Come si fa la preghiera quotidiana nel Sacro Monte? – Padre Teologo

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.

Per le preghiere dei nostri santi padri, Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di noi. Amen.

Oggi parleremo un po’ del canone, dell’importanza del canone. Perché, sfortunatamente, ci vantiamo di essere ortodossi, ma non preghiamo, non andiamo in Chiesa, non ci confessiamo, non comunichiamo e poi, dov’è la nostra Ortodossia?

Ci comportiamo come atei. Ricordate che vi ho parlato e vi ho persino chiesto di pregare per 10 minuti al giorno. Non nascondo che sono un po’ imbarazzato, in effetti, perché 10 minuti sono un tempo insignificante nell’arco di una giornata, ma almeno facciamolo.

Oggi parlerò avanzando un po’, anche se questa parola è pretenziosa. Questo non è un anticipo, ma una cosa fondamentale che ogni cristiano deve fare in questo tempo se si considera cristiano e se vuole essere cristiano, se vuole purificarsi dalle passioni. Perché è proprio di questo che si occupa il cristianesimo. Il suo senso è purificarsi dalle passioni.

Ebbene, se non prendiamo le cure necessarie per purificarci dalle nostre passioni e per avvicinarci a Cristo, allora che tipo di cristiani siamo e come vogliamo essere salvati, come vogliamo raggiungere la felicità eterna?

Ora, l’importanza del canone, cioè della preghiera quotidiana, è che ci libera da un grande parassita di Adamo che è la nostra instabilità.

Dovete sapere, fratelli, che l’uomo è molto instabile dopo la caduta di Adamo. Vedi che oggi ha voglia di fare qualcosa, domani non ha voglia di farla, e per questo occorre un programma spirituale costante che porti l’uomo fuori da questa sua labilità, da questa instabilità, da questa mancanza di determinazione.

E dovresti sapere che è così che nascono le virtù. Quindi tutte le nostre virtù vengono dal canone, cioè dalla determinazione che è data dal programma quotidiano. Fratelli, dobbiamo avere un programma giornaliero! Non dobbiamo lasciarci trasportare dal vento e andare nella direzione di ciò che ci passa per la mente, o per meglio dire in qualunque direzione la nostra mente cova. Mi piace molto questa immaginazione che la nostra mente stia bruciando perché in realtà, la nostra mente si sta oscurando mentre pensiamo di avere una grande idea.

Non è così, fratelli. È, infatti, un nostro comportamento caotico. E questo comportamento caotico è almeno mitigato dal canone. Cioè, secondo la regola della preghiera, se vuoi, come viene anche chiamata. In greco si chiama “canonas”, che significa “canone”. Per questo mi riferisco al canone.

Nel Sacro Monte, dovresti sapere che questo canone, questo programma spirituale è centrato sulla Preghiera di Gesù, su “Signore Gesù…”. Non ci sono così tante letture e così tanti akathisti e paraklesis. Perché? Perché anche se sono molto belli, disperdono la mente.

La Preghiera di Gesù è una preghiera ciclica, come ho detto in altre occasioni, e per questo raccoglie molto bene la mente perché nella Preghiera di Gesù non abbiamo molti centri di informazione, molte idee, e per questo la mente non non disperdere, inseguendo quelle idee. E per questo motivo, la Preghiera di Gesù è una preghiera molto potente.

Oltre a ciò, il nome di nostro Signore Gesù è in essa ed è quello che gli conferisce un potere ancora maggiore.

Poiché ho detto che sulla base del canone acquisiamo le nostre virtù, dovresti sapere che la prima cosa che facciamo nella giornata, la nostra prima preoccupazione è il canone. E non il lavoro, non i soldi, non gli affari, non le notizie, non… Dio sa cos’altro.

La prima cosa è il canone, non le preoccupazioni quotidiane!

Perché dico questo? Perché di solito lo lasciamo all’ultimo minuto. Cioè facciamo le nostre faccende e solo alla fine, se abbiamo tempo o siamo di corsa o molto stanchi, facciamo il canone. Se pure lo facciamo ancora…

No, fratelli! Prima di tutto, dobbiamo fare il canone, dobbiamo prestare attenzione al canone, dobbiamo avere tempo per il canone, non lasciarlo all’ultimo momento.

È molto bello avere un programma! Per dire che da quest’ora a quell’ora, adesso, devo fare il canone. È vero però che a volte, per fattori esterni – questo accade soprattutto nel mondo – ci sono disturbi, interruzioni del nostro programma, ma poi noi, fratelli, dobbiamo cercare di attenerci all’orario.

Immagina un’auto, se vuoi, che guida su un terreno accidentato, su una strada accidentata, e la ruota e le sospensioni dell’auto stanno cercando di mantenere l’auto in movimento in equilibrio. Allo stesso modo, noi, avendo questa immagine, dobbiamo gestire il nostro programma per non avere molti disturbi nel programma.

Quindi cerchiamo sempre di appianare queste interruzioni nel programma e, naturalmente, come ho detto, la nostra prima cura dovrebbe essere il canone di preghiera, che non deve essere grande, soprattutto all’inizio, ma costante.

Principalmente nel canone, nel nostro programma di preghiera, c’è la costanza, fratelli, e non la grandezza! Preferisco, dovresti saperlo, un lavoro leggero e costante a uno che finisce presto. Questo è molto importante.

Vediamo come prepariamo e completiamo il canone, in modo molto breve, molto schematico. Prima di tutto dobbiamo prepararci, dobbiamo pregare per la preghiera, dobbiamo prepararci per il canone. E qui abbiamo due grandi tecniche, per così dire.

Stiamo parlando di una preghiera di confessione in cui preghiamo Dio con le nostre parole, la Madre di Dio – “Madre di Dio, aiutami! Non lasciarmi! Signore, fammi sentire la tua grazia! Aiutami! Illuminami!” Quindi questa è una cosa che deve essere fatta.

E, in secondo luogo, fratelli, sappiate che è bene che prima del canone o prima di ogni altra attività spirituale e anche intellettuale, imparando, per esempio, ma soprattutto davanti al canone, è bene non essere esposti a forti sorgenti del piacere. Alle notizie o ai giochi per computer o… Dio solo sa cos’altro. Perché altrimenti, durante il canone, penseremo a quello che abbiamo sentito, a quello che abbiamo visto, a quello che abbiamo suonato. Tagliateli via, fratelli! Tagliateli!

Ovviamente mi riferisco anche ai bambini quando vogliono imparare. Non dovrebbero giocare al computer prima di imparare, perché dopo non impareranno più nulla! Tutta la loro mente sarà sulla strategia del rispettivo gioco che, pensano, devono finire. Non è così? Capite?

