San Giovanni Crisostomo, Sul Vangelo di Matteo, Omelia 1
Omelia 2 (in traduzione)
Omelia 1
In effetti, sarebbe opportuno che non avessimo affatto bisogno dell’aiuto della Parola scritta, ma che mostrassimo una vita così pura, che per le nostre anime la grazia dello Spirito fosse al posto dei libri e che come questi sono scritti con l’inchiostro, anche i nostri cuori lo fossero con lo Spirito. Ma poiché abbiamo completamente allontanato da noi questa grazia, veniamo, in ogni caso, ad abbracciare la seconda via migliore.
Perché che la prima via fosse migliore, Dio lo ha dimostrato sia con le sue parole che con le sue azioni. Da quando a Noè, ad Abramo e alla sua discendenza, a Giobbe e anche a Mosè, non parlò per mezzo di scritti, ma direttamente da Sé di Sé stesso, trovando la loro mente pura. Ma dopo che l’intero popolo ebraico era caduto nel baratro della malvagità, allora e in seguito si ebbe una parola scritta, delle tavole e l’ammonimento che viene dato da queste.
E questo si può intuire non solo per i santi dell’Antico Testamento, ma anche per quelli del Nuovo. Infatti, né agli apostoli Dio diede nulla per iscritto, ma invece di parole scritte promise che avrebbe dato loro la grazia dello Spirito, perché Egli, dice nostro Signore, vi farà ricordare ogni cosa. E perché possiate capire che questo era molto meglio, ascoltate ciò che dice il profeta: “Farò con loro una nuova alleanza, metterò le mie leggi nella loro mente, le scriverò nel loro cuore e saranno tutti ammaestrati da Dio” (Ger 31,33). E anche Paolo, sottolineando la stessa superiorità, disse che avevano ricevuto la legge non su tavole di pietra, ma su tavole di carne del cuore (2 Cor 3,2).
Ma poiché col passare del tempo fecero naufragio, alcuni per quanto riguarda le dottrine, altri per quanto riguarda la vita e le maniere, c’era di nuovo bisogno che fossero ricordati con la parola scritta.
2. Riflettete dunque su quanto sia grande il male per noi, che dovremmo vivere in modo così puro da non aver bisogno nemmeno di parole scritte, ma solo di consegnare i nostri cuori, come libri, allo Spirito; ora che abbiamo perso questo onore e siamo arrivati ad aver bisogno di queste ultime, veniamo meno al dovere di impiegare anche questo secondo rimedio. Infatti, se è una colpa avere bisogno di parole scritte e non aver fatto scendere su di noi la grazia dello Spirito, considerate quanto sia pesante l’accusa di non aver scelto di trarre profitto anche da questo aiuto, ma di trattare ciò che è scritto con negligenza, come se fosse stato gettato senza scopo e a caso, facendo così ricadere su di noi, aumentata, la nostra punizione.
Ma affinché non si verifichi un simile effetto, prestiamo rigorosa attenzione alle cose scritte e impariamo come sia stata data l’Antica Legge da un lato e la Nuova Alleanza dall’altra.
3. Come fu data la legge nel passato, quando e dove? Dopo la distruzione degli Egiziani, nel deserto, sul monte Sinai, quando dal monte si levavano fumo e fuoco, una tromba suonava, tuoni e fulmini, e Mosè entrava nella profondità della nube. Ma nella nuova alleanza non è così: né nel deserto, né su un monte, né con fumo e tenebre, né con nubi e tempeste; ma all’inizio del giorno, in una casa, mentre tutti erano seduti insieme, con grande tranquillità, tutto ebbe luogo. Infatti, per quelli che erano più irragionevoli e difficili da guidare, c’era bisogno di una magnificenza esteriore, come un deserto, un monte, un fumo, un suono di tromba e altre cose simili: ma coloro che erano di carattere più elevato e sottomesso, e che si erano elevati al di sopra della mera immaginazione corporea, sì, perché si trattava della rimozione della punizione, della remissione dei peccati, della giustizia, della santificazione, della redenzione, dell’adozione, dell’eredità del cielo e della relazione con il Figlio di Dio, che egli venne a dichiarare a tutti; ai nemici, ai perversi, a coloro che sedevano nelle tenebre. Che cosa potrebbe mai essere all’altezza di questa buona novella?
