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19 APRILE

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

19 Aprile secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. IL VENERABILE GIOVANNI DELLE ANTICHE GROTTE

Giovanni visse una vita di ascetismo nelle cosiddette Antiche Grotte o Lavra di Caritone il Grande, in Palestina. Avendo amato Cristo Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente, Giovanni, in giovane età, iniziò a viaggiare nei luoghi santi, ascoltando le istruzioni e i consigli dei santi uomini. Infine, si stabilì nelle Grotte di Caritone. Lì si diede a un rigoroso ascetismo, trascorrendo giorni e anni in digiuni, preghiere e veglie, meditando continuamente sulla morte e insegnando a se stesso l’umiltà. Come un frutto ben maturo, fu colto dalla morte e prese dimora in Paradiso. Visse e morì nell’VIII secolo.

  1. I SANTI MARTIRI CRISTOFORO, TEONE E ANTONIO

Cristoforo, Teone e Antonio erano giovani ufficiali al servizio dell’imperatore Diocleziano. Quando San Giorgio il Grande Martire veniva torturato, furono testimoni delle sue sofferenze e dei miracoli che avvenivano in quel periodo. Vedendo tutto questo, si presentarono davanti all’imperatore, deposero le armi, si tolsero le cinture militari e confessarono coraggiosamente il nome del Signore Gesù. Per questo, furono sottoposti a grandi torture e infine furono gettati nel fuoco. I loro corpi furono consumati, mentre le loro anime andarono a Dio ed entrarono nella gioia eterna. Soffrirono onorevolmente a Nicomedia nell’anno 303 d.C.

  1. SAN TRIFONE, PATRIARCA DI COSTANTINOPOLI

L’imperatore Romano, che regnava su Bisanzio all’inizio del X secolo, aveva un figlio, Teofilatto, che aveva sedici anni quando morì il patriarca Stefano. L’imperatore desiderava che il figlio fosse elevato al trono patriarcale, poiché gli aveva promesso questa vocazione spirituale fin dalla giovinezza. Tuttavia, poiché il figlio era minorenne, l’imperatore si vergognava di farlo. Il trono patriarcale fu assunto da Trifone, un vecchio semplice ma casto e pio. Trifone rimase sul trono per tre anni. Quando il figlio dell’imperatore raggiunse il ventesimo anno di età, l’imperatore pensò di rimuovere ad ogni costo Trifone e di insediare il figlio come patriarca. Il santo di Dio, Trifone, non volle abbandonare volontariamente il trono, anche perché considerava un grande scandalo che un uomo così giovane venisse elevato a una posizione così responsabile e gravosa come quella di patriarca. Grazie all’intrigo di un vescovo iniquo, la firma dell’innocente Trifone fu ottenuta con l’inganno su un foglio bianco. In seguito, alla corte imperiale, le presunte dimissioni del patriarca furono scritte sopra quella firma e furono annunciate dall’imperatore. In seguito a ciò, si creò una grande confusione nella Chiesa, poiché i laici e il clero erano al fianco di Trifone, l’uomo pio. L’imperatore allora allontanò con la forza l’anziano patriarca, mandandolo in un monastero, mentre suo figlio Teofilatto fu consacrato patriarca. San Trifone visse come asceta in questo monastero per due anni e cinque mesi, e andò al Signore nell’anno 933 d.C.

  1. IL VENERABILE MARTIRE AGATANGELO

Agatangelo era originario della Tracia. Il suo nome secolare era Atanasio. Al servizio dei Turchi, fu convertito con la forza all’Islam a Smirne. Come penitente, fu tonsurato monaco sulla Montagna Santa [Athos] nel monastero di Esphigmenou. Ancora tormentato dalla sua coscienza, desiderava lavare il suo peccato con il proprio sangue. Partì per Smirne, dove mostrò ai turchi una croce e un’icona della Risurrezione di Cristo. Fu decapitato il 19 aprile 1819, nel suo diciannovesimo anno di età. Dopo la sua morte, apparve vivo a Germano, suo padre spirituale.

  1. IL VENERABILE SIMEONE LO SCALZO

Simeone visse una vita ascetica sulla Santa Montagna e per un breve periodo fu abate del monastero di Filoteo. Rafforzò i cristiani nella fede in molte zone dei Balcani e fu famoso per i suoi miracoli. Camminava a piedi nudi, per questo è chiamato “lo Scalzo” (lo Scalzato). Si addormentò in Costantinopoli.

Inno di lode
SAN TRIFONE

Innocente Trifone, pastore dai capelli grigi,
grazie all’innocenza ottenne una corona di fiori.
L’imperatore, per vuota vanità, ha desiderato male,
senza temere Dio o la sua punizione.
Essere patriarca è un onore davanti agli uomini
ma un peso davanti a Dio e agli angeli.
Un ragazzo può badare a un gregge irrazionale,
ma dov’è la sua saggezza per un gregge razionale?
Il gentile Trifone custodisce la giustizia di Dio;
“Questo non potrà mai essere, o imperatore”, disse.
“Dai il trono patriarcale a un uomo maturo, più saggio di me,
che guiderà la nave di Dio tra le rocce,
e non a un bambino, anche se è tuo figlio,
che distruggerebbe la Nave di Dio contro gli scogli!”.
L’imperatore Romano fece come desiderava,
e rattristò San Trifone e il popolo.
Ma l’occhio di Dio vaga per il mondo,
cercando dove donare una corona di fiori e dove vendicarsi.

Riflessione
Un anziano e padre spirituale disse “Alzandoti al mattino, dì a te stesso: Corpo, lavora per nutrirti; anima, sii vigile per salvarti ed ereditare il Regno!”. Non sono parole vuote, ma questa è stata la regola di molte migliaia di monaci nel corso dei secoli, la loro regola di vita quotidiana. Con il lavoro si nutrivano; con la preghiera rimanevano vigili. Perché solo per i monaci? Non può essere la regola di ogni seguace di Cristo? Cristo stesso non ci ha forse dato un chiaro esempio di questo: un esempio di sforzo fisico e di costante vigilanza nella preghiera?

Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù risorto:

  1. Come Egli, nel Suo corpo glorificato, è vicino ai Suoi discepoli; vicino a coloro che Lo cercano (Maria Maddalena nel Giardino); vicino a coloro che hanno paura (i discepoli in una stanza chiusa); vicino a coloro che hanno fame (quelli sulla riva del lago);
  2. Come Egli è vicino, anche ora, a ciascuno di noi che lo cerca, che ha paura e che ha fame.

Omelia
sulla cautela verso tutto ciò che non è secondo Cristo

“Guardatevi dal rovinarvi con la filosofia e con vani inganni, secondo la tradizione degli uomini, secondo i rudimenti del mondo e non secondo Cristo” (Colossesi 2,8).

Fratelli, non lasciamoci schiavi della filosofia, che con le sue congetture dice che non c’è vita eterna né risurrezione dai morti. Infatti, non arriviamo alla verità attraverso le congetture dell’uomo, ma per rivelazione di Dio. Ciò che sappiamo della verità lo sappiamo dalla Verità stessa, che è stata rivelata nel Signore Gesù Cristo e che ci è stata comunicata attraverso i testimoni fedeli e saggi di questa Verità: gli apostoli e i santi. Se, a causa dei nostri peccati, rifiutiamo questi testimoni e accettiamo le congetture degli uomini, cadremo in un’oscura e amara schiavitù della natura, del corpo, del peccato e della morte.

Fratelli, non lasciamoci ingannare dai vuoti miti degli uomini, creati dagli uomini e secondo gli uomini, che dicono che un altro mondo non esiste o, se un altro mondo esiste, che non ne sappiamo nulla. Ecco, noi sappiamo con certezza che un altro mondo esiste. Lo sappiamo non da congetturatori o ingannatori, ma dal Signore Gesù stesso, che è apparso ai suoi discepoli sul Monte Tabor con Mosè ed Elia (che da tempo avevano lasciato questo mondo) e che è apparso a molti dei suoi seguaci dopo la sua morte. Lo sappiamo anche dagli apostoli, dai santi e dai numerosi veggenti ai quali, grazie alla loro castità e santità, Dio ha rivelato la verità ultima sull’altro mondo. Se, a causa dei nostri peccati, non crediamo a questi testimoni santi e veritieri, dovremo credere a questi uomini empi e falsi, e saremo schiavi delle tenebre, del peccato e della morte.

Fratelli, non lasciamoci sviare dall’insegnamento mondano, che esamina animali, piante e pietre e dice di non aver trovato Dio tra queste cose, affermando così con arroganza che non c’è Dio. Ecco, noi sappiamo che il Creatore non può essere una cosa tra le cose, ma è al di sopra di tutte le cose e diverso da tutte le cose. Lo sappiamo tanto per comprensione spirituale e coscienza quanto per la chiara rivelazione del Signore Gesù stesso, che è apparso nel corpo di un uomo come il Signore di tutte le cose create, così come per la testimonianza degli apostoli e di molti altri uomini santi e perspicaci. Piuttosto, glorifichiamo il Signore Gesù risorto dai morti.

O Signore risorto, a Te sia gloria e lode per sempre. Amen.




18 APRILE

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

18 Aprile secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. IL VENERABILE GIOVANNI, DISCEPOLO DI SAN GREGORIO DELLA DECAPOLI

Al tempo dell’eresia iconoclasta, l’imperatore Leone l’Armeno sottopose Giovanni a tortura insieme al suo maestro Gregorio e a San Giuseppe l’Innografo. Quando Gregorio lasciò questa vita, Giovanni divenne abate del monastero di Decapoli a Costantinopoli. Divenuto abate, intensificò i suoi sforzi ascetici per il regno di Dio. Morì serenamente intorno all’anno 820 d.C. Dopo la sua morte, San Giuseppe lo seppellì con gli onori accanto alla tomba di San Gregorio.

