successo nella preghiera quando leggete molte preghiere, ma quando ogni parola viene dal vostro cuore”.

Come pregare

Parlando della preghiera, Santo Stefano non enfatizza la regola della preghiera in sé, ma parla del lavoro orante in quanto tale. Va notato che Santo Stefano celebrava l’intero ciclo di funzioni quotidiane e leggeva ogni giorno l’acatisto. Dava una particolare preferenza all’akathistos della Santa Protezione della Santissima Theotokos e consigliava agli altri di leggere un akathistos ogni giorno.

Né il luogo né la posizione del corpo giocano un ruolo essenziale nel successo dell’opera di preghiera. “Se avete il cuore spezzato, le persone non vi ostacoleranno e il luogo non vi impedirà di offrire il vostro sacrificio a Dio in qualsiasi momento. Potete sedervi per terra e guardare il cielo e sospirare per i vostri peccati – anche sdraiarsi non è peggio che stare in piedi in Chiesa – e implorare la misericordia di Dio, perché Dio non disdegna nessuna posizione da un uomo di preghiera se ha una disposizione spirituale verso di Lui e un cuore pentito”.

Allo stesso tempo, il santo indica con chiarezza la necessità di andare alle funzioni religiose: “Sappiamo che nella casa di Dio c’è un ministero divino; perché se qualcuno non va alla casa di Dio, significa che non vuole servire Dio; chi non vuole essere un servitore di Dio, diventa involontariamente uno schiavo del nemico di Dio – il diavolo – e perderà l’eredità degli schiavi di Dio – il Regno dei Cieli – e andrà nel tormento preparato per il diavolo e i suoi complici”. Va notato che un’opera di P. Stefano, Colloqui sul servire Dio nei giorni di festa, è completamente dedicata all’adempimento del quarto comandamento della Legge di Dio.

Per pregare con successo, abbiamo bisogno di umiltà e timore di Dio. “Il Signore, come è detto, esaudirà i desideri di coloro che lo temono e ascolterà le loro suppliche (Sal 144,19); perciò, quando inizi a pregare, pensa a chi sei e a chi stai osando parlare”.

Secondo il santo, una condizione necessaria per una preghiera corretta è la rinuncia alla propria volontà e la completa fiducia in Dio nel ricevere ciò che si implora: “Così, per esempio, un uomo desidera fare un bene che non è in grado di fare, o che è incongruente con il suo stile di vita, o che è prematuro, quando non ha né conoscenza né umiltà; allora lo spirito maligno accende un desiderio e lo costringe a fare il bene, da cui deriva confusione dell’anima, sconforto e persino disperazione. Ecco perché non dobbiamo pregare secondo il nostro desiderio, ma come è gradito a Dio; perché Lui solo sa come l’anima di ogni uomo può essere salvata”.

Sarebbe irrazionale pregare con un cuore impuro, con uno spirito non contrito, chiedendo cose vane e terrene a scapito di quelle spirituali. “Ma forse il più grande di questi mali”, conclude P. Stefano, “è pregare con cattiveria contro il nostro prossimo. Se un uomo porta nella casa di Dio l’odio per un altro invece del sacrificio gradito a Dio di uno spirito contrito, la sua preghiera sarà peccato per lui, gli porterà una grande condanna e sarà rifiutata da Dio”.

“La preghiera esterna fatta con malizia, senza il perdono del nostro prossimo e fatta per esibire la nostra vanità non è solo inaccettabile, ma peccaminosa davanti a Dio. La longanimità di Dio è messa a dura prova da quelli di noi che si rivolgono a Lui con minore riverenza che ad un nobile, che leggono le preghiere così frettolosamente che la mente non riesce a seguire le parole; e quindi i nostri pensieri, come il fumo del sacrificio di Caino, non fanno che vorticare sopra la terra”. Non meno importanti nell’opera di preghiera sono la temperanza del ventre e il silenzio divinamente saggio.

Santo Stefano rivela il problema della dispersione mentale nella preghiera. In linea con l’esperienza patristica, egli incoraggia l’uomo a non scoraggiarsi e a non rinunciare alla preghiera, ma a “sforzarsi con tutte le sue forze di rivolgere la mente a Dio o di racchiuderla nel significato delle parole della preghiera”, di dirigere i propri pensieri a Dio anche solo per un breve periodo. Attraverso la preghiera frequente, l’uomo può acquisire “quello spirito orante che si riverserà davanti a Dio dalla pienezza del cuore”.

La preghiera di Gesù

Naturalmente, Santo Stefano pone un’enfasi particolare sulla preghiera di Gesù: “L’invocazione del nome del Signore, o la preghiera: ‘Signore, abbi pietà! Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore!'” è un’opera senza la quale è impossibile salvarsi. Perché non siamo salvati con le nostre forze, ma per la misericordia di Dio; perciò, per ogni petizione gridiamo in chiesa: “Kyrie elison!”.

“La preghiera del cuore, o preghiera noetica, è accompagnata dalla visione, dalla contemplazione di Dio stesso, che si ottiene costringendosi costantemente a pensare a Dio, implorando senza sosta la misericordia di Dio per se stessi… Chi purifica il suo cuore da ogni pensiero vano e stabilisce la sua mente in pensieri di Dio, la sua anima sarà piena di gioia alla presenza del Signore e godrà per sempre della beatitudine alla sua destra (Sal 15,11)”.

Un tale uomo “non cessa più di pregare, se abbandona se stesso, perché lo Spirito di Dio in lui intercede costantemente per la sua salvezza e produce nella sua anima gemiti che sono, come si dice, inesprimibili. Allora, anche in stato di sonno, come in stato di veglia, la preghiera non cessa mai nell’anima; ma sia che quest’uomo prenda cibo e bevande o altro, anche nel sonno profondo, la preghiera sgorga dal suo cuore senza alcuna difficoltà. Tale preghiera, anche se esternamente tace, emette sempre una dolce fragranza nell’anima, la porta sempre alla tenerezza, alla contemplazione dell’imperscrutabile bontà di Dio”.

Per questo motivo, l’uomo che ha acquisito una tale dispensa si sforza di fare più silenzio e si allontana dalla comunione con le persone. Ed è proprio questo stato di spirito orante che è prezioso davanti a Dio, quando “l’uomo nascosto nel cuore gli offre le sue suppliche e la gratitudine di uno spirito mite e silenzioso”.

Come imparare la preghiera di Gesù

Per coloro che non hanno acquisito l’abilità di pregare sempre nello spirito, Santo Stefano li esorta a pregare verbalmente più spesso e a rafforzare questa preghiera con le prostrazioni. “La preghiera noetica e la preghiera del cuore non si acquisiscono da un giorno all’altro, ma avvengono come risultato di una maggiore costrizione e di un esercizio costante della preghiera”, conclude P. Stefano.

Secondo il santo, costringersi alla preghiera notturna aiuta ad acquisire la preghiera, che non si ferma più, nemmeno nel silenzio del sonno.

Ma allo stesso tempo è importante ricordare che “la forza della consolazione piena di grazia della preghiera non sta nelle parole, ma nella disposizione dell’anima e nell’unione del cuore con Dio. Perciò non preoccupatevi di dire il più possibile la Preghiera di Gesù (così chiamata perché si ripete il nome di Gesù Cristo), ma cercate di tenere la mente e il cuore incollati a Dio e di trovare ogni bene nella comunione con Lui”.

“Il modo migliore per la preghiera silenziosa – noetica o spirituale – è il seguente: Attirare l’attenzione della mente sul cuore e mantenerla in quello stato senza alcun pensiero, dicendo internamente: ‘Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me’. Questa semplice azione porta l’anima nello stato più pacifico, stabilisce il Regno di Dio all’interno e produce una meravigliosa consolazione e un riposo insormontabile in Dio”.

Parlando delle altezze dell’attività di preghiera, il santo spesso conforta il suo lettore con questi pensieri: “Certo, non si può raggiungere subito lo stato in cui si prega con vera preghiera; i santi non hanno raggiunto subito questa alta beatitudine; ma con lo sforzo, impegnandosi costantemente nella preghiera, hanno prodotto i frutti nella pazienza”.