4. Dio sulla terra, l’uomo in cielo; e tutti si mescolarono, gli angeli si unirono ai cori degli uomini, gli uomini ebbero comunione con gli angeli e con le altre potenze in alto: e si poteva vedere la lunga guerra terminata e la riconciliazione tra Dio e la nostra natura, il diavolo svergognato, i demoni in fuga, la morte distrutta, il Paradiso aperto, la maledizione cancellata, il peccato eliminato, l’errore scacciato, la verità ritornata, la parola di Dio seminata ovunque e fiorente nella sua crescita, la polarità di coloro che sono in alto piantata sulla terra, quelle potenze in rapporti sicuri con noi, e sulla terra gli angeli continuamente perseguitati, e la speranza abbondante riguardo alle cose a venire.
Per questo ha chiamato questa storia “buona novella”, perché tutte le altre cose sono sicuramente solo parole senza sostanza, come, ad esempio, l’abbondanza di ricchezze, la grandezza del potere, i regni, le glorie e gli onori e qualsiasi altra cosa tra gli uomini sia considerata buona; ma quelle manifestate dai pescatori sarebbero legittimamente e propriamente chiamate buone novelle, non solo in quanto benedizioni sicure e inamovibili, e al di là dei nostri meriti, ma anche in quanto ci vengono date con ogni facilità. Infatti, non con fatica e sudore, non con fatica e sofferenza, ma semplicemente in quanto amati da Dio, abbiamo ricevuto ciò che abbiamo ricevuto.
5. E perché mai, quando c’erano tanti discepoli, due soli scrissero tra gli apostoli e due tra i loro seguaci? (Perché uno che era discepolo di Paolo e un altro di Pietro, insieme a Matteo e Giovanni, scrissero i Vangeli). Perché non facevano nulla per vanagloria, ma tutto per l’uso.
E allora? Non bastava un solo evangelista per raccontare tutto? Uno solo era sufficiente; ma se ci sono quattro che scrivono, non negli stessi tempi, né negli stessi luoghi, né dopo essersi riuniti e aver conversato tra loro, e poi dicono tutto come se uscissero da una sola bocca, questa diventa una grandissima dimostrazione della verità.
6. Ma si può dire che si è verificato il contrario, perché in molti punti sono stati condannati per discordanza. Anzi, proprio questo è una prova molto grande della loro verità. Infatti, se si fossero trovati d’accordo in tutto e per tutto, anche per quanto riguarda il tempo, il luogo e le parole stesse, nessuno dei nostri nemici avrebbe creduto se non che si fossero riuniti e avessero scritto ciò che hanno scritto con un accordo umano, perché un accordo così completo non viene dalla semplicità. Ma ora anche quella discordanza che sembra esistere in piccole questioni li libera da ogni sospetto e parla chiaramente a favore del carattere degli scrittori.
Ma se c’è qualcosa che riguarda i tempi o i luoghi, che essi hanno raccontato in modo diverso, questo non pregiudica la verità di ciò che hanno detto. E anche queste cose, per quanto Dio ce lo permetterà, cercheremo di farle notare man mano che procediamo, chiedendovi, insieme a ciò che abbiamo menzionato, di osservare che nei punti principali, quelli fondamentali per la nostra vita e che forniscono i capisaldi della nostra dottrina, in nessun luogo si trova che qualcuno di loro sia in disaccordo, e nemmeno di una qualche seppur piccola misura.
Ma quali sono questi punti? Quelli che seguono: Che Dio si è fatto uomo, che ha compiuto miracoli, che è stato crocifisso, che è stato sepolto, che è risorto, che è asceso, che giudicherà, che ha dato comandamenti che tendono alla salvezza, che ha introdotto una legge non contraria all’Antico Testamento, che è un Figlio, che è unigenito, che è un vero Figlio, che è della stessa sostanza del Padre, e tutte le cose simili; perché su queste troveremo un pieno accordo.