  1. IL SANTO MARTIRE GIOVANNI IL NUOVO DI IOANNINA

Giovanni nacque a Ioannina, un tempo capitale dell’imperatore Pirro. Quando i suoi genitori impoveriti morirono, il giovane Giovanni si trasferì a Costantinopoli e lì continuò la sua occupazione, poiché era un artigiano. Non molto tempo prima, i Turchi circondarono Costantinopoli e molti cristiani, per paura, rinnegarono Cristo e abbracciarono la fede islamica. San Giovanni aveva la sua bottega in mezzo a questi convertiti all’Islam. Più il giovane Giovanni ardeva di amore per Cristo Signore, più si esponeva apertamente come cristiano davanti a questi traditori di Cristo. Cominciò a discutere con loro sulla fede e, infine, li rimproverò per il loro tradimento di Cristo. Lo trascinarono davanti al giudice e accusarono ingiustamente Giovanni, sostenendo che in precedenza aveva abbracciato l’Islam e che poi era tornato al cristianesimo. Dopo averlo torturato e picchiato con verghe e bastoni di ferro, lo gettarono in prigione. Il giorno successivo era la festa della Risurrezione di Cristo e, di nuovo, lo portarono fuori per ulteriori torture e Giovanni ne uscì cantando: “Cristo è risorto dai morti!”. Ai suoi torturatori disse coraggiosamente: “Fate quello che volete per mandarmi al più presto da questa vita transitoria alla vita eterna. Sono schiavo di Cristo, seguo Cristo, per Cristo muoio per vivere con Lui!”. Dopo di che, Giovanni fu legato in catene e portato sul luogo del rogo. Vedendo un grande fuoco preparato per lui, Giovanni corse e si gettò nelle fiamme. I suoi aguzzini, vedendo come amava la morte nel fuoco, lo tolsero dal fuoco e lo condannarono alla decapitazione. Dopo averlo decapitato, gettarono la testa e il corpo nel fuoco. In seguito, i cristiani setacciarono le ceneri e raccolsero alcuni resti delle sue onorevoli e mirabili reliquie e le inumarono nella Grande Chiesa [Agia Sophia – Chiesa della Santa Sapienza] di Costantinopoli. Così, San Giovanni di Ioannina morì da martire e ricevette la gloriosa corona del martirio il 18 aprile 1526 d. C. D.

  1. I SANTI MARTIRI VITTORIO, ZOTICO, ZENO, ACYNDIUS E SEVERIANO

Tutti e cinque furono martirizzati durante il regno dell’imperatore Diocleziano. Erano pagani finché non furono testimoni delle sofferenze di San Giorgio il Grande Martire. Assistendo alle sofferenze e al coraggio di questo glorioso martire e ai numerosi miracoli che si manifestarono, abbracciarono la fede cristiana per la quale, in breve tempo, anche loro soffrirono e furono coronati di gloria.

Inno di lode
IL SANTO MARTIRE GIOVANNI IL NUOVO

Giovanni l’Artigiano, di onesto mestiere,
La sua anima era luminosa come un lingotto d’oro,
per l’insegnamento di Cristo, meravigliosamente illuminata,
E prega Dio di sposarlo con la sofferenza,
Oh Cristo vittorioso, che per me è stato crocifisso,
dalle tenebre del peccato, purificami con la sofferenza!
La gloria vergognosa di un traditore, oh non darmi,
ma sposami con le sofferenze dei Tuoi sofferenti.
Preparami alle sofferenze con il Tuo Santo Spirito,
e permetti che le sofferenze siano dirette a me,
E Tu, Madre di Dio, di infinita misericordia
che sotto l’onorata croce del tuo Figlio sei rimasta in piedi,
prega per me nel momento delle mie sofferenze,
affinché, come un muro inespugnabile, io sia saldo.
Anche voi, o santi apostoli, abbiate pietà,
affinché il diavolo del genere umano non prevalga contro di me.
Martiri santi, mia gioia,
nelle vostre file, accogliete anche me!
E ora, torturatori, traditori di Di
o –

Vostra è la spada e il fuoco – ecco il mio corpo!

Riflessione
In uno degli scritti sul martirio dei cristiani durante il regno dell’imperatore persiano Sapor, si legge: “Le spade sono diventate opache, i portatori di spade sono caduti e i fabbricanti di spade si sono affaticati, ma la Croce è stata innalzata ancora di più e ha brillato del sangue dei martiri di Cristo”. Quante e quante volte i persecutori dei cristiani hanno pensato compiaciuti di aver chiuso per sempre con il cristianesimo? In sostanza, la loro vita è finita, mentre il cristianesimo si è sempre rigenerato ed è fiorito di nuovo. Tuttavia, anche in aggiunta a questa esperienza, alcuni dei nostri contemporanei pensano che la fede cristiana possa essere sradicata con la forza. Ma non dicono con quali mezzi. Dimenticano che tutti questi mezzi sono stati provati e tutti senza successo. Con ragione Tertulliano gridava ai pagani: “Invano versate il nostro sangue. Perché il sangue dei martiri è il seme del cristianesimo”.

La contemplazione
Contemplare il Signore Gesù risorto:

  1. Come la sua risurrezione abbia portato una gioia indicibile a coloro che lo hanno amato;
  2. Come la sua risurrezione abbia portato un’indicibile amarezza a coloro che lo odiavano;
  3. Come la sua ultima venuta [il secondo avvento] nel mondo in gloria e potenza provocherà, tra le varie persone, diversi sentimenti: o di gioia o di amarezza.

Omelia
Sulla testimonianza di testimoni attendibili

“Ma noi siamo stati testimoni oculari della sua potente gloria” (2 Pietro 1:16).

Quando gli apostoli parlano della gloriosa risurrezione del Signore, parlano in pluralità. Ognuno di loro, infatti, dà la sua testimonianza e quella di altri compagni. Così, l’apostolo Pietro scrive: “Noi non seguiamo miti abilmente escogitati quando vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma siamo stati testimoni oculari della sua maestà” (2 Pietro 1:16).

Natanaele non voleva credere solo per sentito dire. Per questo l’apostolo Filippo invitò Natanaele a “venire e vedere!”. (San Giovanni 1:46). Natanaele venne, vide e credette. Così è stato per gli altri apostoli: finché non si sono avvicinati a Cristo, finché non hanno sentito e finché non hanno visto, non hanno voluto credere. I miti abilmente concepiti non attiravano gli apostoli. I loro sani pensieri naturali cercavano fatti visivi e non miti.

Fratelli, la nostra fede è ben stabilita e provata. Le tracce di Dio sono ben tracciate nel mondo. Nessuno ha bisogno di dubitare. La risurrezione di Cristo è ben testimoniata. Nessuno deve disperare. Il dubbio e la disperazione sono due vermi che nascono dalla larva della mosca del peccato. Chi non pecca, vede chiaramente la traccia di Dio nel mondo e riconosce chiaramente la risurrezione di Cristo.

O Signore risorto, rafforzaci con la forza del tuo Spirito Santo affinché non pecchiamo più e non diventiamo ciechi alle tue tracce nel mondo e alla tua gloriosa risurrezione.




17 APRILE

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

17 Aprile secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. LO IERO-MARTIRE SIMEONE, VESCOVO PERSIANO

Durante il regno del malvagio imperatore Sapor [Savori], Simeone fu torturato per Cristo insieme ai suoi due presbiteri, Audel e Anania. L’eunuco dell’imperatore, Ustazan, prima aveva rinnegato Cristo e poi, toccato dal rimprovero di San Simeone, confessò di nuovo la vera fede davanti allo stesso imperatore. Con Simeone furono condotti al luogo dell’esecuzione anche un migliaio di altri cristiani. Simeone si spostò intenzionalmente per essere l’ultimo a essere decapitato, in modo da incoraggiare gli altri cristiani fino alla fine, affinché nessuno di loro vacillasse per la paura della morte. Quando il presbitero Anania pose la testa sul ceppo, tutto il suo corpo tremò. L’impiegato di corte dell’imperatore Fusik, che segretamente era cristiano, iniziò a incoraggiare Anania dicendo: “Non aver paura, vecchio, chiudi gli occhi e fatti coraggio, affinché tu possa vedere la luce divina”. Non appena Fusik disse questo, fu riconosciuto come cristiano e fu accusato davanti all’imperatore. L’imperatore lo stremò con grandi torture, così come sua figlia, la fanciulla Askitria. Dopo che San Simeone vide il suo gregge partire per l’altro mondo, fu infine decapitato. L’anno successivo, il Grande Venerdì (Venerdì Santo), anche Azat [Ustazan], l’eunuco amato dall’imperatore, fu ucciso per Cristo e con lui un migliaio di altri fedeli. Allora l’imperatore pianse il suo eunuco e bloccò ulteriori uccisioni di cristiani. Tutti loro soffrirono onorevolmente per Cristo Re e Signore nell’anno 341 o 344 d.C.

  1. SANTO ACACIO, VESCOVO DI MELITENE

Acacio visse la vita ascetica nel luogo in cui era nato, cioè a Melitene, in Armenia. Il beato Otreio, vescovo di quella città, che partecipò al Secondo Concilio Ecumenico [Costantinopoli 381 d.C.], lo ordinò presbitero. Dopo la morte di Otreio, Acacio divenne vescovo. Partecipò al Terzo Concilio Ecumenico [Efeso 431 d.C.], che condannò la malvagia bestemmia di Nestorio contro la Madre di Dio. Qui, insieme a San Cirillo di Alessandria, Acacio lottò con zelo per la purezza della fede ortodossa. Sant’Acacio possedeva molta Grazia di Dio e operò molti miracoli. Dopo un lungo e zelante servizio a Dio, Acacio morì serenamente nell’anno 435 d.C.

  1. SANT’AGAPITO, PAPA DI ROMA

Agapito fu inviato a Costantinopoli da Teodato, re dei Goti, all’imperatore Giustiniano per dissuaderlo dalla sua campagna contro i Goti. Durante il viaggio, guarì un muto e un cieco. A Costantinopoli, Agapito assistette alla conferma dell’ortodossia e morì nell’anno 536 d.C.

  1. I VENERABILI SABAZIO E ZOSIMO

Sabazio e Zosimo furono i cofondatori della comunità ascetica dell’isola di Solovetz, nel Mar Bianco. Molti grandi santi furono glorificati nella comunità di Solovetz. San Sabazio morì nel 1435 d.C. e Zosimo nel 1478 d.C.

Inno di lode
SAN ZOSIMO

Su un’isola in mezzo al mare in tempesta,
al di là della vanità del mondo e della conversazione,
Zosimo, nutre la sua anima di preghiere
difende la sua anima dai demoni con il nome di Dio.
I demoni feroci si accanirono contro di lui
E tutto il loro potere, contro di lui, si dirigeva.
A loro parla Zosimo: Invano è il vostro sforzo
finché la potente mano di Dio mi protegge.
Uccidermi è forse la volontà di Dio?
Allora colpite in fretta e non perdete tempo!
Perché vi trasformate in bestie e serpenti?
In lupi arrabbiati, tigri e scorpioni,
quando non avete la forza come le ombre,
per farmi del male.
Siete temibili solo per i figli del peccato
e per gli amanti del piacere e del riso.
Ma per gli amanti del giogo di Cristo,
della Madre di Dio e della pura ascesi,
siete come la nebbia che il vento trasporta,
che, per un momento, lo trasporta e, per un momento, lo porta via.
Se la nebbia, una roccia è in grado di sradicare,
allora io, peccatore, sono in grado di oscillare!
Lasciatemi in pace, non mi consegno a voi.
Sono il servo di Cristo, guardo a Lui.