Preghiera ed elemosina

Ma nonostante l’importanza dell’opera della preghiera, “la preghiera da sola non basta per la salvezza”, ammonisce Santo Stefano, “perché il Signore stesso dichiara: E perché mi chiamate Signore, Signore, e non fate le cose che dico?” (Lc 6,46). La fede senza le buone opere è morta (cfr. Gc 2,20). Pertanto, dobbiamo guardare alle opere gradite a Dio che animano l’anima ed elevano l’uomo al regno della vita eterna”.

“Affinché l’anima si elevi dalle cure terrene a quelle celesti, dobbiamo, come qualcuno ha detto, darle due ali: la preghiera e l’elemosina. L’elemosina ci libera dalla morte”, dice la Scrittura, “e non ci permette di sprofondare nelle tenebre (cfr. Tb 4,11). Nella ricerca delle benedizioni celesti, la preghiera funge da seconda ala. Per sconfiggere gli spiriti celesti del male (cfr. Ef 6,12), che fanno sprofondare l’anima nell’incredulità e nello sconforto, abbiamo bisogno di una preghiera diligente a Dio Salvatore”…

Santo Stefano, lui stesso grande uomo di preghiera che ha sperimentato i frutti dell’opera della preghiera, con il suo consiglio ispira ad andare incontro al Dio che ci cerca attraverso la preghiera, per entrare in comunione con Dio e raggiungere la conoscenza di Dio. Il consiglio del santo ispira ogni uomo che desidera salvare la propria anima a intraprendere il lavoro della preghiera: “La preghiera dell’uomo più peccatore può fare molto quando sorge dal profondo di un cuore contrito e umile; l’esperienza di tutti i secoli dimostra che tutti coloro che sperano nel Signore sono considerati degni del suo favore”. “Quindi, abbiate zelo per la preghiera e non consideratela più inutile; non pensate di sprecare tempo ed energie quando offrite un servizio verbale a Dio”.

FONTE: https://orthochristian.com/149198.html




27 APRILE

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

27 Aprile secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. IL SANTO APOSTOLO SIMEONE

Simeone era uno dei settanta apostoli. Era figlio di Cleopa, fratello di Giuseppe, promesso sposo della Tuttasanta Theotokos. Vedendo i miracoli del nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo, Simeone credette e fu annoverato tra i Settanta Apostoli. Predicò il Vangelo di Cristo con grande zelo e coraggio in tutta la Giudea. Quando i nefasti Giudei uccisero Giacomo, fratello di nostro Signore e primo vescovo della Chiesa di Gerusalemme, gettandolo dall’alto del Tempio e colpendolo alla testa con una zappa, questo Simeone, cugino di Giacomo, fu nominato vescovo di Gerusalemme. E Simeone, come secondo vescovo della Città Santa, governò la Chiesa di Dio con saggezza e forza fino a un’età matura. Aveva più di cento anni quando patì. La sua sofferenza avvenne in questo modo: durante il regno dell’imperatore Traiano, iniziò una duplice persecuzione: una in Palestina contro i discendenti di Davide e l’altra contro i cristiani. I malvagi accusarono Simeone di essere sia l’uno che l’altro (ebreo e cristiano). San Simeone sopportò enormi sofferenze e alla fine fu crocifisso su una croce, come il suo Signore, che servì fedelmente sulla terra.

  1. IL VENERABILE STEFANO, VESCOVO DI VLADIMIR

Stefano era un discepolo di San Teodosio del Monastero delle Grotte di Kiev. Per un certo periodo, Stefano fu abate del Monastero delle Grotte e si impegnò molto nella regolamentazione e nell’organizzazione della vita monastica e nell’abbellimento delle chiese. Il demonio istigò la malignità dei monaci contro Stefano e, non solo lo rimossero come abate, ma lo bandirono dal monastero. Dio, che non abbandona a lungo i giusti sotto l’umiliazione degli ingiusti, diresse la vita del venerabile Stefano in modo che fosse eletto vescovo di Vladimir. Come gerarca di Dio, Stefano governò la Chiesa fino alla vecchiaia e morì serenamente nel Signore nell’anno 1094 d.C.

  1. IL ROGO DELLE RELIQUIE DI SAN SAVA

Sava era l’arcivescovo dei serbi. Il corpo di San Sava fu sepolto nel monastero di Mileshevo. Durante il periodo della tirannia turca, il popolo serbo si riuniva attorno alle reliquie del suo santo per cercare conforto e guarigione. Temendo che da quel luogo potesse nascere un’insurrezione contro i turchi, Sinan, Pascià di Belgrado ordinò che le reliquie di San Sava fossero traslate a Belgrado e lì bruciate il 27 aprile 1594 d.C. Con il rogo delle reliquie di questo santo, il rabbioso Pascià non bruciò il santo che in verità rimane vivo davanti al Trono di Dio nei cieli e nel cuore del suo popolo sulla terra.

  1. IL VENERABILE GIOVANNI IL CONFESSORE

Giovanni era l’abate del monastero cataro. Questo monastero fu fondato vicino a Nicea durante il regno di Giustino, nel VI secolo. A causa della sua venerazione delle icone e della sua difesa della venerazione delle icone, Giovanni soffrì molto per mano degli imperatori Leone e Teofilo e morì in esilio intorno all’anno 832 d.C.

Inno di lode
IL SANTO APOSTOLO SIMEONE

Simeone, splendente di giovinezza e di forza,
quando si avvicinò il buon Maestro
non vide un parente, conosciuto da lui secondo la carne
ma il Dio sconosciuto in forma corporea;
E il mondo intero si oscurò per lui di fronte a questa grande luce,
Quando giunse a se stesso, si separò dal mondo.
E come un’aquila potente in alto volo
verso il cielo e il mondo celeste, solleva il suo spirito.
Egli, attraverso Cristo, riconobbe la bontà di Dio,
e la vita immortale e la bellezza immortale
E attraverso Cristo conobbe il vero uomo,
Ecco perché disprezzò la gloria e l’onore di questa epoca;
Come un’ape, si dedicò al lavoro,
Non si afflisse per la giovinezza, non si afflisse per il corpo,
ma per adempiere alla legge di Cristo
e diventare degno del Paradiso divino.
E crocifisso sulla croce, l’anziano centenario,
non sentì il pungiglione mortale,
perché con lo spirito era risorto da tempo,
Ora attende con il corpo di risorgere gloriosamente.

Riflessione
La vera fede deve essere perseguitata in questo mondo. Il Salvatore stesso lo disse chiaramente e apertamente ai suoi apostoli. Sant’Apollinare di Hierapolis, scrivendo contro gli eretici montanisti, dice: “Ci dicano davanti a Dio chi, tra tutti i loro profeti, a cominciare da Montano e dalle sue mogli, è stato perseguitato dai Giudei e ucciso dagli empi? Nessuno. Chi, tra loro, è stato portato via per il nome di Cristo ed è stato crocifisso sulla croce? Di nuovo, nessuno. Qualcuna delle donne è mai stata fustigata o lapidata nelle sinagoghe ebraiche? Da nessuna parte e mai”. Tuttavia, il santo ortodosso vuole dire che la Vera Fede deve essere perseguitata in questo mondo. Le eresie sono generalmente più vicine allo spirito mondano e demoniaco, ed è per questo che il mondo e il demonio non perseguitano i propri. Essere costantemente perseguitati, con brevi intervalli, è una caratteristica della Fede e della Chiesa ortodossa. Questa persecuzione è esistita durante tutta la storia, sia dall’esterno che dall’interno; esternamente dagli infedeli e internamente dagli eretici.

Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù risorto:

  1. Come Egli ordina di predicare nel suo nome il pentimento e il perdono dei peccati;
  2. Come ordina ai suoi discepoli di attendere la promessa del Padre della potenza dello Spirito Santo dall’alto.

Omelia

Sulla persecuzione dei pii

“È necessario che noi subiamo molte avversità per entrare nel regno di Dio” (Atti degli Apostoli 14,22).

“Infatti, tutti coloro che vogliono vivere religiosamente in Cristo Gesù saranno perseguitati” (2 Timoteo 3,12).

