16 marzo

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

16 marzo secondo il vecchio calendario della Chiesa

1. IL SANTO APOSTOLO ARISTOBOLO, UNO DEI SETTANTA APOSTOLI



Nato a Cipro, Aristobulo era il fratello dell’apostolo Barnaba. Ha seguito l’apostolo Paolo, che lo menziona nella sua Lettera ai Romani dicendo: “Salutate quelli che appartengono alla famiglia di Aristobulo” (Romani 16,10). Quando il grande apostolo nominò molti vescovi nelle varie parti del mondo, nominò Aristobulo vescovo degli inglesi, cioè dell’Inghilterra. In Gran Bretagna la gente era selvaggia, pagana e malvagia. Aristobulo sopportò molte indescrivibili torture, disgrazie e malvagità tra loro. Lo colpivano e lo picchiavano senza pietà, lo trascinavano per le strade, lo schernivano e lo deridevano. Finalmente questo sant’uomo ebbe successo per la potenza della Grazia di Dio. Illuminò il popolo, lo battezzò nel nome di Cristo Signore, costruì chiese, ordinò sacerdoti e diaconi e, infine, si addormentò in pace entrando nel Regno del Signore, che aveva servito nella fede.(*)

(*) Nel Synaxarion greco è menzionato in questo giorno anche il Venerabile Christodulos. Egli visse una vita ascetica sull’isola di Patmos, dove ha costruito un monastero dedicato a San Giovanni il Teologo. Morì nell’anno 1111 d.C. Molti miracoli avvennero sulle sue reliquie.

2. IL SANTO MARTIRE SABINO

Sabino era un siro della città di Hermopolis e un funzionario di quella città. Al tempo di una persecuzione contro i cristiani, si ritirò su un monte con un gran numero di altri cristiani e si rinchiuse in una capanna, dove trascorreva il suo tempo nel digiuno e nella preghiera. Un mendicante, che gli portava del cibo e per il quale Sabino compì una buona azione, lo denunciò. Come fece Giuda con Cristo, così anche questo sfortunato tradì il suo benefattore per due monete d’oro. Sabino, con altri sei, furono arrestati, legati dai soldati e processati. Dopo grandi ed enormi sofferenze fu gettato nel fiume Nilo dove consegnò la sua anima a Dio nell’anno 287 d.C.

3. I SACERDOTI-MARTIRI TROFIMO E TALLO

Sono nati in Siria ed erano fratelli di nascita. Hanno apertamente e liberamente predicato Cristo e denunciato la follia degli Elleni [Greci] e dei Romani. I pagani infuriati decisero di farli lapidare a morte, ma quando iniziarono a scagliare pietre su questi due santi fratelli, le pietre tornarono indietro e colpirono gli assalitori ed i fratelli rimasero illesi. In seguito furono entrambi crocifissi. Dalle loro croci i fratelli insegnavano e incoraggiavano quei cristiani che stavano intorno addolorati. Dopo molta agonia presentarono le loro anime al Signore al quale rimasero fedeli sino alla fine. Soffrirono onorevolmente nell’anno 300 d.C., nella città di Bofor.

Inno di lode

SANTI TROFIMO E TALLO

Due fratelli di sangue pervasi dallo Spirito,
illuminati e rigenerati dalla fede,
questi due fratelli, sulla Croce crocifissi,
consigliavano le masse dei credenti nella giustizia:

O fratelli, perché a noi, dal basso, guardate?
Non piangete amaramente a causa delle nostre difficili sofferenze!
Cristo nostro Salvatore, autore di azioni eroiche,
a causa di tali sofferenze, il Redentore Egli divenne,
il Redentore dell’intero genere umano.

Ascoltandolo, veniamo salvati.
Obbedì al Padre, e discese sulla terra,
soffrì e risuscitò, ascese al Cielo.

A Lui diamo ascolto e sopportiamo le sofferenze,
attraverso le sofferenze, camminiamo nel suo regno.

Non temete fratelli, né fuoco né spada,
la giustizia di Cristo, del mondo intero è più forte.
Non temete fratelli, né provate dolore per voi stessi,
per la salvezza eterna, rinnegate voi stessi.

Tutte le sofferenze sono piccole, banali e sopportabili,
rispetto alle ricompense del Paradiso, eterne e sublimi.
Il mondo, falsa maschera, è una folle illusione,
l’Eternità è la nostra vera patria.

