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01 Febbraio

01 Febbraio – 19 Gennaio secondo l’antico calendario della Chiesa

 1. VENERABILE MACARIO IL GRANDE

San Macario il Grande era un egiziano e uno dei contemporanei più giovani di Sant’Antonio il grande. Suo padre era un prete. Per obbedienza ai suoi genitori, Macario si sposò. Tuttavia, sua moglie morì poco dopo e lui si ritirò nel deserto dove trascorse sessant’anni nel lavoro e nella lotta, sia internamente che esternamente, per il Regno dei Cieli. Riuscì così tanto a purificare la sua mente dai pensieri malvagi e il suo cuore che Dio gli concesse l’abbondante dono di operare miracoli tanto da far risorgere persino i morti dalle tombe. La sua umiltà stupiva sia gli uomini che i demoni. Un demone una volta gli disse: “C’è una sola cosa in cui non riesco a vincerti. Non è il digiuno, perché non mangio nulla. Non sono le veglie, perché non dormo mai”. “Ma cos’è?” chiese Macario. “La tua umiltà” rispose il demone. Macario diceva spesso a Pafnuzio, suo discepolo: “Non giudicare nessuno e sarai salvato”. Macario visse fino a novantasette anni. Nove giorni prima della sua morte, Sant’Antonio e San Pacomio gli apparvero dall’altro mondo e lo informarono che sarebbe morto entro nove giorni, cosa che accadde. Inoltre, prima della sua morte, Macario ebbe una visione in cui un cherubino gli rivelò il beato mondo celeste, lodò il suo impegno e la sua virtù e gli disse che era stato mandato per portare la sua anima nel Regno dei Cieli. Morì nell’anno 390 d.C.

2. VENERABILE MARCARIO D’ALESSANDRIA

Macario nacque ad Alessandria e, dapprima, fu venditore di frutta. Fu battezzato a quarant’anni e appena battezzato si ritirò subito per condurre una vita ascetica. All’inizio, insieme a Macario il Grande, era un discepolo di Sant’Antonio. Successivamente divenne abate del monastero chiamato Celle, situato tra Nitria e Scete. Era un po’ più giovane di Macario il Grande e visse anche più a lungo. Visse fino a più di cento anni. Tormentato dalle tentazioni demoniache, soprattutto dalla tentazione della vanità, umiliò se stesso con le fatiche più rigorose e con la preghiera incessante, elevando costantemente la sua mente verso Dio. Una volta un fratello lo vide riempire un cesto di sabbia, portarlo in salita e svuotarlo. Stupito, il fratello gli chiese: “Cosa stai facendo?” Macario rispose: “Sto tormentando il mio aguzzino”, cioè il diavolo. Morì nell’anno 393 d.C.

3. SAN ARSENIO, VESCOVO DI CORFÙ

Arsenio ha ampliato e strutturato il Rito del Sacramento della Santa Unzione [Unzione con Olio] nella sua forma attuale. Morì nell’anno 959 d.C. Le sue reliquie riposano nella chiesa cattedrale di Corfù.

4. SAN MARCO, ARCIVESCOVO DI EFESO

Marco era famoso per la sua coraggiosa difesa dell’Ortodossia al Concilio di Firenze (1439 d.C.) nonostante l’imperatore e il Papa. Morì pacificamente nell’anno 1452 d.C. Sul letto di morte, Marco implorò Gregorio, suo discepolo, e più tardi il glorioso Patriarca Gennadio, di stare attenti alle insidie ​​dell’Occidente e di difendere l’Ortodossia.

5. IL BEATO TEODORO, “FOLLE PER CRISTO” DI NOVGOROD

Prima di morire, Teodoro correva su e giù per le strade gridando a tutti: “Addio, vado lontano!” Morì nell’anno 1392 d.C.

Inno di lode

SAN MACARIO IL GRANDE

In Egitto, nel deserto
regnava il Grande amato
tra i semplici monaci,
come nel regno dei santi.
San Macario era
tra loro come un cherubino.
In ogni buona azione
era un esempio per i monaci.
Macario si ammalò:
per lui, un monaco andò a cercare fragole,
andò, le trovò e le portò
per lenire il dolore del suo anziano.

Macario non voleva prenderne parte,
disse: “C’è un fratello più malato.
Portagliele; questo dono è
più necessario a quel fratello”.

Il secondo fratello malato pianse e
disse al portatore del dono: “Perdonami!
Ma il mio vicino è più bisognoso
di questa carità di me”.

Il portatore del dono portò via il dono
e lo diede a quel vicino,
questo lo diede a un terzo
e quello a un quarto; tutto in ordine.
Di cella in cella,
e di fratello in fratello,
fino all’ultimo che con le fragole
andò alla porta di Macario!

“Ecco, Padre, sei malato!”
Macario cominciò a piangere,
vedendo questo meraviglioso amore fraterno –
né voleva mangiarne.
Le versò sulla sabbia calda,
e rese grazie a Dio,
che il deserto morto e arido,
per amore, divenne il Paradiso.

Un fratello ama più suo fratello
che se stesso:
“O Signore, il dono è questo,
il dono dell’amore, il dono di Te!”

Riflessione

Gli esempi di miti che sopportano gli assalti come quelli che troviamo nei Santi Padri sono semplicemente sorprendenti. Tornando una volta dal sentiero della sua cella, Macario il Grande vide un certo ladro rimuovere le sue cose dalla sua cella e caricarle su un asino. Macario non gli disse nulla ma cominciò ad aiutarlo a caricare comodamente tutte le cose sull’asino, dicendo tra sé: «Non abbiamo portato nulla al mondo» (1 Timoteo 6,7). Un altro anziano, quando i ladri gli rubarono tutto dalla cella, si guardò intorno, notò che non avevano preso un fagotto con del denaro che era nascosto da qualche parte, e subito prese questo fagotto, chiamò i ladri e diede loro anche quello. Ancora una volta, un terzo anziano si imbatté nei ladri mentre stavano derubando la sua cella e gridò loro: “Presto, affrettatevi prima che arrivino i fratelli, affinché non mi impediscano di adempiere i comandamenti di Cristo”. «A chi prende ciò che è tuo, non chiederlo indietro» (S. Luca 6,30).

Contemplazione

Contemplare il Signore Gesù come Sale della terra:

1. Come Sale che dà sapore a questa vita in generale;

2. Come il Sale che preserva dalla putrefazione l’umanità, la quale altrimenti sarebbe totalmente putrefatta da un capo all’altro della sua storia;

3. Come il sale della mia vita.

Omelia

Sulla vittoria sul mondo

«Nel mondo avrete tribolazioni, ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo» (San Giovanni 16,33).

Il Solo e l’Unico, il Conquistatore del Mondo, con queste parole insegna ai Suoi seguaci a non aver paura del mondo. In effetti, il mondo appare molto forte; tuttavia, Colui che ha creato il mondo non è forse più forte del mondo? Il mondo è molto spaventoso per chi non sa che Dio governa il mondo e che ha l’autorità di mantenerlo in esistenza finché vuole e di riportarlo nella non-esistenza ogni volta che vuole. Ma, per chi lo sa, il mondo non fa paura.

Rispetto a Cristo Signore, questo mondo è come un tessuto intrecciato della stessa debolezza; mentre in Cristo Signore non c’è una sola debolezza. Per chi non lo sa, il mondo fa paura e chi lo sa, non ha paura del mondo. Il mondo ci ha prestato un corpo e per questo vuole acquisire la nostra anima. Come può il mondo sopraffarci se ci ergiamo come soldati del Conquistatore del mondo?

Il Conquistatore del mondo ci dà le armi per la battaglia. Con il suo esempio, ci insegna come combatterlo, rivela il nemico nascosto, ci mostra la via dell’attacco e della ritirata, ci tiene con la sua mano, ci protegge sotto la sua ala protettrice, ci nutre con il suo corpo vivificante e altro ancora. ci incoraggia gridando: “Fatevi coraggio!” Fratelli, cosa potrà fare allora il mondo quando la sua sconfitta sarà suggellata dalla vittoria di Cristo?

O Signore, Conquistatore del mondo e il nostro comandante vittorioso, sii sempre vicino a noi affinché non ci spaventiamo e guidaci, affinché possiamo essere sempre vicini a Te nel cuore, nella mente e nell’anima.




25 Gennaio

25 Gennaio – 12 Gennaio secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. LA SANTA MARTIRE TATIANA

Tatiana era una donna romana i cui genitori erano di grande nobiltà. Era cristiana e diaconessa della Chiesa. Dopo la morte dell’imperatore Eliogabalo, a Roma regnava l’imperatore Alessandro, la cui madre Mamea era cristiana. L’imperatore stesso era esitante e indeciso nella fede, poiché teneva nel suo palazzo statue di Cristo, Apollo, Abramo e Orfeo. I suoi principali assistenti perseguitavano i cristiani senza che l’imperatore glielo ordinasse. Quando portarono fuori la vergine Tatiana per torturarla, ella pregò Dio per i suoi aguzzini. Ed ecco che i loro occhi si aprirono e videro quattro angeli intorno alla martire. Vedendo ciò, otto di loro credettero in Cristo e per questo furono torturati e uccisi. Gli aguzzini continuarono a torturare Santa Tatiana. La frustarono, le tagliarono parti del corpo e la raschiarono con i ferri. Così, tutta sfigurata e insanguinata, la sera stessa Tatiana fu gettata nella prigione, in modo che il giorno dopo potessero ricominciare con altre torture. Ma Dio mandò i suoi angeli nella prigione per incoraggiarla e per guarire le sue ferite, così che ogni mattina Tatiana si presentava agli aguzzini completamente guarita. La gettarono davanti a un leone, ma il leone si affezionò a lei e non le fece alcun male. Le tagliarono i capelli, pensando, secondo il loro ragionamento pagano, che nei suoi capelli si nascondesse qualche stregoneria o qualche potere magico. Infine, Tatiana e suo padre furono entrambi decapitati. Così, Tatiana concluse la sua vita terrena intorno all’anno 225 d.C., e questa vergine eroica, che aveva il corpo fragile di una donna ma uno spirito robusto e valoroso, fu incoronata con la corona immortale della gloria.

  1. IL SANTO MARTIRE PIETRO APSELAMO

Pietro nacque a Eleuteropoli, in Palestina. In gioventù, Pietro soffrì per la fede di Cristo nel 311 d.C., durante il regno dell’imperatore Massimiano. Dopo molte torture, fu condannato a morte. All’udire la sentenza di morte, esclamò con gioia: “Questo è il mio unico desiderio: morire per il mio Dio!”. Pietro fu crocifisso come il Signore e spirò sulla croce.

  1. FESTA DELL’ICONA DI NOSTRA SIGNORA CHE ALLATTA IL CRISTO BAMBINO [MLEKOPITATELNICA]

Questo è il nome dell’icona della Tuttasanta Theotokos che il santo serbo Sava [Sabas] portò dal monastero di San Saba il Santificato, vicino a Gerusalemme. Così si è avverata la profezia pronunciata da San Saba il Santificato, circa ottocento anni prima, secondo cui sarebbe arrivato un certo sacerdote serbo di nome Sava [Sabas] e gli sarebbero stati consegnati questa icona e il suo pastorale. Quando San Sava il Serbo visitò il Monastero di San Sabas il Santificato, i monaci ricordarono la profezia del fondatore del loro monastero e donarono a Sava il Serbo questa icona e questo pastorale. Questa icona [Mlekopitatelnica] fu posta a destra delle Porte Reali sull’iconastasi, nell’eremo di Sava [Isposnica-Casa del Silenzio] a Karyes [Monte Athos] e il pastorale fu posto in una cella adiacente detta “Paterica”.

  1. LA VENERABILE MADRE TEODORA

Teodora era una gloriosa monaca e maestra delle monache di Alessandria. “Come gli alberi hanno bisogno dell’inverno e della neve per dare i loro frutti, così le prove e le tentazioni sono necessarie per la nostra vita”, diceva questa santa donna. Morì serenamente all’inizio del V secolo.