Il Signore Gesù lo ha profetizzato e con il suo esempio lo ha dimostrato. Anche gli apostoli lo hanno detto e con il loro esempio lo hanno dimostrato. Tutti i Padri della Chiesa portatori di Dio, i confessori e i martiri lo hanno detto e lo hanno dimostrato con il loro esempio. C’è dunque da dubitare che, attraverso una porta stretta, si entra nel regno di Dio? Dovremmo esitare per un momento sul fatto che “è necessario sottoporsi a molte difficoltà per entrare nel regno di Dio?”. No, non c’è alcuna base né giustificazione per il dubbio. Possono le pecore vivere in mezzo ai lupi e non essere attaccate da loro? Può una candela ardere in mezzo a venti contrari e non oscillare avanti e indietro? Può un buon albero fruttifero crescere lungo la strada e non essere disturbato dai passanti? Così, la Chiesa delle anime pie non può che essere perseguitata ed essere perseguitata dai pagani, dagli idolatri, dagli eretici, dagli apostati, dalle passioni e dai vizi, dal peccato e dalle trasgressioni, dal mondo e dai demoni. È così che non c’è anima devota che possa rimanere senza persecuzione, sia esterna che interna, finché non si separa dal corpo e dal mondo. Qualcuno potrebbe opporsi e dimostrare il contrario secondo i suoi calcoli e la sua logica. Ma, in questo caso, né la mente né la logica di un solo uomo servono a qualcosa. Migliaia di crocifissi parlano diversamente, migliaia di bruciati vivi gridano diversamente, migliaia di decapitati provano diversamente e migliaia di annegati testimoniano diversamente. Fratelli, la fede cristiana è potente non solo quando concorda con il ragionamento sensoriale e la logica sensoriale, ma anche e soprattutto quando contraddice il ragionamento sensoriale e la logica sensoriale.

Coloro che vogliono vivere una vita divina saranno perseguitati. Questo profetizzò l’apostolo all’inizio dell’era cristiana e venti secoli cristiani rendono un’eco a più voci per confermare la verità della profezia.

O Signore risorto, concedici la luce per essere pii fino in fondo e dacci la forza di sopportare le persecuzioni fino alla fine.




25 APRILE

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

25 Aprile secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. IL SANTO APOSTOLO ED EVANGELISTA MARCO

Marco fu compagno di viaggio e assistente dell’apostolo Pietro che, nella sua prima epistola, lo chiama figlio: “L’eletto di Babilonia ti saluta come Marco, mio figlio” (1 Pietro 5,13), non secondo la carne ma figlio secondo lo spirito. Mentre Marco si trovava a Roma con Pietro, i fedeli lo pregarono di scrivere per loro l’insegnamento salvifico del Signore Gesù, i suoi miracoli e la sua vita. Marco scrisse così il Santo Vangelo, che lo stesso apostolo Pietro vide e ne attestò la veridicità. Marco fu nominato vescovo dall’apostolo Pietro e fu inviato in Egitto a predicare. Così San Marco fu il primo predicatore della Buona Novella [Vangelo] in Egitto e fu il primo vescovo in Egitto. L’Egitto era completamente oppresso dalle fitte tenebre del paganesimo, dell’idolatria, della divinazione e della malizia. Con l’aiuto di Dio, San Marco riuscì a seminare il seme dell’insegnamento di Cristo in tutta la Libia, l’Ammonicia e Pentopoli. Dalla Pentopoli, San Marco giunse ad Alessandria dove lo Spirito di Dio lo condusse. Ad Alessandria riuscì a fondare la Chiesa di Dio e a insediare vescovi, sacerdoti e diaconi e a rafforzarli tutti nell’onorata fede. Marco confermò la sua predicazione con molti e grandi miracoli. Quando i pagani sollevarono accuse contro Marco, in quanto distruttore della loro fede idolatrica, e quando il sindaco della città iniziò a cercare Marco, egli fuggì di nuovo nella Pentopoli dove continuò a rafforzare la sua opera precedente. Dopo due anni, Marco tornò nuovamente ad Alessandria con grande gioia di tutti i fedeli, il cui numero si moltiplicò notevolmente. In questa occasione, i pagani afferrarono Marco, lo legarono strettamente e cominciarono a trascinarlo sul selciato gridando: “Trasciniamo il bue nel recinto”. Ferito e insanguinato, gettarono Marco in prigione dove, in un primo momento, gli apparve un angelo celeste che lo incoraggiava e lo rafforzava. Poi gli apparve il Signore Gesù in persona e gli disse: “Pace a te Marco, mio evangelista!”. A ciò Marco rispose: “Pace anche a te, mio Signore Gesù Cristo!”. Il giorno dopo gli uomini feroci fecero uscire Marco dalla prigione e lo trascinarono di nuovo per le strade con lo stesso grido: “Trasciniamo il bue nel recinto”. Completamente esausto e sfinito, Marco pronunciò: “Nelle tue mani, Signore, consegno il mio spirito”. Marco spirò e la sua anima fu tradotta in un mondo migliore. Le sue sante reliquie furono onorevolmente sepolte dai cristiani e, nel corso dei secoli, le sue reliquie guariscono le persone da tutte le loro afflizioni, dolori e malattie.

  1. SANT’ANIANO, SECONDO VESCOVO DI ALESSANDRIA

Quando Marco scese dalla barca sulla terraferma ad Alessandria, il sandalo di un piede si strappò. Vide allora un ciabattino a cui diede il sandalo per ripararlo. Nel riparare il sandalo, il ciabattino si bucò con l’ago della mano sinistra e il sangue cominciò a scorrere e il ciabattino urlò di dolore. Allora l’apostolo di Dio mescolò un po’ di polvere con la sua saliva e unse la mano ferita e all’improvviso la mano tornò integra. Stupito da questo miracolo, il ciabattino invitò Marco a casa sua. Sentendo l’omelia di Marco, Aniano [questo era il nome del ciabattino] fu battezzato, lui e tutta la sua famiglia. Aniano mostrò tanta virtù e tanto zelo per l’opera di Dio che San Marco lo consacrò vescovo. Questo santo uomo fu il secondo vescovo della Chiesa di Alessandria.

Inno di lode
IL SANTO APOSTOLO ED EVANGELISTA MARCO

L’evangelista Marco è volato in Egitto
Come un’ape verso il miele. E l’Egitto sperimentò
La dolcezza del miele di Cristo; la dolcezza della conoscenza viva,
E il popolo cominciò a stupirsi di Cristo:
di come Egli, nella sua divina sollecitudine, si sia incarnato
Come si sia umiliato per la salvezza dell’uomo,
e come risuscitò nella gloria e nella potenza.
Attraverso le fitte tenebre, fino ad ora, abbiamo camminato!
Gli egiziani dissero: “E ora per noi sorge il sole”.
Rallegriamoci, o popolo, di questo giorno splendente!
Ma il suo meraviglioso raccolto, Marco lo innaffiò con il suo sangue,
E a causa di ciò, tutti gli idoli crollarono.
E l’Egitto, la terra dei faraoni, fu battezzata.
divenne il campo di Dio, la Chiesa apostolica.

Riflessione
Il diavolo trova subito lavoro per le mani oziose e l’angelo trova subito lavoro per le mani diligenti. In questo mondo in continuo movimento e cambiamento l’uomo, che lo voglia o no, deve sempre essere impegnato, sia in opere buone che in opere cattive. L’uomo ozioso, in realtà, non è pigro. È un diligente lavoratore del diavolo. Un corpo e un’anima oziosi sono il campo più adatto per l’aratura e la semina del diavolo. Sant’Antonio il Grande diceva: “Il corpo ha bisogno di essere sottomesso e immerso in fatiche prolungate”. Sant’Efrem il Siro insegna: “Insegnati a lavorare, così non dovrai imparare a mendicare”. Tutti gli altri Santi Padri, senza eccezione, parlano della necessità del lavoro per la salvezza dell’anima dell’uomo. Gli apostoli e tutti i santi ci danno l’esempio di un lavoro spirituale e fisico continuo e concentrato. Che l’uomo ozioso, con la sua pigrizia, non allunghi la sua vita sulla terra ma la accorci, è chiaramente dimostrato dalla longevità di molti santi, i più grandi lavoratori tra i lavoratori del mondo.

Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù risorto:

  1. Come la sua risurrezione ci incita e ci rafforza per ogni opera buona, fisica e spirituale;
  2. Come la sua risurrezione illumini ogni nostra opera buona con la luce della speranza nel Dio vivente, che conta le nostre opere, le misura e le conserva per il giorno del giudizio.

Omelia
Sull’amore degli apostoli per le fatiche

“Né abbiamo mangiato il cibo ricevuto gratuitamente da tutti. Al contrario, con fatica e affanno, notte e giorno, lavoravamo per non appesantire nessuno di voi” (2 Tessalonicesi 3,8).

Prima adempiere e poi insegnare. Tutti gli apostoli e tutti i santi di Dio si sono attenuti a questa regola. Così, l’apostolo Paolo, ancor prima di pronunciare il comando: “Se qualcuno non è disposto a lavorare, neppure mangi” (2 Tessalonicesi 3,10), dichiara per sé e per i suoi assistenti nella predicazione che non mangiavano il pane di nessuno gratuitamente, ma che con lo sforzo e il lavoro si guadagnavano il pane. “Notte e giorno abbiamo lavorato!”. Ecco i veri lavoratori! Ecco le api portatrici di miele di Cristo! Fatica quotidiana e notturna: dov’è il loro tempo per il peccato? Fatica quotidiana e notturna: dov’è il loro spazio per il peccato? Fatica quotidiana e notturna: dove il diavolo può tessere il suo nido di passioni? Fatica quotidiana e notturna: dov’è il loro motivo di scandalo?

In alcuni monasteri egiziani e palestinesi vivevano circa diecimila monaci. Tutti vivevano del lavoro delle loro mani: della tessitura, di alveari, di cesti, di stuoie e di altri tipi di lavori manuali. Fatica quotidiana e notturna e preghiera quotidiana e notturna. Quando un monaco vendeva i suoi alveari in città a un prezzo superiore a quello stabilito dall’abate, il monaco veniva punito. Per gli asceti non si trattava di arricchimento, ma solo del nutrimento più essenziale e degli abiti più semplici. In questo, gli asceti erano e sono i veri seguaci del grande apostolo.

Fratelli, fuggiamo dalla pigrizia come da una caverna di bestie selvatiche. Se per caso cadiamo in una caverna di bestie selvatiche, fuggiamo rapidamente da essa, prima che le bestie selvatiche sigillino completamente l’ingresso. La caverna è la dimora in cui l’uomo pigro cerca di riposare. Le bestie selvatiche sono spiriti maligni che, in tale dimora, si sentono più a casa loro che vicino al loro re nell’Ade.

O Signore, che sei meraviglioso in tutte le opere della tua creazione, risvegliaci dalla pigrizia e incoraggiaci al lavoro notturno e quotidiano con il tuo incoraggiante Spirito Santo.




21 APRILE

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

21 Aprile secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. LO IEROMARTIRE GENNARO E ALTRI CON LUI

Questo santo era vescovo di Benevento, in Italia. Al tempo della persecuzione sotto Massimiano, Gennaro fu portato davanti al tribunale e sottoposto a varie torture, che sopportò senza colpa e con pazienza. Quando lo gettarono nel fuoco, questo fu raffreddato da una rugiada invisibile e il martire rimase illeso in mezzo alle fiamme, cantando lodi a Dio. Poi raschiarono il suo corpo con spazzole di ferro finché le ossa non divennero bianche, cosa che il martire sopportò con innocenza e pazienza. Il suo diacono Festo e il suo lettore Desiderio assistettero alle sofferenze del martire e piansero per il loro padre spirituale. Poi anche loro furono legati e, insieme al vescovo Gennaro, furono portati nella città di Pozzuoli [Puteoli, vicino a Napoli] e messi in prigione. In questa stessa prigione si trovavano i diaconi di Pozzuoli Proculo e Sussio e due laici cristiani, Eutichio e Acuzio, per amore di Cristo. Il giorno dopo tutti e sette furono gettati in pasto alle belve, ma le belve non li toccarono. Furono tutti decapitati e i cristiani della città di Napoli portarono segretamente il corpo di San Gennaro nella loro città e lo seppellirono onorevolmente in chiesa. Fino ad oggi numerosi miracoli si sono verificati sulla tomba di questo santo. Tra i tanti miracoli se ne ricorda uno in particolare: Una povera vedova, il cui unico figlio era morto, prese l’icona di San Gennaro dalla chiesa e la pose sul corpo del figlio morto, singhiozzando e pregando il santo, e il figlio tornò in vita. San Gennaro patì onorevolmente nell’anno 305 d.C.

  1. IL SANTO MARTIRE TEODORO E ALTRI CON LUI

Teodoro soffrì per la fede cristiana a Perga, in Panfilia, durante il regno dell’imperatore Antonino. Teodoro era giovane e di bell’aspetto. Quando il governatore di quella provincia lo scelse, insieme ad altri giovani, per essere inviato alla corte imperiale per il servizio, Teodoro si oppose e dichiarò di essere cristiano. Per questo motivo, fu sottoposto a molti tipi di torture e poi fu gettato nel fuoco. Ma l’acqua sgorgava dal terreno e spegneva il fuoco. Il governatore attribuì questo fatto a qualche magia di Teodoro, ma il martire disse: “Questa non è opera del mio potere, ma di Cristo, mio Dio. Se volete conoscere la potenza dei vostri dei, accendete un altro fuoco e gettatevi dentro uno dei vostri soldati. Allora spero che vedrete la potenza dei vostri dèi e l’onnipotenza del mio Dio”. In effetti, il governatore voleva gettare nel fuoco uno dei suoi soldati, ma essi, spaventati, lo implorarono di gettare al suo posto Dioscoro, il sacerdote pagano. Il sacerdote pagano pregò allora il governatore di gettare nel fuoco l’idolo di Zeus e gli altri idoli, perché se fossero stati dei, si sarebbero facilmente salvati. Dioscoro disse questo perché si era rivolto a Cristo nel suo cuore, avendo visto il miracolo avvenuto con San Teodoro. Venuto a conoscenza di ciò, il governatore condannò Dioscoro alla morte per rogo. Furono consegnati alla morte dal governatore anche Teodoro e due soldati, Socrate e Dionigi, oltre alla madre di Teodoro, Filippa. Teodoro fu crocifisso su una croce, sulla quale spirò il terzo giorno. Socrate e Dionigi furono trafitti con una lancia e Filippa fu decapitata. Tutti furono incoronati con corone di gloria nel Regno di Cristo.

Inno di lode
SANTO TEODORO MARTIRE

“Io servo un Re e non posso servirne un altro;
Io servo il Cristo vivente, il Signore e Dio!”.
Così disse Teodoro al governatore romano.
Il governatore lo guardò come un bel quadro,
e cominciò dapprima a dissuaderlo con calma,
ma tutti i tentativi di dissuasione non servirono a nulla.
In una fornace ardente con due compagni,
Teodoro si riempì la bocca di salmi.
Sul terribile fuoco Dio versò una fredda rugiada,
In mezzo al fuoco Teodoro pregò il suo Signore,
di rivedere sua madre prima della sua morte:
“Secondo la tua misericordia, o Dio, fa’ questo per me!”.
E la madre apparve davanti al figlio nella fornace;
Si dissero l’un l’altro quello che c’era da dire.
Il governatore convocò l’anziana Filippa;
che rispose obbediente.
“Ti ho chiamato”, disse il governatore, “per consigliare tuo figlio
di rinnegare apertamente il Nazareno
e di riconoscere gli dèi dell’Impero Romano…
Se non vuoi che tuo figlio muoia”.
E Filippa rispose: “Prima di darlo alla luce,
ho pregato Dio: “Abbi pietà, Signore!”.
E ho ricevuto la risposta che sarei vissuta
per vedere mio figlio crocifisso per Cristo.
Ed è per questo che ora sono indifferente alla morte;
Per la morte di entrambi sono grata a Dio”.