Date il mondo a coloro che amano la menzogna del mondo,
e a causa della menzogna perdono la vita e la verità,
voi cogliete la perla sopra il fango del mondo –
ascoltate, fratelli, a Trofimo e a Tallo!

Riflessione

Se adempiamo alla legge di Dio nei nostri pensieri, quanto sarà più facile adempierla nelle nostre azioni? Cioè, se non trasgrediamo la legge di Dio nei nostri pensieri, quanto sarà più facile non trasgredirla nelle nostre azioni? O ancora, se il nostro cuore, la nostra lingua, le nostre mani e i nostri piedi sono con Dio, allora tutto il nostro corpo non può essere contro Dio. Cuore, cuore, prepara il tuo cuore per Dio. Consacralo a Dio, adora Dio, adempi la legge di Dio in esso, uniscilo a Dio, e tutto il resto seguirà e sarà governato dal cuore. Non è colui che tiene il raggio della ruota a guidare la ruota, ma colui che ne tiene l’asse. Il cuore è l’asse del nostro essere. Parlando dei comandamenti di Dio, il venerabile Esichio dice: “Se ti costringi a compierli con il pensiero, allora raramente avrai bisogno di sforzarti per compierli in pratica”. Cioè, se ponete il vostro cuore in Dio, come su un asse, allora le ruote seguiranno facilmente e comodamente l’asse. In altre parole, ogni uomo seguirà il proprio cuore. “La tua legge è nel mio cuore” (Salmo 40,9), dice il saggio Davide.

Contemplazione

Contemplare il Signore Gesù come cammina sotto la croce verso il Golgota:

1. Come porta con calma e pazienza la sua croce;
2. Come gli tolsero la croce e la diedero a Simone di Cirene; come ha portato la croce camminando dietro a Cristo;
3. Come guardò le donne di Gerusalemme, che piangevano, e disse loro: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me: piangete piuttosto su voi stesse e sui vostri figli» (Lc 23,28), dichiarando con questa la sua vittoria e la sconfitta dei suoi assassini.

Omelia

Il rimprovero di Cristo come ricchezza

“Per fede Mosè considerò il rimprovero più dei tesori d’Egitto, perché, guardando alla ricompensa, era per l’Unto una ricchezza più grande” (Ebrei 11, 24-26).

Mosè non voleva rimanere nel palazzo del faraone né essere chiamato figlio adottivo del faraone. Desiderando di più, “scelse di essere maltrattato insieme al popolo di Dio piuttosto che godere del piacere effimero del peccato” (Ebrei 11,25). Quanto era diverso Mosè dai suoi discendenti [gli ebrei], che per motivi “faronici” condannarono a morte il Re della Gloria! Tutti loro avrebbero voluto vivere ancora un anno nella corte decadente del faraone piuttosto che viaggiare con Dio per quarant’anni nel deserto. Mosè lasciò tutti gli onori, tutte le ricchezze e tutte le vanità, che solo la ricchezza dell’Egitto poteva fornire. Per ordine di Dio, Mosè si mise in cammino attraverso il deserto affamato e assetato, con la fede che oltre c’era la Terra Promessa. Tutto questo significa anche tenere il “rimprovero dell’Unto [Cristo]” al di sopra di tutte le ricchezze dell’Egitto.

Il “rimprovero dell’Unto [Cristo]” è ciò di cui gli uomini di questo mondo, con un potente fetore di terra, si vergognano in Cristo. È la povertà di Cristo sulla terra, il suo digiuno, la sua veglia, la sua preghiera, il suo vagare senza un tetto sul capo, la sua condanna, la sua umiliazione e la sua morte vergognosa. Questo “rimprovero dell’Unto [Cristo]” era apprezzato dagli apostoli e, dopo di loro, da innumerevoli santi, che lo ritenevano una ricchezza maggiore di tutte le ricchezze del mondo intero. Dopo questi situazione non dignitosa, il Signore è risorto e ha aperto le porte del cielo e ha rivelato la Terra Promessa del Paradiso, nella quale ha condotto l’umanità lungo il sentiero del suo rimprovero o il deserto della sua sofferenza.