Inno di lode
SANTA TATIANA

Ti affliggi per la giovinezza del tuo corpo, oh, sii ragionevole!
La giovinezza passa, vale la pena di affliggersi; giudicate voi!
C’è solo una giovinezza, la giovinezza nell’eternità,
Questa è la vera giovinezza, la giovinezza senza invecchiamento,
Vale la pena di chiederla e di versare lacrime per essa,
Anche se si deve pagare con la morte del corpo.
Tatiana acquistò il costoso con il meno costoso.
Per la polvere e l’acqua, il vino divino;
Per il corpo che invecchia, l’eterna giovinezza
E per poche lacrime, la gioia cherubica.
Promessa sposa di Cristo, il Re Immortale,
è rimasta fedele al suo Promesso Sposo;
Con la forza di uno spirito puro, ha sconfitto le tentazioni
e sopportò coraggiosamente spaventose torture.
Intorno a lei si sentivano passi angelici;
Come un panno stropicciato, il suo corpo si liberò,
e un’anima libera da legami terreni
fu innalzata al banchetto di nozze nel Regno senza lacrime.

Riflessione
Non c’è onore o vocazione più grande sulla terra che essere un cristiano. Quando il giudice-torturatore Sevirus chiese al giovane Pietro Apselamo: “Di che stirpe sei?”. Pietro rispose: “Sono un cristiano”. Il giudice gli chiese inoltre: “In che grado sei?”. Al che Pietro rispose: “Non c’è rango più grande o migliore di quello di essere un cristiano”. Padre Giovanni di Kronstadt scrive: “Il mondo intero non è che una ragnatela in confronto all’anima umana cristiana”. Il cristiano è un vaso di terracotta in cui viene riversata la potenza e la luce divina. Questo vaso sarà posto sul trono reale d’oro o sarà abbassato nella buia capanna del mendicante; anche così il suo valore non sarà né ingrandito né diminuito. L’oro non ha forse lo stesso valore sia che sia avvolto in un fazzoletto di seta che in una foglia di cavolo?

Contemplazione
Contemplare la mitezza del Signore Gesù:

  1. La sua mitezza riguardo alla sua vita nascosta a Nazareth fino all’età di trent’anni;
  2. La sua mitezza nel trattare con i malati e con i peccatori;
  3. La sua mitezza nel trattare con Giuda il traditore e con i giudici ingiusti.

Omelia
Su come l’uomo sia il più caro a Dio e Dio all’uomo

“Non sono io infatti a volere ciò che è vostro, ma voi” (1 Corinzi 12,14).

Con queste parole, che potevano essere pronunciate solo dall’ardente amore apostolico verso il prossimo, si esprime l’essenza del rapporto del cristiano verso Dio e di Dio verso il cristiano. L’amore di Dio potrebbe benissimo dire: “Tu, o cristiano, digiuni per amor mio; per amor mio distribuisci elemosine; per amor mio elevi preghiere di cuore; per amor mio costruisci chiese; per amor mio offri sacrifici e compi molte altre buone azioni. Tutto questo è buono e mi è gradito, ma voi siete più preziosi di tutto questo. Alla fine, non cerco nulla di tutto questo, piuttosto cerco te, solo te”.

L’amore di un cristiano potrebbe benissimo dire:

“O Signore, tu mi hai dato la salute e questo è un bene. Tu accendi la luce, permetti alla pioggia di cadere, rinfreschi l’aria con il tuo tuono e questo è bene. Tu doni ricchezza, saggezza, molti anni, prole e molte altre cose buone che metti generosamente sulla tavola di questa vita. Tutto questo è buono e troppo buono. Ricevo tutto questo con gratitudine. Ma, alla fine, questo è solo l’orlo della Sua veste. In definitiva, non cerco nulla di tutto ciò, ma Tu, o Signore, Tu solo cerco”.

Fratelli, non è Dio quello che si vede con gli occhi fisici, né l’uomo quello che si vede con gli occhi fisici. Ciò che si vede in tutta la natura è solo qualcosa di Dio; e ciò che si vede nell’abito fisico è solo qualcosa dell’uomo. Fratelli, Dio è l’Amore che il cielo abbassa sulla terra; fratelli, l’uomo è l’amore che innalza la terra al cielo.

O Signore, amante degli uomini, creatore e onnipotente, prendi sempre più dimora in noi con il tuo Spirito vivificante, perché possiamo vivere; perché possiamo essere vivi nel tuo regno senza morte.

A Te sia gloria e grazie sempre. Amen.




30 AGOSTO

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

30 Agosto secondo il vecchio calendario della Chiesa

  1. L’ASSEMBLEA DEI SANTI ILLUMINATORI E MAESTRI SERBI

In questo giorno si commemorano non tutti i santi serbi in generale, ma solo alcuni arcivescovi e patriarchi: San Sava, il primo arcivescovo dei serbi chiamato “uguale agli apostoli”; Arsenius, il successore di San Sava, un grande gerarca e operatore di miracoli; San Sava II, figlio del primo re Stefano, che visse a lungo a Gerusalemme ed è chiamato: “Nicodemo, che visse una vita ascetica sulla Santa Montagna [Athos] e fu abate di Hilendar e poi arcivescovo “di tutte le terre serbe e costiere”; Joannicius, prima arcivescovo e poi patriarca dal 1346 d.C. e morto nel 1349 d.C.. D. e morì nel 1349 d.C.; Efrem, un asceta che fu eletto patriarca contro la sua volontà al tempo del principe Lazar nel 1376 d.C.. In seguito si dimise dal trono patriarcale e si ritirò in solitudine; Spiridon, successore di Efrem, che morì nell’anno 1388 d.C.; Macario, che ristrutturò molti antichi monasteri [Zaduzbine], stampò molti libri ecclesiastici a Skadar, Venezia, Belgrado e in altri luoghi. Costruì il famoso refettorio nel monastero di Pec e lavorò molto per far progredire la Chiesa con l’assistenza del fratello Mehmed Sokolovich, il Gran Vezir. Macario morì nell’anno 1574 d.C., Gabriele, nobile di nascita della famiglia Rajich. Partecipò al Concilio di Mosca sotto il Patriarca Nikon, per cui fu torturato dai Turchi per tradimento e impiccato nel 1656 d.C. Insieme a questi sono menzionati anche Eustachio, Giacobbe, Daniele, Gregorio, Giovanni, Sava III, Gregorio, Giovanni, Maksim e Nikon. Molti di loro vissero una vita ascetica sulla Montagna Santa [Athos] e tutti furono “servi miti e fedeli nella vigna del Signore”.

  1. I SANTI ALESSANDRO, GIOVANNI E PAOLO, PATRIARCHI DI COSTANTINOPOLI

Alessandro partecipò al primo Concilio ecumenico di Nicea [325 d.C.] al posto dell’anziano patriarca Metrofane. In seguito, succedette a Metrofane. Quando alcuni filosofi vollero discutere con lui sulla fede, disse a uno di loro: “Nel nome del mio Signore Gesù Cristo, ti ordino di tacere!” e il filosofo divenne muto in quel momento. Con la sua preghiera, accorciò persino la vita di Ario. Alessandro morì all’età di novantotto anni nell’anno 340 d.C. San Giovanni il Digiunatore governò la Chiesa durante il regno del malvagio imperatore Anastasio, eretico acefalo. Morì nel 595 d.C. San Paolo IV governò la Chiesa per cinque anni e otto mesi, poi si dimise dal trono e ricevette segretamente l’abito angelico per pentirsi dei suoi peccati, perché prima si era accordato con gli iconoclasti. Fu il predecessore del grande Tarasio e morì al tempo di Irene e Costantino nell’anno 784 d.C.

  1. IL VENERABILE CRISTOFORO

Cristoforo era un asceta del VI secolo della comunità di San Teodosio. In una visione vide le lampade votive dei monaci diligenti ardere e le lampade votive dei monaci pigri non ardere.

  1. SANT’EULALIO, VESCOVO DI CESAREA IN CAPPADOCIA

Eulalio fu uno dei predecessori di San Basilio. Sconfessò il figlio dal suo rango sacerdotale per aver indossato abiti non consoni ai suoi voti spirituali.

Inno di lode
L’ASSEMBLEA DEI SANTI ILLUMINATORI E MAESTRI SERBI

Eletti di Dio, santi serbi,
Maestri saggi e illuminatori,
Principi spirituali, eroi gloriosi.
Del gregge di Cristo, ottimi pastori,
Dio avete servito, avete rinnegato voi stessi
E fari siete stati per il vostro popolo:
Di caratteristiche divine, uomini portatori di Dio,
Dalla Santa Trinità, la luce che avete ricevuto,
Generosamente l’avete ricevuta e ovunque l’avete dispersa,
E dalle vostre fatiche germogliarono i miracoli.
Sulle orme di Sava, tutti hanno camminato dritti
In tutta la terra serba, hai innalzato la santità,
La fede nella Parola di Dio hai confermato,
Con la nuova veste hai rivestito le anime,
con belle Chiese avete abbellito la terra,
O uomini di Dio, “uguali agli angeli”!
Del popolo serbo siete stati angeli,
Per glorificare Dio, avete insegnato ai serbi,
ad adorare il Salvatore, il Cristo vivente,
e avete servito fedelmente il Santo Vangelo.
In cielo, è per questo che il Signore vi ha glorificato.
e, come candele davanti al popolo serbo, vi ha collocati
Che vivendo in cielo risplendiate sulla terra
Per guidare il vostro popolo alla verità e alla giustizia.
Finché il popolo serbo ammirerà il vostro esempio
Con le vostre preghiere fino ad allora, il popolo vivrà.

Riflessione
Con clamore e disgrazia morirono i rumorosi eretici. E solo la loro morte mostrò l’ira di Dio su di loro a causa delle menzogne che diffondevano e dei disordini che causavano alla Chiesa di Dio. Ario, dopo essere stato condannato a Nicea, un giorno si presentò all’imperatore Costantino e lo pregò di essere accolto nuovamente nella Chiesa. L’imperatore chiese ad Ario se credesse nel Simbolo di fede niceno [il Credo] e lui, furbo, tenne in petto un foglio con la sua confessione di fede eretica e malvagia e battendosi la mano sul petto disse all’imperatore: “Così credo”. L’imperatore pensò che Ario si fosse pentito e lo mandò dal patriarca Alessandro perché lo accogliesse nella Chiesa. In nessun caso Alessandro era disposto a ricevere Ario sapendo che mentiva. Tuttavia, l’imperatore designò un giorno, una domenica, in cui Ario doveva essere ricevuto nella Grande Chiesa [Hagia Sophia]. Alla vigilia di quel giorno, il santo patriarca pregò Dio di accogliere la sua anima prima che l’eretico beffardo fosse accolto nella Chiesa. Quando sorse la domenica del giorno stabilito, il patriarca era a servizio nella Chiesa e Ario, con gli uomini dell’imperatore e i suoi “simili”, si avviò verso la Chiesa. Quando arrivarono alla piazza di Costantino, all’improvviso un dolore, sia nel corpo che nell’anima, invase Ario ed egli cercò un luogo per il bisogno corporeo. Sulla piazza c’era un tale luogo pubblico ed egli vi si recò. La sua scorta attese a lungo e si spazientì per l’attesa. Quando alcuni di loro andarono a vedere cosa fosse successo ad Ario, lo trovarono morto in quel luogo ripugnante, con l’intero intestino versato all’esterno nell’impurità e nel sangue.

Contemplazione
Contemplare le vittorie di Davide sui Filistei (2 Samuele 5 / 2 Re 5):

  1. Come i Filistei attaccarono le terre di Davide e Davide pregò Dio, si mise in cammino e sconfisse i Filistei;
  2. Come i Filistei attaccarono di nuovo e Davide pregò di nuovo Dio e sconfisse i Filistei.

Omelia
Sulla misteriosa ascendenza [generazione] di Cristo

“…E chi dichiarerà la sua generazione?”. (Isaia 53,8).

Come una sorgente nascosta di un grande fiume, così per gli ebrei era nascosta l’ascendenza del Signore Gesù. Leggevano e sapevano che il Messia sarebbe nato a Betlemme, ed è nato a Betlemme, ma non l’hanno riconosciuto. Sapevano che il Messia sarebbe venuto dalla stirpe di Davide e che era nato dalla stirpe di Davide attraverso la Sua Santissima Madre, ma non lo riconobbero. Leggevano che sarebbe nato da una Vergine, che sarebbe fuggito in Egitto e che sarebbe stato chiamato fuori dall’Egitto e che il suo precursore sarebbe apparso prima di Lui, “gridando nel deserto” (Marco 1,3), e che avrebbe brillato come una grande luce nelle tenebre e nell’ombra della terra mortale di Zabulon e Nèftali e tutto il resto che i profeti avevano predetto e scritto come segno della Sua venuta. Eppure, essi non lo riconobbero, ma anzi crocifissero il Re della gloria come un criminale.