Riflessione
“Custodisci il tuo cuore!”. Queste parole sono state pronunciate in passato da asceti esperti. Padre Giovanni di Kronstadt dice la stessa cosa ai nostri giorni: “Il cuore è raffinato, spirituale e celeste per natura. Custodiscilo. Non sovraccaricatelo, non rendetelo terreno; siate moderati al massimo nel cibo e nelle bevande, e nei piaceri corporei in generale. Il cuore è il tempio di Dio. Se qualcuno profana il tempio di Dio, Dio lo distruggerà (1 Corinzi 3,17)”. L’esperienza spirituale nell’antichità e l’esperienza spirituale nel nostro tempo sono identiche, a condizione che sia identica la confessione di fede. La conoscenza celeste a cui giungevano gli asceti di un tempo non differisce dalla conoscenza celeste a cui giungono gli asceti di oggi. Infatti, come Cristo è lo stesso oggi e domani, così è per la natura umana. L’importante è che il cuore dell’uomo sia lo stesso; la sua sete e la sua fame sono le stesse; e nulla è in grado di soddisfarlo se non la gloria, la potenza e le ricchezze di Dio.

Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù risorto:

  1. Come quando è apparso agli apostoli, è apparso a tutti noi;
  2. Come la sua risurrezione sia la prova della vita eterna e l’annuncio della vita eterna a tutta l’umanità.

Omelia
su Cristo nel cuore dei fedeli

“Affinché Cristo abiti nei vostri cuori mediante la fede” (Efesini 3,17).

Non ha Cristo chi lo ha solo sulla lingua. Non ha Cristo nemmeno chi lo ha solo sulla carta. Né ha Cristo chi lo ha solo sul muro. Né ha Cristo chi lo ha solo in un museo del passato. Ha veramente Cristo chi lo ha nel cuore. Perché Cristo è Amore e il trono dell’Amore è il cuore.

Se Cristo è nel vostro cuore, allora, per voi, è Dio. Se è solo sulla lingua, o sulla carta, o su un muro, o in un museo del passato – e anche se lo chiamate Dio – per voi è solo un giocattolo. Attento dunque, o uomo, perché nessuno può giocare con Dio senza essere punito.

Il cuore è un organo apparentemente stretto, ma Dio può abitare in esso. Quando Dio abita in esso, allora è pieno, e pieno fino a traboccare, e nient’altro può stare in esso. Se, invece, tutto il mondo vi si insediasse, rimarrebbe vuoto senza Dio.

Fratelli, lasciate che Cristo, il Signore risorto e vivente, riversi la fede nei vostri cuori, e i vostri cuori saranno riempiti, e riempiti fino a traboccare. Egli non può entrare e abitare nei vostri cuori se non attraverso la vostra fede. Se non possedete la fede, Cristo rimarrà solo sulla vostra lingua, o sulla carta, o sul muro, o in un museo del passato. Quale beneficio ne trarrete? Che vantaggio c’è nel tenere la vita sulla lingua e la morte nel cuore? Infatti, se avete il mondo nel cuore e Cristo sulla lingua, avete la morte nel cuore e la vita sulla lingua. L’acqua sulla lingua dell’assetato non serve. Lasciate che il Cristo vivente entri nel vostro cuore e sarete permeati dalla verità e sentirete una dolcezza indicibile.

O Signore risorto, purifica il nostro cuore dagli ospiti mortali che lo abitano e prendi Tu stesso dimora in esso, affinché possiamo vivere e glorificarti.

A Te sia gloria e lode per sempre. Amen.




EPIFANIO

ἅγιος Ἐπιφάνιος

Il Santo Epifanio nacque dopo il 310 d.C. a Eleuteropoli in Palestina e probabilmente ƒu discepolo del grande Ilarione, padre dei monaci di Terra Santa. Fu monaco in Egitto, e poi fondò un monastero in Palestina, vicino alla sua città natale, tra Gaza e Gerusalemme. Nel 367 fu ordinato vescovo di Costanza (Salamina) in Cipro. Scrisse attorno al 374 un primo compendio contro le eresie, intitolato “l’Ancora della Fede”, e subito dopo il poderoso “Panarion” in tre libri, nei quali sono descritte 80 eresie. Si addormentò nel Signore nel 403.

1. Il santo vescovo Epifanio racconta che alcuni corvi, volando intorno al tempio di Serapide, alla presenza del beato Atanasio il Grande, gridavano senza interruzione: “Cra, Cra”. Allora alcuni pagani, in piedi davanti al beato Atanasio, gridarono: “Vecchio malvagio, dicci cosa gridano questi corvi”. Egli rispose: “Questi corvi stanno dicendo: “Cra, cra”, e nella lingua ausonica (italica) questa parola significa “domani”. E aggiunse: “Domani vedrete la gloria di Dio”. Subito dopo fu annunciata la morte dell’Imperatore Giuliano. A questa notizia corsero tutti al tempio di Serapide gridando contro di lui e dicendo: “Se non lo volevate, perché avete accettato i suoi doni?”.

2. Gli stessi raccontano che ad Alessandria c’era un auriga, la cui madre si chiamava Maria. Durante un combattimento equestre ebbe una caduta. Poi, rialzandosi, superò gli uomini che lo avevano abbattuto e riportò la vittoria. La folla gridava: “Il figlio di Maria è caduto; è risorto ed è il vincitore”. Mentre si sentivano ancora queste grida, una notizia attraversò la folla in relazione al tempio di Serapide: il grande Teofilo era andato a rovesciare la statua di Serapide e si era fatto padrone del tempio.

3. Il beato Epifanio, vescovo di Cipro, si sentì dire questo dall’abate di un monastero che aveva in Palestina: “Per le vostre preghiere non trascuriamo il nostro turno di salmodia stabilito, ma siamo molto attenti a recitare Terza, Sesta e Nona”. Allora Epifanio li correggeva con il seguente commento: “È chiaro che non vi preoccupate delle altre ore del giorno, se smettete di pregare. Il vero monaco deve avere continuamente nel cuore la preghiera e la salmodia”.

4. Un giorno sant’Epifanio mandò qualcuno da Abba Ilarione con questa richiesta: “Vieni e vediamoci prima di lasciare il corpo”. Quando arrivò, si rallegrarono della reciproca compagnia. Durante il pasto fu portato loro un pollo; Epifanio lo prese e lo diede a Ilarione. Allora il vecchio gli disse: “Perdonami, ma da quando ho ricevuto l’abito non ho più mangiato carne uccisa”. Il vescovo rispose: “Da quando ho preso l’abito, non ho permesso a nessuno di andare a dormire lamentandosi di me e non sono andato a riposare lamentandomi di qualcuno”. Il vecchio rispose: “Perdonami, il tuo modo di vivere è migliore del mio”.

5. Lo stesso anziano disse: “Melchisedec, immagine di Cristo, benedisse Abramo, padre degli Ebrei; quanto più la verità stessa, che è il Cristo, benedice e santifica tutti coloro che credono in essa”.

6. Lo stesso anziano disse: “La cananea grida e viene ascoltata; (Mt 15) la donna con l’emissione di sangue tace e viene chiamata beata; (Lc 8) il fariseo parla e viene condannato; (Mt 9) il pubblicano non apre la bocca e viene ascoltato”. (Luca 18)

7. Lo stesso anziano disse: “Davide, il profeta, pregava a notte fonda; svegliandosi nel cuore della notte, pregava prima del giorno; all’alba del giorno stava davanti al Signore; nelle ore piccole pregava, la sera e a metà giornata pregava di nuovo, e per questo diceva: “Sette volte al giorno ti ho lodato””. (Sal 118,164)

8. Ha anche detto: “L’acquisizione di libri cristiani è necessario per coloro che possono usarli. Infatti, la sola vista di questi libri ci rende meno inclini al peccato e ci incita a credere più fermamente nella giustizia”.