Per questo è molto importante che prima del canone ci prepariamo con un po’ di preghiera preparatoria e lasciamo che le cose si calmino un po’ e, come ho detto, non guardiamo alle notizie o ad altri forti sorgenti di piacere, di interesse.

Ora dovresti sapere che il canone vero e proprio può essere fatto per numero, cioè quante volte dire la preghiera di Gesù, cosa leggere. O per tempo, cioè, prego per così tanto tempo – per X quantità di tempo.

Nella Montagna Sacra, di solito la regola è per numero perché alcuni lo dicono più velocemente, altri lo dicono più lentamente e infatti si tratta di quante preghiere diciamo a Dio. Ma nel mondo la quantità di tempo viene utilizzata, a volte.

Non mettiamo le persone nella stessa scatola e in generale, le quantità, dovresti sapere che le risolvi con il tuo padre spirituale che può seguire la tua evoluzione nel tempo. Quindi quantità per numero, come ho detto, e quantità temporali, cioè per un periodo di tempo.

Per quanto riguarda il canone, è molto bello fare tutto insieme, perché il cuore si scalda, la mente si eleva e l’esperienza si fa più intensa. Ma dovresti sapere che è possibile rompere il canone, cioè possiamo fare un po’ ora e un po’ più tardi, possiamo farlo di nuovo la sera.

Naturalmente la preghiera notturna è la migliore, ma è molto utile avere una preghiera mattutina con cui iniziare il lavoro. Quindi al mattino, la prima immagine che ho in mente nel momento in cui mi sveglio è: “Grazie, Dio! Dio, gloria a Te! Signore Dio, aiutami! Madre di Dio, non lasciarmi! Per le preghiere dei nostri santi padri, non lasciarmi!”

Bene, e poi, con questa piccola preghiera, che, ovviamente, può essere più lunga, ma come ho detto, non stabilisco io un canone per te, lo fanno i tuoi padri spirituali, con questa preghiera iniziamo la giornata.

La preghiera principale è di solito la sera, ma come ho detto, può essere fatta anche durante il giorno quando abbiamo tempo. Ed è buono anche di giorno, per non allontanarci troppo da Dio.

Ancora, devi sapere, visto che si parla di canone, e di quantità, se non abbiamo tempo, se abbiamo impegni in certi giorni, nel caso dei monaci è il classico caso dei giorni di festa, allora le preghiere del “Signore Gesù…” si possono fare anche di riserva. Insomma, le dico oggi, per averle di riserva, nel caso non potessi fare il mio canone posso completare con la riserva. Capite?

Naturalmente, questo non significa, questo non convalida la negligenza o convalida tutti i tipi di inganni! Ma agiamo accettando la nostra incapacità di adempiere certi doveri spirituali in un certo periodo di tempo, in un certo giorno.

Naturalmente, le preghiere per la Comunione che sono preghiere con uno scopo specifico – domani ricevo la Comunione – non possono essere fatte di riserva, fratelli. Quindi oggi non leggiamo le preghiere della Comunione per domenica prossima. Siamo seri! Mi riferisco alla Preghiera di Gesù o alle altre.

Comunque pregare è molto importante. La preghiera deve essere fatta con attenzione alle parole della preghiera. Questo è molto importante. Ed è per questo che ti ho detto di non avere forti sorgenti di piacere, di interesse, prima del canone, perché poi la mente si distrae, la mente si disperde.

Perché (la mente) sia attenta alle parole della preghiera, è molto buono avere una corda da preghiera, qualcosa del genere… e ad ogni nodo diciamo: “Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me! Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me! Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me! Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me!”

Questo è molto importante. Capite?

È anche molto bello farsi il segno della croce, che significa: Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me! Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me! Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me!

Ad ogni “Signore Gesù…” sulla corda della preghiera, facciamo il segno della croce anche noi. Questo va molto bene. Perché? Perché usa il senso umano più potente che è il senso del tatto. E poi nel momento in cui usiamo il senso del tatto su ogni nodo della corda della preghiera, la mente si concentra molto bene. Prova e vedrai!

E quando ci facciamo il segno della croce, lo facciamo perché ci protegge dal diavolo, ci protegge dalle influenze demoniache.

Quindi la corda della preghiera è molto importante, come ho detto, per il senso del tatto che raccoglie molto bene la mente e per il numero. Perché la corda della preghiera ha un numero X di nodi. Con una corda da preghiera da 100 nodipossiamo completare il nostro canone molto facilmente.

Ancora una volta, è molto buono sussurrare la preghiera. Certo, questo dipende anche dal carattere, ma in generale è molto bello sussurrare, cioè ascoltare noi stessi, perché poi di nuovo la mente si raccoglie molto bene e non si disperde.

Di nuovo, allo stesso scopo di raccogliere la mente, oltre la corda della preghiera, oltre il sussurro, c’è la velocità. E la velocità dipende dalla persona. Ci sono alcune persone che la dicono veloce, veloce, veloce, e ce ne sono altre che lo dicono molto lentamente: “Signore… Gesù… Cristo… abbi pietà di me!…”

Ma, in media, è meglio che la maggior parte delle persone lo dica in modo relativamente veloce in modo che non sorgano pensieri. Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me! Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me! Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me! Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me!

Quindi, se lo diciamo con un ritmo relativamente vigile, ma senza fretta, allora i pensieri non compaiono, la mente si raccoglie e abbiamo l’esperienza della grazia di Dio.

Anche per raccogliere la mente, è utile dire brevemente la preghiera, nella forma abbreviata: “Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me!” Evitiamo la forma più lunga, cioè: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore!” O anche aggiungendo “Per le preghiere della Santissima Theotokos e di tutti i tuoi santi, amen!”

Queste forme più lunghe disperdono la mente, sono molto più difficili da trattenere. Mentre la forma abbreviata “Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me!” che viene utilizzata nel Sacro Monte è la forma più consigliata per la maggior parte delle persone.

Forse dovremmo anche parlare un po’ di prostrazioni complete. Non posso fare una prostrazione completa ora perché sarei fuori dall’inquadratura, ma le prostrazioni complete sono l’inchinarsi a terra con la fronte vicina al pavimento, o alle pietre come è qui… e quelle sono fatte allo stesso modo modo, facciamo una prostrazione completa e diciamo: “Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me!”

Ma fate questo secondo quello che dice il padre spirituale, perché ci sono problemi di età, problemi di potenzialità corporee, cioè chi può fare tali prostrazioni. Ma le altre, cioè – “Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me!” – quelle possono farle tutti. Capite?