Se fosse stato un uomo comune, il profeta si sarebbe informato sulla sua ascendenza e origine? Di chi non si conosce l’ascendenza e l’origine nella storia del popolo d’Israele? La sua ascendenza è nascosta come quella di Melchisedek. Era nascosta per gli ebrei ed è sempre nascosta per i non credenti, ma per noi credenti non è più nascosta. Sappiamo che Egli è “Luce della Luce, Dio vero da Dio vero, generato e non fatto” (Credo niceno). Questo è Lui nell’eternità. Sappiamo che “si è incarnato per opera dello Spirito Santo e della Vergine Maria” [Credo niceano] e che è apparso nel mondo come uomo, come Dio-uomo. Questo è Lui, nel tempo; meravigliosa, misteriosa, gloriosa e maestosa è la sua ascendenza. Quando diciamo tutto ciò che ci è stato rivelato su di Lui, tuttavia, possiamo ancora chiederci: “Chi dichiarerà la Sua generazione [ascendenza]?”. Non perché la Sua ascendenza sia sconosciuta, ma piuttosto perché la Sua ascendenza è irraggiungibile, incomprensibile, al di là dei sensi e della natura.

O Signore Gesù Cristo, nostro Dio, illuminaci con la tua mente divina e innalzaci a te con la tua potenza amante degli uomini.

A Te sia gloria e grazie sempre. Amen.




29 AGOSTO

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

29 Agosto secondo il vecchio calendario della Chiesa

  1. LA DECAPITAZIONE DI SAN GIOVANNI IL BATTISTA [MATTEO 14,1-12]

Erode Antipa, figlio dell’Erode maggiore, che fu l’uccisore dei bambini di Betlemme al tempo della nascita del Signore Gesù, era sovrano della Galilea al tempo in cui Giovanni Battista predicava. Questo Erode era sposato con la figlia di Aretas, un principe arabo. Ma Erode, germoglio malvagio di una radice malvagia, abbandonò la sua legittima sposa e prese illegalmente come concubina Erodiade, moglie di suo fratello Filippo, che era ancora in vita. Giovanni Battista si oppose a questa illegalità e denunciò con forza Erode, che poi gettò Giovanni in prigione. Al momento di un banchetto nella sua corte di Sebastia, in Galilea, Salomè, figlia di Erodiade e Filippo, danzò davanti agli invitati. L’ubriaco Erode fu così colpito da questa danza che promise a Salomè che le avrebbe dato qualsiasi cosa lei gli avesse chiesto, anche se fosse stata la metà del suo regno. Convinta dalla madre, Salomè chiese la testa di Giovanni Battista. Erode diede l’ordine e Giovanni fu decapitato in prigione e la sua testa gli fu portata su un piatto. I discepoli di Giovanni presero il corpo del loro maestro di notte e lo seppellirono onorevolmente, mentre Erodiade trafisse la lingua di Giovanni con un ago in molti punti e seppellì la testa in un luogo impuro. Ciò che accadde in seguito alla testa di Giovanni Battista si può leggere il 24 febbraio. Tuttavia, il castigo di Dio si abbatté rapidamente su questo gruppo di malfattori. Il principe Aretas, per ripulire l’onore di sua figlia, attaccò Erode con il suo esercito e lo sconfisse. Lo sconfitto Erode fu condannato dal Cesare romano, Caligola, all’esilio, prima in Gallia e poi in Spagna. Come esuli, Erode ed Erodiade vissero in povertà e umiliazione finché la terra si aprì e li inghiottì. Salomè morì di una morte malvagia sul fiume Sikaris (Sula). La morte di San Giovanni avvenne prima della Pasqua, ma la sua celebrazione fu stabilita il 29 agosto, perché in quel giorno fu consacrata la chiesa costruita sulla sua tomba a Sebastia dall’imperatore Costantino e dall’imperatrice Elena. In questa chiesa furono collocate anche le reliquie dei discepoli di Giovanni, Eliseo e Audius.

  1. LA VENERABILE TEODORA DI SALONICCO

Come moglie di un uomo ricco e devoto, viveva nell’isola di Egina. Ma quando gli arabi minacciarono Egina, si stabilirono a Tessalonica. Lì affidarono la loro unica figlia a un convento che, nel monachesimo, ricevette il nome di Teopista. Poco dopo, il marito di Teodora morì e anche lei si fece monaca. Era una grande asceta. Spesso sentiva canti angelici e parlava spesso alle sorelle: “Non sentite come cantano meravigliosamente gli angeli nel santuario celeste?”. Morì all’età di settantacinque anni nell’anno 879 d.C. Dalle sue reliquie sgorgò la mirra curativa con cui molti furono guariti.

  1. LA SANTA MARTIRE DONNA VASILISSA

Vasilissa soffrì per Cristo a Srem [Serbia].

  1. IL SANTO MARTIRE ANASTASIO

Anastasio era un giovane di Radoviste, diocesi di Strumica. Aveva imparato un mestiere a Tessalonica. I turchi cercarono di costringerlo a diventare musulmano, cosa che egli rifiutò categoricamente e per questo fu torturato e infine impiccato il 29 agosto 1794.

Inno di lode
SAN GIOVANNI IL BATTISTA

O San Giovanni, meraviglioso battezzatore,
del Salvatore, fosti il glorioso Precursore,
Con la tua purezza hai toccato le anime umane.
E, come una tromba impressionante, dal Giordano sei risuonato
tra il sonno e i vizi, risvegliando gli uomini,
quando la scure era vicina alla radice.
A te mi inchino, a te prego:
Ogni tentazione, aiutami a resistere.
Profeta potentissimo, a te mi inchino,
e davanti a te mi inginocchio e davanti a te piango:
Dal tuo cuore, concedimi la forza di un leone,
Dal tuo spirito, concedimi il candore angelico.
Concedimi la tua forza che, con la pratica, possa raggiungere
di essere a Dio sottomesso e dominare su me stesso,
di battezzarmi con il digiuno, di purificarmi con le veglie notturne,
di addolcirmi con la preghiera e la visione del cielo,
E per ogni martirio, camminare senza paura
Con il tuo coraggio e con una fede forte.
O San Giovanni, eletto da Dio,
e glorioso martire per la tua suprema giustizia,
Tu, di cui gli eserciti senza Dio hanno paura
alle mie preghiere non essere indifferente,
ma rafforzami con le tue preghiere,
affinché io stia come un vero cero davanti al Signore.

Riflessione
Se osservate come muoiono gli uomini, vedrete che la morte di un uomo di solito assomiglia al suo peccato. Come è scritto: “Tutti quelli che prendono la spada periranno di spada” (Matteo 26,52). Ogni peccato è un coltello e gli uomini di solito vengono uccisi dal peccato che hanno commesso più facilmente. Un esempio ci viene dato da Salomè, la turpe figlia di Erodiade che chiese e ricevette da Erode la testa di Giovanni Battista su un piatto d’argento. Vivendo in Spagna nella città di Lerida [Loredo] con l’esiliato Erode ed Erodiade, Salomè un giorno si mise in cammino attraverso il fiume ghiacciato Sikaris. Il ghiaccio si ruppe e lei cadde in acqua fino al collo. Gli iceberg le si strinsero intorno al collo e lei si dimenò, danzando con i piedi nell’acqua come un tempo alla corte di Erode. Tuttavia, non riuscì né a sollevarsi né ad annegare, finché un pezzo di ghiaccio tagliente non le staccò la testa. L’acqua portò via il suo corpo e la sua testa fu portata a Erodiade su un piatto, così come la testa di Giovanni Battista. Ecco come una morte terribile assomiglia al peccato commesso.

Contemplazione
Contemplare la giustizia di Davide (2 Samuele 3 / 2 Re 3):

  1. Come Abner, il comandante, un avversario di Davide, si consegnò a Davide fidandosi di lui;
  2. Come Joab, comandante di Davide, uccise Abner;
  3. Come Davide maledisse la casa di Joab e pianse molto per Abner.

Omelia
Sulla guarigione dell’umanità per mezzo delle ferite di Cristo

“E per le sue ferite siamo stati guariti” (Isaia 53,5).

Siamo guariti dalle ferite di Cristo. Così il profeta di Dio profetizza e ora sappiamo che la sua profezia è vera. Grazie alle sofferenze di Cristo, siamo stati salvati dalla sofferenza eterna; grazie al suo sangue tutto puro, siamo stati purificati dalla lebbra del peccato e siamo stati vivificati. Il nostro sangue e il nostro corpo sono diventati impuri a causa delle passioni peccaminose; ma il nostro spirito, nido e fonte dell’impurità corporea, è diventato impuro per primo. Può l’impuro essere purificato dall’impuro? Una biancheria sporca può essere lavata con acqua sporca? Non è possibile.

Solo ciò che è pulito può lavare ciò che è impuro. Anche i pagani ritengono che l’umanità sia impura. Ma essi [i pagani] vogliono purificare l’impuro con l’impuro, in primo luogo invocando spiriti impuri e adorandoli. In secondo luogo, offrendo sacrifici impuri, siano essi umani o animali. Una goccia del sangue di Cristo tuttopuro può purificare l’umanità più di tutti i sacrifici idolatri dall’inizio del mondo. Perché? Perché il sangue di Cristo è puro e tutto il resto è impuro. I medici prendono una goccia di un rimedio forte e, diluendola, vaccinano molte persone per proteggerle dalle malattie. Anche noi diluiamo il sangue di Cristo nel calice con l’acqua e poi lo prendiamo e lo beviamo, perché si dice che quando trafissero il corpo del Signore con la lancia “ne uscì sangue e acqua” (Giovanni 19,34). La potenza di una goccia del Suo sangue è tale che il mondo potrebbe essere bruciato da esso. Questo è il sangue senza peccato, l’unico sangue senza peccato; il sangue più puro, l’unico sangue puro al mondo.

Oh, se gli uomini sapessero qual è il potere della purezza assoluta! Tutti gli impuri dal peccato si precipiterebbero a purificarsi dal Cristo tutto puro e tutti gli indifesi si precipiterebbero a partecipare al Sangue e al Corpo di Cristo [Santa Cena]; e tutti gli increduli crederebbero in Cristo. Perché sono tre e tutti e tre sono puri e tutti e tre purificano: spirito puro, sangue puro e corpo puro, e solo il puro può purificare l’impuro; e ciò che è sano può guarire il malsano; e ciò che è potente può sollevare l’indifeso.

O Signore, nostro onnipotente Signore, purifica noi peccatori con la tua ferita sanguinante, con la tua ferita innocente e tutta pura.

A Te sia dati sempre gloria e ringraziamento. Amen.




18 AGOSTO

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

18 Agosto secondo il vecchio calendario della Chiesa

  1. IL VENERABILE GIOVANNI DI RILA

Questo grande asceta e santo della Chiesa ortodossa nacque vicino a Sofia, in Bulgaria, nella città di Skrino, durante il regno di re Boris. Era di genitori poveri ma onorevoli. Dopo la morte dei genitori, Giovanni fu tonsurato monaco e si ritirò in una montagna selvaggia, iniziando a vivere una vita di rigido ascetismo in una grotta. Lì sopportò molti assalti, sia da parte dei demoni che degli uomini, dei ladri e dei suoi parenti. In seguito si trasferì sulla montagna di Rila e si stabilì in un albero cavo. Si nutriva solo di erbe e fave, che, secondo la Provvidenza di Dio, cominciarono a crescere nelle vicinanze. Per molti anni non vide il volto di un uomo, finché, sempre per la Provvidenza di Dio, fu scoperto dai pastori che cercavano le loro pecore smarrite. Così, il santo fu sentito nominare dalla gente e cominciarono a venire da lui in cerca di aiuto nelle malattie e nelle sofferenze. Lo stesso re bulgaro Pietro visitò Giovanni e chiese consiglio a lui. Molti zelanti della vita spirituale si stabilirono nelle vicinanze di Giovanni. Lì vennero rapidamente costruiti una chiesa e un monastero. San Giovanni riposò pacificamente nel Signore il 18 agosto 946 d.C. all’età di settant’anni. Dopo la sua morte, apparve ai suoi discepoli. Dapprima le sue reliquie furono traslate a Sofia, poi in Ungheria, quindi a Trnovo e infine al monastero di Rila, dove oggi riposano. Nel corso dei secoli, il monastero di Rila è stato un faro di luce, un luogo di potere miracoloso e un conforto spirituale per il popolo cristiano della Bulgaria, soprattutto durante i difficili tempi di schiavitù sotto i Turchi.