9. Ha anche detto: “La lettura delle Scritture è una grande salvaguardia contro il peccato”.

10. Disse anche: “È un grande tradimento della salvezza non conoscere nulla della legge divina”.

11. Ha anche detto: “L’ignoranza delle Scritture è un precipizio e un abisso profondo”.

12. Lo stesso Abba disse: “I giusti peccano con la bocca, ma gli empi peccano con tutto il corpo”. Ecco perché Davide canta: “Poni, Signore, una guardia davanti alla mia bocca e custodisci la porta delle mie labbra”. (Sal 140,3) E ancora: “Farò attenzione alle mie vie per non peccare con la mia lingua”. (Sal 38,1)

13. Qualcuno gli chiese: “Perché nella Legge ci sono dieci comandamenti e nove beatitudini?”. Rispose: “Il Decalogo corrisponde al numero delle piaghe d’Egitto, mentre la figura delle Beatitudini è tre volte l’immagine della Trinità”.

14. Qualcun altro gli domandò: “Basta un uomo giusto per placare Dio?” Egli rispose: “Sì, perché egli stesso ha scritto: “Trovate un uomo che viva secondo giustizia e io perdonerò tutto il popolo””. (Ger 5,1)

15. Lo stesso Abba disse: “Dio rimette i debiti dei peccatori che sono penitenti, per esempio la donna peccatrice e il pubblicano, ma all’uomo giusto chiede addirittura gli interessi. Così dice ai suoi apostoli: “Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete mai nel regno dei cieli”. (Mt 5,20)

16. Disse anche: “Dio vende la giustizia a un prezzo molto basso a coloro che vogliono comprarla: un piccolo pezzo di pane, un mantello di nessun valore, una tazza di acqua fredda, un’elemosina”.

17. E aggiunge: “L’uomo che riceve qualcosa da un altro a causa della sua povertà o dei suoi bisogni ha lì la sua ricompensa e, poiché si vergogna, quando la restituisce lo fa in segreto. Ma per il Signore Dio è il contrario: riceve in segreto, ma ripaga alla presenza degli angeli, degli arcangeli e dei giusti”.




DOULAS

ἀββᾶς Δουλᾶς

1. Abba Doulas disse: “Se il nemico ci induce a rinunciare alla nostra esichia, non dobbiamo ascoltarlo, perché nulla è uguale a questa solitudine e alla privazione del cibo. L’una e l’altra si uniscono per combattere il nemico. Perché rendono acuta la visione interiore”.

2. Disse anche: “Stàccati dall’amore della moltitudine di relazioni, perché il tuo nemico non metta in discussione il tuo spirito e non turbi la tua pace interiore”.




DIOSCORO

ἀββᾶ Διοσκόρου

Molto probabilmente uno dei monaci chiamati «grandi fratelli» per via della loro statura imponente e soggiornanti nel deserto di Nitria. Furono molto noti. Fu consacrato vescovo di Damanhur dal Vescovo  Teofilo d’Alessandria e dallo stesso poi perseguitato per la disputa antiorigenista. Dioscuro fu così sollevato dal suo trono episcopale per tramite dell’Imperatore che seguiva i dettami del Patriarca Alessandrino.

1. Di Abba Dioscoro il Nachiasta si diceva che mangiava pane d’orzo e lenticchie. Ogni anno prendeva una decisione su una cosa particolare, dicendo: “Quest’anno non incontrerò nessuno”; oppure: “Non parlerò”; oppure: “Non mangerò cibi cotti”; oppure: “Non mangerò frutta o verdura”. In tutto la sua fatica agiva in questo modo, e quando aveva finito una fatica, ne iniziava un’altra. Ogni anno faceva così.

2. Un fratello interrogò Abba Poemen in questo modo: “I miei pensieri mi turbano, facendomi mettere da parte i miei peccati e preoccupandomi delle colpe di mio fratello”. Il vecchio gli raccontò la seguente storia di Abba Dioscoro: “Nella sua cella piangeva su sé stesso, mentre il suo discepolo era seduto in un’altra cella. Quando quest’ultimo venne a trovare l’anziano, gli chiese: “Padre, perché piangi?”. “Piango per i miei peccati”, gli rispose l’anziano. Allora il discepolo gli disse: “Tu non hai peccati, padre”. L’anziano rispose: “In verità, figlio mio, se mi fosse concesso di vedere i miei peccati, non basterebbero tre o quattro uomini per piangerli”.

3. Abba Dioscoro disse: “Se indossiamo la veste celeste, non saremo trovati nudi; ma se ci trovano senza questa veste, che cosa faremo, fratelli? Anche noi sentiremo la voce che dice: “Gettateli nelle tenebre esterne; là gli uomini piangeranno e digrigneranno i denti”. (Mt 22,13) Eh, fratelli, ci aspetta una grande vergogna se, dopo aver indossato questo abito per tanto tempo, nel momento del bisogno ci troveremo a non aver indossato la veste nuziale. Oh, quale compunzione ci coglierà! Quale oscurità cadrà su di noi, alla presenza dei nostri padri e dei nostri fratelli, che ci vedranno torturati dagli angeli del castigo!”.




20 APRILE

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

20 Aprile secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. IL VENERABILE TEODORO TRICHINAS

Teodoro era cittadino di Costantinopoli e figlio di genitori benestanti. Da giovane lasciò la casa e le ricchezze dei genitori ed entrò in un monastero eremitico in Tracia. Qui si impose una vita di ascesi rigorosissima. Dormiva sulle pietre per dormire meno. Viaggiava dappertutto a testa nuda e si vestiva con un unico indumento fatto di peli di capra, per cui era chiamato “Trichinas” [greco] Kostret [serbo] o “peloso”. A causa delle sue grandi fatiche ascetiche per la salvezza della sua anima, Dio gli concesse il grande dono di operare miracoli, sia in vita che dopo la morte. Morì serenamente intorno all’anno 400 d.C. Il suo corpo fu visto colare di mirra [crisma].

  1. IL VENERABILE ANASTASIO DEL MONTE SINAI

Anastasio era l’abate del Monte Sinai. All’inizio fu monaco per un lungo periodo di tempo sotto il glorioso abate Giovanni della Scala (Climaco). Dopo la morte di Giovanni, divenne abate. Oltre a essere un grande asceta, Anastasio fu un eloquente autore di vite dei santi e di scritti istruttivi. Condusse un’aspra lotta contro gli eretici, i cosiddetti acefali [akefalita – senza testa], che negavano le decisioni del IV Concilio Ecumenico [Calcedonia, 451 d.C.]. Si ritirò in età avanzata nell’anno 685 d.C. e prese dimora presso il Signore, che aveva fedelmente servito.

  1. IL BEATO ANASTASIO DEL SINAI, PATRIARCA DI ANTIOCHIA

Mentre era monaco sul Monte Sinai, Anastasio fu eletto patriarca di Antiochia, durante il regno dell’imperatore Giustiniano. Era stato elevato a questo rango in virtù della sua carità, della sua vita casta, della sua grande cultura spirituale e della sua fede convinta. In seguito, l’imperatore Giustiniano cadde nell’eresia del docetismo [questa eresia insegnava che le sofferenze di Cristo erano solo apparenti e non fisicamente reali]. Eutichio, Patriarca di Costantinopoli, e il beato Anastasio protestarono con forza contro questa eresia. L’imperatore bandì Eutichio e voleva bandire anche Anastasio, ma non riuscì a trovare nulla da rimproverare nella sua vita. Tuttavia, quando Giustiniano morì, dopo essersi preventivamente pentito e aver reintegrato Eutichio sul trono, il suo successore, Giustino, riuscì a bandire Anastasio sulla base di alcune calunnie spurie. Anastasio rimase in esilio per ventitré anni, ma fu reintegrato sul trono di Antiochia durante il regno dell’imperatore Maurizio. Governò la Chiesa di Dio per altri sei anni e terminò il suo soggiorno terreno nell’anno 599 d.C.

  1. IL BEATO GREGORIO, PATRIARCA DI ANTIOCHIA

Gregorio era armeno di nascita. Era abate del monastero faranita, sotto il Monte Sinai. Quando il Beato Anastasio fu cacciato dal suo trono, Gregorio, contro la sua volontà, fu insediato come Patriarca di Antiochia. Anche il Beato Patriarca Sofronio [e San Giovanni Mosco] scrivono molto favorevolmente di lui nel Prato Spirituale. Gregorio si distingueva per la sua grande compassione, soprattutto verso i peccatori. Si riposò nel Signore nell’anno 593 d.C.