Naturalmente alcuni possono inchinarsi di più: “Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me! Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me!” Ma ovviamente altri a causa dell’età, problemi alla colonna vertebrale e così via, non possono piegarsi. Tutti possono fare quanto possono.

Abbiamo parlato della Preghiera di Gesù, abbiamo parlato della preparazione al canone, abbiamo parlato un po’ delle prostrazioni complete – che sono un problema personale da affrontare con il padre spirituale. – Ora, oltre alla Preghiera di Gesù, devi sapere che c’è un’altra cosa molto importante nel canone, cioè nella regola della preghiera quotidiana come viene chiamata. Sto parlando di introspezione.

Voglio dire, fratelli, facciamo un piccolo esame spirituale ogni giorno. Non mi piace la parola introspezione perché è usata soprattutto nell’ambito della psicologia, che, se la psicologia è cristiana, cioè se lo psicologo è cristiano-ortodosso, può aiutare, ma se no, può fare molto male.

Questa introspezione, questo esame spirituale, significa ogni sera, fratelli, 5 minuti – ancora una volta – parlo di intervalli di tempo molto brevi! Per 5 minuti per esaminarci. Cosa ho fatto bene in quel giorno, cosa ho fatto di sbagliato. Proprio come un uomo d’affari, fratelli. L’uomo d’affari, se non vede tutti i giorni come vanno gli affari, beh, fallisce.

Lo stesso vale per noi che non cerchiamo il denaro ma la vera ricchezza, la vita eterna. Diamo la caccia al paradiso.

Ogni sera pensiamo: “Cosa ho fatto di buono oggi, cosa ho fatto di sbagliato?” Per il bene che ho fatto, ringrazio Dio per quel giorno e dico: “Dio aiutami! Dio, concedi…!”

E per quello che ho fatto di male, mi pento: “Signore, perdonami! Dio, non lasciarmi! Ti prego, perdonami! Madre di Dio, perdonami!”

E se il peccato è più grande, se il male è più grande, bisogna confessarlo, fratelli!

Quindi, oltre all’introspezione, abbiamo una fase successiva che è la lettura della Sacra Scrittura. C’è bisogno di leggere, fratelli! Perché oltre alla preghiera che scalda il cuore e illumina la mente, occorre anche la lettura delle Sacre Scritture e dei Santi Padri… Per favore, dico dai Santi Padri, non da ogni sorta di altri libri! Dai Santi Padri – che prima di tutto illuminano la mente e poi riscaldano il cuore.

La preghiera è necessaria prima di tutto, perché la preghiera è la cosa principale, e dopo è necessario leggere principalmente dalla Sacra Scrittura e poi dai Santi Padri.

Di nuovo, fratelli, 5 minuti! Per favore. Un capitolo, 5 versi. Se sei stanco, apri la Sacra Scrittura, leggila e chiudila. Almeno questo. Non perdete il contatto con la Sacra Scrittura! Non va bene, non aiuta affatto, dovresti saperlo.

Leggere aiuta molto e poi vedrai che la tua mente si schiarirà, vedrai cose ed esperienze che non puoi immaginare se non hai contatto con questi libri veramente sacri.

Dopo la Sacra Scrittura, dopo l’introspezione, dopo la Preghiera di Gesù e dopo la preparazione – le ho dette in ordine inverso – alla fine, fratelli, è molto bello leggere una preghiera di San Sofronio per l’unità, che noi nel Sacro Monte leggiamo. La pubblicherò, metterò questa preghiera da qualche parte affinché voi possiate vederla, in modo che possiamo pregare per gli altri con le nostre parole.

Ebbene, nel caso presente, sono le parole di san Sofronio, che è un grandissimo santo, è un discepolo di san Silvano. Consigliamo questo. Se qualcun altro vuole pregare con le sue stesse parole o con qualche altra preghiera, come desidera. Ma soprattutto, questa preghiera è usata nel Sacro Monte e, per quanto ne so, anche nel monachesimo romeno.

Dopo questa preghiera, se fate un inno acatisto, sarebbe molto bello, se avete ancora tempo, naturalmente. E se comunichiamo, il canone di preparazione alla santa comunione.

Nel Canone della preparazione alla Santa Comunione, fratelli, dovete sapere che ci sono le 12 preghiere. Nell’originale Libro d’Ore greco ce ne sono solo 10. Nel Libro d’Ore rumeno ce ne sono 12. La quarta preghiera è una preghiera molto lunga; Se il padre spirituale ti dà una benedizione puoi saltarla, ma non voglio violare ciò che dice il tuo padre spirituale! Vi dico qual è la pratica nel Sacro Monte.

Visto che stiamo parlando del canone, voglio parlare un po’ del Salterio, giusto per ricordarvi che non c’è bisogno di benedizione. Perché molti di voi mi chiedono, chiedono a noi, se abbiamo bisogno di una benedizione per leggere il Salterio. Non è necessaria alcuna benedizione per leggere un kathisma. Se stai esagerando, ovviamente, dovresti chiedere al tuo padre spirituale. Ma un kathisma, fratelli, se avete tempo, può essere letto. Quindi non preoccuparti.

Tornando indietro, c’è una preghiera di introduzione, di preparazione al canone, evitando forti centri di attenzione. Poi c’è la Preghiera di Gesù, che costituisce il canone stesso. Dopo di che c’è una piccola introspezione. Poi la preghiera di San Sofronio. Se vuoi, un akathisto e, naturalmente, il Canone di preparazione alla Santa Comunione se domani comunichiamo.

In conclusione, dobbiamo avere costanza fratelli! Perché l’anima si nutre di queste cose, dovreste saperlo. L’anima deve essere nutrita ogni giorno e, in caso contrario, inizia a morire di fame.

E attraverso la preghiera l’anima si nutre ogni giorno, si illumina, e così avremo la certezza dell’esistenza di Dio, la certezza del domani. E poi non saremo più soli, con i postumi della sbornia, depressi. Capisci? E allora l’uomo si sentirà molto tranquillo e sentirà che il suo Padre celeste si prende cura di lui e gli assicura una felice eternità con Lui.

Quindi…aiutaci Dio!

Per le preghiere dei nostri santi padri, Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di noi. Amen

Fonte: pagina internet della Cella Athonita “L’Ingresso della Santissima Madre di Dio nel Tempio” di San Dimitrius Lakko Skete, Montagna Sacra.