  1. I SANTI MARTIRI FLORO E LAURO

Florus e Laurus erano fratelli nella carne, nello spirito e nella vocazione. Entrambi erano cristiani zelanti e, di professione, tagliapietre. Vivevano in Illiria. Un principe pagano li assunse per la costruzione di un tempio agli idoli. Accadde che, durante il lavoro, un pezzo di pietra volò e colpì l’occhio del figlio del sacerdote pagano che stava osservando con curiosità il lavoro dei costruttori. Vedendo il figlio cieco e insanguinato, il sacerdote pagano cominciò a gridare contro Florus e Laurus e voleva picchiarli. Allora i santi fratelli gli dissero che se avesse creduto nel Dio in cui loro credevano, suo figlio sarebbe guarito. Il sacerdote pagano promise. Florus e Laurus pregarono in lacrime il Signore Dio unico e vivente e tracciarono il segno della croce sull’occhio ferito del bambino. Il bambino fu immediatamente guarito e il suo occhio tornò integro come prima. Poi il sacerdote pagano Merenzio e suo figlio furono battezzati e, poco dopo, entrambi soffrirono per Cristo nel fuoco. Una volta completato il tempio, Florus e Laurus vi posero una croce, convocarono tutti i cristiani e lo consacrarono nel nome del Signore Gesù con una veglia notturna di canti. Quando lo seppe, il deputato illirico bruciò molti di quei cristiani e gettò Florus e Laurus vivi in un pozzo, riempiendolo poi di terra. In seguito, le loro reliquie furono rivelate e traslate a Costantinopoli. Questi due meravigliosi fratelli soffrirono e furono martirizzati per Cristo e furono glorificati da Cristo nel II secolo.

  1. IL SACERDOTE-MARTIRE EMILIANO, VESCOVO DI TREVI

Emiliano nacque in Armenia. Secondo i suoi desideri e cercando il martirio, si recò in Italia per predicare Cristo durante il regno di Diocleziano. Fu eletto vescovo di Trevi. Grazie ai numerosi miracoli compiuti durante la sua tortura, circa mille pagani credettero in Cristo. Fu ucciso di spada insieme a Ilarione, suo padre spirituale, e a due fratelli, Dionigi ed Ermippo.

Inno di lode
I SANTI MARTIRI FLORO E LAURO

Una madre ha dato alla luce due figli, due santi,
Beata la madre che piace a Dio.
Florus e Laurus, meravigliosi, tagliarono le pietre,
Insieme a questo, per mezzo della Croce, hanno corretto le anime degli uomini;
Ciò che lo scalpello è per la pietra, la Croce è per l’anima,
Dalla Croce scalpellati, per la Croce perirono.
Il sacerdote pagano vide il miracolo invisibile:
L’occhio colpito – l’occhio guarito!
Un miracolo invisibile! Per lui era sufficiente
E con la Croce fu battezzato e divenne martire.
Meravigliosi Florus e Laurus, tempio degli idoli costruito,
ma, nel loro cuore, glorificano Cristo Dio.
I fratelli, un nuovo tempio pagano costruito,
ma su di esso posero una croce ed ecco un tempio cristiano!
Ancora, con inni di lode a Cristo, lo riempivano
e con la bellezza delle candele e dell’incenso puro.
L’uomo all’uomo assomiglia allo stesso modo,
ma uno è umile e l’altro è sgargiante.
Ecco, sono molto simili, nel corpo e nell’abbigliamento,
ma molto diversi nella mente e nello spirito.
In uno c’è Cristo e la santità pura,
Nell’altro c’è la sofferenza diabolica e il vuoto.
Che Dio conceda al nostro corpo
di essere templi del Dio vivente, lo Spirito
Attraverso le potenti preghiere degli eletti di Dio.
I fratelli Florus e Laurus, santi martiri.

Riflessione
Non è raro, soprattutto nel nostro tempo, che i genitori diventino i colpevoli della morte spirituale dei loro figli. Ogni volta che un figlio aspira alla vita spirituale, all’ascesi, al monachesimo e il genitore frena questa aspirazione invece di incoraggiarla, il genitore diventa l’assassino del figlio. Inoltre, tali bambini, come punizione per i loro genitori, spesso si girano dalla parte opposta e diventano perversi. Un ragazzo di nome Luca, nipote di San Giovanni di Rila, sentendo parlare dello zio e attratto dal desiderio di vita spirituale, andò a trovare lo zio in montagna. Giovanni accolse Luca con amore e iniziò a istruirlo e a rafforzarlo nella mortificazione dell’ascesi. Un giorno, però, il padre di Luca si presentò alla grotta di Giovanni e cominciò a rimproverare furiosamente il santo per aver tenuto il figlio in quel luogo selvaggio. Le parole e i consigli di Giovanni non servirono a nulla. Il padre trascinò il figlio a casa con la forza. Tuttavia, sulla strada di casa un serpente morse il ragazzo e Luca morì. Il padre crudele vide in questo il castigo di Dio e si pentì, ma era troppo tardi. Tornò da Giovanni piangendo e condannando se stesso. Ma il santo gli disse solo di seppellire il bambino e di tornare da dove era venuto.

Contemplazione
Contemplare la meravigliosa scelta di Davide come re da parte di Dio (1 Samuele 16 / 1 Re 16):

  1. Come il Signore incaricò Samuele di andare a casa di Iesse e di ungere uno dei suoi figli come re;
  2. Come il Signore incaricò Samuele di ungere Davide, un pastore di pecore, l’ottavo e più giovane figlio di Iesse;
  3. Come Samuele unse Davide e come lo Spirito di Dio discese su Davide.

Omelia
Sulla pace tra il lupo e l’agnello

“Anche il lupo dimorerà con l’agnello e il leopardo si sdraierà con il capretto” (Isaia 11,6).

Così il vero profeta ha predetto la verità. E aggiunse: “il vitello, il leoncello e il bestiame ingrassato staranno assieme, e un bambino li condurrà. La vacca pascolerà con l’orsa, i loro piccoli si sdraieranno assieme, e il leone mangerà il foraggio come il bue.” (Isaia 11,6-7). E il bambino metterà la mano nel buco di un serpente velenoso [aspide] e il serpente non gli farà del male. Fratelli, quando avverrà questo prodigio? Si è già verificato quando Cristo, l’operatore di meraviglie, è apparso sulla terra. È una realtà del Paradiso, che è stato restaurato tra gli uomini con la venuta del Salvatore sulla terra. Il profeta parla in modo enigmatico ma, tuttavia, chiaro; enigmatico, perché il profeta non parla di bestie selvatiche ma di uomini; perché la sua profezia si è chiaramente realizzata nella Chiesa di Cristo. Gli uomini, che per le loro abitudini erano come lupi, gatti selvatici, leoni, orsi, buoi, agnelli, capretti e serpenti, si trovano tutti di fronte al Bambino di Betlemme, uguagliati dalla fede, domati dalla grazia, illuminati dalla speranza e addolciti dall’amore.

Il profeta spiega inoltre perché questo avverrà. “Perché la terra sarà piena della conoscenza del Signore, come le acque coprono il mare” (Isaia 11,9). Dal punto di vista fisico, ogni uomo è terra. L’uomo che crede in Cristo e, in verità, segue Cristo, diventa pieno della conoscenza del Signore come il mare, che è pieno d’acqua. Tali erano molti individui. Si trattava addirittura di intere compagnie di asceti in Egitto, sulla Montagna Santa [Athos], a Cipro, in Russia, in Armenia e in altri luoghi. Ma non è tutto. La conoscenza del Signore si è diffusa oggi in tutta la terra. La Sacra Scrittura è diffusa in tutte le nazioni. Ci sono pochi angoli della terra dove non si legge il Vangelo di Cristo, dove non si conosce il nome di Dio e dove non si offre il Sacrificio incruento del Signore. Alcuni negano Cristo, altri lo abbracciano, alcuni abbandonano la vera Fede e altri la abbracciano. E così continua l’unica lotta in tutto il mondo nel segno del Signore Gesù. Le acque troppo piene si riversano e scorrono nelle valli vuote; le valli vuote si riempiono e sono rese uguali alle acque alte. Nel mondo non tutto brilla come noi cristiani vorremmo, ma la profezia del profeta Isaia si è gloriosamente adempiuta nel modo più chiaro e si è compiuta. Quanto è meravigliosa la visione di Isaia, il figlio di Amos, il vero profeta. O Signore miracoloso, doma la natura bestiale di quegli uomini e di quelle persone che non si lasciano domare dalla forza del tuo amore. Che tutti noi possiamo essere fecondi della Tua abbondanza. Che tutti noi possiamo essere gloriosi della tua gloria e vivi, Signore, vivi della tua vita immortale.

A Te siano rese gloria e grazie sempre. Amen.




16 Agosto

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

16 Agosto secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. L’ICONA DEL SIGNORE GESÙ CRISTO, “NON FATTA CON LE MANI”

Al tempo in cui nostro Signore predicava la Buona Novella e guariva ogni malattia e infermità degli uomini, nella città di Edessa, sulle rive dell’Eufrate, viveva il principe Abgar, completamente affetto da lebbra. Egli sentì parlare di Cristo, il Guaritore di ogni dolore e malattia e inviò in Palestina un artista, Anania, con una lettera a Cristo in cui pregava il Signore di venire a Edessa e di guarirlo dalla lebbra. Nel caso in cui il Signore non potesse venire, il principe ordinò ad Anania di fare il suo ritratto e di portarglielo, credendo che questo ritratto sarebbe stato in grado di restituirgli la salute. Il Signore rispose che non poteva venire, perché si avvicinava il momento della sua passione, prese un asciugamano, si asciugò il viso e, sull’asciugamano, si trovò raffigurato perfettamente il suo volto tutto puro. Il Signore diede questo asciugamano ad Anania con il messaggio che il principe sarebbe stato guarito da esso, ma non completamente e che in seguito gli avrebbe inviato un messaggero che avrebbe cancellato il resto della sua malattia. Ricevuto l’asciugamano, il principe Abgar lo baciò e la lebbra cadde completamente dal suo corpo, ma ne rimase un po’ sul viso. In seguito, l’apostolo Taddeo, predicando il Vangelo, si recò da Abgar e segretamente lo guarì e lo battezzò. Il principe distrusse poi gli idoli che si trovavano davanti alle porte della città e sopra le porte pose l’asciugamano con le sembianze di Cristo attaccato al legno, incorniciato in una cornice d’oro e ornato di perle. Inoltre, il principe scrisse sotto l’icona sulle porte: “O Cristo Dio, nessuno si vergognerà di chi spera in Te”. In seguito, uno dei pronipoti di Abgar ripristinò l’idolatria e il vescovo di Edessa arrivò di notte e murò l’icona sopra i cancelli. Da allora sono passati secoli. Durante il regno dell’imperatore Giustiniano, il re persiano Chozroes attaccò Edessa e la città si trovò in grande difficoltà. Successe che Eulabio, il vescovo di Edessa, ebbe una visione della Tuttasanta Theotokos che gli rivelò il mistero del muro sigillato e dell’icona dimenticata. L’icona fu scoperta e, grazie al suo potere, l’esercito persiano fu sconfitto.

  1. IL SANTO MARTIRE DIOMEDE [DIOMIDIUS]

Diomede era un medico di Tarso, di origini importanti. Guarendo il popolo, Diomede insegnava loro la fede di Cristo. L’imperatore Diocleziano ne ordinò la decapitazione a Nicea nell’anno 298 d.C. Coloro che lo decapitarono e portarono la sua testa all’imperatore furono accecati e quando riportarono la testa al corpo e pregarono, furono ristabiliti.

  1. IL VENERABILE GIOACCHINO OSOGOVSK

Gioacchino visse una vita di ascesi nella seconda metà dell’XI secolo sul monte Osogovsk, in una grotta in un luogo chiamato Sarandopor. Più tardi, in questo luogo, un altro asceta, Teodoro del Campo delle Pecore, al quale San Gioacchino apparve in sogno, costruì una chiesa. Nel corso dei secoli, sulle reliquie del Venerabile Gioacchino si sono verificati molti miracoli, che si ripetono ancora oggi.