  1. IL SANTO APOSTOLO ZACCHEO

All’inizio Zaccheo era un esattore delle tasse e un peccatore. Quando nostro Signore lo vide su un albero a Gerico ed entrò nella sua casa, Zaccheo fu portato al pentimento. “Egli (Gesù) venne a Gerico e intendeva passare per la città. Ora un uomo di nome Zaccheo, che era un esattore delle tasse e anche un uomo ricco, cercava di vedere chi fosse Gesù; ma non riusciva a vederlo a causa della folla, perché era basso di statura. Allora corse avanti e si arrampicò sul sicomoro per vedere Gesù, che stava per passare da quella parte. Giunto sul posto, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Egli scese in fretta e lo accolse con gioia. Quando tutti se ne accorsero, cominciarono a brontolare, dicendo: “È andato a stare in casa di un peccatore”. Ma Zaccheo si fermò e disse al Signore: “Ecco, la metà dei miei beni, Signore, la darò ai poveri e se ho estorto qualcosa a qualcuno la restituirò quattro volte tanto”. E Gesù gli disse: “Oggi è giunta la salvezza in questa casa, perché quest’uomo è un discendente di Abramo. Perché il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Luca 19, 1-10). In seguito, Zaccheo seguì l’apostolo Pietro, che lo nominò vescovo di Cesarea in Palestina, dove servì fedelmente il Vangelo e riposò in pace.

  1. IL VENERABILE ATANASIO DI METEORA

Atanasio nacque nel 1310 d.C. Visse la vita ascetica sulla Montagna Santa. Fondò il famoso monastero di Meteora in Tessaglia. Possedeva il grande dono della chiaroveggenza e dell’operare miracoli.*)

*) L’arcivescovo Filareto di Chernigov cita, nelle sue Vite dei Santi, Gabriele il Bambino, che un certo ebreo, Schutko, attirò in un luogo isolato e crocifisse. Gabriele nacque nel villaggio di Zverka, vicino alla città di Zabludovo [nella Polonia orientale]. Aveva solo sei anni. I suoi genitori, Peter e Anastasia Gavdjel, erano assenti da casa quel giorno. Dopo trent’anni, il corpo di Gabriel fu scoperto incorrotto. Patì nell’anno 1684 d.C.

Inno di lode
SANTO ANASTASIO

Anastasio, padre Teoforo,
si è assunto il compito di digiunare e pregare.
Mantenne l’ascesi, lunga e persistente,
finché con lo spirito imparò i misteri.
Allora aprì la sua bocca di miele:
“Cristo”, disse, “è la roccia della salvezza.
Non dire follemente: ‘È vissuto molto tempo fa.
Dov’è ora per potermi parlare?”.
Il Vangelo, la Sua Santa Alleanza…
Chi è in grado di resistere?
Vi parla al posto di Cristo stesso;
È la Sua bocca tutta pura!
Ancora una volta dite: “Desidero vederLo”.
Guardate con tutta la mente e il cuore
alla Santa Comunione. Dal vino e dal pane,
Lui è lì in carne e ossa… di cos’altro hai bisogno?
Pentiti, o fratello, pentiti dei tuoi peccati.
Mille morti ti circondano!
Confessa i tuoi peccati al tuo padre spirituale,
Poi bevi il Suo sangue e mangia il Suo corpo.
Solo pentiti. Se inizi con il pentimento,
vivrai con giustizia e con luminosa speranza.
Pentiti, o fratello, pentiti dei tuoi peccati.
Intorno a te ci sono mille morti!”.

Riflessione
Sant’Anastasio del Sinai insegna: “Ogni cristiano riceve da Dio un angelo che lo custodisce per tutta la vita (a meno che, con azioni malvagie, non lo scacci). Ma come il fumo scaccia le api e il cattivo odore allontana le colombe, così l’angelo custode della nostra vita viene allontanato dai nostri peccati: ubriachezza, adulterio, ira e così via. L’angelo di ogni uomo fedele lo conduce a ogni buona azione, mentre i demoni si adoperano per scandalizzare i fedeli e privarli del Regno dei Cieli”. Che gli angeli siano vicini agli uomini e che si prendano cura di loro è attestato da tutta la Sacra Scrittura, ma soprattutto dal Nuovo Testamento. Oltre a ciò, nella Chiesa ortodossa esistono numerose testimonianze di santi uomini e donne che testimoniano ciò che afferma Sant’Anastasio, ovvero che ognuno di noi è accompagnato in questo mondo da un gentile e potente messaggero di Dio, un soldato del Re del Cielo, un angelo della luce. Chi, se non un pazzo, allontana da sé un buon amico? In realtà, solo i pazzi e gli ignoranti più sfrenati allontanano i loro migliori amici, i loro angeli custodi, con i loro peccati.

Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù risorto:

  1. Come Egli, come onnipotente vincitore della morte, non cerca di vendicarsi dei suoi nemici che lo hanno torturato e crocifisso, ma, lasciandoli a se stessi, sostiene i suoi amici spaventati;
  2. Come anche oggi, come in tutti i tempi, nella sua innocenza e mitezza non si affretta a vendicarsi degli infedeli, ma corre in aiuto dei fedeli.

Omelia
sull’unico e solo fondamento della salvezza

“Nessuno può porre altro fondamento all’infuori di quello che è stato posto, cioè Gesù Cristo” (1 Corinzi 3:11).

Gli ebrei dicono: “Il fondamento è Mosè”. I musulmani dicono: “Il fondamento è Maometto”. I naturalisti miopi dicono: “Il fondamento è la natura”. Noi chiediamo: Mosè è risorto dai morti? Maometto è salito in cielo? La natura dona lo Spirito Santo, il Consolatore? Mosè non è risorto. Maometto non è salito in cielo. La natura non solo non dona agli uomini lo Spirito Santo, il Consolatore, ma soffia odio contro l’uomo, gli ringhia contro e mostra i suoi artigli.

Il fondamento del mondo non può essere uno che è stato concepito nel peccato; che ha peccato lui stesso; che ha vagato e cercato consiglio nelle donne; che, per il potere di qualcun altro, ha compiuto certe opere; che si è sgretolato nella tomba; e il cui nome porta a confondere la via, la verità e la vita. Maometto e Mosè sono stati concepiti nel peccato e hanno commesso peccati; hanno chiesto consiglio a donne; con il potere di altri hanno compiuto opere; nella tomba giacciono decomposti; i loro nomi inducono gli uomini a confondere la via, la verità e la vita.

Ecco perché, fratelli, non abbiamo nessun luogo dove rivolgerci nella storia per cercare un altro fondamento di questo tipo, se non il Signore Gesù Cristo, che è stato concepito senza peccato, che non ha commesso alcun peccato, che non ha vagato e che non ha chiesto consiglio a nessuno, che con il proprio potere ha compiuto opere potenti, che non si è decomposto nella tomba e il cui nome non porta gli uomini a confondere la via, la verità e la vita.

L’Apostolo non dice che Cristo ha posto un fondamento, ma che è Lui stesso quel fondamento stabilito. Egli è tutta la giustizia; per questo è il fondamento di ogni giustizia. Egli è tutta la verità, per questo è il fondamento di ogni verità. Egli è tutta la saggezza; per questo è il fondamento di ogni saggezza. È tutto il potere, per questo è il fondamento di ogni potere. È tutto il bene; per questo è il fondamento di ogni bene. Egli è tutta la vita; per questo è il fondamento della vita in entrambi i mondi, in questo e nell’altro.

O Signore risorto, Tu sei il fondamento della nostra salvezza e della vita eterna.

A Te sia gloria e lode per sempre. Amen.




DANIELE

ἀββᾶ Δανιὴλ

Daniele fu discepolo di Arsenio e colui che ricordò i suoi insegnamenti. Dimorò a Scetis fino a che non fu presa d’assedio dai barbari così come ci ricorda il primo apoftegma.