E se i miracoli non sono stati citati tutti, ma uno ha citato questi, l’altro quelli, non è un fatto che debba procurarvi turbamento. Infatti, se uno avesse parlato di tutti, il numero degli altri sarebbe stato superfluo; e se anche tutti avessero scritto cose nuove e diverse l’una dall’altra, la prova del loro accordo non sarebbe stata evidente. Per questo motivo tutti hanno trattato di molte cose in comune, e ognuno di loro ha anche ricevuto e dichiarato qualcosa di proprio; affinché, da un lato, non sembrasse superfluo e gettato nel mucchio senza scopo; dall’altro, rendesse perfetta la nostra prova della verità delle loro affermazioni.
7. Ora Luca ci dice anche il motivo per cui procede a scrivere: “perché ti possa rendere conto”, dice, “della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto”; (Luca 1,4) cioè, affinché, ricordandovi continuamente, manteniate la certezza e rimaniate nella certezza.
Ma per quanto riguarda Giovanni, egli stesso ha mantenuto il silenzio sulla causa; tuttavia, (come dice una tradizione che ci è giunta fin dai primi Padri) non ha scritto senza scopo; ma poiché era stata cura dei tre soffermarsi sul resoconto della dispensazione e le dottrine della Divinità stavano per essere lasciate in silenzio, egli, mosso da Cristo, si mise allora, e non prima di allora, a comporre il suo Vangelo. E questo è evidente sia dalla storia stessa, sia dall’incipit del suo Vangelo. Infatti, non inizia come gli altri dal basso, ma dall’alto, dallo stesso punto a cui mirava, ed è in vista di questo che compose l’intero libro. E non solo all’inizio, ma in tutto il Vangelo, egli è più elevato degli altri.
Di Matteo si dice ancora che quando coloro che tra i Giudei, avendo creduto, venivano da lui e lo pregavano di lasciare loro per iscritto quelle stesse cose che aveva detto loro a voce, egli compose anche il suo Vangelo nella lingua degli Ebrei. E anche Marco, in Egitto, si dice che abbia fatto la stessa cosa su richiesta dei discepoli.
Per questo motivo Matteo, scrivendo agli Ebrei, non volle mostrare altro se non che Egli proveniva da Abramo e da Davide; Luca, invece, parlando a tutti in generale, traccia un resoconto più alto, arrivando fino ad Adamo. L’uno inizia con la sua generazione, perché nulla era così rassicurante per il Giudeo come il fatto che Cristo fosse la discendenza di Abramo e di Davide; l’altro non fa così, ma menziona molte altre cose, e poi procede alla genealogia.
8. Ma l’armonia tra loro sarà stabilita sia dal mondo intero, che ha accolto le loro affermazioni, sia dagli stessi nemici della verità. Dal loro tempo, infatti, sono nate molte sette che sostengono opinioni opposte alle loro parole; alcune hanno accolto tutto ciò che hanno detto, mentre altre hanno tagliato via dal resto alcune parti delle loro affermazioni, tenendole così per sé. Ma se ci fosse stata contraddizione nelle loro affermazioni, le sette che sostengono la parte contraria non avrebbero ricevuto tutto, ma solo ciò che sembrava armonizzarsi con loro stesse; né quelle che hanno tagliato una parte, sarebbero state completamente confutate da quella parte; così che i frammenti stessi non possono essere nascosti, ma dichiarano ad alta voce la loro connessione con l’intero corpo. E come se si prendesse una parte qualsiasi del fianco di un animale, anche in quella parte si troverebbero tutte le cose di cui è composto l’intero corpo – nervi e vene, ossa, arterie e sangue, e un campione, come si direbbe, dell’intera massa – così anche per quanto riguarda le Scritture: in ogni porzione di ciò che vi è scritto, si può vedere chiaramente la connessione con l’intero. Se invece fossero stati in disaccordo, non sarebbe stato possibile evidenziarlo, e la dottrina stessa sarebbe stata da tempo vanificata: perché ogni regno, dice Egli, diviso contro sé stesso non può restare in piedi (Mc 3,24). Ma anche in questo risplende la forza dello Spirito, cioè nel vedere che ha fatto sì che questi uomini, impegnati com’erano nelle cose più necessarie e urgenti, non si facessero scrupolo di queste piccole questioni.
