Lettera del Vescovo di Alessandria, Alessandro, a tutti i Vescovi della Chiesa Cattolica
Durante il primo periodo della controversia ariana, il Vescovo di Alessandria, Alessandro, tenne un sinodo regionale con quasi 100 vescovi egiziani e libici che scomunicò Ario. Ciò accadde poco dopo il 318, quando Eusebio lasciò Beirut per diventare Vescovo a Nicomedia e tuttavia già inviava lettere in tutta l’ecumene a sostegno di Ario. Anche il numero dei sostenitori locali di Ario era ancora piuttosto limitato. La lettera contiene l’elenco stilato da Alessandro dei principali principi teologici erronei di Ario, seguito da una confutazione di tali principi e un avvertimento generale contro i falsi maestri.
Alessandro, ai nostri amati e onoratissimi concelebranti di tutta la Chiesa cattolica.
Saluti nel Signore!
[2] Poiché la Chiesa cattolica è un solo corpo e le divine Scritture ci comandano di mantenere «il vincolo dell’unità e della pace» [Ef 4,3], ne consegue che dobbiamo scriverci e informarci vicendevolmente delle cose accadute tra ciascuno di noi, affinché se un membro soffre o si rallegra, noi possiamo compatire o rallegrarci l’uno con l’altro [1 Cor 12,26]. [3] Nella nostra diocesi sono sorti recentemente uomini empi e anticristiani, che insegnano un’apostasia che si potrebbe ragionevolmente considerare ed etichettare come precorritrice dell’Anticristo.
[4] Avrei voluto passare questa questione sotto silenzio, affinché, se possibile, il male fosse confinato ai soli sostenitori e non si diffondesse in altre regioni e contaminasse le orecchie degli innocenti. Ma Eusebio, ora vescovo a Nicomedia, pensando che gli interessi della Chiesa gravassero inetramente su di sé, dopo aver abbandonato il suo ufficio a Beirut e aver bramato la Chiesa di Nicomedia, senza essere stato per questo punito, si è ora posto alla testa di questi apostati, osando anche scrivere lettere in tutte le direzioni in loro sostegno, sperando di trascinare qualcuno degli ignoranti in questa vergognosa e anticristiana eresia. Quindi, poiché conosco ciò che sta scritto nella legge, non potevo più tacere, ma dovevo informarvi di tutte queste cose, [5] affinché voi siate informati su quali persone sono cadute nell’apostasia e anche delle terribili minacce causate dalla loro eresia e non prestiate attenzione a nulla di ciò che Eusebio vi scrive. Volendo, infatti, ora utilizzare questi avvenimenti per resuscitare la sua vecchia malevolenza, che sembrava essere stata messa a tacere nel tempo, finge di scrivere a loro nome, mentre i fatti dimostrano che lo fa per promuovere la propria causa. [6] Questi dunque sono coloro che sono diventati apostati: Ario, Achilla, Aitale e Carpone, un secondo Ario, Sarmati, che una volta erano tutti presbiteri; Euzoio, Lucio, Giulio, Mena, Elladio e Gaio, che una volta erano tutti diaconi; e con questi anche Secondo e Teona, che un tempo erano chiamati Vescovi.
[7] I dogmi che, andando oltre la Scrittura, hanno inventato e affermato sono i seguenti:
«Dio non è sempre stato il Padre, ma c’è stato un tempo in cui Dio non era il Padre.
Il Verbo di Dio non è sempre esistito, ma è nato dal nulla, perché “il Dio che è” ha creato dal nulla “colui che prima non esisteva”. Per questo c’era una volta in cui non esisteva; poiché il Figlio è una creatura ed un essere creato.
Egli non è né essenzialmente simile al Padre, né è per natura il vero Logos del Padre né la sua vera Sapienza, ma piuttosto una delle cose che ha fatto e una di quelle che ha generato. Egli è chiamato Verbo e Sapienza solo per analogia, poiché egli stesso è nato dall’attuale Logos di Dio e dalla Sapienza che è in Dio, mediante la quale Dio ha creato tutte le cose compreso lui.