  1. IL SANTO MARTIRE STAMAZIO

Stamazio era un contadino nato a Volos, in Tessaglia. Quando un Agha [Aga] disumano riscuoteva il tributo reale dal popolo e lo maltrattava pesantemente, Stamazio partì per Costantinopoli con alcuni suoi compagni per lamentarsi con il Vizir [Visir]. Con le sue aspre critiche all’Agha, Stamazio offese i nobili del sultano che lo arrestarono. All’inizio, volevano convertirlo all’Islam con l’adulazione, promettendogli ricchezze, gloria e onori. Ma il martire gridò: “Le mie ricchezze, la mia gloria e il mio onore; quello è il mio Cristo”. Poi i turchi lo torturarono e infine, davanti alla Chiesa della Divina Sapienza [Hagia Sophia], Stamazio fu decapitato nell’anno 1680 d.C. È così che questo soldato di Cristo fu incoronato con la corona del martirio.

Inno di lode
PRINCIPE ABGAR

Un Dio gentile, che rivela misteri,
misteri meravigliosi, mai sognati prima,
Una volta, in riva al lago, hai proclamato
Che molti popoli pagani
Da tutto l’oriente, fino all’occidente
Con Abramo si sarebbero assisi a tavola,
e i figli increduli degli ebrei
sarebbero stati espulsi verso le tenebre più profonde
a causa del loro cuore indurito.
Il mistero hai rivelato e il mistero si è realizzato:
I Giudei guardarono il Tuo volto,
dietro le tue spalle, la morte si preparava.
E da regioni lontane, il principe Abgar,
Un corpo lebbroso e un’anima miserabile
da una falsa fede del paganesimo,
sentì parlare di Te di bocca in bocca,
udì le tue parole e i tuoi miracoli,
ha sentito parlare di Te e, in Te, ha creduto
del Tuo volto tutto puro, ne ha visto le sembianze
Con le lacrime, ha baciato le sembianze
Nel corpo e nell’anima, divenne integro
La sua anima in Paradiso, prese dimora
con Abramo per gioire in eterno.

Riflessione
La Chiesa ortodossa supera tutti gli altri gruppi cristiani per la ricchezza della sua Tradizione. I protestanti vogliono attenersi solo alle Sacre Scritture. Ma nemmeno la Sacra Scrittura può essere interpretata senza la Tradizione. L’apostolo Paolo stesso ordina: “Perciò, fratelli, restate saldi e conservate le tradizioni che vi sono state insegnate, sia con la parola che con la nostra epistola” (2 Tessalonicesi 2,15). La tradizione del principe Abgar, senza dubbio, è di origine apostolica, anche se gli apostoli non lo menzionano nei loro scritti. L’apostolo Taddeo non ha scritto nulla e, secondo il pensiero protestante, non ha detto nulla e non ha insegnato ai fedeli. In base a cosa, dunque, era un apostolo di Cristo? San Giovanni Damasceno cita la tradizione del principe Abgar nella sua difesa della venerazione delle icone. Quanto è meravigliosa e toccante la lettera di Abgar a Cristo. E poiché in precedenza aveva scritto di aver sentito parlare del Suo potere miracoloso, del fatto che Egli guarisce i malati e di averlo implorato di venire a guarirlo, Abgar scrive ancora: “Ho sentito anche che i Giudei Ti odiano e che stanno preparando qualche maleficio contro di Te. Io ho una città, non grande, ma bella e ricca di ogni bene: vieni da me e vivi con me nella mia città, che è sufficiente per entrambi per ogni necessità”. Così scriveva un principe pagano mentre i principi di Gerusalemme preparavano la morte per il Signore, l’Amante degli uomini.

Contemplazione
Contemplare il meraviglioso aiuto di Dio a Gionata, figlio di Saul (1 Samuele 13-14 / 1 Re 13-14):

  1. Come i Filistei si sollevarono contro gli Ebrei e l’esercito dei Filistei era: “come la sabbia sulla riva del mare” (1 Samuele 13,5 – 1 Re 13,5);
  2. Come Gionata, con il suo giovane che portava l’armatura, attaccò i Filistei confidando in Dio e come li confuse e li sconfisse;
  3. Come anche noi dovremmo conoscere la veridicità delle parole di Gionata: “Può darsi che il Signore voglia operare per noi, perché il Signore non ha ritegno a salvare per molti o per pochi” (1 Samuele 14,6 / 1 Re 14,6).

Omelia
Sul ramo divino dalla radice di Iesse

“Dal fusto di Iesse uscirà una verga e dalle sue radici spunterà un ramo” (Isaia 11,1).

Con profezie così chiare su Cristo Signore, perché gli ebrei non hanno creduto in Lui come Messia? A causa del loro folle orgoglio e dei loro folli crimini contro uomini santi e giusti. Chi è quella verga dal fusto di Iesse se non il Signore Cristo? Iesse era il padre del re Davide e il Messia era atteso dalla stirpe di Davide. Egli apparve dalla stirpe di Davide e da Betlemme, la città di Davide. La “verga dal fusto di Iesse” indica la discendenza fisica del Signore attraverso la Vergine Maria, discendente di Iesse e di Davide, e il “ramo dalle sue radici” le radici di Iesse indicano la rettitudine rivelata in Lui, calpestata dai molti re della casa di Davide. La giustizia calpestata è come un ceppo d’albero secco. Ma dalla radice di un tale ceppo, a volte spunta un ramo verde. Il Signore Gesù sarà un ramo che germoglia da sé. Da Sua madre, sarà della stirpe di Davide, per rettitudine della stirpe di Davide, ma per il Suo concepimento divino, sarà dello Spirito Santo. Nell’eternità dal Padre senza madre, nel tempo da una madre senza padre. Nell’eternità, il concetto di diventare uomo [incarnazione] rimase nascosto sotto il rivestimento della Divinità; nel tempo, la Sua Divinità rimase quindi nascosta sotto il rivestimento dell’umanità. Pilato guardò invano questa “verga dal fusto di Iesse” e gridò: “Ecco l’Uomo!” (S. Giovanni 19,5), come quando si guarda un filo che trasporta corrente elettrica tra tanti fili comuni e si grida: “Ecco il filo!”. Non riconosce la corrente elettrica in un filo, né quello [Pilato] ha riconosciuto Dio nell’uomo.

O Signore Gesù, Dio-uomo che ama l’uomo, facci amare Dio e salvaci.

A Te siano gloria e grazie sempre. Amen.




06 Luglio

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

06 Luglio secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. VENERABILE SISOES IL GRANDE

Abba Sisoes era egiziano di nascita e fu un discepolo di Sant’Antonio. Dopo la morte del suo grande maestro, San Sisoes si stabilì su una montagna nel deserto, chiamata Monte di Sant’Antonio, dove Antonio aveva vissuto in precedenza una vita di ascesi. Imponendosi fatiche difficili, si umiliò a tal punto da diventare mite e senza colpa come un agnello. Per questo Dio dotò Sisoes di un’abbondante grazia che gli permise di guarire i malati, scacciare gli spiriti immondi e resuscitare i morti. Sisoes visse una vita di austera mortificazione nel deserto per sessant’anni e fu una fonte di saggezza vivente per tutti i monaci e i laici che si rivolgevano a lui per consigli e suggerimenti. Prima di morire, il suo volto brillava come il sole. I monaci gli stavano intorno e si stupivano di questa manifestazione. Quando questo santo abbandonò la sua anima, l’intera stanza si riempì di un sapore dolcemente profumato. Sisoes morì in estrema vecchiaia nell’anno 429 d.C. San Sisoes insegnò ai monaci: “Indipendentemente dal modo in cui la tentazione giunge all’uomo, l’uomo deve abbandonarsi alla volontà di Dio e riconoscere che la tentazione è avvenuta a causa dei suoi peccati. Se accade qualcosa di buono, si deve dire che è avvenuto secondo la Provvidenza di Dio”. Un monaco chiese a Sisoes: “Come posso piacere a Dio ed essere salvato?”. Il santo rispose: “Se vuoi piacere a Dio, ritirati dal mondo, separati dalla terra, metti da parte la creazione, avvicinati al Creatore, unisciti a Dio con preghiere e lacrime e allora troverai riposo in questo tempo e nel futuro”. Il monaco chiese a Sisoes: “Come posso raggiungere l’umiltà?”. Il santo rispose: “Quando una persona impara a riconoscere ogni uomo come migliore di sé, con questo raggiunge l’umiltà”. Ammone si lamentò con Sisoes che non riusciva a memorizzare i detti saggi che leggeva per poterli ripetere nelle conversazioni con gli uomini. Il santo gli rispose: “Non è necessario. È necessario raggiungere la purezza della mente e parlare da questa purezza riponendo la propria speranza in Dio”.

  1. I SANTI MARTIRI MARINO [MARIUS] E MARTA CON I LORO FIGLI AUDIFAX E ABACHUM [HABAKUK], VALENTINO IL PRESBITERO, CIRINO, ASTIRIO [ASTERIUS] E MOLTI ALTRI

Tutti loro patirono durante il regno dell’imperatore Claudio Flavio a Roma, nell’anno 269 d.C. Marino e Marta erano persone ricche provenienti dalla Persia. Vendettero tutti i loro beni in Persia e, con i loro figli, vennero a Roma per venerare le sacre reliquie dei santi apostoli e degli altri martiri. Quando l’imperatore chiese loro perché venissero da così lontano, lasciando le loro divinità domestiche per cercare i morti a Roma, risposero: “Siamo servi di Cristo e siamo venuti a venerare i santi apostoli, le cui anime immortali vivono con Dio, affinché siano i nostri intercessori presso Cristo nostro Dio”. Cirino fu gettato nel fiume Tevere, dal quale il suo corpo fu estratto da Marino e Marta che lo seppellirono con onore. Il sacerdote Valentino fu consegnato al comandante Astyrius perché lo consigliasse a rinnegare Cristo. Ma Valentino, attraverso la preghiera, guarì la figlia di Astyrius che era cieca da due anni. In seguito, Valentino battezzò Astyrius e tutta la sua famiglia. Tutti loro, in vari modi, subirono la sofferenza e la morte per Cristo Signore, che li accolse nel suo regno immortale per gioire in eterno.

  1. IL RITROVAMENTO DELLE RELIQUIE DI SANTA GIULIANA VERGINE

Giuliana era la figlia del principe di Olshansk. Morì intorno all’anno 1540 d.C., vergine di circa sedici anni. Duecento anni dopo la sua morte, alcuni uomini che stavano scavando una nuova tomba accanto alla grande chiesa del monastero delle Grotte di Kiev trovarono le reliquie di questa santa vergine completamente intatte e incorrotte, come se si fosse appena addormentata. Da queste reliquie si verificarono molti miracoli e la stessa Giuliana apparve più volte ad alcuni individui. Il famoso Pietro Mogila ebbe una di queste visioni.

  1. LA SANTA MARTIRE LUCIA

Lucia fu fatta prigioniera dall’imperatore barbaro Austius in Campania. L’imperatore voleva che Lucia vivesse con lui [come sua concubina], ma lei protestò. L’imperatore la lasciò in pace perché potesse vivere una vita di ascetismo. Ella convertì persino l’imperatore alla fede perché, grazie alla sua preghiera, egli ottenne una vittoria in battaglia. Alla fine, insieme all’imperatore, fu martirizzata per Cristo a Roma intorno all’anno 300 d.C.