Ora, dove si trovasse ciascuno di loro quando scriveva, non è corretto per noi affermarlo in modo positivo. Ma che non si oppongano l’uno all’altro, cercheremo di dimostrarlo in tutta l’opera. E tu, accusandoli di disaccordo, fai proprio come se insistessi sul fatto che usano le stesse parole e le stesse forme di linguaggio.
9. E non dico ancora che coloro che si gloriano molto di retorica e filosofia, avendo molti di loro scritto molti libri che toccano gli stessi argomenti, non solo si sono espressi in modo diverso, ma hanno addirittura parlato in opposizione l’uno all’altro (perché una cosa è parlare in modo diverso e un’altra è parlare in modo opposto); nessuna di queste cose dico. Lungi da me l’idea di inquadrare la nostra difesa dal punto di vista della frenesia di quegli uomini, ne sono disposto a fare raccomandazioni per la verità a partire dalla falsità.
Ma sarei lieto di chiedere: come sono stati creduti i diversi resoconti? Come hanno prevalso? Come mai, pur dicendo cose opposte, furono ammirati, creduti, celebrati ovunque nel mondo?
Eppure i testimoni di ciò che dicevano erano molti, e molti erano anche gli avversari e i nemici. Infatti, non scrissero queste cose in un angolo e le seppellirono, ma dappertutto, per mare e per terra, le dispiegarono alle orecchie di tutti, e queste cose furono lette in presenza dei nemici, proprio come avviene ora, e nessuna delle cose che dissero offese nessuno. Questo avvenne, naturalmente, perché era una potenza divina che pervadeva tutto e lo faceva prosperare presso tutti gli uomini.
10. Infatti, se così non fosse, come avrebbero potuto il pubblicano, il pescatore e l’ignorante giungere a tale filosofia? Infatti, le cose che i non addetti ai lavori non hanno mai potuto immaginare, neppure in sogno, sono da questi uomini con grande sicurezza rese pubbliche e convincenti, e non solo in vita, ma anche dopo la morte: né a due uomini, né a venti uomini, né a cento, né a mille, né a diecimila, ma a città, nazioni e popoli, sia per terra che per mare, sia in terra di Greci che di barbari, sia abitata che deserta; e tutto ciò riguarda cose molto al di là della nostra natura. Infatti, lasciando la terra, tutti i loro discorsi riguardano le cose del cielo, mentre ci portano un altro principio di vita, un altro modo di vivere: ricchezza e povertà, libertà e schiavitù, vita e morte, il nostro mondo e la nostra politica, tutto cambiato.
Non come Platone, che ha composto quella ridicola Repubblica, o Zenone, o se c’è qualcun altro che ha scritto un’opera politica o ha elaborato leggi. Infatti, per quanto riguarda tutti questi, è stato reso manifesto da loro stessi che uno spirito malvagio, un demone crudele in guerra con la nostra razza, nemico del pudore e del buon ordine, che sovrasta ogni cosa, ha fatto sentire la sua voce nella loro anima. Quando, per esempio, rendono le loro donne comuni a tutti, e spogliano le vergini nella Palæstra, portandole sotto gli occhi degli uomini; e quando istituiscono matrimoni segreti, mescolando tutte le cose insieme e confondendole, e rovesciando i limiti della natura, che altro c’è da dire? Il fatto che questi loro detti siano tutte invenzioni diaboliche e contrarie alla natura, lo testimonierebbe anche la natura stessa, che non tollera ciò che abbiamo menzionato; e questo, anche se essi scrivono non in mezzo a persecuzioni, né a pericoli, né a lotte, ma in tutta sicurezza e libertà, e lo adornano con molti ornamenti di varia provenienza. Ma queste dottrine dei pescatori, inseguiti come erano, flagellati e in pericolo, sia i dotti che i non dotti, sia gli schiavi che i liberi, sia i re che i soldati semplici, sia i barbari che i greci, le hanno accolte con tutta la buona volontà.