O Signore, glorificato e risorto, aiutaci a conservare incrollabilmente ogni goccia del tuo sudore e del tuo sangue come un tesoro più grande di tutte le ricchezze del mondo.




AMOUN DI NITRIA

ἀββᾶς Ἀμμοῦν ὁ Νιτριώτης

Amoun, anche se meno citato, è con Antonio e Pacomio uno dei fondatori del monachesimo nel deserto egiziano Nato all’incirca nel 295 d.C., si sposò e con la moglie vissero da asceti per tutta l’adolescenza. Nel 330 si ritirò a Nitria e vi divenne il primo monaco e poi capo dei molti monaci che lo seguirono nella lotta ascetica. Morì intorno al 353 d.C.

1. Abba Amoun di Nitria venne a trovare Abba Antonio e gli disse: “Poiché la mia regola è più severa della tua, come mai il tuo nome è più conosciuto tra gli uomini del mio?”. Abba Antonio rispose: “È perché amo Dio più di te”.

2. Di Abba Amoun si diceva che gli bastava una piccolissima quantità di grano ogni due mesi. Ora egli andò a cercare Abba Poemen e gli disse: “Quando vado nella cella del mio vicino, o quando lui viene nella mia per qualche necessità, abbiamo paura di entrare in conversazione, per timore di scivolare in argomenti mondani”. L’anziano rispose: “Hai ragione, perché i giovani devono essere prudenti”. Allora Abba Amoun continuò: “Ma i vecchi, cosa fanno?” Egli rispose: “I vecchi che sono avanzati nella virtù, non hanno nulla di mondano in loro; non c’è nulla di mondano nelle loro bocche di cui possano parlare”. “Ma”, rispose Amoun, “quando devo parlare al mio prossimo, preferisci che parli delle Scritture o dei detti dei Padri?”. Il vecchio gli rispose: “Se non puoi tacere, è meglio che parli dei detti dei Padri piuttosto che delle Scritture; non è così pericoloso”.

3. Un fratello venne da Scete per vedere Abba Amoun e gli disse: “Il Padre mio mi manda a fare una commissione, ma ho paura della lussuria”. L’anziano rispose: “Qualunque sia l’ora in cui la tentazione ti assalirà, dì così: “Dio di ogni virtù, per le preghiere del Padre mio, salvami da essa”. Così un giorno, quando una ragazza chiuse la porta dietro di lui, cominciò a gridare con tutte le sue forze: “Oh Dio del Padre mio, salvami!”, e subito si ritrovò sulla strada per Scete.

APPROFONDIMENTO:

Sant’Amoun di Nitria, fondatore di Kellia (Kellia, Le Celle), Eremita (348)

 Kellia (“le celle”), indicato come “il deserto più interno”, era una comunità monastica cristiana egiziana del IV secolo che si estendeva per molti chilometri quadrati nel deserto di Nitria. Era uno dei tre centri di attività monastica della regione, gli altri due erano Nitria e Scete (Wadi El Natrun). Viene detta al-Muna in arabo e fu abitata fino al IX secolo. 

Amoun per primo abitò questo deserto che Cassiano colloca a cinque miglia dalla città di Nitria. Alla fine del IV secolo, Cassiano contava cinquanta monasteri sul monte Nitria, abitati da cinquemila eremiti.
I primi discepoli di sant’Amoun vissero dispersi in celle separate, finché sant’Antonio il Grande gli consigliò di fondare un monastero e di radunare la maggior parte di loro sotto la sorveglianza di un attento superiore.

Nei Detti dei padri del Deserto (Apophtegmata Patrum – Gerontikon) che apprendiamo della fondazione di Kellia:

“ Una volta Abba Antonio andò a visitare Abba Amoun sul Monte Nitria e quando si incontrarono, Abba Amoun disse: ‘Grazie alle tue preghiere, il numero dei fratelli aumenta, e alcuni di loro vogliono costruire più celle dove possano vivere in pace. Quanto lontano da qui pensi che dovremmo costruire le celle? Abba Anthony disse: “Mangiamo all’ora nona e poi usciamo a fare una passeggiata nel deserto ed esploriamo il paese”. Così uscirono nel deserto e camminarono fino al tramonto e poi Abba Antonio disse: ‘Preghiamo e piantiamo qui la croce, affinché coloro che lo desiderano possano costruire qui. Poi quando quelli che restano là vogliono visitare quelli che sono venuti qui, possono prendere un po’ di cibo all’ora nona e poi partire. Se fanno così, saranno in grado di tenersi in contatto tra loro ma senza distrazioni mentali’”. La distanza era di 12 miglia.