Inno di lode
SANTO ASTIRIO [ASTERIUS]

Astyrius, uno schiavo dell’idolo Zeus
E Valentino, il presbitero, era schiavo di Astyrius.
“Chi è Cristo?” chiese l’aristocratico Valentino.
Mi chiedi di Cristo, il Figlio di Dio?
“Per il mondo è la luce, per gli uomini è la luce,
Per tutto e per tutti gli esseri buoni, Egli è la Luce.
Egli è Luce pura; con le tenebre non si mescola,
Nelle tenebre discese e portò la luce.
I vivi li ha illuminati con le opere e l’insegnamento,
I morti li ha illuminati con la luminosa resurrezione.
Con lo splendore, l’intero Ade fu distrutto,
e con l’amore si infiammò il genere umano,
Infiammato dall’amore, illuminato dalla saggezza,
con Dio riconciliata e con misericordia sorridente.
Questo è Cristo Signore per il quale sto morendo,
e nel cui nome calpesto gli idoli”.
Questo disse Valentino e, a ciò, Astyrius rispose:
“Tutte queste parole, come oro puro, le ricevo:
Se la figlia mia cieca guarisci,
io, Valentino, abbraccerò la tua Fede”.
Sentendo ciò, il sacerdote si inginocchiò
All’Altissimo cui rivolse una fervente preghiera.
E pose le mani sugli occhi della fanciulla.
La fanciulla, la sua vista è tornata! Astyrius sussultò
per questo impressionante miracolo. E riconobbe Cristo
E per Cristo diede la sua vita, una vita da martire.

Riflessione
Da dove sappiamo che c’è vita dopo la morte? Lo sappiamo da Cristo Signore: sulla base delle sue parole, della sua risurrezione e delle sue numerose apparizioni dopo la morte. I filosofi, che riconoscono la vita dopo la morte, la riconoscono sulla base del loro pensiero, ma noi la riconosciamo sulla base dell’esperienza, soprattutto l’esperienza di uomini santi che non erano capaci di falsità né potevano proclamare falsità. Quando Sisoes giaceva sul letto di morte, il suo volto era molto radioso. I monaci, suoi discepoli, gli stavano intorno. Allora San Sisoes guardò intorno e disse: “Ecco, è arrivato Abba Antonio!”, rimase in silenzio per un po’ e poi, di nuovo, disse: “Ecco, sono venuti i profeti!”. In quel momento il suo volto si illuminò ancora di più e disse: “Ecco, sono venuti gli apostoli!”. Poi disse: “Ecco, sono venuti gli angeli per portare via la mia anima!”. Infine, il suo volto si mostrò come il sole e tutti furono presi da grande paura e l’anziano disse: “Ecco, viene il Signore, guardatelo tutti”. Ecco, Egli parla: “Portatemi il vaso scelto dal deserto”. Dopo di che, il santo consegnò la sua anima. Quante altre visioni simili ci sono state, e questo da parte dei testimoni più affidabili!

Contemplazione
Contemplare la caduta miracolosa della manna dal cielo per sfamare il popolo nel deserto (Esodo 16):

  1. Come per quarant’anni il Signore diede agli israeliti nel deserto la manna dal cielo, un cibo celeste, dolce come il miele;
  2. Come quella manna dal cielo fosse un prototipo del Signore Gesù Cristo, il Pane della Vita che scende dal cielo, per nutrire gli uomini spiritualmente affamati nel deserto del paganesimo;
  3. Come nulla può soddisfare la mia anima affamata se non il Cristo vivo, il Signore, più dolce del miele.

Omelia
Sul terribile principe della redenzione

Poiché sapete che non siete stati riscattati con cose corruttibili come l’argento e l’oro dalle vane parole ricevute per tradizione dai vostri padri, ma con il prezioso sangue di Cristo, come di un agnello senza difetti e senza macchia” (1 Pietro 1,18-19).

Fratelli, qualcuno avrebbe potuto acquistare una cura contro il peccato con argento e oro? Mai e da nessuno.

Fratelli, si potevano forgiare armi contro il diavolo con argento e oro? Mai e da nessuno.

Fratelli, qualcuno può essere stato riscattato dalla morte con l’aiuto dell’argento e dell’oro? Mai e da nessuno.

Era necessario qualcosa di molto più prezioso dell’argento e dell’oro per essere una cura, un’arma e un riscatto. Il Sangue prezioso del Figlio di Dio doveva essere applicato sulle ferite del peccato per essere guarito. Il Sangue prezioso del Figlio di Dio era necessario per essere diretto contro gli spiriti maligni e con il suo potere bruciarli e allontanarli dall’uomo. Il Sangue prezioso del Figlio di Dio era necessario per aspergere le tombe terrene al fine di sottomettere la morte e risuscitare i morti.

“Come agnello senza macchia e senza difetti”, l’Agnello di Dio è stato immolato per noi, per tirarci fuori dalla triplice mandibola della bestia. Un banchetto pietoso ma vivificante. Dio ha organizzato questo costoso banchetto per manifestare all’uomo la libertà. Il peccato, il diavolo e la morte si sono scagliati con tutte le loro forze contro l’innocente e tutto puro “Agnello di Dio senza macchia e senza difetti”. Lo uccisero, ma furono avvelenati dal suo sangue. Questo sangue è stato versato per essere veleno per loro, ma per l’umanità, vita e salvezza.

O fratelli, se non sapete quanto il peccato sia consumante, quanto il diavolo sia malvagio e quanto la morte sia amara, giudicatelo dalla grandezza della redenzione con cui siamo stati riscattati dalla loro schiavitù. Il prezioso sangue di Cristo è la nostra liberazione dalla schiavitù! Ricordate, fratelli, che se siamo di nuovo disposti, per incoscienza e malvagità, a offrirci a quella terribile triplice schiavitù, non c’è nessuno sulla terra o in cielo che possa dare un riscatto per noi. Perché il prezioso riscatto è uno solo ed è stato dato una volta per sempre.

O Signore misericordioso, rafforzaci affinché possiamo essere sostenuti nella libertà che ci hai donato.

A Te siano rese grazie e gloria sempre. Amen.




05 LUGLIO

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

05 Luglio secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. IL VENERABILE ATANASIO DEL MONTE ATHOS

Atanasio nacque a Trebisonda da genitori timorati di Dio. Rimase orfano in tenera età ma, per la Provvidenza di Dio, un comandante lo prese sotto la sua custodia e lo portò a Costantinopoli per farlo studiare. Per la sua mitezza e umiltà, era il preferito dei suoi coetanei. Durante i giochi dei bambini, questi sceglievano uno come imperatore, uno come comandante e Atanasio come abate, come se si trattasse di una sorta di predizione! Terminata l’educazione, Atanasio (che prima della tonsura si chiamava Abramo) si ritirò nel deserto di Maleinos, vicino all’Athos, la Montagna Santa, dove visse una vita ascetica come discepolo dell’allora famoso Michele Maleinos. Desideroso di una vita di mortificazione più difficile, Atanasio si stabilì sul Santo Monte Athos per vivere in silenzio (la vita di un silenzioso). Ma molti desiderosi di una vita ascetica cominciarono a radunarsi intorno a lui e, quindi, fu costretto a costruire la sua famosa Lavra [monastero]. In questo fu aiutato dagli imperatori bizantini: dapprima Niceforo Foca, che pensò di ritirarsi e di farsi monaco, e poi Giovanni Tzimiskes. Innumerevoli tentazioni si abbatterono su Atanasio sia da parte dei demoni che degli uomini, ma egli, da coraggioso soldato di Cristo, resistette e vinse tutto con la sua incommensurabile mitezza e la continua preghiera al Dio vivente. Colmo della Grazia di Dio, Atanasio fu reso degno di vedere la Tuttasanta Genitrice di Dio, che fece scaturire miracolosamente l’acqua da una roccia e promise che sarebbe stata anche la badessa [Ikonomisa, colei che si occupa delle provviste del monastero]. Nel lavoro e nella preghiera, Atanasio superava i suoi confratelli e amava tutti con l’amore di un padre spirituale e di un pastore. La morte giunse ad Atanasio inaspettatamente. Una volta, insieme ad altri sei monaci, salì su un vestibolo appena costruito della chiesa per ispezionare il muro che si stava costruendo e il muro crollò su di loro e li seppellì. Così, questo grande faro del monachesimo morì nell’anno 980 d.C. Molte volte, dopo la sua morte, Atanasio apparve ai suoi confratelli per confortarli o per rimproverarli.

  1. IL VENERABILE MARTIRE CIPRIANO IL NUOVO

Cipriano nacque nel villaggio di Klitzos, in Epiro. Dopo la morte dei suoi buoni genitori, Cipriano si recò sul Santo Monte Athos, fu tonsurato monaco e si dedicò completamente alla vita ascetica in una cella vicino al monastero di Kutloumousiou. Si impose lavoro su lavoro e mortificazione su mortificazione fino a diventare famoso e rispettato in tutta la Santa Montagna. Cipriano non era ancora soddisfatto di sé. Era tormentato dal pensiero di non potersi salvare se non attraverso il martirio per Cristo. Perciò, lasciata la Santa Montagna e giunto a Tessalonica, si presentò al cospetto del Pascià di Tessalonica e lo invitò a rifiutare la falsa fede di Maometto e ad accettare la vera fede di Cristo. Il Pascià ordinò che fosse flagellato e cacciato. Insoddisfatto di una così piccola sofferenza per Cristo, Cipriano si recò a Costantinopoli e scrisse una lettera al Gran Vezir in cui illustrava la falsità di Maometto e la veridicità del Signore Cristo. Infuriato, il Vezir lo mandò da Skeik Ul Islamu e questi, dopo aver ascoltato tutto ciò che Cipriano aveva da dire, ordinò che fosse decapitato. Cipriano era felicissimo e andò al patibolo come a un banchetto di nozze. Così, quest’uomo pio soffrì per Cristo il 5 luglio 1679 e realizzò il suo ardente desiderio.

  1. IL VENERABILE LAMPADO

Amando Cristo con un amore fervente fin dalla prima giovinezza, Lampado si ritirò nel deserto di Irenopoli dove si dedicò a una vita di ascetismo. Avendo superato tutte le passioni e i desideri della carne, la sua anima fu irradiata da una luce celeste e da una pace indicibile che non appartiene a questo mondo. Lampado fu un operatore di miracoli, sia in vita che dopo la morte. Visse una vita di mortificazione probabilmente nel X secolo.

Inno di lode
ALLA TUTTASANTA GENITRICE DI DIO

Sul Monte Athos, una Lavra risplende,
Il meraviglioso monastero di Atanasio
Mille anni sono passati da esso
Ma lo spirito e il pane non si sono esauriti
Non è mancato né lo spirito né il pane
né la visione luminosa del cielo di Dio.
Così è stato scritto nei libri antichi:
Della Lavra, la Badessa – Ikonomisa si preoccupa,
Il Monte Athos è il suo stato,
Il muro più fortificato dell’Ortodossia;
Quella mistica Badessa – Ikonomisa
Non è forse la Tuttasanta Genitrice di Dio?
La Lavra, lei sostiene e Iveron nutre,
Hilendar protegge e il Russikon difende,
Karakallou e Zograph, Simonpetra,
e Pantocrator, tutti lei protegge
Quelle fortificazioni appartengono ai suoi cittadini.
Ma pace e difesa per tutti Ella è.

Riflessione
Colpendo con la verga, come fece Mosè per far scaturire l’acqua dalla roccia? Come ha fatto Dio a far scendere la manna dal cielo e a sfamare il popolo d’Israele nel deserto? Chiedetelo a tutti coloro che hanno una concezione molto debole della potenza di Dio onnipotente. E ancora sono perplessi sul perché tali miracoli non si ripetano affinché tutti i popoli credano in Dio. Ma gli israeliti, con i loro occhi, hanno assistito a innumerevoli miracoli di Dio e ancora non hanno creduto. Nel frattempo, Dio ripete gli antichi grandi miracoli dove e quando è necessario. Una volta, quando si verificò una carestia nella Lavra di Atanasio, tutti i confratelli si dispersero ovunque. Sconfortato, Atanasio cominciò a spostarsi e a cercare un altro luogo. Una signora sulla strada gli chiese: “Dove vai?”. “Chi sei?” Atanasio chiese sconcertato perché vide una donna sulla Montagna Santa, dove non è permesso l’accesso alle donne. “Sono colei alla quale avete dedicato la vostra comunità. Sono la Madre del tuo Signore”. Atanasio disse: “Ho paura di fidarmi di te, perché anche i demoni possono manifestarsi come angeli di luce. Con che cosa mi proverai la veridicità delle tue parole?”. Allora la Santa Genitrice di Dio gli disse: “Batti la tua verga su questa roccia e saprai chi sono io che ti parlo. Sappi che io rimango sempre la Badessa – Ikonomisa della tua Lavra”. Atanasio colpì allora la roccia con la sua verga. In quel momento la roccia tremò e si spaccò, mentre tuoni e acqua sgorgavano dalla roccia frantumata. Spaventato, Atanasio si voltò per prostrarsi davanti alla Santa Tuttapura, ma Lei era già scomparsa. Tornò alla sua Lavra e, con suo grande stupore, trovò tutti i granai (magazzini) traboccanti di grano. Ecco dunque la ripetizione dei grandi miracoli, con i quali vengono confermati i miracoli di un tempo e con i quali i fedeli vengono rafforzati nella fede.