11. E non si può dire che, poiché queste cose sono insignificanti e basse, fossero facilmente ricevibili da tutti gli uomini; anzi, queste dottrine sono molto più elevate di quelle altre. Infatti, per quanto riguarda la verginità, non ne hanno mai immaginato il nome nemmeno in sogno, né la povertà volontaria, né il digiuno, né altre cose elevate.
Ma quelli che sono dalla nostra parte non solo sterminano la lussuria, ma castigano non solo l’atto, ma anche lo sguardo non casto, il linguaggio ingiurioso, il riso disordinato, il vestito, l’andatura e il clamore, e portano avanti la loro esattezza anche nelle cose più piccole, e hanno riempito tutta la terra con la pianta della verginità. E anche per quanto riguarda Dio e le cose del cielo, convincono gli uomini di essere sapienti con una conoscenza che nessuno di loro è mai riuscito a concepire nella propria mente. Come avrebbero potuto, infatti, coloro che hanno creato per gli dei immagini di bestie, di mostri che strisciano sulla terra e di altre cose ancora più vili?
Eppure queste alte dottrine sono state accettate e credute, e fioriscono ogni giorno e aumentano mentre le altre sono passate e scomparse, più facilmente delle ragnatele.
Naturalmente, perché erano demoni quelli che manifestavano queste cose; perciò, oltre alla loro impurità, la loro oscurità è grande e il lavoro che richiedono maggiore. Infatti, cosa c’è di più ridicolo di quella repubblica in cui, oltre a ciò che ho menzionato, il filosofo, dopo aver speso righe a non finire per poter mostrare cos’è la giustizia, ha riempito il suo discorso di molta indistinzione oltre a questa prolissità? Questo, anche se contenesse qualcosa di utile, dovrebbe essere considerato di fatto inutile per la vita dell’uomo. Infatti, se il contadino e il fabbro, il costruttore e il pilota e tutti coloro che vivono del lavoro delle proprie mani, devono abbandonare il loro mestiere e le loro oneste fatiche e trascorrere un certo numero di anni per imparare che cos’è la giustizia, prima di averla imparata saranno distrutti dalla fame e moriranno a causa di questa giustizia, non avendo imparato nient’altro di utile da conoscere e avendo terminato la propria vita con una morte crudele.
12. Ma le nostre lezioni non sono tali; piuttosto Cristo ci ha insegnato ciò che è giusto, ciò che è opportuno, ciò che è conveniente e tutte le virtù in generale, comprendendole in poche e semplici parole: a volte dicendo che su due comandamenti si fondano la Legge e i Profeti; (Mt 22,40) cioè sull’amore di Dio e sull’amore del prossimo; a volte dicendo: “Tutto ciò che volete che gli uomini facciano a voi, fatelo anche voi a loro, perché questa è la Legge e i Profeti”. (Mt 7,12)
E queste cose, anche per un operaio, per un servo, per una donna vedova, per un bambino e per colui che sembra essere estremamente lento di comprendonio, sono tutte chiare da capire e facili da imparare. Perché le lezioni della verità sono così, e il risultato concreto ne è testimone. Tutti hanno imparato le cose che devono fare, e non solo le hanno imparate, ma ne sono stati anche emuli; e non solo nelle città o in mezzo ai mercati, ma anche sulle cime dei monti.