Riflessione
Dopo il quarto Concilio Ecumenico [Calcedonia, 451 d.C.] l’imperatore eretico Anastasio bandì in esilio i patriarchi ortodossi Elia di Gerusalemme e Flaviano di Antiochia. Un giorno, simultaneamente, entrambi i santi percepirono la morte dell’imperatore eretico e si inviarono la notizia dicendo: “Anastasio è morto! Andiamo anche noi a giudicarlo davanti a Dio”. L’imperatore morì e due giorni dopo morirono entrambi i patriarchi. Che zelo per la Vera Fede! Che umile speranza davanti al giudizio di Dio. Per questi santi non si trattava di vivere più a lungo sulla terra, ma della verità di Dio. Non dicevano nemmeno: “Lo abbiamo giudicato”, ma piuttosto “Che Dio lo giudichi!”. La nostra permanenza sulla terra non è un soggiorno, ma una scelta personale per il bene o per il male, per la verità o per la falsità. Beati noi se in tutto ci fidiamo della volontà di Dio e speriamo nel suo giudizio. Perché in tutto bisogna avere una fede forte. Questi arcipreti ortodossi avevano una fede forte. Anche sant’Acacio aveva una fede forte. Una volta, durante una grande siccità, quando la gente era disperata, questo meraviglioso Acacio guidò una processione del popolo per tutta la città e fuori dalla città. Ordinò che la Divina Liturgia fosse celebrata fuori dalla città, davanti alla chiesa di Sant’Eustachio. Dopo aver consacrato i Santi Doni, Acacio non volle versare l’acqua nel vino, ma pregò Dio che Lui, l’Altissimo, facesse scendere l’acqua nel calice dalle nuvole. Dio ascoltò la preghiera del suo fedele servitore e mandò una pioggia abbondante nei campi aridi e nel calice onorato.

Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù risorto:

  1. Come quaranta giorni dopo la risurrezione Egli rimane ancora sulla terra mostrandosi ai fedeli e rafforzandoli nella fede;
  2. Come, con la sua manifestazione di quaranta giorni, dimostri che non è risorto per il suo bene, ma per il bene dell’umanità.

Omelia
Sulla meravigliosa promessa di Cristo

“Al vincitore darò il diritto di sedere con me sul mio trono” (Apocalisse 3,21).

Questa, fratelli, è la promessa di Cristo, vincitore del diavolo, del peccato e della morte.

Ma il diavolo, il peccato e la morte sono più forti dell’uomo. Chi può vincerli? Nessuno, se non Cristo e coloro che stanno saldi con Cristo e con le sue armi entrano in battaglia.

Il diavolo è vecchio come il mondo e persino più vecchio del mondo. Come può l’uomo, la cui vita si misura con un pendolo, sconfiggere colui che, per molte migliaia di anni, impara a combattere contro l’uomo? Come può un mortale vincere tutte le tentazioni del diavolo, il cui numero è pari al numero dei peccati sulla terra? In nessun modo, se non sa che il Signore Gesù ha vinto i tre principali tipi di tentazioni diaboliche sull’alta montagna. In nessun modo, se l’uomo non rimane fermo e saldo accanto a Cristo, che è più antico del tempo e più potente di tutti gli angeli, sia cattivi che buoni.

Il peccato è vecchio come il diavolo. Come può l’uomo, la cui durata di vita è misurata da un pendolo, evitare il peccato che, come una malattia contagiosa e un cattivo odore, si trasmette di generazione in generazione, di uomo in uomo, da quando l’uomo esiste su questa terra? Assolutamente no, se non sa che è esistito un Uomo, l’Unico e il Solo, che non ha commesso peccato, né alla nascita né dopo la nascita; l’Uomo-Dio Gesù Cristo che, attraverso l’umiltà della sua umanità e il fuoco della sua Divinità, ha schiacciato il peccato sulla Croce. In nessun modo, se l’uomo non sta con Cristo, che è più antico del peccato e più potente di tutti i seminatori e portatori di peccato.

La morte è antica quanto l’uomo espulso dal Paradiso. Come può un uomo, la cui vita è misurata da un pendolo, vincere la morte in questa tomba terrena? In nessun modo, se non riconosce la potenza della Croce, la sofferenza di Cristo e la verità della sua risurrezione dalla tomba. In nessun modo, se non rimane saldo con Cristo, l’onnipotente vincitore della morte.

Quale gloriosa ricompensa per coloro che ottengono la vittoria! Saranno seduti, coronati di corone di gloria, sul trono del più grande Vincitore in terra e in cielo!




16 APRILE

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

16 Aprile secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. LE SANTE MARTIRI AGAPE, CHIONIA E IRENE

Tutte e tre erano sorelle provenienti dai dintorni di Aquileia. Quando l’imperatore Diocleziano soggiornava ad Aquileia, ordinò di uccidere l’illustre padre spirituale Crisogono. In quel periodo, l’anziano presbitero Zoilo ebbe una visione in cui gli fu rivelato il luogo in cui si trovava il corpo non sepolto di Crisogono. Affrettandosi, l’anziano trovò il corpo martirizzato di Crisogono, lo mise in un sarcofago e lo conservò nella sua casa. Trenta giorni dopo, San Crisogono gli apparve e lo informò che, nel corso di nove giorni, quelle tre fanciulle avrebbero subito il martirio e che anche lui sarebbe morto in quel momento. La stessa notizia fu ricevuta in visione da Anastasia, [una donna dotata di intuito morale e spirituale], che aveva seguito l’esempio del suo maestro Crisogono. Infatti, dopo nove giorni l’anziano Zoilo morì e le tre sorelle furono processate davanti all’imperatore. L’imperatore invitò le tre fanciulle ad adorare gli idoli, ma tutte si rifiutarono e confessarono la loro ferma fede in Cristo. Irene disse all’imperatore: “Quanto è stupido adorare cose fatte di pietra e legno, che sono state ordinate per un prezzo concordato e fatte dalle mani di un uomo mortale”. L’imperatore, infuriato, le gettò in prigione. Quando l’imperatore partì per la Macedonia, tutti gli schiavi e i prigionieri furono portati con lui, e tra questi c’erano queste tre sante fanciulle. L’imperatore le consegnò a un certo comandante Dulcitius perché le torturasse. Questo comandante, infiammato da una passione oscura, voleva profanare le vergini, ma quando il comandante tentò di entrare nella prigione mentre le vergini pregavano Dio, impazzì. Cadde tra i calderoni e i vasi neri davanti alle porte e cominciò ad abbracciarli e a baciarli, per poi andarsene fuligginoso e annerito. L’imperatore, venuto a conoscenza di questo incidente, ordinò che un altro comandante, Sisinio, si occupasse del processo di queste sorelle. Dopo lunghe torture, il giudice condannò le prime due sorelle a morte per rogo e trattenne Irene ancora per un po’, sperando di contaminarla. Ma, quando mandò Irene al bordello con i soldati, un angelo di Dio salvò questa casta vergine e allontanò i soldati portandola su una collina. Il giorno dopo, il comandante con i suoi soldati si recò su questa collina e non riuscì a salirvi. Ordinò allora che Irene fosse colpita da frecce. Sant’Anastasia [discepola di Crisogono] raccolse i corpi di queste tre sorelle in un unico luogo e li seppellì onorevolmente. Tutte hanno sofferto onorevolmente per Cristo Re e Signore intorno all’anno 304 d.C.

  1. IL SANTO MARTIRE LEONIDE E CON LUI LE MARTIRI CHARIESSA, NICE, GALINA, CALLIS, NUNECHIA, BASILLISSA E THEODORA

Furono gettati in mare, ma il mare non li accolse. Camminarono sul mare come sulla terraferma e cantarono a Dio: “Su un campo di battaglia correvo, o Signore, e l’esercito mi inseguiva; o Signore non ti ho rinnegato; o Signore, salva la mia anima!”. Vedendoli, i pagani dapprima si stupirono, ma poi legarono loro delle pietre al collo e li gettarono di nuovo nelle profondità del mare, dove annegarono. Tutti loro soffrirono onorevolmente per Cristo Re e Signore nell’anno 281 d.C.

Inno di lode
LE SANTE MARTIRI AGAPIA, CHIONA E IRENE

Anime caste, corpi casti,
Come tre gigli, puri e bianchi,
Tre sorelle, eroine,
Scrigni d’oro dello Spirito Santo,
Il loro sangue è stato versato, la loro vita è stata donata,
Coronate di corone.
Agapia, amore puro,
Chiona, scintillante come la neve,
E Irene, il nome della pace.
Nei tormenti come nel mezzo di una festa
Glorificavano il Dio vivente
e il Signore risorto:
Dio altissimo, qualunque cosa abbiamo
Ecco, a Te diamo tutto:
corpo, anima e tutti i dolori.
Tutto ricevi nelle tue mani!
Dal fuoco fuso, salva il corpo,
dall’ira eterna, salva l’anima!
Oh, grazie a Te, che ci hai creati,
e ci hai reso degni di soffrire!
Tre sorelle, tre vergini,
martiri, per amore della Trinità.

Riflessione
La storia dell’anziano Barlaam. Un certo uomo aveva tre amici. Due di loro li amava sinceramente, ma il terzo lo evitava con noia. Accadde che il re convocò quest’uomo davanti a sé per rendere conto e ripagare il suo debito. L’uomo si rivolse al primo amico, che lo respinse e se ne andò. Si rivolse allora al secondo amico, ma nemmeno lui lo aiutò. Con vergogna, si rivolse allora al terzo amico e lo accompagnò con gioia davanti al re. L’interpretazione è questa: il primo amico è la ricchezza; il secondo amico è un parente; il terzo amico sono le buone opere degli uomini in questo mondo. Il re è Dio che, attraverso la morte, invia una convocazione e chiede il pagamento del debito. Un uomo morente cerca aiuto nelle sue ricchezze, ma queste si allontanano e passano subito nelle mani di un altro proprietario. Si rivolge allora ai suoi parenti, ma questi lo mandano via da solo e rimangono. Allora ricorda a se stesso le sue opere buone, che ha compiuto con tedio, e queste lo accompagnano immediatamente sul cammino alla presenza del Re e del Giudice. Chi ha orecchie per ascoltare, ascolti. Gli unici compagni dell’anima nell’altro mondo sono le opere dell’uomo, siano esse buone o cattive. Tutto ciò che era caro e prezioso per l’uomo, lo lascia e si allontana da lui. Solo le sue opere, fino all’ultima, lo accompagnano. Chi ha voglia di capire, capisca.

Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù risorto:

  1. Come, secondo la testimonianza di San Paolo, Egli apparve vivo a cinquecento persone in una sola volta: “Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta, la maggior parte dei quali vive ancora, anche se alcuni si sono addormentati” (1 Corinzi 15:6);
  2. Come apparve all’apostolo Giacomo e, ancora, secondo la testimonianza dell’apostolo Paolo: “Poi apparve a Giacomo e poi a tutti gli apostoli” (1 Corinzi 15:7);
  3. Come al tempo dell’apostolo Paolo, vivevano ancora molti al di fuori della cerchia degli apostoli, che Lo avevano visto.

Omelia
Sulla sobrietà del peccato

“Diventate sobri come si deve e smettete di peccare” (1 Corinzi 15:34).

L’apostolo Paolo dà questo comandamento in relazione alla risurrezione di Cristo. Dopo aver elencato molte prove della risurrezione del Signore, comanda con decisione ai fedeli di smaltire la sbornia necessaria e di non peccare più.

Perché l’apostolo fa dipendere la nostra sobrietà dalla risurrezione del Signore? Perché la risurrezione di Cristo dai morti è la principale risposta al peccato. E perché nient’altro al mondo può distoglierci dal peccato come la consapevolezza che il Signore è risorto dalla tomba e ora siede vivo sul Trono della Gloria e ci aspetta per il suo giudizio. Peccare, dopo questa consapevolezza, è completamente assurdo. Smettere di peccare, dopo questa conoscenza, è perfettamente naturale e ragionevole.

“Diventate sobri come dovreste!”. Non a malincuore, ma completamente. Eliminate dalla vostra mente anche solo il ricordo del peccato. Perché il peccato è come una pianta che può crescere anche nei luoghi più aridi. Basta una goccia di umidità e, apparentemente, una pianta appassita diventa verde. Un solo ricordo di un peccato morto, apparentemente dimenticato da tempo, lo fa rivivere e lo fa diventare più forte.

I pagani e i peccatori, che non hanno avuto l’esempio della risurrezione dei morti e che peccano, avranno una sorta di giustificazione al Giudizio. Diranno: “Non c’era nulla di così potente che potesse dissuaderci dal peccare. Credevamo che la tomba fosse l’ultimo delta del fiume della vita umana, perché non avevamo alcuna prova della vita dopo la morte”. Così parleranno i pagani? Ma come vi giustificherete voi cristiani, che avete saputo della risurrezione di Cristo e non vi siete ravveduti; che avete sentito tante testimonianze della risurrezione e del giudizio eppure continuate a peccare? Come vi giustificherete?

Fratelli miei, per una volta smaltite la sbornia come si deve e non peccate, perché Cristo è risorto dalla tomba.

O Signore risorto e vivente, aiutaci a disintossicarci dal peccato una volta per tutte.




15 APRILE

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

15 Aprile secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. I SANTI APOSTOLI ARISTARCO, PUDES E TROFIMO

Erano annoverati tra i settanta apostoli. Aristarco era vescovo di Apamea, in Siria. L’apostolo Paolo lo cita più volte. “La città si riempì di confusione e il popolo accorse all’unisono nel teatro, catturando Gaio e Aristarco” (Atti degli Apostoli 19:29). “Aristarco, mio compagno di prigionia, vi saluta, così come Marco, cugino di Barnaba (riguardo al quale avete ricevuto istruzioni), se viene da voi, accoglietelo” (Colossesi 4:10). “Epafra, mio compagno di prigionia in Cristo Gesù, vi saluta, così come Marco, Aristarco, Dema e Luca, miei collaboratori” (Filemone 1:23,24). Aristarco era stato catturato a Efeso insieme a Gaio da una moltitudine di persone che si erano sollevate contro Paolo. L’apostolo Paolo scrive ai Colossesi: “Aristarco, mio compagno di prigionia, vi saluta” (Colossesi 4:10). Nell’epistola a Filemone, Paolo chiama Aristarco “mio collaboratore” insieme a Marco, Demas e Luca.

Pudes era un illustre cittadino di Roma. L’apostolo Paolo lo cita una volta. “Eubulo, Pudes, Lino, Claudia e tutti i fratelli vi salutano” (2 Timoteo 4:21). All’inizio, la casa di Pudes era un rifugio per i sommi apostoli [Pietro e Paolo] e in seguito fu trasformata in un luogo di culto, chiamato Chiesa del Pastore.

Trofimo proveniva dall’Asia. “Lo accompagnavano Sopater, figlio di Pirro, da Beroea, Aristarco e Secondo da Tessalonica, Gaio da Derbe, Timoteo e Tychicus e Trofimo dall’Asia” (Atti degli Apostoli 20:4). Egli accompagnò l’apostolo nei suoi viaggi. In un luogo l’apostolo Paolo scrive: “Ho lasciato Trofimo malato a Mileto” (2 Timoteo 4:20).

Durante la persecuzione di Nerone, quando l’apostolo Paolo fu decapitato, furono decapitati anche tutti e tre questi gloriosi apostoli.

  1. IL SANTO MARTIRE SABAS IL GOTO

Nel Gothland c’era una brutale persecuzione contro i cristiani. Un certo principe dei Goti [Atharidus] entrò nel villaggio dove viveva questo devoto Sabas e chiese agli abitanti: “Ci sono cristiani che vivono nel vostro villaggio?”. Essi lo convinsero giurando che non ce n’erano. Allora Sabas si presentò davanti al principe e al popolo e disse: “Che nessuno giuri per me; io sono un cristiano!”. Vedendo Sabas, misero e povero, il principe lo lasciò andare in pace dicendo: “Questo qui non può nuocere né giovare a nessuno”. L’anno successivo, verso Pasqua, un certo sacerdote Sansala giunse in questo villaggio e celebrò con Sabas la gloriosa festa della Pascha [Resurrezione]. Venuti a conoscenza di ciò, i pagani assalirono improvvisamente la casa di Sabas e cominciarono a picchiare senza pietà questo santo uomo di Dio con delle canne e, inoltre, trascinarono il corpo nudo di Sabas tra le spine e poi legarono sia Sabas che Sansala a un albero e offrirono loro da mangiare la carne dei sacrifici idolatri. Questi uomini di Dio ricordarono le parole degli apostoli e rifiutarono di mangiare gli impuri sacrifici del diavolo. Infine, il principe Atharidus condannò Sabas a morte e lo consegnò ai soldati. Pieno di gioia, Sabas arrivò al patibolo lodando Dio. Riconoscendolo come un uomo buono, i soldati vollero liberarlo lungo la strada e, per questo, Sabas si addolorò molto e disse ai soldati che avevano il dovere di eseguire l’ordine del principe. I soldati lo portarono quindi al fiume Mussovo [a Targoviste, in Romania, vicino a Bucarest] gli legarono una pietra al collo e lo gettarono in acqua. Il suo corpo fu portato a riva. In seguito, durante il regno dell’imperatore Valente, quando il comandante greco Ioannis Soranos era in guerra con i Goti, scoprì il corpo di Sabas e lo trasportò in Cappadocia. Sabas, il santo, morì all’età di 31 anni nel 372 d.C.

  1. LE SANTE MARTIRI BASILISSA E ANASTASIA

Basilissa e Anastasia erano due romane pie e devote. Durante il regno dell’imperatore Nerone, raccolsero i corpi uccisi dei discepoli degli apostoli e li seppellirono con onore. Per questo furono accusate e imprigionate. Dopo lunghe torture, durante le quali furono loro tagliati i seni e la lingua, furono infine decapitate.

Inno di lode
I SANTI MARTIRI

Martiri radiosi, il loro sangue hanno versato,
E tutta la terra nera, con il loro sangue, si macchiò.
Il fuoco in cui furono bruciati era potente,
ma più forte è stato l’amore con cui hanno amato Cristo.
Per il sommo bene, un martire deve essere
Con quale ricchezza può essere paragonato?
Cristo onnivittorioso, il Re di quest’età,
ha accolto le vostre anime coraggiose in cielo.
Dalle mani degli angeli le ha prese a sé,
e ha benedetto tutte le vostre pene.

La riflessione
A proposito della contemplazione, San Gregorio Sinaita scrive: “Confermiamo che ci sono otto soggetti principali per la contemplazione: Primo, Dio, invisibile e imperscrutabile; senza inizio e increato; la Causa Prima di tutto ciò che esiste; Trino; la sola e unica Divinità preesistente; Secondo, l’ordine e il rango delle potenze razionali: [le potenze senza corpo del cielo; il mondo angelico].Terzo, la composizione delle cose visibili; Quarto, il piano dell’Incarnazione del Verbo; Quinto, la resurrezione generale; Sesto, l’impressionante seconda venuta (Secondo Avvento) di Cristo; Settimo, il tormento eterno; Ottavo, il Regno dei Cieli. I primi quattro sono già stati rivelati e appartengono al passato. Gli ultimi quattro non sono ancora stati rivelati e appartengono al futuro, anche se sono chiaramente contemplati da coloro che, con l’aiuto della Grazia acquisita, hanno raggiunto la completa purezza della mente. Chiunque si accosti a questo compito di contemplazione senza l’illuminazione della Grazia, sappia che sta costruendo fantasie e non possiede l’arte della contemplazione”. Così scriveva il grande e perspicace Gregorio Sinaita che, ciò che sa, lo sa per esperienza personale.

La contemplazione
Contemplare il Signore Gesù risorto:

  1. Come si preoccupa del nutrimento fisico dei suoi discepoli; come spezza e benedice il pane per i discepoli di Emmaus;
  2. Come sulla riva del lago chiese ai suoi discepoli: “Avete preso qualcosa da mangiare?” (San Giovanni 21:5). Quando gli risposero di no, preparò pane e pesce e lo diede loro.

Omelia
Su come assomiglieremo a Colui che amiamo.

“Amati, noi siamo fin d’ora figli di Dio; ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando sarà rivelato saremo simili a Lui, perché lo vedremo così com’è” (1 Giovanni 3:2).

Finora eravamo schiavi e ora siamo figli di Dio. Eravamo schiavi del male e ora siamo servi del bene, il bene supremo in cielo e in terra. Eravamo schiavi di tutto ciò che è inferiore e peggiore nell’uomo e ora serviremo l’Altissimo e il Bene Supremo. Eravamo schiacciati dalle tenebre e ora lavoreremo nella luce. Finora il diavolo, il peccato e la morte ci tenevano in una continua paura, mentre ora vivremo vicino a Dio nella libertà e nella gioia.

Ora, quando ora? Ora, quando il Signore è apparso sulla terra in carne e ossa, quando ci ha dato la conoscenza della luce, della libertà e della vita; quando è gloriosamente risorto e si è manifestato nel suo corpo glorificato; quando ha compiuto tutte le profezie dei profeti e tutte le sue promesse. Ora anche noi siamo figli di Dio: “Figli della luce ed eredi del Regno”.