BENIAMINO – BIARE

BENIAMINO

ἀββᾶς Βενιαμὶν

1. Abba Beniamino disse: “Quando tornammo a Scete, una volta terminato il raccolto, in cambio portarono a ciascuno di noi un vaso di gesso contenente una pinta di olio da Alessandria. Quando tornò il tempo del raccolto, i fratelli portarono alla chiesa ciò che era rimasto. Da parte mia, non stappai il mio vaso, ma ne presi un po’ bucandolo con uno stiletto, immaginando in cuor mio di aver ottenuto qualcosa di splendido. Ma quando i fratelli portarono i loro vasi di gesso così com’erano mentre il mio era stato trafitto, mi sono vergognato come se avessi commesso una fornicazione”.

2. Abba Beniamino, sacerdote delle Celle, disse: “Un giorno a Scete andammo da un anziano, con l’intenzione di portargli un po’ d’olio, ma egli ci disse: “Guardate il piccolo recipiente che mi avete portato tre anni fa: è rimasto lì dove l’avete messo”. A queste parole ci siamo meravigliati della virtù dell’anziano”.

3. Lo stesso Abba disse: “Siamo andati da un altro anziano che ci ha trattenuto per un pasto e ci offrì dell’olio di rafano. Gli abbiamo detto: “Padre, dacci piuttosto un po’ di olio buono”. A queste parole si fece il segno della croce e disse: “Non sapevo che ce ne fosse un altro tipo”.

4. Mentre stava morendo, Abba Beniamino disse ai suoi figli: “Se osserverete quanto segue, potrete essere salvati: “Siate sempre gioiosi, pregate senza sosta e rendete grazie per ogni cosa”.

5. Disse anche: “Camminate nella via regale, contate le miglia senza scoraggiarvi”.

BIARE

ἀββᾶν Βιαρὲ

1. Qualcuno interrogò Abba Biare con queste parole: “Cosa devo fare per essere salvato?” Egli rispose: “Vai, riduci l’appetito e il lavoro manuale, dimora senza preoccupazioni nella tua cella e sarai salvato”.




BESSARIONE

ἀββᾶ Βισαρίωνος

I detti di Bessarione qui registrati sono riportati in prima persona dal suo discepolo Doulas. Il n. 4 lo ritrae in visita a Giovanni di Licopoli al momento della distruzione dei templi pagani di Alessandria nel 391, quando il Serapione fu rovesciato. Teofilo di Alessandria, sembra che abbia usato i monaci copti più semplici come truppe d’assalto nei suoi conflitti contro il paganesimo e l’eresia. Nello stesso detto n. 4 si apprende la presenza nel deserto anche di donne ascete.

1. Abba Doulas, discepolo di Abba Bessarione, disse: “Un giorno, mentre camminavamo lungo il mare, ebbi sete e dissi ad Abba Bessarione: “Padre, ho molta sete”. Egli fece una preghiera e mi disse: “Bevi un po’ di acqua del mare”. L’acqua si rivelò dolce quando ne bevvi. Ne versai anche un po’ in una bottiglia di cuoio per paura di avere sete più tardi. Vedendo questo, il vecchio mi chiese perché ne prendevo un po’. Gli ho detto: “Perdonami, è per paura di avere sete più tardi”. Allora il vecchio disse: “Dio è qui, Dio è ovunque”.

2. Un’altra volta, quando Abba Bessarione ebbe l’occasione di farlo, disse una preghiera e attraversò il fiume Chrysoroas a piedi e poi continuò il suo cammino. Pieno di meraviglia, chiesi perdono e gli dissi: “Come sentivi i tuoi piedi mentre camminavi sull’acqua?”. Egli rispose: “Sentivo l’acqua solo fino ai talloni, ma il resto era asciutto”.

3. Un altro giorno, mentre andavamo a trovare un anziano, il sole stava tramontando. Allora Abba Bessarione disse questa preghiera: “Ti prego, Signore, che il sole si fermi finché non raggiungiamo il tuo servo”. E questo è ciò che accadde.

4. Un altro giorno, quando arrivai alla sua cella, lo trovai in piedi a pregare con le mani alzate verso il cielo. Per quattordici giorni rimase così. Poi mi chiamò e mi disse di seguirlo. Andammo nel deserto. Avendo sete, gli dissi: “Padre, ho sete”. Allora, prendendo la mia pelle di pecora, il vecchio andò lontano quanto un tiro di sasso, dopo aver pregato, la riportò indietro, piena d’acqua. Poi ci incamminammo e arrivammo a una grotta dove, entrando, trovammo un fratello seduto, impegnato a intrecciare una corda. Egli non alzò gli occhi verso di noi, né ci salutò, poiché non voleva conversazione con noi. Allora il vecchio mi disse: “Andiamo; senza dubbio l’anziano non è sicuro di dover parlare con noi”. Continuammo il nostro viaggio verso Licopoli, fino a raggiungere la cella di Abba Giovanni. Dopo averlo salutato, pregammo, poi il vecchio si sedette per parlare della visione che aveva avuto. Abba Bessarione disse che gli era stato comunicato che i templi sarebbero stati abbattuti. E così è stato: sono stati abbattuti. Al nostro ritorno, tornammo alla grotta dove avevamo visto il fratello. Il vecchio mi disse: “Entriamo a vederlo; forse Dio gli ha detto di parlarci”. Quando entrammo, lo trovammo morto. Il vecchio mi disse: “Vieni, fratello, prendiamo il corpo; è per questo motivo che Dio ci ha mandato qui”. Quando prendemmo il corpo per seppellirlo, ci accorgemmo che era una donna. Pieno di stupore, il vecchio disse: “Vedi come le donne trionfano su Satana, mentre noi ci comportiamo ancora male nelle città”. Dopo aver reso grazie a Dio, che protegge coloro che lo amano, ce ne andammo.

5. Un giorno giunse a Scete un uomo posseduto da un demonio; si pregò su di lui, ma il demonio non lo lasciava, perché era ostinato. I sacerdoti dissero: “Cosa possiamo fare contro questo demonio? Nessuno può scacciarlo, eccetto Abba Bessarione, ma se lo chiamiamo, non verrà nemmeno in Chiesa. Allora facciamo così: visto che viene in chiesa presto, prima di tutti gli altri, facciamo dormire il posseduto qui e quando viene, manteniamo la nostra preghiera e diciamogli: “Abba, sveglia il fratello”. Questo è ciò che fecero. Quando il vecchio arrivò di buon’ora, si attennero alla loro preghiera e gli dissero: “Sveglia il fratello”. Il vecchio gli disse: “Alzati e vai”. Immediatamente il demonio si allontanò da lui e da quel momento fu guarito.

6. Abba Bessarione disse: “Per quattordici giorni e notti sono rimasto in piedi in mezzo ai cespugli di spine, senza dormire”.