Sì, perché lì vedrete la vera saggezza abbondare, cori di angeli risplendere in un corpo umano e la comunità del cielo manifestarsi qui sulla terra. Anche questi pescatori descrissero per noi una comunità, non ordinando di abbracciarla fin dall’infanzia, come gli altri, né imponendo come legge che l’uomo virtuoso debba avere tanti anni, ma rivolgendo il loro discorso in generale a tutte le età. Perché quelle altre lezioni sono giocattoli per bambini, mentre queste sono la verità delle cose.
E come luogo per questa loro comunità hanno scelto il cielo, e Dio l’hanno introdotto come artefice e legislatore degli statuti che vi sono stabiliti, come del resto era loro dovere. E le ricompense del loro paese non sono foglie di alloro o di ulivo, né una porzione di carne nella sala pubblica, né statue di ottone, queste cose fredde e ordinarie, ma una vita che non ha fine, e diventare figli di Dio, unirsi al coro degli angeli, stare accanto al trono reale e stare sempre con Cristo. Le guide del popolo di questa comunità sono pubblicani, pescatori e fabbricanti di tende, non quelli che hanno vissuto per un breve periodo, ma quelli che vivranno per sempre. Per questo, anche dopo la loro morte, possono fare il massimo bene ai governati.
Questa repubblica non è in guerra con gli uomini, ma con i diavoli e le potenze incorporee. Perciò anche il loro capitano non è un uomo, né un angelo, ma Dio stesso. Anche l’armatura di questi guerrieri si adatta alla natura della guerra, perché non è formata da pelli e acciaio, ma dalla verità, dalla rettitudine, dalla fede e da ogni vero amore per la saggezza.
13. Poiché la suddetta repubblica è l’argomento su cui è stato scritto questo libro e ora ci viene proposto di parlarne, prestiamo attenzione a Matteo, che parla chiaramente di questo, perché ciò che dice non è suo, ma tutto di Cristo, che ha fatto le leggi per questa città. Prestiamo attenzione, dico, per essere in grado di iscriverci in essa e di brillare tra coloro che ne sono già diventati cittadini e attendono le corone incorruttibili. A molti, però, questo discorso sembra facile, mentre gli scritti profetici sono difficili. Ma questa è l’opinione di coloro che non conoscono la profondità dei pensieri in essi contenuti. Perciò vi prego di seguirci con molta diligenza, in modo da entrare nell’oceano stesso delle cose scritte, con Cristo come guida in questo nostro ingresso.
Ma affinché la parola sia più facile da imparare, vi preghiamo e vi scongiuriamo, come abbiamo fatto anche per le altre Scritture, di prendere in anticipo la parte della Scrittura che stiamo per spiegare, in modo che la vostra lettura possa preparare la strada per la vostra comprensione (come avvenne anche per l’eunuco – At 8,28), e così facilitare molto il nostro compito.
14. E questo perché le domande sono molte e frequenti. Si veda, ad esempio, subito all’inizio del suo Vangelo, quante difficoltà potrebbero essere sollevate una dopo l’altra. In primo luogo, perché viene tracciata la genealogia di Giuseppe, che non era il padre di Cristo. In secondo luogo, da dove si evince che Egli trae la sua origine da Davide, mentre non si conoscono gli antenati di Maria, che lo ha partorito, poiché la genealogia della Vergine non è tracciata? In terzo luogo, per quale motivo viene tracciata la genealogia di Giuseppe, che non ha nulla a che fare con la nascita; mentre per quanto riguarda la Vergine, che era la madre stessa, non si sa da quali padri, nonni o antenati sia stata generata.
E oltre a queste cose, vale la pena di chiedersi come mai, nel tracciare la genealogia attraverso gli uomini, abbia menzionato anche le donne; e perché, avendo deciso di farlo, non le abbia menzionate tutte, ma, tralasciando le più eminenti, come Sara, Rebecca e tutte le altre simili, abbia menzionato solo quelle famose per qualche malefatta, come, ad esempio, se qualcuna fosse stata una prostituta o un’adultera, o una madre nata da un matrimonio illecito, se qualcuna fosse stata una straniera o una barbara. Infatti, ha menzionato la moglie di Uria, di Thamar, di Rahab e di Ruth, di cui una era di razza straniera, un’altra una prostituta, un’altra ancora era stata contaminata da un suo parente prossimo, e non in un rapporto matrimoniale, ma con un rapporto rubato, quando aveva indossato la maschera della prostituta; e della moglie di Uria nessuno ignora nulla, a causa della notorietà del crimine. Eppure l’evangelista ha tralasciato tutte le altre e ha inserito nella genealogia solo queste. Al contrario, se le donne dovevano essere menzionate, dovevano esserlo tutte; se non tutte, ma solo alcune, allora quelle famose per le virtù e non per le azioni malvagie.