[8] La sua natura è mutevole e suscettibile di cambiamento, come lo sono tutti gli esseri razionali. E così il Logos è estraneo, diverso ed escluso dalla sostanza di Dio; e il Padre è invisibile al Figlio. Infatti il Logos non conosce il Padre in modo perfetto e preciso, né lo può vedere perfettamente. Il Figlio infatti non conosce neppure la propria essenza così come essa è, [9] poiché egli è stato fatto per noi, affinché Dio potesse crearci per mezzo di lui, come per mezzo di uno strumento, e non sarebbe mai esistito se Dio non avesse voluto crearci».
[10] Qualcuno chiese loro se la Parola di Dio potesse volgersi al male, come ha fatto il diavolo. E non avevano paura di rispondere: “Sì, potrebbe. In quanto è creato, la sua natura può cambiare”. [11] Noi dunque, riuniti con quasi cento vescovi d’Egitto e di Libia, abbiamo lanciato un anatema su queste cose dette da Ario e da coloro che senza vergogna lo hanno seguito. I seguaci di Eusebio li hanno accolti e hanno cercato di fondere la menzogna con la verità e l’empietà con ciò che è sacro. Ma non ci riusciranno. Perché la verità deve trionfare e «la luce non ha alcuna comunione con le tenebre, né Cristo può essere in accordo con Belial» [2 Cor 6,14].
[12] Chi infatti ha mai udito tali cose? Oppure, chi ora sentendo ciò non si stupisce e non si tappa le orecchie per non sentire espressioni così immonde? Chi, ascoltando Giovanni dire: “In principio era il Logos” [Gv 1,1], non condanna coloro che dicono: “Ci fu un tempo in cui il Logos non esisteva”? Oppure chi, sentendo nel Vangelo del Figlio unigenito [Gv 3,16.18], e che «per mezzo di lui tutte le cose sono state fatte» [Gv 1,3, cfr Rm 11,36], non odierà coloro che proclamano che il Figlio è una delle cose fatte? Come può essere una delle cose fatte per mezzo di lui stesso? Oppure, come può essere unigenito se è annoverato tra le cose create? E come potrebbe nascere dal nulla quando il Padre ha detto: “Il mio cuore ha proferito una parola buona” [LXX Sal 44:2]; e «ti ho generato dal grembo materno davanti alla stella del mattino» [LXX Sal 109,3]?
[13] O come può essere per sostanza diverso dal Padre Colui che è l’immagine perfetta e il riflesso del Padre [Eb 1,3] e che dice: «Chi ha visto me, ha visto il Padre»? [Gv 14,9] Ancora una volta, come mai se il Figlio è il Logos e la Sapienza di Dio, potrebbe esserci un tempo in cui non esisteva? Ciò equivale a dire che Dio una volta era senza Parola e senza Sapienza. [14] Come può essere mutevole e suscettibile al cambiamento chi dice di sé: «Io sono nel Padre e il Padre è in me» [Gv 10,38; 14,10- 11] e «Io e il Padre siamo uno» [Gv 10,30]; e ancora attraverso il profeta: «Guardatemi perché io sono e non sono mutato» [Mal 3,6]? Se qualcuno potesse usare questa espressione per lo stesso Padre, sarebbe ancora più appropriato parlare del Logos, perché egli non è cambiato quando si è fatto uomo, ma, come dice l’Apostolo: «Gesù Cristo, lo stesso ieri, oggi e sempre [Eb 13,8]. Chi allora potrebbe persuaderci a dire che è stato creato per noi, quando Paolo scrive che «per lui e per mezzo di lui esistono tutte le cose» [Rm 11,38]?
[15] Non c’è da meravigliarsi della loro blasfema affermazione secondo cui il Figlio non conosce perfettamente il Padre. Infatti, una volta decisi a combattere contro Cristo, rifiutano anche la sua stessa voce quando dice: «Come il Padre conosce me, anch’io conosco il Padre» [Gv 10,15]. Ma, se il Padre conosce solo parzialmente il Figlio è chiaro che il Figlio può conoscere solo parzialmente il Padre. Ma, se ciò fosse improprio e se il Padre conosce perfettamente il Figlio è anche chiaro che come il Padre conosce il proprio Logos, così anche il Logos conosce il proprio Padre, di cui è Logos. [16] Affermando queste cose e spiegando le divine Scritture, abbiamo spesso confutato questi uomini, ma essi, come camaleonti, mutarono nuovamente se stessi, trascinandosi ostinatamente fino a ciò che sta scritto: «Quando l’empio sprofonda negli abissi del male, diventa sprezzante» [LXX Prov 18,3]. Sebbene davanti a loro siano sorte molte eresie che andando ben oltre ciò che si dovrebbe osare cadevano nella totale stoltezza, costoro, tentando in tutti i loro discorsi di eliminare la divinità del Logos, si sono avvicinati all’Anticristo e hanno superato tutti i loro predecessori. Per questo motivo sono stati denunciati pubblicamente e anatematizzati dalla Chiesa.