7. Un fratello che aveva peccato fu allontanato dalla Chiesa dal sacerdote. Abba Bessarione si alzò e andò con lui, dicendo: “Anch’io sono un peccatore”.

8. Lo stesso Abba Bessarione disse: “Per quattordici anni non mi sono mai sdraiato, ma ho sempre dormito seduto o in piedi”.

9. Lo stesso Abba disse: “Quando sei in pace, senza dover lottare, umiliati per paura di essere sviato dalla gioia, che è inopportuna; noi ci magnifichiamo e siamo così consegnati alla guerra. Spesso, infatti, a causa della nostra debolezza, Dio non permette che siamo tentati, per paura che veniamo sopraffatti”.

10. Un fratello che condivideva l’alloggio con altri fratelli chiese a Abba Bessarione: “Cosa devo fare?”. L’anziano rispose: “Stai in silenzio e non fare paragoni con gli altri”.

11. Abba Bessarione, in punto di morte, disse: “Il monaco deve essere come i Cherubini e i Serafini: tutto occhio”.

12. I discepoli di Abba Bessarione raccontarono che la sua vita era stata come di un uccello dell’aria, o di un pesce, o di un animale che vive sul terreno, passando tutto il tempo della sua vita senza problemi o inquietudini. La cura di una casa non lo turbava e il desiderio di un luogo particolare non sembrava mai dominare la sua anima, così come non lo faceva l’abbondanza di piaceri, o il possesso di case o la lettura di libri. Ma sembrava completamente libero da tutte le passioni del corpo. Sostenendosi con le cose buone a venire, saldo nella forza della sua fede, viveva nella pazienza, come un prigioniero che viene condotto dappertutto, soffre sempre il freddo e la nudità, bruciato dal sole e sempre all’aria aperta, affliggendosi ai margini del deserto come un vagabondo. Trovava il suo piacere ad essere trasportato nelle vaste estensioni delle sabbie inabitate come davanti ad un mare. Quando gli capitava di arrivare in luoghi più piacevoli, dove i fratelli vivevano una vita in comune, si sedeva fuori dal cancello, piangendo e lamentandosi come un naufrago che viene scaraventato dai flutti sulla terra. Così, se uno dei fratelli che usciva lo trovava lì, seduto come uno dei poveri mendicanti che vivono nel mondo e pieno di compassione si avvicinasse a lui, chiedendogli: “Uomo, perché piangi? Se hai bisogno di qualcosa per quanto ci è possibile faremo in modo che tu la riceva. Entra, condividi la nostra tavola e riposati”, lui rispondeva: “Non posso vivere sotto un tetto finché non avrò ritrovato le ricchezze della mia casa”, aggiungendo che aveva perso grandi ricchezze in vari modi. Sono caduto tra i pirati, ho subito un naufragio, ho disonorato il mio rango, passando dalla gloria all’ignominia”. Il fratello, commosso da queste parole, tornò indietro, portando un boccone di pane e glielo diede, dicendo: “Prendi questo, padre, tutto il resto, come dici tu, te lo restituirà Dio: la casa, l’onore e le ricchezze di cui parli”. Ma egli, lamentandosi ancora di più, sospirò profondamente e aggiunse: “Non posso dire se ritroverò le cose buone perdute che cerco, ma preferisco ancora di più ogni giorno rischiare di morire, senza avere tregua a causa delle mie grandi calamità: così devo sempre vagare, per terminare la mia corsa”.




BASILIO IL GRANDE

ἄγιος Βασίλειος

Basilio il Grande (330 ca. – 379 ca.) era fratello di Gregorio di Nissa e Macrina. Dopo aver ricevuto un’eccellente educazione si fece monaco in Siria e in Egitto e si stabilì per un certo periodo come eremita a Neocaesarea (358). Nel 370 Eusebio come vescovo di Cesarea fu il difensore dell’ortodossia contro l’eresia di Ario. Organizzò la vita monastica a Cesarea riportando la struttura e l’organizzazione appresi in Egitto anche se San Basilio prediligeva la vita cenobitica a quella eremitica.  Presentò in due libri i precetti per la vita monastica, chiamati Regola lunga e Regola breve; quest’ultima fu rivista da Teodoro lo Studita all’inizio del IX secolo. Sono un documento fondamentale per il monachesimo orientale.

1. Uno degli anziani disse: “Quando un giorno San Basilio venne al monastero, dopo la consueta esortazione disse all’abate: “Hai qui un fratello che sia obbediente?”. L’altro rispose: “Sono tutti tuoi servitori, maestro, e impegnati per la loro salvezza”. Ma egli ripeté: “Hai un fratello che sia veramente obbediente?”. Allora l’abate gli condusse un fratello e San Basilio lo utilizzò per servire durante il pasto. Quando il pasto fu terminato, il fratello gli portò dell’acqua per sciacquarsi le mani e San Basilio gli disse: “Vieni qui, così che anch’io possa offrirti dell’acqua”. Il fratello permise al vescovo di versare l’acqua. Poi San Basilio gli disse: “Quando entrerò nel santuario, vieni, così ti ordinerò diacono”. Fatto questo, lo ordinò sacerdote e lo portò con sé nel palazzo vescovile per la sua obbedienza”.




AIO – AMMONATA

AIO

ἀββᾶ Ἀϊώ

1. Dicono che nella Tebaide c’era un anziano, Abba Antiano, che da giovane aveva fatto molte opere buone, ma quando invecchiò si ammalò e divenne cieco. Poiché era malato, i fratelli lo sollevavano prendendosi molta cura di lui, mettendogli persino il cibo in bocca. Chiesero ad Abba Aio cosa ne sarebbe stato di questi sollievi. Egli rispose: “Vi dico che se quando mangia anche un solo dattero lo fa volentieri e con desiderio, Dio glielo toglie. e di buon grado, Dio lo toglie dalle sue opere; ma se lo riceve a malincuore e di malavoglia, Dio manterrà intatte le sue opere, poiché egli ha accettato di farlo contro la sua volontà. I fratelli riceveranno la loro ricompensa”.