Vedete quanta cura ci viene richiesta subito all’inizio? Eppure l’inizio sembra essere più semplice del resto; per molti forse addirittura superfluo, essendo una mera numerazione di nomi.
Dopo questo, un altro punto merita di essere indagato: perché ha omesso tre re? Se, infatti, a causa della loro empietà, avesse taciuto i loro nomi, non avrebbe dovuto menzionare neanche gli altri che erano come loro. E questa è un’altra domanda: perché, dopo aver parlato di quattordici generazioni, non ha mantenuto il numero nella terza divisione?
E per questo Luca ha menzionato altri nomi, e non solo non tutti uguali, ma anche molti di più, mentre Matteo ne ha di meno e di diversi, pur avendo concluso anch’egli con Giuseppe, con cui anche Luca ha concluso.
Vedete quanto sia necessaria una vigile attenzione da parte nostra, non solo per spiegare, ma anche per imparare quali cose dobbiamo spiegare. Non è una cosa da poco, infatti, riuscire a scoprire le difficoltà; c’è anche un altro punto difficile, ovvero come Elisabetta, che era della tribù levitica, fosse parente di Maria.
15. Ma per non sovraccaricare la vostra memoria, mettendo insieme molte cose, fermiamo qui il nostro discorso per un po’ di tempo. Perché è sufficiente per voi, affinché siate ben svegliati, che impariate solo le domande. Ma se desiderate anche la loro soluzione, anche questo dipende da voi stessi, prima di parlare nuovamente. Infatti, se vi vedo ben svegli e desiderosi di imparare, mi sforzerò di aggiungere anche la soluzione; ma se siete a bocca aperta e non partecipate, nasconderò sia le difficoltà che la loro soluzione, in obbedienza a una legge divina. Infatti, Egli dice: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino” (Mt 7,6).
Ma chi è che le calpesta? Colui che non considera queste cose preziose e venerabili. E chi è così miserabile da non considerare queste cose venerabili e più preziose di tutte? Colui che non vi dedica tanto tempo libero quanto alle prostitute nei teatri di Satana. Lì, infatti, la moltitudine passa l’intera giornata e rinuncia a non poche delle proprie faccende domestiche per questo impiego fuori dai normali schemi, e conserva con esattezza tutto ciò che ha ascoltato, anche se a danno della propria anima. Ma qui, dove Dio sta parlando, non sopportano di indugiare nemmeno un po’.
Perciò, vi avverto, non abbiamo nulla in comune con il Cielo, infatti la nostra cittadinanza non va oltre le parole. Eppure, per questo motivo, Dio ha minacciato persino l’inferno, non per gettarci lì, ma per convincerci a fuggire da questa terribile tirannia. Ma noi facciamo il contrario e percorriamo ogni giorno la strada che ci porta lì, e mentre Dio ci ordina non solo di ascoltare, ma anche di fare ciò che dice, noi non ci sottomettiamo nemmeno ad ascoltare.
Quando dunque, vi prego, faremo ciò che ci è stato comandato e metteremo mano alle opere, se non sopportiamo nemmeno di ascoltare le parole che le riguardano, ma siamo impazienti e inquieti per il tempo che restiamo qui, anche se è molto breve?