“Saremo come Lui”. In verità, questo non si è ancora materializzato, ma Lui si è manifestato e, per ora, questo è sufficiente. Egli stesso ha mostrato quanto è bello l’uomo nella risurrezione e sappiamo che anche noi saremo come Lui. L’apostolo Giovanni dice: “Sappiamo che saremo come Lui”. Non dice che lo sospettiamo o che ci è stato detto, ma dice: “Sappiamo che saremo come Lui”. Perché non è risorto per amore suo, ma per amore nostro. Non è risorto dalla tomba solo per mostrare la sua potenza ai morti che sono senza speranza, ma per assicurare ai morti che anche loro vivranno di nuovo e per mostrare loro come saranno quando saranno vivificati. Né gli apostoli scrissero: “Noi sappiamo”, a causa della loro vanità di fronte agli ignoranti, ma per amore fraterno verso gli uomini, affinché tutti gli uomini conoscano lo stesso e “affinché anche noi potessimo sapere”.

O Signore risorto, conferma anche in noi questa conoscenza salvifica attraverso le preghiere dei tuoi santi apostoli.




14 APRILE

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

14 Aprile secondo il vecchio calendario della Chiesa

  1. SAN MARTINO IL CONFESSORE, PAPA DI ROMA

Martino divenne papa il 5 luglio 649 d.C., all’epoca dei furiosi dibattiti tra gli ortodossi e gli eretici monoteliti, che aderivano alla credenza in un’unica volontà in Cristo. A quel tempo regnava Costanzo II, nipote di Eraclio. Il patriarca di Costantinopoli era Paolo. Per stabilire la pace nella Chiesa, l’imperatore compilò un libretto, intitolato Typos, molto favorevole agli eretici. Papa Martino convocò un Concilio di centocinque vescovi (nella Chiesa del Santissimo Salvatore nel Palazzo del Laterano, in ottobre) che condannò questo opuscolo dell’imperatore. Allo stesso tempo, il Papa scrisse una lettera al Patriarca Paolo, implorandolo di aderire alla purezza della fede ortodossa e di consigliare all’imperatore di rinunciare a questi sofismi eretici. Questa lettera fece arrabbiare sia l’imperatore che il patriarca. L’imperatore inviò Olimpio, uno dei suoi comandanti, a Roma per portare il papa a Costantinopoli in catene. Il comandante non osò legare il papa, ma corruppe un soldato perché lo uccidesse in chiesa con una spada. Quando il soldato entrò in chiesa con la spada nascosta, fu immediatamente accecato. Così, per la Provvidenza di Dio, Martino scampò alla morte. In quel periodo, i Saraceni attaccarono la Sicilia e a Olimpio fu ordinato di recarsi in Sicilia e lì morì. Poi, secondo gli intrighi del patriarca eretico Paolo, l’imperatore inviò Teodoro, un altro comandante, per legare il Papa e portarlo a Costantinopoli con l’accusa che lui, Papa Martino, era in collaborazione con i Saraceni e non onorava la Madre di Dio Tutta Pura. Quando il comandante arrivò a Roma e lesse l’accusa contro di lui, Papa Martino rispose che: “Si tratta di una calunnia e che egli non ha alcun legame con i Saraceni, gli avversari del cristianesimo”. Per quanto riguarda la Madre di Dio tutta pura, se uno non la onora, non la confessa e non la riverisce, sia maledetto in questo mondo e nell’altro”. Tuttavia, ciò non modificò la decisione del comandante. Papa Martino fu legato e portato a Costantinopoli, dove rimase a lungo in prigione, dolorosamente malato, soffrendo di ansia e fame, finché alla fine fu condannato all’esilio a Cherson. Papa Martino visse due anni in esilio e morì nell’anno 655 d.C., offrendo la sua anima al Signore, per il quale aveva molto sofferto. Due anni prima della morte di Papa Martino, morì Paolo, pentito. Quando l’imperatore gli fece visita prima della sua morte, Paolo volse la testa verso il muro e pianse, confessando di aver molto peccato contro Papa Martino e pregando l’imperatore di liberarlo.

  1. I SANTI MARTIRI ANTONIO, GIOVANNI ED EUSTACHIO [EUSTATHIUS]

Tutti e tre erano pagani e, all’inizio, erano adoratori del fuoco. Erano tutti servi nel palazzo del principe lituano Olgard a Vilna. In passato erano chiamati: KRUGLETZ, KUMETZ E NEZILO. Tutti e tre furono battezzati dal sacerdote Nestor. Tutti e tre furono impiccati, uno dopo l’altro, alla stessa quercia nell’anno 1347 d.C. I cristiani abbatterono l’albero ed eressero una chiesa in onore della Santissima Trinità. Le venerate reliquie di questi martiri furono poi collocate in questa chiesa e dal ceppo della quercia fu ricavato un sacro tavolo d’altare. Le loro reliquie riposano a Vilna.

  1. IL SANTO MARTIRE ARDALIONE, L’ATTORE

All’inizio Ardalione era un attore-comico. Per intrattenere il popolo, interpretava con entusiasmo il ruolo di un martire della fede deridendo i cristiani in ogni modo possibile. Quando si verificò una persecuzione durante il regno dell’imperatore Massimiano, il suo spirito cambiò completamente. Davanti alla folla, gridò a gran voce che era cristiano e che non stava scherzando. Per questo motivo, Ardalione fu condannato, soffrì per Cristo e morì legato a un’intelaiatura di verghe roventi, rappresentando così il vero e onorevole ruolo di un martire.

Inno di lode
SAN MARTINO

San Martino Papa, prima che parli il Senato:
Che il mio corpo sia schiacciato e bruciato,
e le sofferenze più crudeli le sopporterò con gioia;
Ma la vera fede non la rinnegherò.
Il Buon Salvatore era Dio e Uomo,
Due nature diverse con due volontà, Egli portava,
ma due nature in una sola persona,
ed entrambe le volontà in un’unica luce.
Una tale fede ci è stata trasmessa da tutti i Padri,
Per questa fede, molti hanno sofferto.
Che possa soffrire anch’io, il più piccolo di tutti.
Il servo del mio Signore, tra tutti il più peccatore!
Così Martino confessò a tutti la sua fede
E disse la verità davanti agli eretici.
Qual è il valore dell’uomo quando teme Dio?
Al di sopra dei piccoli uomini, egli [Martino] sta come una montagna!

Riflessione
“Al monaco si addice amare Dio come un figlio e temerlo [Dio] come uno schiavo”, dice sant’Evagrio. Naturalmente, questo si addice anche a ogni cristiano, anche se non è un monaco. È una grande arte per chiunque unire l’amore per Dio e il timore di Dio. Molti altri Santi Padri, quando parlano dell’amore per Dio, menzionano allo stesso tempo anche il timore di Dio e viceversa. Nella sua omelia: “Sull’amore perfetto”, San Giovanni Crisostomo parla contemporaneamente della sofferenza e delle pene dell’inferno. Perché? Perché il grande amore dell’uomo verso Dio senza paura sconfina impercettibilmente nell’orgoglio e poi, di nuovo, un grande timore di Dio senza amore porta alla disperazione.

Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù risorto:

  1. Come apparve ai discepoli sulla riva del lago e si rivolse a loro come “figli” (San Giovanni 21:5).
  2. Come riempì di nuovo le loro reti di pesci ed essi lo conobbero ma non osarono chiedergli: “Chi sei?” (San Giovanni 21:12).

Omelia
Sull’esperienza personale di tutti gli apostoli.

“Ciò che abbiamo udito, ciò che abbiamo visto con i nostri occhi, ciò che abbiamo guardato e toccato con le nostre mani, ora ve lo annunciamo” (1 S. Giovanni 1,1).

Ecco, questa è la predicazione apostolica! Gli apostoli non parlano come saggi mondani, né come filosofi e tanto meno come teorici che fanno supposizioni su qualcosa per scoprire qualcosa. Gli apostoli parlano di cose che non hanno cercato ma da cui sono stati inaspettatamente circondati; di fatti che non hanno scoperto ma che, per così dire, hanno inaspettatamente trovato e colto. Non si sono occupati di ricerche spirituali né hanno studiato psicologia, né tanto meno si sono occupati di spiritismo. La loro occupazione era la pesca, un’occupazione fisica totalmente esperienziale. Mentre pescavano, l’Uomo-Dio [Gesù] apparve loro e, cautamente e lentamente, li introdusse a una nuova vocazione al Suo servizio. All’inizio non gli credettero, ma ancora più cautamente e lentamente, con timore, esitazione e molti tentennamenti, si avvicinarono a Lui e lo riconobbero. Finché gli apostoli non lo videro molte volte con i loro occhi e finché non ne discussero molte volte tra di loro e finché non lo sentirono con le loro mani, il fatto sperimentato è soprannaturale, ma il loro metodo per riconoscere questo fatto è completamente sensoriale e positivamente appreso. Nemmeno uno studioso contemporaneo sarebbe in grado di utilizzare un metodo più positivo per conoscere Cristo. Gli apostoli non videro solo un miracolo, ma numerosi miracoli. Ascoltarono non solo una lezione, ma molte lezioni che non potevano essere contenute in numerosi libri. Hanno visto il Signore risorto per quaranta giorni; hanno camminato con Lui, hanno conversato con Lui, hanno mangiato con Lui e lo hanno toccato. In una parola: hanno avuto personalmente e di prima mano migliaia di fatti meravigliosi grazie ai quali hanno appreso e confermato un unico grande fatto, cioè che Cristo è l’Uomo-Dio, il Figlio del Dio vivente, il Salvatore amante dell’umanità e il Giudice onnipotente dei vivi e dei morti.

O Signore risorto, confermaci nella fede e nell’ardore dei tuoi Santi Apostoli.




13 APRILE

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

13 Aprile secondo il vecchio calendario della Chiesa

  1. IL SACERDOTE-MARTIRE ARTEMONE

Artemone era sacerdote a Laodicea durante il regno dell’imperatore Diocleziano. Davanti al giudice che lo tormentava, parlava di sé: “Mi chiamo Artemone, schiavo di Cristo, mio Dio. Per sedici anni sono stato lettore e ho letto libri nella Chiesa del mio Dio. Per ventotto anni sono stato diacono e ho letto il Santo Vangelo. Con l’aiuto di Cristo, ho compiuto trentatré anni come presbitero insegnando agli uomini e mettendoli sulla via della salvezza”. Il giudice lo portò al tempio di Esculapio, dove gli indovini allattavano grandi rettili dedicati a questo “dio”. Tutti ipotizzarono che i serpenti avrebbero morso Artemone. Artemone si fece il segno della croce e con il suo potere inchiodò a terra tutti i serpenti rendendoli incapaci di muoversi. Poi li portò tutti nel cortile, soffiò su di loro e tutti morirono all’istante. Tutti gli indovini furono presi da grande paura. Vedendo questo miracolo, Vitalis, l’indovino capo del tempio, cadde in ginocchio davanti ad Artemone e gridò: “Grande è il Dio cristiano!”. Il martire allora lo battezzò insieme a diversi suoi amici. Il giudice maligno continuò a nutrire la sua cattiveria e a torturare l’anziano Artemone in vari modi. Una volta voleva gettarlo in una vasca di pece bollente, ma cadde da cavallo nella pece ed egli stesso fu incenerito. Furono viste due aquile che piombarono sul giudice, lo sollevarono da cavallo e lo gettarono nella pece. Sant’Artemone rimase libero per un certo periodo e viaggiò, sempre accompagnato dai suoi due amati cervi, e istruì il popolo. Di nuovo catturato, fu decapitato nell’anno 303 d.C. e la sua anima prese dimora nel Regno di Cristo nostro Dio, che Sant’Artemone servì fedelmente.