Si stima che la fondazione di Kellia sia avvenuta intorno al 338 d.C. Kellia (le Celle) è in realtà un’enorme area di rovine monastiche situata non lontana da Nitria su una linea retta che collega Damanhur a Sadat City.

Kellia era per i monaci avanzati, per coloro che “vivevano una vita più remota, spogliata fino ai nudi rudimenti”, come è stato registrato nella Historia Monachorum in Aegypto greca da Flavio Rufino che la vide personalmente. Le celle erano disposte abbastanza distanti in modo che “nessuno può scorgere l’altro né si può sentire una voce”. Era solo per i monaci che per primi avevano imparato l’arte del deserto vivendo a Nitria. Si riunivano sabato e domenica per condividere un pasto insieme, alcuni percorrendo 3 o 4 miglia dalla loro cella alla Chiesa. 

Il Padre Amoun visse in grande austerità, quando si ritirò per la prima volta nel deserto, prendeva solo per ristorarsi del pane e dell’acqua una volta al giorno. Questo pasto poi lo ha diradato a due, e talvolta a tre o anche quattro giorni di distanza. Il deserto di celle in cui Abba Amoun estendeva i suoi eremi, distava dieci o dodici miglia dal monte Nitria.

Abba Amoun ha operato molti miracoli. Ciò che segue parve a sant’Atanasio contenere un’istruzione così importante, da meritare di essere inserita nella sua vita di Sant’Antonio, dove l’ha registrata. Ne parlano anche gli autori delle storie dei Padri del deserto e della vita di Abba Amoun. Un giorno, mentre stava per attraversare un fiume chiamato Lico, quando le rive erano straripate, in compagnia del suo discepolo Teodoro, lo pregò di ritirarsi, affinché non fossero visti nudi mentre nuotavano. Ammoun, sebbene solo, stava pensieroso sulla riva, essendo riluttante e vergognoso, per modestia; non voleva spogliarsi, riflettendo che non si era mai visto nudo. Dio si compiacque di ricompensare con un miracolo il suo verginale amore per la purezza, e mentre stava così, si trovò improvvisamente trasportato dall’altra parte del fiume. Teodoro avvicinandosi, e vedendo che era passato senza essersi bagnato, gli domandò come avvenne, e lo incalzò con tanta insistenza, che egli gli confessò il miracolo, facendogli prima promettere di non dirlo a nessuno se non dopo la sua morte. Abba Ammoun morì all’età di sessantadue anni; e sant’Antonio, sebbene a distanza di tredici giorni di viaggio da lui, conosceva l’ora esatta della sua morte, avendo visto la sua anima, in una visione, ascendere al cielo.

Fonte dell’approfondimento: https://iconandlight.wordpress.com/2018/10/03/25475/




Monaco Proclo (Nicau): Il gusto delle gioie spirituali

IL GUSTO DELLE GIOIE SPIRITUALI

fonte: https://orthochristian.com/152709.html

Monaco Proclo (Nicau)

Parte 1

Sul pentimento nella vita

Dio a volte copre i buoni doni

Lo Spirito Santo non permette a un uomo che è debole nell’umiltà di sentirlo.

Anche se alcune persone vogliono essere salvate, il buon Dio non rivela loro i doni dell’eternità perché ha pietà di queste anime. In loro si compie la parola del Salterio: Quanto è grande, o Signore, la moltitudine della tua bontà che hai nascosto per coloro che ti temono (Sal 30,19).

Anche se un uomo non è progredito nell’umiltà, lo Spirito Santo copre le sue buone azioni in modo che non venga derubato. Alcune persone mormorano e dicono: “Ho passato tanto tempo in monastero e non ho sentito per niente l’aiuto di Dio”. Tali persone dovrebbero rallegrarsi, perché Dio ha nascosto i loro buoni doni in modo che non li vedano, e quindi non devono temere i ladri.