[17] Siamo davvero addolorati per la loro distruzione e soprattutto perché ora si sono allontanati dagli insegnamenti che un tempo avevano appreso nella Chiesa, anche se non ne siamo sorpresi. Allo stesso modo caddero Imeneo e Fileto e prima di loro Giuda, che era stato seguace del Salvatore, ma poi divenne traditore e apostata.
[18] Né dovremmo essere ignoranti riguardo a questi uomini, poiché il Signore stesso ha detto: «Guardate che nessuno vi inganni; poiché molti verranno nel mio nome, dicendo: “Io sono Cristo”, e “il tempo è vicino”, e inganneranno molti. Non seguiteli» [Lc 21,8, Mt 24,5]. E Paolo, avendo imparato queste cose dal Salvatore, scrisse:
«Che negli ultimi tempi alcuni apostateranno dalla sana fede, seguendo spiriti ingannatori e insegnamenti di demoni, allontanandosi dalla verità» [1 Tim 4,1 – 2 Tim 4,4]. [19] Poiché il Signore e Salvatore nostro, Gesù Cristo, ci ha ordinato personalmente e predetto per mezzo dell’Apostolo a riguardo a questi uomini, ne consegue che noi stessi, avendo udito la loro empietà, li abbiamo condannati – come abbiamo già detto – e li abbiamo dichiarati estranei alla Chiesa cattolica e alla fede
[20] Abbiamo anche chiarito alle vostre pie menti, carissimi e onoratissimi concelebranti, che non dovreste accogliere nessuno di questi uomini, se avessero la temerarietà di avvicinarsi a voi, né lasciarvi persuadere a ricevere alcuna lettera in loro difesa da Eusebio o chiunque altro. È giusto per noi cristiani allontanarci da tutti coloro che parlano o ragionano contro Cristo, perché sono resistenti a Dio e distruttori di anime; né dobbiamo salutare tali uomini per non essere resi partecipi del loro peccato, come insegnò il beato Giovanni [cf. 2 Gv 9-11].
Salutate i fratelli che sono con voi. Quelli che sono con me vi salutano.
I presbiteri di Alessandria:
Io, il Presbitero Colluto, sono d’accordo con quanto è stato scritto e con la deposizione di Ario e di coloro che commisero empietà con lui.
Allo stesso modo i Presbiteri: Alessandro, Dioscoro, Dionisio, Eusebio, Alessandro, Neilaras, Arpocrazione, Agato, Nemesio, Longo, Silvano, Peröous, Api, Proterio, Paolo, Ciro.
Allo stesso modo i Diaconi: Ammonio, Macario, Pistus, Atanasio, Eumene, Apollonio, Olimpio, Aftonio, Atanasio, Macario, Paolo, Pietro, Aminziano, Gaio, Alessandro, Dionisio, Agatone, Polibio, Teona, Marco, Commodo, Serapione, Neilo, Romano.
I presbiteri di Mareoti:
Io, il presbitero Apollonio, sono d’accordo con quanto è stato scritto e con la deposizione di Ario e di coloro che con lui commisero empietà.
Allo stesso modo i Presbiteri: Ingenio, Ammonio, Dioscoro, Sostra, Teone, Tiranno, Coprys, Ammona, Orione, Sereno, Didimo, Eracle, Bocco, Agato, Achille, Paolo, Telelio, Dionisio.
I Diaconi: Sarapione, Giusto, Didimo, Demetrio, Mauro, Alessandro, Marco, Comone, Trifone, Ammonio, Didimo, Ptollarione, Sera, Gaio, Hierax, Marco, Teona, Sarmatone, Carpo, Zoilo.