  1. IL SANTO MARTIRE CRESCENS

Crescens era originario della città di Myra, in Licia. Era un cittadino onorato e ben conosciuto. Confessò apertamente la sua fede in Cristo e derise gli idoli morti. Per questo motivo fu bruciato dai pagani.

  1. LA SANTA MARTIRE THOMAIS

Thomais nacque ad Alessandria d’Egitto da genitori onorevoli. Fin da giovane le fu insegnata la pietà. All’età di quindici anni si sposò con un uomo d’onore. Suo suocero era un vecchio vile e, in assenza del figlio, aggredì la nuora e volle sedurla. Thomais, terrorizzata, ricordò al suocero la Legge di Dio e gli sfuggì dalle mani. Dopo una lotta prolungata, il suocero estrasse un coltello e uccise la nuora, tagliandola poi a metà. In quel momento, il castigo di Dio si abbatté su di lui. Rimase accecato all’istante e non riuscì a trovare la porta da cui uscire. Qui, in questa stanza, fu colto sul fatto e consegnato al tribunale che lo condannò a morte. Così, Thomais soffrì per il comandamento di Dio sulla fedeltà coniugale e la castità. In seguito, molti di coloro che sarebbero stati tentati da passioni adulterine rivolsero le loro preghiere a Santa Thomais e ricevettero da lei un forte aiuto. Daniele, il grande asceta, traslò le sue reliquie a Scete e le seppellì nel cimitero dei monaci-sacerdoti. Santa Thomais soffrì nell’anno 476 d.C.

Inno di lode
SANTA THOMAIS

Chiunque soffra a causa delle sue azioni malvagie
non ha parte con gli angeli:
Chi soffre per la volontà di Dio,
e per amore di Cristo, sopporta le disgrazie,
sia da parte dei fedeli che degli infedeli,
quello guarderà il volto di Dio.
Thomais, serva di Dio,
secondo il suo cuore, era una persona vera, devotamente orante.
Ma, per amore della legge di Dio, soffrì
dal suocero, arrogante.
Lascia, o suocero, il mio povero corpo in pace!
Non hai paura del Dio altissimo?
Il corpo umano, anche se è semplice fango
per l’anima, da Dio, a noi, è dato.
Se, con il peccato, contaminiamo il corpo,
della nostra anima, spezziamo le ali,
dal Dio vivente la separiamo,
e all’impuro la diamo come bottino.
Per una passione cieca, il suocero la fece a pezzi;
Che Dio perdoni! disse il giusto.
Ma all’assassino è toccata la cecità.
Il duplice cieco, intorno all’Ade, striscia.

Riflessione
Quando portarono in tribunale il martire Crescens, un nobile di Myra in Licia, il giudice, per convincerlo ad adorare gli idoli, lo consigliò a lungo. Non riuscendovi, disse infine a Crescens: “Adora [gli idoli] solo nel corpo e inchinati davanti al tuo Dio nello spirito!”. A ciò, l’onorevole Crescens rispose: “Il corpo non può fare nulla indipendentemente dall’anima, che è la sua forza motrice e la sua guida”. Per questo Crescens fu ucciso. Una lezione evidente: un cristiano non può essere doppio. Un’altra lezione ancora: Un cristiano ha l’obbligo di servire il suo Creatore anche con il corpo e non solo con l’anima. Con questo si confuta la falsa posizione di certi cristiani che vivono fisicamente come pagani e nel frattempo si lodano di credere in Dio e di amare Dio con la loro anima. Si dividono in due e si mettono al servizio di due padroni, anche se le labbra più sante [Le labbra di Gesù Cristo] hanno proclamato che ciò è impossibile.

Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù risorto:

  1. Come a causa di Tommaso, momentaneamente l’unico incredulo tra i discepoli, Egli apparve di nuovo nel suo corpo glorificato;
  2. Come Tommaso credette di nuovo, quando mise il dito sulle cicatrici delle ferite del Corpo tutto puro del Signore e credette.

Omelia
Sulla prova di Tommaso

“Mio Signore e mio Dio” (San Giovanni 20,28).

Quando l’apostolo Tommaso sentì le ferite del Signore Gesù, gridò: “Mio Signore e mio Dio!”. Quando Maria Maddalena udì la voce del Risorto nella sua anima, gridò: “Mio Signore e mio Dio!”. Quando Saulo vide la luce e udì le parole del risorto, riconobbe: “Mio Signore e mio Dio!”. Quando i pagani, stupiti, osservarono come l’innumerevole numero di martiri si sottopone con gioia alle pene e chiesero loro: “Chi è questo Cristo?” Tutti risposero: “Il mio Signore e il mio Dio!”. Quando gli schernitori ridicolizzarono l’esercito degli asceti e chiesero loro: “Chi è Colui per il quale hanno preso su di sé l’imponente peso della mortificazione?”. Tutti avevano una sola risposta: “Il mio Signore e il mio Dio!”. Quando gli spregiatori deridevano le vergini che avevano fatto voto di verginità e chiedevano loro: “Chi è Colui per il quale hanno rinunciato al matrimonio?”. Tutte avevano una sola risposta: “Il mio Signore e il mio Dio!”. Quando gli avari, stupiti, chiesero ai ricchi: “Chi è Colui per il quale distribuiscono le loro ricchezze e diventano mendicanti?”. Tutti risposero, all’unisono: “Il mio Signore e il mio Dio!”. Alcuni Lo hanno visto e hanno detto: “Mio Signore e mio Dio!”. Alcuni Lo hanno solo udito e hanno detto: “Mio Signore e mio Dio!”. Alcuni lo hanno solo sentito e hanno detto: “Mio Signore e mio Dio!”. Alcuni Lo hanno solo osservato nel tessuto degli eventi e nei destini dei popoli e hanno detto: “Mio Signore e mio Dio!”. Alcuni hanno sentito la Sua presenza nella loro vita e hanno gridato: “Mio Signore e mio Dio!”. Alcuni lo hanno riconosciuto da qualche segno, su se stessi o sugli altri, e hanno gridato: “Mio Signore e mio Dio!”. Altri ancora hanno solo sentito parlare di Lui da altri, hanno creduto e hanno gridato: “Mio Signore e mio Dio!”. In verità, questi ultimi sono i più benedetti! Esclamiamo anche noi, con tutto il cuore, indipendentemente da come siamo arrivati a riconoscerlo o da come siamo venuti a conoscenza di Lui: “Mio Signore e mio Dio!”.




12 APRILE

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

12 Aprile secondo il vecchio calendario della Chiesa

  1. VENERABILE ISACCO IL SIRO (II) – Abate di Spoleto (ca. 550)

Isacco il Siro (I) è commemorato il 28 gennaio. San Gregorio nei Dialoghi scrive di questo Isacco II. Venne in Italia al tempo dei Goti ed entrò in una chiesa per pregare nella città di Spoleto. Implorò il sagrestano di permettergli di rimanere chiuso in chiesa per tutta la notte. Così trascorse l’intera notte in preghiera, rimanendo nello stesso luogo. La stessa cosa accadde il giorno successivo e anche la notte dopo. Il sagrestano lo chiamò ipocrita e lo colpì con un pugno. Immediatamente il sagrestano impazzì. Vedendo che il sagrestano era amaramente tormentato, Isacco si chinò su di lui e lo spirito maligno si allontanò da lui e il sagrestano tornò in salute. Alla notizia di questo incidente, l’intera popolazione della città si affollò intorno a questo sorprendente straniero. Gli offrirono denaro e proprietà, ma egli rifiutò tutto e non accettò nulla e si ritirò nella foresta dove si costruì una cella, che si trasformò rapidamente in un grande monastero. Isacco era noto per aver compiuto miracoli e soprattutto per il suo speciale “dono del discernimento”. In un’occasione, ordinò ai confratelli di portare tutte le zappe nella vigna e di lasciarle lì. Il giorno dopo Isacco, insieme ai fratelli, uscì nella vigna e portò con sé il pranzo. I fratelli erano perplessi. Per chi era questo pranzo, visto che non c’erano operai? Arrivati alla vigna, c’erano tanti uomini che scavavano quante erano le zappe. Ecco cosa accadde: questi uomini erano venuti come ladri per rubare le zappe, ma per la potenza di Dio furono trattenuti a scavare tutta la notte. In un’altra occasione, due uomini parzialmente vestiti vennero da Isacco e gli chiesero dei vestiti. Isacco mandò un monaco in un albero cavo lungo la strada per recuperare ciò che avrebbe trovato lì. Il monaco partì, trovò degli abiti e li portò al monastero. L’abate prese questi abiti e li diede ai mendicanti. I mendicanti si vergognarono moltissimo quando riconobbero i propri abiti che avevano nascosto in quell’albero. Una volta, un uomo mandò due arnie al monastero. Il monaco ne nascose una lungo la strada e l’altra la portò al monastero e lo consegnò all’abate. Il santo gli disse: “Fai attenzione al tuo ritorno. Nell’alveare che hai lasciato lungo la strada, infatti, si è intrufolato un serpente velenoso. Fai attenzione, quindi, che non ti morda”.

  1. SAN BASILIO IL CONFESSORE

All’epoca della controversia iconoclasta, quest’uomo devoto era vescovo nella città di Parius, in Asia Minore. Si rifiutò di firmare un documento imperiale contro la venerazione delle icone. Per questo motivo, Basilio fu molto perseguitato e duramente torturato. Rimase saldo come un diamante nella sua ortodossia. Morì all’inizio dell’VIII secolo e fu tradotto al Signore.

  1. IL VENERABILE ACACIO

Acacio era originario del villaggio di Gollitsa, in Epiro. Era un grande asceta athonita, padre spirituale e possedeva il “dono del discernimento”. Acacio ebbe molte visioni celestiali. Diede la sua benedizione a diversi monaci che scelsero la mortificazione del martirio. Acacio morì nel suo novantottesimo anno di età, nel 1730 d.C.