Il diavolo attacca la mente che non è occupata dalla preghiera

Nella lotta per l’umiltà, il diavolo a volte si mescola alla mente dell’uomo. Finché la mente è in preghiera, non può mescolarsi con essa; sta a distanza, ma attende il momento in cui la mente è vuota, non occupata. Poi il diavolo si scaglia e attacca dove l’uomo è più debole. Ad esempio, ti dice che sei migliore di qualcun altro.

Una volta, quando volevo piangere per i miei peccati, il diavolo mi disse: “Perché ti denigri? Conosco i tuoi peccati, ma sei un po’ meglio delle persone cattive. Non ha detto “meglio”, perché sapeva che non gli avrei creduto. Questo è stato un duro colpo per me.

Queste tentazioni arrivano quando cerchi di raccogliere la tua mente; se sto pregando, la mia mente viene portata in chiesa o fuori per strada, o vola da qualche altra parte, allora il diavolo comincia a combattermi con molte tentazioni carnali. Allora non puoi vedere la tua vita interiore, perché è oscura.

Qualunque obbedienza tu faccia, anche quando porti un secchio d’acqua, la tua mente deve lavorare, perché se non hai occupazione, il diavolo ti darà la sua occupazione e non potrai stare nel monastero molto a lungo. Se pensi al cibo, o alla pioggia, o ai vestiti, o a qualsiasi altra cosa terrena, è come vivere nel mondo.

Alcuni sognano il deserto e non si rendono conto di averlo nelle loro celle. Di notte, quando preghi il buon Dio, sei come in un deserto; ma se dormi tutta la notte, allora è proprio come vivere in una città: non avrai ricompense.

Se ti addormenti con la preghiera nella tua mente, il diavolo non può avere successo

Tutti coloro che cercano di entrare nel sonno direttamente dalla preghiera, cioè, che cercano di addormentarsi con la preghiera nella loro mente, la aumenteranno notevolmente.

Se non puoi rimanere vigile tutta la notte, fatti benedire dal tuo padre spirituale e vai nella tua cella. E dopo aver completato la tua regola di preghiera e vuoi dormire, fai il segno della croce sulla testata del letto e sul viso e dì: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”. Se non riesci a che il sonno ti sorprenda direttamente dalla preghiera, significa che durante il giorno mentre eri occupato nella tua obbedienza, la tua mente era distratta e non stavi ripetendo la preghiera: “Signore Gesù Cristo …” Questo significa che tu devi cercare di non parlare con nessuno quando vai alla tua obbedienza, a meno che non ti sia stato chiesto qualcosa. Allora rispondi in modo che non pensino male di te se non rispondi; non dare loro motivo di sospetto e rispondi esattamente su quanto è stato chiesto. Se inizi a moltiplicare le tue parole, allora attiri a te la colpa. Tale è la vita silenziosa.

Se ti addormenti con la preghiera “Signore Gesù Cristo…”, il diavolo comincia a svegliarti così che ti addormenti in uno stato di distrazione. È la sua gelosia, in modo che tu non ti addormenti in preghiera per diverse notti di seguito.

Questo è il successo più grande: se il sonno succede direttamente alla preghiera: “Signore Gesù Cristo…” Non importa quanto gli spiriti combattano con te e non importa quanto siano difficili le tentazioni, lo Spirito Santo entrerà nel tuo cuore e il diavolo non avrà più alcun potere; non potrà più avere successo.

Quando il diavolo vede che un uomo vuole purificare il suo cuore, appare con ogni sorta di prove

Quando un uomo cerca di dire la preghiera: “Signore Gesù Cristo…” si verificano prove di ogni genere. Prima il diavolo cerca di attaccare attraverso i cinque sensi. Nella misura in cui cerchi di non essere schiavo di questi cinque sensi, lo Spirito Santo ti aiuta nella preghiera del cuore. E nella misura in cui cerchi di lavorare asceticamente, lo Spirito Santo aiuta la mente (il nous) ad acquisire la preghiera del cuore (preghiera che sgorga da sola).

Lo Spirito Santo porta la mente nel cuore. Sappi che ci sono momenti in cui concede all’uomo di sentirlo.

Fr. Cleopa (Ilie) ha detto:

“Quando inavvertitamente ti svegli o ti giri dall’altra parte… e sopraggiunge l’umiltà, il pentimento, le lacrime, la calma della mente e la sete di Dio, allora un monaco deve, per quanto può, non permettere che pensieri di molte preoccupazioni entrino nella sua mente. Questa gioia non dura a lungo, dieci o quindici minuti. Lascia che la mente ripeta quindi la preghiera: “Signore Gesù Cristo …” E se un monaco raccoglie la sua mente e le preghiere, una grande gioia può scendere nella sua anima”.