AMMONATA

ἀββᾶ Ἀμμωναθᾶ

1. Un giorno giunse in Pelusia un magistrato per imporre ai monaci la tassa elettorale, come per la popolazione secolare. Tutti i frati si riunirono per questa imposizione e si recarono da Abba Ammonata. Alcuni dei padri pensarono di andare a parlare con l’imperatore, ma Abba Ammonata disse loro: “Non è necessario disturbare tanto. Rimanete piuttosto tranquilli nelle vostre celle, digiunate per due settimane e io solo, con la grazia di Dio, mi occuperò della questione”. Così i fratelli tornarono nelle loro celle. Il vecchio rimase nella pace della sua cella. Dopo quindici giorni i confratelli erano insoddisfatti del vecchio perché non lo avevano più visto agitarsi, e dissero: “Il vecchio non ha fatto nulla per la nostra questione”. Il quindicesimo giorno, secondo il loro accordo, i fratelli si riunirono di nuovo e il vecchio si presentò con una lettera con il sigillo dell’imperatore. Vedendola, i confratelli gli dissero, con grande stupore: “Quando l’hai avuta, Abba?”. Allora il vecchio rispose: “Credetemi fratelli, questa notte sono andato dall’imperatore, che ha scritto questa lettera; poi, recandomi ad Alessandria, l’ho fatta controfirmare dal magistrato e così sono tornato da voi”. Sentendo questo, i fratelli furono pieni di paura e fecero penitenza davanti a lui. Così i loro affari furono risolti, e il magistrato non li disturbò più.




APOLLO, ANDREA

APOLLO

ἀββᾶ Ἀπολλὼ

Apollo divenne monaco a Scete dopo essersi reso colpevole di un orrendo delitto raccontato nel secondo apoftegma. È un esempio, anche se un po’ estremo, dei rudi monaci copti che costituivano la maggior parte dei monaci d’Egitto; il contrasto tra un uomo del genere e l’erudito Evagrio o l’aristocratico romano Arsenio è molto marcato e spiega alcuni dei problemi che sorsero tra loro.

1. Nelle Celle c’era un anziano chiamato Apollo. Se qualcuno veniva a cercarlo per fargli fare un lavoro, lui si metteva in cammino con gioia, dicendo: “Oggi lavorerò con Cristo, per la salvezza della mia anima, perché questa è la ricompensa che egli dà”.

2. Di un certo Abba Apollo di Scete si diceva che era stato pastore ed era molto rozzo. Un giorno aveva visto una donna incinta nel campo e, spinto dal demonio, aveva detto: “Vorrei vedere come giace il bambino in lei”. Così la squarciò e vide il feto. Immediatamente il suo cuore fu turbato e, pieno di rimorsi, si recò a Scete e raccontò ai padri quello che aveva fatto. In quel momento li sentì cantare: «Settanta sono gli anni della nostra vita, e, se in forze, ottanta, ma la maggior parte di essi è fatica e affanno» (Sal 90,10) Disse loro: “Ho quarant’anni e non ho fatto una sola preghiera; e ora, se vivrò un altro anno, non smetterò di pregare Dio perché perdoni i miei peccati” (Sal 90,10). Infatti, non lavorava con le mani ma passava tutto il tempo in preghiera, dicendo: “Io, che come uomo ho peccato, tu, come Dio, perdona”. Così la sua preghiera divenne la sua attività di notte e di giorno. Un fratello che viveva con lui lo udì dire: “Ho peccato contro di te, Signore; perdonami, affinché possa godere di un po’ di pace”. Ora era sicuro che Dio gli avesse perdonato tutti i suoi peccati, compreso l’omicidio della donna, ma per l’omicidio del bambino era in dubbio. Allora un vecchio gli disse: “Dio ti ha perdonato anche la morte del bambino, ma ti lascia nel dolore perché questo è un bene per la tua anima”.

3. Per quanto riguarda l’accoglienza dei fratelli, lo stesso Abba disse che ci si deve inchinare davanti ai fratelli che vengono, perché non è davanti a loro, ma davanti a Dio che ci prostriamo. “Quando vedi il tuo fratello”, diceva, “vedi il Signore tuo Dio”. E aggiunse: “Abbiamo imparato questo da Abramo (Gn 18), quando ricevete i fratelli invitateli a riposare per un po’, perché questo è ciò che apprendiamo da Lot, che invitò gli angeli a farlo”. (Gn. 19,3)

ANDREA

ἀββᾶς Ἀνδρέας

1. Abba Andrea disse: “Queste tre cose si addicono a un monaco: l’esilio, la povertà e la sopportazione del silenzio”.




ARES – ALONIO – APPHY

ARES

ἀββᾷ Ἄρῃ·

1. Abba Abramo andò a trovare Abba Ares. Erano seduti insieme quando un fratello si avvicinò al vecchio e gli disse: “Dimmi cosa devo fare per essere salvato”. Egli rispose: “Vai e per tutto quest’anno mangia solo pane e sale la sera. Poi torna qui e ti parlerò di nuovo”. Il monaco partì e fece così. Quando l’anno fu finito, tornò da Abba Ares. Il caso volle che Abba Abraham fosse di nuovo lì. Ancora una volta l’anziano disse al fratello: “Vai e per tutto quest’anno digiuna per due giorni alla volta”. Quando il fratello se ne fu andato, Abba Abramo disse ad Abba Ares: “Perché prescrivi un giogo facile a tutti i fratelli, mentre imponi un fardello così pesante a questo fratello?”. L’anziano rispose: “Il modo in cui li mando via dipende da ciò che i fratelli sono venuti a cercare. Ora è per amore di Dio che questo viene ad ascoltare una parola, perché è un gran lavoratore e ciò che gli dico lo esegue con entusiasmo. È per questo che gli parlo della parola di Dio”.

ALONIO

ἀββᾶς Ἀλώνιος

1. Abba Alonio disse: “Se un uomo non dice in cuor suo: nel mondo ci siamo solo io e Dio, non otterrà la pace”.

2. Se non avessi distrutto tutto, non sarei stato in grado di ricostruire e modellare me stesso.

3. Disse anche: “Se solo un uomo lo desiderasse per un solo giorno, dalla mattina alla sera, sarebbe in grado di raggiungere una misura divina”.

4. Un giorno Abba Agatone interrogò Abba Alonio dicendo, “Come posso controllare la mia lingua in modo da non dire più bugie?”. E Abba Alonio gli disse: “Se non menti, ti prepari a commettere molti peccati”. E lui: “Come mai?”. L’anziano gli disse: “Supponiamo che due uomini abbiano commesso un omicidio davanti ai tuoi occhi e uno di loro sia fuggito nella tua cella. Il magistrato, cercandolo, ti chiede: “Hai visto l’assassino? Se non mentirai, consegnerai quell’uomo a morte. È meglio che lo abbandoniate incondizionatamente a Dio, perché lui sa tutto”.

APPHY

ἀββᾶ Ἀπφύ

1. Di un vescovo di Ossirinco, di nome Abba Apphy, si diceva che quando era monaco si sottoponeva a uno stile di vita molto severo. Quando divenne vescovo avrebbe voluto praticare la stessa austerità anche nel mondo, ma non ne aveva la forza. Perciò si prostrò davanti a Dio dicendo: “La tua grazia mi ha forse abbandonato a causa del mio episcopato?” Allora gli fu data questa rivelazione: “No, ma quando eri nella solitudine e non c’era nessun altro, era Dio che ti aiutava. Ora che sei nel mondo, è l’uomo”.