  1. LA VENERABILE ATANASIA

Atanasia nacque nell’isola di Eginia da genitori ricchi e benevoli. Distribuì i suoi beni ai poveri e si ritirò in un convento. Lì si sottopose a mortificazioni sempre più difficili. Atanasia si nutriva solo una volta al giorno e solo di pane e acqua. Durante il digiuno del periodo quaresimale, mangiava una volta ogni due giorni. Assaggiava olio e pesce solo nelle feste della Natività e della Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Anche se era la badessa di questo convento, Atanasia era una serva delle altre sorelle e non si faceva servire da nessuno. Atanasia fu resa degna del grande dono di operare miracoli, sia in vita che dopo la morte. Morì nel Signore nell’anno 860 d.C.

Inno di lode
SANTA ATANASIA

Atanasia, anima bellissima,
sulla terra, risplendeva come una stella luminosa,
Per mezzo dello spirito, vinse la debolezza corporea,
Ancora giovane, si innamorò di Dio;
Attraverso digiuni e veglie, il suo corpo appassì,
solo per ottenere la salvezza della sua anima;
Molto ha posseduto, molto ha distribuito ai poveri,
Tutto di se stessa, alla volontà di Dio, diede.
Una visione che vide nella chiesa, santa:
Una luce celeste penetrò le tenebre,
e le giunse una voce: Atanasia,
Mitezza e umiltà: questo è gradito a Dio,
In questo, esercitati sopra ogni altra cosa
Mentre il tuo cuore batte e il tuo spirito respira.
Atanasia, eseguì il consiglio.
E, ogni orgoglio in se stessa, fu schiacciato,
La sua volontà a Dio si è totalmente consegnata,
Obbediente a Dio, come il sole ardente.
Amore, con amore il Signore la ricambiò
E con Grazia ricompensò le sue fatiche.
E quando il suo tempo sulla terra finì
le concesse la vita, immortale e paradisiaca.

Riflessione
Il malvagio imperatore Costantino Copronimo aveva una figlia virtuosa, la fanciulla Anthusa: “Un bel ramo su un albero malvagio”. Nonostante tutte le pressioni esercitate dal padre affinché si sposasse, Anthusa rimase irremovibile, perché era fermamente legata a un amore sincero per Cristo Signore. Alla morte del padre, Anthusa distribuì tutto il suo patrimonio ai poveri, entrò in convento e fu tonsurata suora. Quanto stupore infondono i molti uomini nobili che hanno lasciato la vanità di questo mondo e hanno seguito la via stretta di Cristo; due volte più stupiscono le molte donne che hanno disprezzato sia la giovinezza e le ricchezze sia le attrazioni transitorie di questo mondo per amore di Cristo. Nostro Signore stesso ha detto: “Sarebbe difficile per chi è ricco entrare nel Regno dei Cieli” (San Matteo 19:23). Difficile sì, ma non impossibile. Per colui che disprezza se stesso, è facile disprezzare le ricchezze del mondo intero.

Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù risorto:

  1. Come entra attraverso le porte chiuse tra i suoi discepoli e dà loro la pace;
  2. Come il suo corpo glorificato non ha ostacoli materiali per apparire dove vuole.

Omelia
Sulla città che si sta costruendo.

“Poiché qui non abbiamo una città duratura, ma cerchiamo quella che deve venire” (Ebrei 13:14).

Fratelli, dove sono le grandi città di Babilonia e Ninive? Oggi solo lucertole giacciono nella polvere delle loro torri. Memphis e Tebe, non erano forse l’orgoglio dei faraoni e dei principi dell’umanità? Oggi è difficile stabilire il luogo esatto in cui si trovavano queste due città.

Tuttavia, lasciamo queste città di pietre e mattoni. Guardiamo alle città di sangue, carne e ossa. Gli uomini costruiscono la città del loro corpo più lentamente e più minuziosamente di quanto non facciano le fortezze e le cattedrali. Gli uomini impiegano dagli ottanta ai cento anni per costruire la città del loro corpo e, alla fine, vedono che il loro sforzo è vano. Ciò che hanno impiegato decenni per costruire con cura e costante paura, crolla nella polvere della tomba in un batter d’occhio. Quale città corporea non viene rovesciata e ridotta in polvere? Nessuna.

Ma lasciamo le città del corpo. Guardiamo alle città della fortuna che gli uomini hanno costruito di generazione in generazione. I materiali con cui sono state costruite queste città sono: bei tempi, piacere, proprietà, autorità, onore e gloria. Dove sono queste città? Come una ragnatela girano intorno all’uomo in un istante e come una ragnatela si spezzano e svaniscono, rendendo il fortunato più sfortunato dello sfortunato.

In verità, qui non c’è città che rimanga.

Per questo cerchiamo la città che verrà. Questa è la città costruita con lo Spirito, la Vita e la Verità. Questa è la città il cui unico e solo architetto è il Signore Gesù Cristo. Questa città è chiamata Regno dei Cieli, Vita eterna, dimora degli angeli, rifugio dei santi e dei martiri. In questa città non esiste il dualismo tra bene e male, ma tutto è un’armonia di bene. Tutto ciò che viene costruito in questa città è costruito per durare per sempre. Ogni mattone di questa città rimane senza fine e senza conclusione. I mattoni sono angeli e uomini viventi. In questa città il Signore Gesù Cristo risorto siede sul trono e regna.

O Signore risorto, riscattaci da sotto le rovine del tempo e guidaci misericordiosamente nella tua città eterna, il Paradiso.




11 APRILE

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

11 Aprile secondo il vecchio calendario della Chiesa

  1. IL SACERDOTE-MARTIRE ANTIPA, VESCOVO DI PERGAMO IN ASIA MINORE

Nel Libro dell’Apocalisse, Antipa è menzionato come “Antipa, il mio testimone fedele, che è stato martirizzato in mezzo a voi, dove abita Satana” (Apocalisse 2:13), cioè nella città di Pergamo. Gli abitanti di questa città vivevano nelle tenebre dell’idolatria e nell’estrema impurità. Erano schiavi delle passioni. Erano calunniatori, tiranni e incestuosi. In altre parole, erano servi di Satana. Qui tra loro viveva Antipa, “come luce in mezzo alle tenebre, come rosa tra le spine e come oro nel fango”. Chi catturava e uccideva un cristiano veniva considerato buono e giusto. La totalità delle credenze pagane consisteva nell’indovinare, nell’interpretare i sogni, nel servire i demoni e nella perversione estrema. Avendo paura di Antipa come del fuoco, i demoni apparvero in sogno agli indovini e confessarono di avere paura di Antipa e che, a causa sua, dovevano allontanarsi dalla città. I sacerdoti pagani convocarono un gran numero di persone contro Antipa e cominciarono a interrogarlo e a costringerlo a rinnegare Cristo e ad adorare gli idoli. Antipa disse loro: “Quando i vostri cosiddetti dèi, signori dell’universo, hanno paura di me, un uomo mortale, e devono fuggire da questa città, non riconoscete che, per questo, la vostra fede è un’aberrazione?”. Il santo parlò loro anche della fede di Cristo come unica e vera fede salvifica. Essi si infuriarono come battitori selvaggi e trascinarono l’anziano Antipa al tempio di Artemide, davanti al quale si trovava un bue fuso in bronzo. Riscaldarono il bue bronzeo e scagliarono il servo di Dio nel bue fuso e arroventato. Dall’interno del bue fuso, Sant’Antipa glorificò Dio con ringraziamento, come un tempo Giona nel ventre della balena o i Tre Giovani nella fornace ardente. Antipa pregò per il suo gregge e per il mondo intero, finché la sua anima si separò dal corpo indebolito e salì tra gli angeli nel Regno di Cristo. Morì soffrendo e fu incoronato con gloria imperitura nell’anno 92 d.C.

  1. I SANTI MARTIRI PROCESSO E MARTINIANO

Processo e Martiniano erano carcerieri nella prigione romana dove erano rinchiusi gli Apostoli Pietro e Paolo. Sentendo le parole e assistendo ai miracoli degli Apostoli, si fecero battezzare e liberarono gli Apostoli dalla prigione. Gli Apostoli lasciarono Roma, ma il Signore, mentre si recava a Roma, apparve a Pietro il quale gli chiese: “Signore dove vai?” (Quo Vadis?) Il Signore rispose: “Vado a Roma per essere crocifisso una seconda volta”. Vergognandosi, gli Apostoli tornarono a Roma dove furono catturati e uccisi. Con gli Apostoli furono uccisi anche i due coraggiosi martiri Processo e Martiniano.

Inno di lode
SAN ANTIPA

In un bue infuocato come in un tempio luminoso
Antipa, il cristiano, non soffre la solitudine:
Nel suo cuore puro dimora il Signore
Né il fuoco lo brucia, né ne ha orrore.
Il santo per Cristo sopporta pazientemente tutto,
e dal fuoco sale le preghiere a Cristo,
Oh, Cristo onnipotente, Re di tutti i secoli,
Per queste sofferenze, cento volte grazie a Te!
Tutto ciò che è peccaminoso in me, bruci col fuoco,
affinché io sia più prezioso secondo il valore celeste.
Oh Salvatore, ti prego; il mio gregge proteggi
In questa città, in un terribile letamaio!
Che il mio sangue li rafforzi nella fede,
e che i loro cuori siano fissati a Te.
E anche per i pagani, o Benedetto, Ti prego
Che li liberi, una volta per tutte, dalle menzogne demoniache;
E per tutti i peccatori che deridono la tua legge,
indirizzali a Te, l’unico da servire.
Ecco, tutto rientra nell’autorità della Tua Santa Volontà,
E infine, Ti prego: che sia il meglio per la Chiesa!

Riflessione
“Non c’è riposo per coloro che desiderano essere salvati sulla terra”, dice Sant’Efrem il Siro. La lotta è incessante, sia esterna che interna. L’avversario agisce a volte in modo visibile attraverso gli uomini e le altre cose e altre volte in modo invisibile attraverso i pensieri. A volte, l’avversario appare apertamente e si comporta in modo brutale e crudele come un nemico e, altre volte, sotto le sembianze di un amico lusinghiero, seduce con la sua astuzia. Ciò che avviene nella battaglia tra due eserciti contrapposti si verifica anche per ogni uomo individualmente in lotta con le passioni di questo mondo. In verità, “non c’è riposo per coloro che desiderano essere salvati”. Quando arriva la salvezza, arriva anche il riposo.

Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù risorto:

  1. Come Simon Pietro e l’altro discepolo corsero subito al sepolcro per confermare la notizia della risurrezione;
  2. Come uno dopo l’altro entrarono nel sepolcro e videro i teli e il sudario;
  3. Come entrambi videro e credettero e, in seguito, testimoniarono e per la loro testimonianza morirono.