E il diavolo fa il contrario: quando senti umiltà, raccoglimento mentale, lacrime, allora ti dà preoccupazioni: o devi finire di leggere la tua regola di preghiera, o devi andare in chiesa, o devi fare qualcosa con urgenza, e quindi può capitare di arrenderti (a lui).

Quando il diavolo vede che un uomo vuole purificare il suo cuore, cerca di confonderlo con visioni. E se il diavolo ti inganna, avrai bisogno di tre o quattro giorni per liberarti di lui e tornare nel punto da cui sei caduto.

Quando viene il diavolo, digli: “Se sei da Dio, ripeti dopo di me: ‘Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore'”. Con queste tentazioni, lo Spirito Santo illumina inizialmente la tua mente, ma non ti aiuta; Si alza e aspetta di vedere con chi ti unirai. E se ripeti: “Signore Gesù Cristo…”, nella misura in cui preghi e implori aiuto da Dio, lo Spirito Santo castiga il diavolo e te lo rivela.

Qualunque cosa accada nelle visioni, non pensare, non riflettere sulle rivelazioni e sulle azioni che si sono verificate nell’inganno.

Le tentazioni del diavolo sono così pesanti che sarebbe meglio se qualcuno ti tagliasse vivo con un coltello, un’ascia… Se il buon Dio permettesse al diavolo [di fare quello che vuole], l’uomo non potrebbe resistere alle tentazioni. Ma Dio non permette tentazioni al di là delle forze di un uomo.

La caduta o l’ascesa di un monaco deriva dai suoi pensieri

Sospetti, condanne, calunnie, mormorii… Quando un uomo vuole piangere i suoi peccati, queste tentazioni si allontanano da lui. E anche se vive in un monastero comunitario, anche nella residenza fraterna è come nel deserto. Ma quando ti unisci a qualcuno o balli in sintonia con qualcuno, perdi.

Coloro che sono andati a vivere nei monasteri con il pensiero: “Vado in monastero a morire”, sono quelli che sono progrediti. Coloro che vanno a morire in un monastero faranno grandi progressi. Ma quelli che vanno per vivere più a lungo hanno ancora molto da sopportare, non perché lo vogliano loro o qualcun altro, è solo così: soffrono molto e non ottengono nulla in cambio.

Ci sono quelli che non fanno particolari sforzi negli edifici monastici, ma cercano di non addolorare nessuno, né l’abate né nessun altro, e sono in pace con tutti; pregano nel loro cuore, non hanno niente a che fare con nessuno e vogliono essere salvati. Superano tutti. La caduta e la risurrezione di un monaco derivano dai suoi pensieri, da ciò che occupa la sua mente. Chi ha gelosie o opinioni, ovviamente, è in pericolo.

La pace più profonda che abbia mai avuto è stata quando vivevo negli alloggi dei fratelli ed evitavo di interessarmi a qualsiasi cosa. Se qualcuno chiedeva un consiglio, io lo davo. Se parli senza che ti venga chiesto, o rispondi più del necessario, perdi.

Come preservare le gioie spirituali

Raggiungi gioie spirituali sia durante il sonno, se la mente è al lavoro, sia quando sei sveglio.

Quando il buon Dio si compiace di farlo, lo Spirito Santo ferma la natura: non hai né fame né sete; niente può farti del male. Col tempo, lo Spirito Santo prende la preghiera di un uomo, sia che sia sveglio o addormentato. Così, dovunque lo porti, si sente felice; e appena lo conduce, gli restituisce la preghiera che ha tolto, e non si affanna più con la mente. E durante il giorno, quando lo Spirito Santo raccoglie la sua mente nel suo cuore e prega Dio con tanta sete, allora ovunque lo Spirito Santo lo conduce, si sente come se fosse in Paradiso.

Solo chi ha assaporato queste gioie può capirlo. Se il buon Dio lo avesse lasciato in queste gioie, vi sarebbe rimasto eternamente. Ma se hai avuto una di queste gioie, sappi che non è tua. Sarebbe tua se, non importa quante volte ti alzi per la preghiera, ce l’hai ogni volta; allora sarebbe tua. Tuttavia, Dio ti ha rivelato queste gioie in modo che tu possa sapere per cosa stai combattendo.