Contemplazione
Contemplare la miracolosa traversata del Mar Rosso da parte degli Israeliti (Esodo 14):

  1. Come Mosè agitò la verga secondo il comando di Dio e il mare si divise e il popolo di Dio passò sul fondo asciutto del mare;
  2. Come gli Egiziani inseguirono gli Israeliti lungo lo stesso percorso, ma Mosè agitò la verga e il mare si riunì;
  3. Come questo mi insegni che tutto ciò che Egli vuole, tutto è possibile con Dio e che Egli salva il Suo servo fedele dal pericolo più grande e punisce l’infedele.

Omelia
Sulla sobrietà della mente

“Perciò cingete i lombi della vostra mente, siate sobri e sperate fino alla fine nella grazia che vi porterà alla rivelazione di Gesù Cristo” (1 Pietro 1,13).

Fratelli, la mente è la guida dell’anima e il consigliere dell’anima. Dio ha dato solo un’anima agli animali [un’anima irrazionale], per questo non ha dato loro la libertà, ma li guida con la sua mente. Dio ha dato all’uomo un’anima [un’anima razionale] e una mente e con la mente la libertà. La mente e la libertà sono inseparabili. Da questo derivano tutti i vuoti racconti di certi filosofi sul fatto che l’uomo abbia davvero una mente ma non possieda la libertà. È chiaro, infatti, dall’esperienza quotidiana che la libertà è una compagna inseparabile della mente. Ma, come l’uomo non possiede una mente perfetta, così non possiede una libertà perfetta ma, tuttavia, si trova sotto la direzione e la guida di Dio. Solo Dio ha una mente perfetta e una libertà perfetta. Noi, quindi, siamo solo “immagine e somiglianza” della mente e della libertà di Dio. Possediamo una mente sufficiente per conoscere la volontà di Dio e una libertà sufficiente per decidere di compiere la volontà di Dio. Quando la mente perde il potere di guida assoluta sull’anima, ciò che segue nell’anima sono molti principi guida che portano alla confusione, al caos e alla distruzione.

Cosa significano le parole dell’apostolo: “Cingete i lombi della vostra mente e siate sobri”? Significano: non permettete alla vostra mente di fantasticare, ma concentrate la mente sulla contemplazione della legge di Dio. Significano anche: non permettere alla tua mente di abusare della libertà donata da Dio per immergere l’anima nella schiavitù della carne, del mondo e del diavolo, ma inchioda la mente a Cristo come a una croce, affinché la tua anima possa risorgere in Cristo. Significano inoltre: chiudi la tua mente a tutte le immaginazioni egoistiche di cui si inebria cadendo nel bottino del diavolo e tieni la mente cinta nella ristrettezza del tuo cuore dove diventerà sobria attraverso la preghiera e diventerà pura attraverso le lacrime. In breve, significa: esercita la tua mente a non abusare della tua libertà ridicolizzando il Dio vivente e misericordioso e spegnendo l’anima con le passioni.

O Signore Gesù, Mente di Dio e Sapienza di Dio, aiutaci a cingere la nostra mente affinché pensi solo a ciò che viene da Te e a ciò che è Tuo, in modo che la mente conduca la nostra anima sobriamente alla salvezza.

A Te siano rese sempre grazie e gloria. Amen.




04 Luglio

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

04 Luglio secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. SANT’ANDREA, ARCIVESCOVO DI CRETA

Andrea nacque a Damasco da genitori cristiani. Fu muto dalla nascita fino all’età di sette anni. Iniziò a parlare quando i suoi genitori lo portarono in Chiesa e ricevette la Santa Comunione. È così grande il potere della Divina e Santa Comunione. All’età di quattordici anni, Andrea si recò a Gerusalemme e fu tonsurato nella Lavra di San Saba il Santificato. Grazie al suo discernimento e al suo ascetismo, superò molti dei monaci più anziani e fu un esempio per loro. Dopo qualche tempo, il Patriarca lo prese come suo segretario personale. Quando cominciò a imperversare l’eresia monotelita, che insegnava che il Signore Gesù non possedeva una volontà umana ma solo una volontà divina, il Sesto Concilio Ecumenico si riunì a Costantinopoli nell’anno 681 d.C., sotto il regno di Costantino IV. Teodoro, Patriarca di Gerusalemme, non poté partecipare al Concilio, ma inviò come suo rappresentante Andrea, che all’epoca era arcidiacono. Al Concilio, Andrea mostrò il suo meraviglioso dono oratorio, il suo zelo per la Fede e la sua rara prudenza. Dopo aver contribuito a rafforzare la fede ortodossa, Andrea tornò ai suoi compiti a Gerusalemme. In seguito, fu eletto e insediato come arcivescovo dell’isola di Creta. Come arcivescovo, era molto amato dal popolo. Andrea era molto zelante per l’ortodossia e sradicava con veemenza tutte le eresie. Con le sue preghiere operava miracoli. Con le sue preghiere scacciò i Saraceni dall’isola di Creta. Andrea scrisse molti libri di istruzione, inni e canoni, tra cui il più famoso è il Grande Canone Penitenziale, letto il giovedì della quinta domenica della Grande Quaresima. Il suo aspetto esteriore era tale che “vedendo il suo volto e ascoltando le sue parole che scorrevano come miele, tutti trovavano piacere e modificavano le loro vie”. In un’occasione, di ritorno da Costantinopoli, Andrea predisse la sua morte prima di arrivare a Creta. E così accadde. Quando la barca su cui viaggiava navigò vicino all’isola di Mitilene, questo faro della Chiesa terminò la sua vita terrena e, con la sua anima, prese dimora nel Regno di Cristo nell’anno 721 d.C.

  1. SANTA MARTA

Marta era la madre di San Simeone Stilita il Giovane della Montagna Meravigliosa (24 maggio). Dedicandosi con tutta l’anima alla fede, non pensava al matrimonio. Quando i suoi genitori la promisero in sposa a un giovane, Marta pensò di lasciare la casa dei suoi genitori e di ritirarsi dal mondo. Ma San Giovanni Battista apparve a Marta e le consigliò di compiere la volontà dei suoi genitori e di sposarsi, cosa che fece. Da questa unione matrimoniale nacque il glorioso santo Simeone della Montagna Meravigliosa. Aveva l’abitudine di alzarsi regolarmente a mezzanotte per pregare. Con grande carità, aiutava i bisognosi e gli sfortunati, visitava i poveri, gli orfani e assisteva i malati. Un anno prima della sua morte vide molti angeli con delle candele in mano e, da loro, apprese l’ora della sua morte. Appreso ciò, Marta si dedicò con ancora più zelo alla preghiera e alle opere di bene. Morì serenamente nell’anno 551 d.C. e fu sepolta vicino al figlio Simeone lo Stilita. Dopo la sua morte, apparve molte volte per istruire gli uomini e per guarire i malati. La sua apparizione più significativa è quella all’abate del monastero di Simeone. Dopo la sepoltura di Santa Marta, l’abate pose una candela votiva sulla sua tomba con il proposito che non dovesse mai spegnersi. Poi l’abate si ammalò e la santa Marta gli apparve e gli disse: “Perché non bruci un cero votivo sulla mia tomba? Sappiate che io non ho bisogno della luce del vostro cero poiché sono stata resa degna davanti a Dio dell’Eterna Luce Celeste, ma ne ho bisogno per voi. Perciò, quando accendete un lume sulla mia tomba, mi pregate di pregare il Signore per voi”. È evidente che l’obiettivo della nostra venerazione per i santi è quello di pregarli, in quanto più degni di noi, di pregare Dio per noi e per la nostra salvezza.

Si celebrano anche nel giorno odierno (non presente nel prologo):

SANTI MARTIRI REALI DI RUSSIA: LO ZAR NICOLA II, LA ZARINA ALESSANDRA, IL PRINCIPE EREDITARIO ALESSIO, LE GRANDUCHESSE OLGA, TATIANA, MARIA E ANASTASIA E I MARTIRI CON LORO (1918)

“Lo zar Nicola II era figlio di Alessandro III, che era morto tra le braccia di San Giovanni di Kronstadt. Essendo stato allevato nella pietà, lo zar Nicola cercò sempre di governare in uno spirito consono ai precetti dell’Ortodossia e alle migliori tradizioni della sua nazione. La zarina Alessandra, nipote della regina Vittoria d’Inghilterra e convertita dal luteranesimo, era nota per la sua pietà e la sua compassione per i poveri e i sofferenti. I loro cinque figli erano amati da tutti per la loro gentilezza, modestia e mancanza di malizia.
“Nel mezzo delle turbolenze politiche del 1917, lo zar Nicola abdicò disinteressatamente al trono per quello che credeva fosse il bene del suo Paese. Sebbene avesse abdicato di sua volontà, i rivoluzionari misero lui e la sua famiglia agli arresti domiciliari, poi li mandarono sotto scorta a Tobolsk e infine a Ekaterinburg. Una lettera scritta da Tobolsk dalla granduchessa Olga, la maggiore dei figli, mostra la loro nobiltà d’animo. Scrive: “Mio padre mi chiede di comunicare a tutti coloro che gli sono rimasti devoti… che non si vendichino per lui, perché ha perdonato tutti e prega per tutti. Né devono vendicarsi. Piuttosto, devono tenere presente che questo male che è ora presente nel mondo diventerà ancora più forte, ma che il male non vincerà il male, ma solo l’amore lo farà”.

Inno di lode
LA DIVINA PROVVIDENZA DI DIO

Nella sua Divina Provvidenza, il Signore è miracoloso,
ad Andrea, il muto, diede una voce chiara
E al muto, la sua tromba udibile ha reso
Come un tempo Saulo (Paolo), la colonna della Chiesa.
Invano la santa Marta si sottrasse al matrimonio
Alla volontà di Dio deve inchinarsi,
La Provvidenza di Dio condusse Marta al matrimonio
e per Dio e per il mondo partorì un Santo.
Chi si dona a Dio, si dona al Migliore,
e la sua volontà è stata vinta dala volontà di Dio.
Figlia mia, senza il Signore, non progettare nulla,
che i tuoi progetti senza frutto non siano.
Della vita, tutti i fili e tutti i tuoi desideri
sono nelle mani del Creatore onnipotente.
Suoi sono i campi, suoi sono i pendii,
Suoi sono gli elementi di base, le fondamenta e i fili.
Sua è l’anima, Suo è il corpo,
E sua ogni cosa e la sua veste, lo spirito.
Nel suo campo ariamo con i suoi strumenti
Di cosa dobbiamo occuparci, se non della Sua volontà?

Riflessione
Se tutta la vostra vita è trascorsa senza problemi e senza preoccupazioni, allora piangete per voi stessi. Infatti, il Vangelo e l’esperienza dei popoli affermano concordemente che nessuno, senza grandi sofferenze e dolori, ha lasciato opere grandiose e benefiche sulla terra o è stato glorificato nei cieli. Se, tuttavia, il vostro soggiorno terreno è completamente adornato di sudore e lacrime per raggiungere la giustizia e la verità, rallegratevi e siate estremamente felici, perché davvero grande è la vostra ricompensa nei cieli. Non cedete mai all’insano pensiero che Dio vi abbia abbandonato. Dio sa esattamente quanto si può sopportare e, in base a questo, misura le sofferenze e i dolori di ognuno. San Nil Sorsky dice: “Se anche gli uomini sanno quanto peso può portare un cavallo, un asino o un cammello e, in base a questo, li caricano secondo le loro forze. Se anche un vasaio sa quanto tempo lasciare l’argilla nel forno perché non si frantumi né si cuocia troppo; come potrebbe Dio non sapere quante tentazioni può sopportare un’anima per renderla pronta e adatta al Regno dei Cieli?”.