ABRAHAM

ἀββᾶν Ἀβραὰμ

1. Di un anziano si disse che per cinquant’anni non aveva mangiato pane né bevuto vino con entusiasmo. Egli diceva: “Ho fatto morire la fornicazione, l’avarizia e la vanagloria in me stesso”. Venuto a sapere quello che aveva detto, l’Abba Abramo venne a dirgli: “Hai detto davvero così?”. Egli rispose: “Sì”. Allora Abba Abramo gli disse: “Se entrando nella tua cella, trovassi una donna distesa sulla tua stuoia, penseresti che non si tratta di una donna?” “No”, rispose, “ma dovrei lottare contro i miei pensieri per non toccarla”. Così, Abba Abramo disse: “Allora non hai distrutto la passione, ma vive ancora in te, anche se è controllata”. Di nuovo, se stai camminando e vedi dell’oro tra le pietre e le conchiglie, può il tuo spirito considerarle tutte dello stesso valore?” “No”, rispose, Ma lotterei contro i miei pensieri per non prendere l’oro”. Il vecchio gli disse: “Vedi, l’avarizia vive ancora in te, anche se è controllata”. Abba Abramo continuò: “Supponiamo che tu vieni a sapere che di due fratelli, uno ti ama e l’altro ti odia e parla male di te, se vengono a trovarti, li accoglieresti entrambi con lo stesso amore? No”, rispose, “ma lotterei contro i miei pensieri per essere gentile con colui che mi odia e con colui che mi ama”. Abba Abramo gli disse: “Vedi, le passioni continuano a vivere, solo che sono controllate dai santi”.

2. Un fratello interrogò Abba Abramo dicendo: “Se mi trovo a mangiare spesso, cosa ne verrà fuori?”. Il vecchio rispose così: “Cosa dici, fratello? Mangi così tanto? O forse pensi di essere venuto sull’aia per trebbiare il grano?”.

3. Abba Abramo raccontò di un monaco di Scete che era uno scriba e non mangiava pane. Un fratello venne a pregarlo di copiare un libro. L’anziano, il cui spirito era impegnato nella contemplazione, scrisse omettendo alcune frasi e senza punteggiatura. Il fratello, prendendo il libro e volendo punteggiarlo, si accorse che mancavano delle parole. Allora disse al vecchio: “Abba, mancano alcune frasi”. L’anziano gli disse: “Vai e fai pratica prima con quello che c’è scritto, poi torna e io scriverò il resto”.




ANOUB

ἀββᾶς Ἀνοὺβ

Anoub, come apprendiamo dal primo detto che va sotto il suo nome, era uno dei sette fratelli di Poemen che troveremo ampiamente più avanti nella raccolta. Tre dei fratelli, Anoub, Paesius e Poemen, vissero inizialmente insieme a Scete, con Poemen come capo. Dopo la prima devastazione di Scete (407-8) si recarono con i loro fratelli a Terenuthis (su un ramo del Nilo a 60 km a N.O. del Cairo), dove decisero di rimanere insieme e di vivere la vita cenobitica, con Anoub a capo. La devastazione di Scete segna un punto di svolta nella storia del primo monachesimo in Egitto; i monaci si dispersero e gradualmente il centro si spostò dall’Egitto alla Palestina. Dalla sua storia apprendiamo che la formazione delle comunità cenobitiche è dovuta anche a questione di sicurezza rispetto alle davastazioni degli invasori.

1. Abba Giovanni disse di Abba Anoub e Abba Poemen e degli altri fratelli che provengono dallo stesso grembo e sono stati fatti monaci a Scete, che quando arrivarono i barbari e misero a soqquadro quella regione per la prima volta, partirono per un luogo chiamato Terenuthis finché non decisero dove stabilirsi. Rimasero in un vecchio tempio per diversi giorni. Poi Abba Anoub disse ad Abba Poemen: “Per amore fai così: viviamo in silenzio, ognuno per conto suo, senza incontrarci per tutta la settimana”. Abba Poemen rispose: “Faremo come vuoi tu”. Così fecero. Nel tempio c’era una statua di pietra. Quando si svegliava al mattino, Abba Anoub lanciava pietre sul volto della statua e la sera le diceva: “Perdonami”. Per tutta la settimana fece così. Il sabato si riunirono e Abba Poemen disse ad Abba Anoub: “Abba, Ti ho visto per tutta la settimana lanciare pietre sul volto della statua e inginocchiarti per chiederle perdono. Un agisce così?”. Il vecchio gli rispose: “L’ho fatto per il tuo bene. Quando mi hai visto lanciare pietre sul volto della statua, essa ha parlato o si è arrabbiata?”. Abba Poemen rispose: “No”, quando mi sono chinato in segno di penitenza, si è turbata e ha detto: “Io non ti perdonerò?”. Anche in questo caso Abba Poemen rispose: “No”. Allora l’anziano vecchio riprese: “Ora siamo sette fratelli; se vuoi che viviamo insieme, facciamo così”. Se vuoi che viviamo insieme, fa’ che siamo come questa statua, che non si muove né se la si picchia né se la si lusinghi.  Se non volete diventare come questa, ci sono quattro porte qui nel tempio, che ognuno vada dove vuole”. Allora i fratelli si prostrarono e dissero a Abba Anoub: “Faremo come vuoi, padre, e ascolteremo quello che ci dirai”. Abba Poemen aggiunse: “Viviamo insieme per il resto del nostro tempo, lavorando secondo la parola che l’anziano ci ha dato”. Costituì uno come economo e tutto ciò che portava loro, mangiavano e nessuno di loro poteva dire: “Portaci qualcos’altro”, o anche “non vogliamo mangiare questo”. Così passarono tutto il tempo in tranquillità e pace.

2. Abba Anoub disse: “Dal giorno in cui il nome di Cristo è stato invocato su di me, nessuna menzogna è uscita dalla mia bocca”.




AMOUN DI NITRIA

ἀββᾶς Ἀμμοῦν ὁ Νιτριώτης

Amoun, anche se meno citato, è con Antonio e Pacomio uno dei fondatori del monachesimo nel deserto egiziano Nato all’incirca nel 295 d.C., si sposò e con la moglie vissero da asceti per tutta l’adolescenza. Nel 330 si ritirò a Nitria e vi divenne il primo monaco e poi capo dei molti monaci che lo seguirono nella lotta ascetica. Morì intorno al 353 d.C.