1. Di Abba Daniele si dice che, quando i barbari invasero Scetis e i Padri fuggirono, l’anziano disse: “Se Dio non si cura di me, perché vivere ancora?”. Così passò in mezzo ai barbari senza essere visto. Allora disse a sé stesso: “Vedi come Dio si è preso cura di te, visto che non sei morto. Ora fai ciò che è umano e fuggi con i Padri”.

2. Un fratello chiese all’Abba Daniele: “Dammi un comandamento e lo osserverò”. Egli rispose: “Non mettere mai la mano nel piatto con una donna e non mangiare mai con lei; così sfuggirai un po’ al demone della fornicazione”.

3. Abba Daniele disse: “A Babilonia la figlia di una persona importante era posseduta da un demonio. Un monaco, per il quale il padre nutriva un grande affetto, gli disse: “Nessuno può guarire tua figlia, tranne alcuni anacoreti che conosco; ma se glielo chiedi, non acconsentiranno a causa della loro umiltà. Facciamo dunque così: quando verranno al mercato, fai finta di voler comprare i loro beni e quando si avvicineranno a ricevere il prezzo, chiederemo loro di recitare una preghiera e credo che sarà guarita”. Quando arrivarono al mercato, trovarono un discepolo degli anziani che stava vendendo le loro merci e lo condussero via con le ceste, affinché ne ricevesse il prezzo. Ma quando il monaco raggiunse la casa, la donna posseduta dal demonio arrivò e lo schiaffeggiò. Ma egli si limitò a porgere l’altra guancia, secondo il comando del Signore. (Mt 5,39) Il diavolo, torturato da questo atteggiamento, gridò: “Che violenza! Il comandamento di Gesù mi scaccia”. Immediatamente la donna fu purificata. Quando arrivarono gli anziani, raccontarono loro l’accaduto e glorificarono Dio dicendo: “Ecco come si abbassa l’orgoglio del diavolo, attraverso l’umiltà del comandamento di Cristo”.

4. Abba Daniele disse anche: “Il corpo prospera nella misura in cui l’anima è indebolita, e l’anima prospera nella misura in cui il corpo è indebolito”.

5. Un giorno Abba Daniele e Abba Ammoes fecero un viaggio insieme. Abba Ammoes disse: “Quando ci sistemeremo anche noi in una cella, padre?”. Abba Daniele rispose: “Chi ci separerà d’ora in poi da Dio? Dio è nella cella e, d’altra parte, è anche fuori”.

6. Abba Daniele racconta che quando Abba Arsenio era a Scetis, c’era un monaco che era solito rubare i beni degli anziani. Abba Arsenio lo accolse nella sua cella per convertirlo e dare pace agli anziani. Gli disse: “Tutto ciò che vuoi te lo procurerò, ma non rubare”. Così gli diede oro, monete, vestiti e tutto ciò di cui aveva bisogno. Ma il fratello ricominciò a rubare. Allora gli anziani, vedendo che non aveva smesso, lo scacciarono dicendo: “Se c’è un fratello che commette un peccato per debolezza, bisogna sopportarlo, ma se ruba, scacciatelo, perché fa male alla sua anima e dà fastidio a tutti quelli che vivono nei dintorni”.

7. Questo è ciò che disse Abba Daniele, il faranita: “Il nostro padre Abba Arsenio ci ha raccontato di un abitante di Scetis, di vita notevole e di fede semplice; per la sua ingenuità fu ingannato e disse: “Il pane che riceviamo non è veramente il corpo di Cristo, ma un simbolo”. Due anziani, avendo appreso che aveva pronunciato questa frase, sapendo che era un uomo eccezionale per il suo stile di vita, capirono che non aveva parlato per malizia, ma per semplicità. Vennero quindi a cercarlo e gli dissero: “Padre, abbiamo sentito una parola contraria alla fede da parte di qualcuno che dice che il pane che riceviamo non è veramente il corpo di Cristo, ma un simbolo”. L’anziano rispose: “Sono io che l’ho detto”. Allora gli anziani lo esortarono dicendo: “Non tenga questa posizione, padre, ma ne tenga una conforme a quella che la Chiesa cattolica ci ha dato. Noi crediamo, da parte nostra, che il pane stesso è il corpo di Cristo e che il calice stesso è il suo sangue e questo in tutta verità e non come simbolo. Ma come in principio Dio formò l’uomo a sua immagine e somiglianza, prendendo la polvere della terra, senza che nessuno possa dire che non è l’immagine di Dio, anche se non si vede che lo è; così è per il pane di cui ha detto che è il suo corpo; e così noi crediamo che è veramente il corpo di Cristo”. Il vecchio disse loro: “Finché non sarò persuaso dalla cosa stessa, non sarò pienamente convinto”. Allora essi dissero: “Preghiamo Dio su questo mistero per tutta questa settimana e crediamo che Dio ce lo rivelerà”. L’anziano accolse questa parola con gioia e pregò in questo modo: “Signore, tu sai che non è per malizia che non credo e affinché non sbagli per ignoranza, rivelami questo mistero, Signore Gesù Cristo”. Gli anziani tornarono nelle loro celle e anche loro pregarono Dio, dicendo: “Signore Gesù Cristo, rivela questo mistero all’anziano, affinché creda e non perda la sua ricompensa”. Dio ascoltò entrambe le preghiere. Alla fine della settimana vennero in chiesa la domenica e si sedettero tutti e tre sulla stessa stuoia, l’anziano al centro. Allora i loro occhi si aprirono e quando il pane fu posto sulla sacra tavola, apparve come un bambino a loro tre soli. E quando il sacerdote stese la mano per spezzare il pane, ecco che un angelo scese dal cielo con una spada e versò il sangue del bambino nel calice. Quando il sacerdote tagliò il pane in piccoli pezzi, l’angelo tagliò a pezzi anche il bambino. Quando si avvicinarono per ricevere gli elementi sacri, solo il vecchio ricevette un boccone di carne insanguinata. Vedendo ciò, ebbe paura e gridò: “Signore, credo che questo pane sia la tua carne e questo calice il tuo sangue”. Immediatamente la carne che teneva in mano divenne pane, secondo il mistero, ed egli la prese, rendendo grazie a Dio. Allora gli anziani gli dissero: “Dio conosce la natura umana e sa che l’uomo non può mangiare carne cruda; per questo ha cambiato il suo corpo in pane e il suo sangue in vino, per coloro che lo ricevono con fede”. Poi ringraziarono Dio per l’anziano, perché gli aveva permesso di non perdere la ricompensa del suo lavoro. Quindi tutti e tre tornarono con gioia alle loro celle”.

8. Lo stesso abba Daniele raccontò di un altro grande vecchio che abitava nel basso Egitto, il quale, nella sua semplicità, disse che Melchisedec era il figlio di Dio. Quando il beato Cirillo, arcivescovo di Alessandria, ne fu informato, mandò qualcuno da lui. Apprendendo che l’anziano era un operatore di miracoli e che tutto ciò che chiedeva a Dio gli veniva rivelato, e che era a causa della sua semplicità che aveva pronunciato questo detto, con malizia l’arcivescovo gli disse: “Abba, io penso che Melchisedec sia figlio di Dio, mentre un pensiero contrario mi dice: no, che è semplicemente un uomo, sommo sacerdote di Dio. Poiché sono così tormentato, ho mandato qualcuno da te perché tu preghi Dio di rivelarti che cosa sia”. Fiducioso del suo dono, l’anziano disse senza esitare: “Dammi tre giorni, chiederò a Dio di questa faccenda e ti dirò chi è”. Così si ritirò e pregò Dio su questa questione. Tornato tre giorni dopo, disse al beato Cirillo che Melchisedec era un uomo. L’arcivescovo gli disse: “Come fai a saperlo, Abba?” Egli rispose: “Dio mi ha mostrato tutti i patriarchi in modo tale che ognuno, da Adamo a Melchisedec, è passato davanti a me. Sii dunque certo che è così”. Allora il vecchio si ritirò, avendo predicato a sé stesso che Melchisedec era un uomo. Il beato Cirillo si rallegrò molto.