Contemplazione
Contemplare tutti i miracoli che il Signore ha compiuto per mano di Mosè e Aronne nel paese d’Egitto: “Aronne e Mosè entrarono da Faraone e fecero come il Signore aveva ordinato” (Esodo 7,10):

  1. Quanto grandi e impressionanti furono quei miracoli;
  2. Come il cuore del faraone rimase ostinato davanti a tutti i miracoli di Dio;
  3. Come anche il mio cuore è duro davanti agli innumerevoli miracoli di Dio nel mio cuore, nella mia vita e intorno a me e come devo pentirmi prima che la fine mi colpisca e la punizione eterna mi raggiunga.

Omelia
Sulla salvezza dell’anima come fine della fede

“Ricevendo il fine della vostra fede, cioè la salvezza delle vostre anime” (1 Pietro 1,9).

Fratelli, qual è il fine della fede? La salvezza dell’anima. Qual è l’obiettivo della fede? La salvezza dell’anima. Qual è il frutto della fede? La salvezza di un’anima. Non aderiamo alla fede, quindi, per amore della fede, ma per la salvezza della nostra anima. Nessuno viaggia per amore della strada, ma per qualcuno o qualcosa che lo aspetta alla fine della strada. Nessuno getta una corda nell’acqua in cui qualcuno sta annegando per amore della corda, ma per amore di chi sta annegando. Dio ci ha dato la fede come una strada, alla fine della quale i viaggiatori riceveranno la salvezza delle loro anime. E, come una corda, Dio ha esteso la fede a noi che stiamo annegando nelle acque oscure del peccato, dell’ignoranza e del vizio affinché, con l’aiuto della fede, possiamo salvare le nostre vite.

Questo è lo scopo della fede. Chiunque conosca il prezzo di un’anima umana deve ammettere che non c’è nulla al mondo più necessario o più vantaggioso della fede. Un mercante che trasporta pietre preziose in un vaso di terra protegge con cura e cautela il vaso, lo nasconde e lo sorveglia. È a causa del vaso che il mercante si impegna così tanto e si preoccupa? Non per il vaso, ma per le pietre preziose che vi sono contenute. Tutta la nostra vita terrena è come un vaso di terra in cui è nascosto un tesoro inestimabile. Questo tesoro inestimabile è la nostra anima. Il vaso è economico, ma il tesoro è prezioso. Per prima cosa, bisogna avere fede nel valore dell’anima umana; in secondo luogo, nel futuro splendore e nella vita dell’anima nel Regno di Dio; in terzo luogo, nel Dio vivente che attende il ritorno dell’anima che Lui stesso ci ha donato; in quarto luogo, nella possibilità che un’anima possa andare perduta in questo mondo. Chiunque abbia fede in queste quattro cose saprà come proteggere la propria anima e saprà anche che la salvezza di un’anima è la fine del suo cammino, la meta della sua fede, il frutto della sua vita, lo scopo della sua esistenza sulla terra e la giustificazione delle sue sofferenze.

Noi crediamo per la salvezza della nostra anima. Chi ha una fede vera, deve anche sapere che la fede è per la salvezza delle anime. Chi pensa che la sua fede serva ad altro scopo che non sia la salvezza, non ha una vera fede e non conosce il valore della sua anima.

O Signore onnipotente Gesù, che ci hai dato una fede splendente e vittoriosa, rafforza e mantieni questa fede in noi, affinché possiamo presentarci senza vergogna davanti al tuo giudizio con le nostre anime pure e splendenti.

A Te siano rese gloria e grazie sempre. Amen.




13 GIUGNO

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

13 Giugno secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. LA SANTA MARTIRE AQUILINA

Aquilina nacque nella città palestinese di Byblus da onorevoli genitori cristiani. All’età di sette anni, la piccola Aquilina era già completamente informata sulla vera vita cristiana e a dieci anni era così piena di comprensione divina e della grazia dello Spirito Santo che, con grande forza e zelo, predicava Cristo alle sue compagne. Quando iniziò la persecuzione di Diocleziano, qualcuno accusò Aquilina davanti a Volusiano, il deputato imperiale, che era più simile a una bestia che a un uomo. Dapprima Volusiano ordinò che Aquilina venisse fustigata e poi che le venisse conficcata una verga rovente nelle orecchie e nel cervello. Fino all’ultimo momento, la vergine Aquilina confessò liberamente e apertamente Cristo Signore e quando il cervello e il sangue cominciarono a fuoriuscire dalla testa, cadde come morta. Il deputato, pensando che Aquilina fosse davvero morta, ordinò che il suo corpo fosse portato fuori dalla città e gettato su un mucchio di letame perché i cani lo consumassero. Ma un angelo di Dio le apparve di notte e le disse: “Alzati e rimettiti in sesto!”. La vergine si alzò e si rimise in sesto e per lungo tempo offrì lodi di ringraziamento a Dio implorandolo di non privarla di compiere la sua morte da martire. Si udì una voce dal cielo: “Va’, ti sarà fatto come preghi” e Aquilina si avviò verso la città. Le porte della città si aprirono da sole davanti a lei ed ella entrò come uno spirito nel palazzo del deputato e si presentò davanti al suo letto. Il deputato fu colto da una paura indicibile, vedendo viva la vergine che credeva morta. Il giorno seguente, secondo il suo ordine, i carnefici condussero Aquilina fuori per decapitarla. Prima della decapitazione, la vergine Aquilina pregò Dio in ginocchio e consegnò la sua anima. Il boia decapitò la sua testa senza vita. Le sue reliquie diedero la guarigione a molti malati. Aquilina aveva dodici anni quando patì per il Signore: fu incoronata con la corona di martire nell’anno 293 d.C.

  1. SANTO TRIFILLIO, VESCOVO DI LEUCOSIA [NICOSIA] A CIPRO

Trifilo fu discepolo di San Spiridione e poi suo collaboratore nell’isola di Cipro. Fu un uomo misericordioso, puro di pensiero e casto per tutta la vita, “una fonte vivente di lacrime” e un grande asceta. Governò bene il gregge di Cristo e morendo ricevette la corona di fiori tra i grandi gerarchi del cielo. Morì serenamente nell’anno 370 d.C.

  1. SANT’ANNA E SUO FIGLIO GIOVANNI

Accolta come orfana nella casa di un nobile e curata come una figlia adottiva, Anna fu cresciuta ed educata in quella casa. Essendo una degna fanciulla, il nobile la diede in sposa a suo figlio. Quando l’anziano nobile morì, i parenti fecero pressione sul figlio affinché lasciasse la moglie a causa dei suoi bassi natali e ne sposasse un’altra che, per origine e ricchezza, fosse più adatta a lui. Il figlio del nobile temeva Dio e non voleva farlo. Vedendo il marito in conflitto con i suoi parenti, Anna lo lasciò di nascosto e fuggì in un’isola lontana dove non c’era anima viva. Arrivata su quest’isola incinta e in procinto di partorire un figlio, Anna visse per trent’anni una vita di ascetismo, digiunando e pregando. Poi, secondo la Provvidenza di Dio, uno ieromonaco sbarcò su quest’isola, battezzò suo figlio e gli diede il nome di Giovanni. Quest’anima santa Anna visse una vita di ascesi nel V secolo e morì serenamente.

Inno di lode
SANTO TRIFILLIO

San Trifillio era ancora diacono,
leggeva il Salterio e i Vangeli;
e con voce dolce leggeva umilmente al popolo,
e Spiridione, santo, ascoltava con attenzione.
Una volta in chiesa, affollata di gente
lesse il capitolo sul paralitico,
Come il Signore buono, il malato vide,
“Prendi la tua branda”, disse, e il malato se ne andò.
Trifillio, la parola branda con la parola “tana” sostituì,
Poi, disse Spiridione: “Figlio mio, vieni da me!”.
Come, mio caro diacono, cambi le parole,
la parola che il nostro dolce Salvatore ha pronunciato?
Dalla sua bocca uscì la parola “branda
E “tana” hai detto, la Sua parola hai omesso!
Figlio mio, questo è un Libro ispirato dall’Alto,
Perciò, leggiamo tutto ciò che è scritto in esso.
Le parole del Vangelo sono piene di forza
mentre le parole umane sono deboli e decadute.
La branda dell’uomo non è la stessa di una “tana di bestie”.
Perciò, figlio mio, di’ che Dio mi perdoni!
Il diacono Trifillo, resosi conto
si pentì amaramente e e si vergognò molto,
Trifillio benediceva, a causa del suo padre spirituale, San Spiridione.
San Spiridione, glorioso operatore di miracoli.

Riflessione
La mitezza e la gentilezza adornavano i nostri santi e davano loro forza e comprensione per non ricambiare il male con il male. Quando l’imperatore Costanzo, figlio dell’imperatore Costantino il Grande, si ammalò ad Antiochia, chiamò San Spiridione perché pregasse per lui. San Spiridione, in compagnia di Trifillio, suo diacono, partì da Cipro e arrivò ad Antiochia davanti al palazzo imperiale. Spiridione era vestito in modo povero. In testa portava un semplice berretto intrecciato, in mano un bastone di palma e sul petto portava un recipiente di terra che conteneva l’olio preso davanti alla Croce onorata(che a quel tempo i cristiani di Gerusalemme erano soliti portare). Così vestito e per di più sfinito dal digiuno e dalla preghiera e dal lungo viaggio, il santo non rispecchiava in alcun modo il suo rango e la sua dignità. Quando volle mettere piede nel palazzo imperiale, uno dei servi dell’imperatore, credendolo un mendicante qualunque, lo colpì con un pugno sulla guancia. Il santo, mite e gentile, gli porse l’altra guancia. Quando, con grande difficoltà, riuscì a raggiungere l’imperatore, Spiridione gli toccò la testa e l’imperatore si riprese.

Contemplazione
Contemplare il miracoloso camminare del Signore sull’acqua come sulla terraferma:

“E quando gli apostoli lo videro camminare sul mare, furono turbati, dicendo: “È uno spirito” e gridarono per la paura” (San Matteo 14,25):

  1. Come la barca con i discepoli si trovò in difficoltà sulle onde del mare di notte e come il Signore, vedendo ciò, si affrettò a soccorrerli;
  2. Come anche io sono spesso in difficoltà a causa delle tenebre e delle onde delle passioni e come il Signore misericordioso si affretti ad aiutarmi a camminare sulle passioni come su una strada solida.

Omelia
Il cammino della vita e il cammino della morte

“A volte una via sembra giusta all’uomo, ma la fine di essa conduce alla morte!”. (Proverbi 14,12).

A volte all’uomo sembra che la via dei senza Dio sia giusta, perché vede che i senza Dio ottengono ricchezze e hanno successo. Oh, se solo gli fosse dato di vedere la fine di quel cammino! Avrebbe orrore e non percorrerebbe mai quel sentiero.

Se la fine di un sentiero termina con la distruzione, può essere il sentiero giusto? Perciò, o uomo, non dire che un sentiero è giusto se non ne vedi la fine. Tu chiedi: “Come potrei io, uomo debole e miope, percepire la fine di un lungo sentiero?”. In due modi: leggendo le Sacre Scritture attraverso l’esperienza della Chiesa Ortodossa e osservando la fine del percorso di vita di chi vi circonda e di chi muore prima di voi. Tuttavia, la prima via è quella più affidabile e se la seguite, sappiate che non inciamperete nella notte della morte eterna.

Solo la via giusta è quella che è indicata da Dio come giusta. Tutti gli altri sentieri che appaiono giusti alla vostra mente e non coincidono con il sentiero di Dio sono sbagliati e mortali. Ecco, anche le bestie hanno i loro sentieri, ma voi li percorrereste se vi sembrassero giusti? Non andateci, perché alla fine cadrete nelle fauci affamate delle bestie. Il sentiero indicato da Dio, anche se vi sembra sbagliato, è giusto: percorretelo. A causa dei nostri peccati, il cammino di Dio ci sembra talvolta sbagliato. Se fossimo senza peccato e se la nostra mente non fosse distorta dal peccato, non sarebbe possibile per noi, nemmeno per un momento, concepire che un’altra strada sia giusta, tranne quella di Dio. A una mente distorta molti sentieri sbagliati sembrano giusti e l’unico sentiero giusto sbagliato.

O Signore onniveggente, nostra guida, correggi la nostra mente in modo da non essere trattenuti sui sentieri sbagliati. Gesù, Tu sei l’unica Via, Verità e Vita e ciò che immaginiamo al di fuori di Te è una via sbagliata, una menzogna e la morte.

A Te sia gloria e grazie sempre. Amen.