Omelia
I due Adami: quello che crea la morte e quello che dà la vita

“Infatti, come in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti saranno vivificati” (1 Corinzi 15:22).

Seguendo l’esempio di Adamo, la vita viene seminata nella vergogna e seguendo l’esempio di Cristo, la vita viene risuscitata nella gloria. Il peccato viene da Adamo e la giustizia da Cristo. La debolezza e la morte vengono da Adamo e la forza e la vita vengono da Cristo. Di conseguenza, in Adamo moriamo tutti. Di conseguenza, in Cristo, saremo tutti vivi. Quello è l’uomo terreno [Adamo], questo è l’uomo celeste [Cristo]. Quello è l’uomo corporeo [Adamo] e questo è l’uomo spirituale [Cristo].

Cristo non è risorto per sé, ma per noi, così come non è morto per sé, ma per noi. Se la sua risurrezione non significa la nostra risurrezione, allora la sua risurrezione è amarezza e non dolcezza. Dove sarebbe allora l’amore di Dio? Dove sarebbe il senso della nostra misera esperienza terrena? Quale sarebbe allora lo scopo della venuta di Cristo sulla terra?

Là dove finisce Adamo, inizia Cristo. Adamo finisce nella tomba e Cristo inizia con la resurrezione dalla tomba. La generazione di Adamo, cioè il seme sotterraneo che marcisce e decade, non vede il sole, non crede di poter emergere dal sottosuolo per sbocciare in una pianta verde con foglie, fiori e frutti. La generazione di Cristo è un campo verde su cui il grano cresce, diventa verde, si ricopre di foglie, fiorisce e porta molto frutto.

“In Adamo” non significa solo che un giorno moriremo, ma piuttosto che siamo già morti, morti fino alla fine. “In Cristo” non significa solo che un giorno rinasceremo, ma piuttosto che siamo già vivi, cioè che il seme nel terreno ha già iniziato a germogliare e a irrompere alla luce del sole. L’espressione completa della morte è nella tomba, ma l’espressione completa della vita eterna è nel regno di Dio.

La mente dei figli di Adamo è in accordo con la morte, si riconcilia con la decadenza e sprofonda ancora di più nella terra. La mente dei figli di Cristo si ribella alla morte e alla decadenza e si sforza ancora di più di spingere l’uomo verso la luce, aiutata dalla Grazia di Dio. O Signore risorto, fai sobbollire le menti di tutti i figli dell’uomo affinché fuggano dalle tenebre e dalla distruzione e si dirigano verso la luce e la vita eterna che è in Te.

A Te sia gloria e grazie sempre. Amen.




10 APRILE

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

10 Aprile secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. I SANTI MARTIRI TERENZIO, AFRICANUS, MAXIMUS, [POMPILIUS] POMPEIUS E ALTRI TRENTASEI CON LORO

Molti hanno sofferto per Cristo e sono stati incoronati con corone di gloria durante il regno dell’imperatore Decio. Per ordine dell’imperatore, il governatore dell’Africa annunciò al popolo che tutti dovevano offrire sacrifici agli idoli. A coloro che resistevano, il governatore minacciava crudeli torture. Alla notizia di queste minacce molti si allontanarono dalla fede e adorarono gli idoli. Tuttavia, questi quaranta rimasero incrollabili nella loro fede e furono esposti alle torture. San Terenzio incoraggiò i suoi compagni dicendo: “Fratelli, stiamo attenti a non rinnegare Cristo, nostro Dio, per evitare che egli ci rinneghi davanti al Padre celeste e ai santi angeli”. Il governatore li divise in due gruppi. Trentasei di loro, dopo la fustigazione, la raschiatura della pelle e il versamento di sale nelle ferite aperte, furono tutti decapitati. I primi quattro furono gettati in prigione con pesanti catene di ferro al collo, alle mani e ai piedi. Un angelo di Dio apparve nella prigione, toccò le catene degli incatenati e le catene caddero. Poi l’angelo preparò per loro una tavola imbandita e li sfamò. Ancora una volta, furono portati fuori e torturati e, ancora una volta, furono imprigionati. Allora il governatore ordinò agli indovini di raccogliere il maggior numero possibile di creature velenose e schifose, come serpenti e scorpioni, e di rinchiuderle nella stessa cella dei martiri. Le creature schifose non vollero toccare i prescelti da Dio, ma rimasero compresse in un angolo, dove rimasero per tre giorni. Il terzo giorno, quando la porta della cella fu aperta, le creature ripugnanti si precipitarono fuori e morsero gli indovini. Infine, il governatore pronunciò la pena di morte per i quattro martiri. Quando furono portati fuori per essere decapitati, cantarono con gioia i salmi e lodarono Dio, che li aveva resi degni di una morte da martiri. Essi soffrirono onorevolmente nell’anno 250 d.C. e furono ritenuti degni del Regno.

  1. I SEIMILA MARTIRI IN GEORGIA

Nella regione selvaggia di David-Garejeli, in Georgia, c’erano dodici monasteri in cui molti monaci praticarono e vissero la vita ascetica per secoli. Nel 1615 d.C., il grande re di Persia, Shah Abbas I, attaccò la Georgia, la devastò e decapitò molti cristiani. Una volta, mentre cacciava al mattino presto durante la festa della Resurrezione, lo scià Abbas notò molte luci sulle montagne. Erano i monaci dei dodici monasteri in processione intorno alla Chiesa della Resurrezione con ceri accesi in mano. Quando lo scià scoprì che erano monaci, chiese stupito: “Non è stata data tutta la Georgia in mano alla spada?”. Ordinò quindi ai suoi soldati di andare immediatamente a decapitare tutti i monaci. In quel momento un angelo di Dio apparve all’abate Arsenio e lo informò della morte imminente. Arsenio informò i suoi confratelli. Tutti ricevettero la Comunione dei Misteri Purissimi e si prepararono alla morte. All’improvviso arrivarono gli assalitori e fecero a pezzi prima l’abate, che precedeva gli altri, e poi tutti gli altri. Tutti soffrirono onorevolmente e furono incoronati con corone incorruttibili nell’anno 1615 d.C. Così si concluse la storia di questi famosi monasteri che, per più di mille anni, servirono come focolare spirituale di illuminazione per i georgiani. Oggi esistono solo due monasteri: San Davide e San Giovanni il Precursore. L’imperatore georgiano Arcil raccolse le reliquie dei monaci e le interrò con onore. Ancora oggi, queste reliquie emettono un crisma (olio) profumato e guariscono i malati.

Inno di lode
I SEIMILA MARTIRI DELLA GEORGIA

Seimila eletti di Dio
Hanno gioito nella gloriosa risurrezione,
Seimila cuori di uomini,
L’intero gregge di agnelli innocenti!
Intorno alla chiesa, con i ceri, hanno lavorato,
Inni dolci alla Risurrezione cantavano,
Mentre il terribile lupo, dall’oscurità della mezzanotte
Con lupi affamati attaccava,
per massacrare gli agnelli innocenti.
Quelli non erano agnelli, ma pastori
Della sofferente razza georgiana,
Santi e illuminatori,
tutti monaci, meravigliosi asceti.
Per tutti Arsenio previde la morte,
e parlò così ai monaci:
Fratelli miei, figli della Georgia,
È giunta l’ora di bere il calice
Il dolce calice della sofferenza per Cristo.
Ecco, i lupi si precipitano tra le montagne
Più veloci, fratelli, verso la Comunione tutta pura.
E, dopo, un battesimo di sangue!
Pentitevi per voi e per il popolo,
e dirigete tutti i vostri pensieri a Dio,
I vostri malfattori, perdonate,
Le porte del Paradiso, per noi, si aprono.
Che ogni fratello perdoni il suo fratello.
Cristo è risorto – anche noi risorgiamo,
Fedeli a Lui, lo siamo fino alla morte!

Riflessione
Quando un uomo stacca la sua mente dalla terra, la apre verso Dio con il desiderio di piacere a Dio, allora Dio rivela la sua volontà in vari modi. San Pietro di Damasco scrive: “Se un uomo ha la piena intenzione di piacere a Dio, allora Dio gli insegna la sua volontà attraverso i pensieri, attraverso qualche altra persona o attraverso la Sacra Scrittura”. Un uomo di questo tipo diventa attento, acuto e attende i suggerimenti di Dio dall’interno e dall’esterno. Per lui le possibilità cessano di esistere. Il mondo intero diventa come un’arpa a dieci corde che non emette un solo suono senza il dito di Dio.

Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù risorto:

  1. Come apparve a due dei suoi discepoli sulla strada di Emmaus ed essi non lo riconobbero;
  2. Come il cuore di questi due discepoli ardeva quando Egli parlava loro e come Lo riconobbero solo quando benedisse e spezzò il pane per loro;
  3. Come, all’improvviso, il Signore divenne invisibile ai loro occhi.

Omelia
Sulla speranza viva

“Benedetto sia il Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua misericordia ci ha fatto rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti” (1 Pietro 1:3).

Fratelli, chi ha una speranza morta e chi una speranza viva? Chi spera nelle cose morte ha una speranza morta. Chi spera nel Dio vivente ha una speranza viva. Inoltre, chi spera in se stesso e negli altri ha una speranza morta. Chi spera nel Dio vivente ha una speranza viva. Inoltre, chi spera nella fortuna e nel benessere in questa breve esistenza terrena e non estende la sua speranza oltre la tomba, ha una speranza morta. Chi spera nella risurrezione e nella vita eterna nel regno dei cieli ha una speranza viva. In verità, una speranza viva è migliore di una speranza morta, come la vita è migliore della morte, come la luce è migliore delle tenebre, come la salute è migliore della malattia, come la comprensione è migliore dell’ignoranza. Ma chi ha portato e mostrato all’uomo questa speranza viva? Chi e come? L’apostolo Pietro dà una risposta a questa domanda: Nostro Signore Gesù Cristo, e ciò mediante la sua risurrezione dai morti. Nessun altro se non il Signore Gesù Cristo e nient’altro che la sua stessa risurrezione dai morti. Con la sua risurrezione, il Signore ha messo le ali alle patetiche speranze dell’uomo, lo ha portato oltre la tomba e gli ha mostrato la meta, lo scopo e il frutto dell’oltretomba.

Tutto questo non è confermato da un uomo credulone, ma da un apostolo che ha vacillato a lungo nella sua fede e che ha rinnegato Cristo tre volte. Ecco perché la testimonianza di San Pietro sul Signore risorto e sul significato della sua risurrezione ha per noi un valore inestimabile.

O Signore risorto, vincitore della morte, sradica da noi la speranza morta e pianta in noi una speranza viva attraverso le preghiere di San Pietro, il tuo grande apostolo.