16. E poi, quando parliamo di cose indifferenti, se vediamo che quelli che sono in compagnia non partecipano, chiamiamo ciò che fanno un insulto; ma riteniamo forse di provocare Dio se, mentre Egli parla di queste cose, disprezziamo ciò che viene detto e guardiamo da un’altra parte? Chi è ormai vecchio e ha viaggiato per molti paesi, ci riferisce con esattezza il numero di stadi, la posizione delle città, i loro piani, i loro porti e mercati; ma noi stessi non sappiamo nemmeno quanto siamo lontani dalla città che è in cielo. Se avessimo conosciuto la distanza, avremmo cercato di accorciarla. Quella città non solo è lontana da noi come il cielo dalla terra, ma anche molto di più, se siamo negligenti; come, d’altra parte, se facciamo del nostro meglio, anche in un solo istante arriveremo alle sue porte. Infatti, queste distanze non sono definite dallo spazio locale, ma dalla disposizione morale.
Ma voi conoscete esattamente gli affari del mondo, sia quelli nuovi che quelli vecchi, e anche quelli più antichi; potete elencare i principi sotto i quali avete servito in passato, e i capi dei giochi, e quelli che hanno vinto il premio, e i capi degli eserciti, cose che non vi interessano; ma chi è diventato il capo di questa città, il primo o il secondo o il terzo, e per quanto tempo, ognuno di loro; e ciò che ognuno ha compiuto e portato a termine, non l’avete immaginato nemmeno in sogno. E le leggi che sono state stabilite in questa città non sopportate di sentirle, né le osservate, anche quando altri ve le raccontano. Come pensi dunque, ti prego, di ottenere le benedizioni promesse, se non ascolti nemmeno ciò che ti viene detto?
17. Ma anche se mai prima d’ora, ora, in ogni caso, facciamolo. Sì, perché stiamo per entrare in una città (se Dio lo permette) d’oro e più preziosa di qualsiasi altro oro. Segniamo allora le sue fondamenta, le sue porte costituite da zaffiri e perle; perché in effetti abbiamo in Matteo una guida eccellente. Infatti, attraverso la sua porta entreremo ora, ed è richiesta molta diligenza da parte nostra. Perché se vede qualcuno non attento, lo caccia dalla città. Sì, perché la città è molto regale e gloriosa; non come le nostre città, divise in una piazza del mercato e in corti reali, perché lì tutto è la corte del Re. Apriamo dunque le porte della nostra mente, apriamo le nostre orecchie e con grande tremore, quando siamo sul punto di mettere piede sulla soglia, adoriamo il Re che è lì. Infatti, il primo approccio ha il potere di confondere subito l’osservatore.
Per ora troviamo le porte chiuse; ma quando le vedremo aperte (perché questa è la soluzione delle difficoltà), allora percepiremo la grandezza dello splendore all’interno. Perché anche lì, guidandovi con gli occhi dello Spirito, c’è uno che si offre di mostrarvi tutto: questo pubblicano. Dove siede il Re e chi della sua schiera sta accanto a Lui; dove sono gli angeli, dove gli arcangeli; e quale posto è riservato ai nuovi cittadini in questa città, e che tipo di strada è quella che vi conduce, e che tipo di porzione hanno ricevuto, i primi che vi sono stati cittadini, e quelli dopo di loro, e quelli che li hanno seguiti. E quanti sono gli ordini di queste tribù, quanti quelli del senato, quante le distinzioni di dignità.
Non entriamo dunque con rumore o tumulto, ma con un mistico silenzio. Perché se in un teatro, quando si fa un grande silenzio, si leggono le lettere del re, tanto più in questa città tutti devono essere composti e stare con l’anima e l’orecchio eretti. Perché non sono le lettere di un maestro terreno, ma del Signore degli angeli, che stanno per essere lette.
Se ci ordiniamo in questo modo, la grazia stessa dello Spirito ci condurrà a una grande perfezione, e arriveremo al trono regale e raggiungeremo tutti i beni, per la grazia e l’amore verso l’uomo del nostro Signore Gesù Cristo, al quale sia la gloria e la potenza, insieme al Padre e allo Spirito Santo, ora e sempre e nei secoli dei secoli.
Amen.