1. Abba Amoun di Nitria venne a trovare Abba Antonio e gli disse: “Poiché la mia regola è più severa della tua, come mai il tuo nome è più conosciuto tra gli uomini del mio?”. Abba Antonio rispose: “È perché amo Dio più di te”.

2. Di Abba Amoun si diceva che gli bastava una piccolissima quantità di grano ogni due mesi. Ora egli andò a cercare Abba Poemen e gli disse: “Quando vado nella cella del mio vicino, o quando lui viene nella mia per qualche necessità, abbiamo paura di entrare in conversazione, per timore di scivolare in argomenti mondani”. L’anziano rispose: “Hai ragione, perché i giovani devono essere prudenti”. Allora Abba Amoun continuò: “Ma i vecchi, cosa fanno?” Egli rispose: “I vecchi che sono avanzati nella virtù, non hanno nulla di mondano in loro; non c’è nulla di mondano nelle loro bocche di cui possano parlare”. “Ma”, rispose Amoun, “quando devo parlare al mio prossimo, preferisci che parli delle Scritture o dei detti dei Padri?”. Il vecchio gli rispose: “Se non puoi tacere, è meglio che parli dei detti dei Padri piuttosto che delle Scritture; non è così pericoloso”.

3. Un fratello venne da Scete per vedere Abba Amoun e gli disse: “Il Padre mio mi manda a fare una commissione, ma ho paura della lussuria”. L’anziano rispose: “Qualunque sia l’ora in cui la tentazione ti assalirà, dì così: “Dio di ogni virtù, per le preghiere del Padre mio, salvami da essa”. Così un giorno, quando una ragazza chiuse la porta dietro di lui, cominciò a gridare con tutte le sue forze: “Oh Dio del Padre mio, salvami!”, e subito si ritrovò sulla strada per Scete.

APPROFONDIMENTO:

Sant’Amoun di Nitria, fondatore di Kellia (Kellia, Le Celle), Eremita (348)

 Kellia (“le celle”), indicato come “il deserto più interno”, era una comunità monastica cristiana egiziana del IV secolo che si estendeva per molti chilometri quadrati nel deserto di Nitria. Era uno dei tre centri di attività monastica della regione, gli altri due erano Nitria e Scete (Wadi El Natrun). Viene detta al-Muna in arabo e fu abitata fino al IX secolo. 

Amoun per primo abitò questo deserto che Cassiano colloca a cinque miglia dalla città di Nitria. Alla fine del IV secolo, Cassiano contava cinquanta monasteri sul monte Nitria, abitati da cinquemila eremiti.
I primi discepoli di sant’Amoun vissero dispersi in celle separate, finché sant’Antonio il Grande gli consigliò di fondare un monastero e di radunare la maggior parte di loro sotto la sorveglianza di un attento superiore.

Nei Detti dei padri del Deserto (Apophtegmata Patrum – Gerontikon) che apprendiamo della fondazione di Kellia:

“ Una volta Abba Antonio andò a visitare Abba Amoun sul Monte Nitria e quando si incontrarono, Abba Amoun disse: ‘Grazie alle tue preghiere, il numero dei fratelli aumenta, e alcuni di loro vogliono costruire più celle dove possano vivere in pace. Quanto lontano da qui pensi che dovremmo costruire le celle? Abba Anthony disse: “Mangiamo all’ora nona e poi usciamo a fare una passeggiata nel deserto ed esploriamo il paese”. Così uscirono nel deserto e camminarono fino al tramonto e poi Abba Antonio disse: ‘Preghiamo e piantiamo qui la croce, affinché coloro che lo desiderano possano costruire qui. Poi quando quelli che restano là vogliono visitare quelli che sono venuti qui, possono prendere un po’ di cibo all’ora nona e poi partire. Se fanno così, saranno in grado di tenersi in contatto tra loro ma senza distrazioni mentali’”. La distanza era di 12 miglia.

Si stima che la fondazione di Kellia sia avvenuta intorno al 338 d.C. Kellia (le Celle) è in realtà un’enorme area di rovine monastiche situata non lontana da Nitria su una linea retta che collega Damanhur a Sadat City.

Kellia era per i monaci avanzati, per coloro che “vivevano una vita più remota, spogliata fino ai nudi rudimenti”, come è stato registrato nella Historia Monachorum in Aegypto greca da Flavio Rufino che la vide personalmente. Le celle erano disposte abbastanza distanti in modo che “nessuno può scorgere l’altro né si può sentire una voce”. Era solo per i monaci che per primi avevano imparato l’arte del deserto vivendo a Nitria. Si riunivano sabato e domenica per condividere un pasto insieme, alcuni percorrendo 3 o 4 miglia dalla loro cella alla Chiesa. 

Il Padre Amoun visse in grande austerità, quando si ritirò per la prima volta nel deserto, prendeva solo per ristorarsi del pane e dell’acqua una volta al giorno. Questo pasto poi lo ha diradato a due, e talvolta a tre o anche quattro giorni di distanza. Il deserto di celle in cui Abba Amoun estendeva i suoi eremi, distava dieci o dodici miglia dal monte Nitria.

Abba Amoun ha operato molti miracoli. Ciò che segue parve a sant’Atanasio contenere un’istruzione così importante, da meritare di essere inserita nella sua vita di Sant’Antonio, dove l’ha registrata. Ne parlano anche gli autori delle storie dei Padri del deserto e della vita di Abba Amoun. Un giorno, mentre stava per attraversare un fiume chiamato Lico, quando le rive erano straripate, in compagnia del suo discepolo Teodoro, lo pregò di ritirarsi, affinché non fossero visti nudi mentre nuotavano. Ammoun, sebbene solo, stava pensieroso sulla riva, essendo riluttante e vergognoso, per modestia; non voleva spogliarsi, riflettendo che non si era mai visto nudo. Dio si compiacque di ricompensare con un miracolo il suo verginale amore per la purezza, e mentre stava così, si trovò improvvisamente trasportato dall’altra parte del fiume. Teodoro avvicinandosi, e vedendo che era passato senza essersi bagnato, gli domandò come avvenne, e lo incalzò con tanta insistenza, che egli gli confessò il miracolo, facendogli prima promettere di non dirlo a nessuno se non dopo la sua morte. Abba Ammoun morì all’età di sessantadue anni; e sant’Antonio, sebbene a distanza di tredici giorni di viaggio da lui, conosceva l’ora esatta della sua morte, avendo visto la sua anima, in una visione, ascendere al cielo.

Fonte dell’approfondimento: https://iconandlight.wordpress.com/2018/10/03/25475/