Quando hai una tale gioia, dovresti fare questo: quando Egli ti ha tolto la preghiera e ti sei rallegrato nella gloria di Dio, e ti ha riportato indietro e di nuovo ti ha dato la preghiera, allora prega incessantemente, sempre, sempre, così brevemente e così spesso il più possibile, quindi la tua mente non è dispersa. E se avrai molta umiltà, lo Spirito Santo ti rapirà ancora. E così via per tre o quattro giorni, e forse anche di più. Durante questo periodo non dormi, non hai fame e non hai affatto in mente questa epoca. Non hai più in mente questa epoca, solo l’altra.

Dopo che queste gioie se ne sono andate, il diavolo viene attraverso la tentazione. Prima con piccole, minuscole, minuscole sciocchezze, e se reciti la preghiera: “Signore Gesù Cristo…”, allora si fa da parte e aspetta in agguato. E si precipita dentro quando vede che il mulino gira invano, senza macinare nulla. Poi versa la sua zizzania e prepara la sua macinazione.

Parte 2

Riscattarsi con le lacrime

Quando entri nei luoghi monastici, sei come una roccia con bordi taglienti e frastagliati, ma nel monastero, il bordo frastagliato inizia a consumarsi. Quando qualcuno ti rimprovera, se non ti arrabbi, vuol dire che gli spigoli si sono consumati un po’ di più. Finché sei sopraffatto dalla rabbia, i tuoi spigoli non si sono ancora consumati e la reclusione non porterà alcun risultato. Un monaco raggiunge quindi una grande pace spirituale quando i bordi frastagliati sono consumati; allora non ti preoccupi più e non desideri questa epoca; tu cerchi l’altro. Ma è graduale, graduale…

I maggiori vincitori sono coloro che adempiono la loro obbedienza a Dio e obbediscono a tutti nella fratellanza. Devi essere gentile con tutti, perché così sarai in pace con tutti. Non fare distinzioni.

Se qualcosa è rotto nel monastero e riveli chi l’ha rotto, ciò porta all’inimicizia. L’altra persona proverà odio per te. Se riesci a prendertela con te, va molto bene. Sarà un po’ difficile, ma chi prende questo su di sé ha una grande pace. Arriva a una grande pace. Se non puoi prenderlo su di te, almeno non metterlo sulle spalle dell’altro. È molto importante desiderare che tutti siano salvati.

Quando condanni, lo Spirito ti lascia

Soprattutto, ho fatto progressi (sette anni) quando riflettevo e mi dicevo: onorerò i sacerdoti come Santi Apostoli, l’abate come Cristo e tutti gli altri come discepoli dei Santi Apostoli. Ed ebbi tanta gioia che mi venne il desiderio di baciare le piante e i piedi di tutti i monaci. Tuttavia, nel tempo, ho iniziato a essere sopraffatto dalla condanna e ho iniziato a raffreddarmi.

Molti acquisiscono lo Spirito Santo quando vengono al monastero. Quindi consideri tutti santi. Così scoppi di gioia; non vuoi nemmeno sentire parlare del mondo. Ma non appena inizi a indulgere in conversazioni con gli altri, con quelli esperti, per condannare e calunniare gli altri, lo Spirito Santo ti lascia immediatamente.

Poi, se ti confessi e anche piangi, ma non dici al tuo padre spirituale: “Padre, ho condannato tal dei tali per questo e quello…”, ma dici solo: “Ho condannato”, ma non vuoi dire come hai condannato, lo Spirito Santo ti lascia abbandonato.

Per tutti coloro che si confessano con precisione, con lacrime e pentimento, con l’obbedienza che rendono, lo Spirito Santo viene di nuovo in aiuto. Il pentimento è necessario per acquisire di nuovo lo Spirito Santo.

Lo Spirito Santo è così buono e misericordioso! È buonissimo. Ma il pentimento è necessario. È solo attraverso il pentimento che Egli ritorna di nuovo.

Lo Spirito Santo non viene subito, ma gradualmente, gradualmente, nella misura in cui noi corriamo dal buon Dio: “Signore, non lasciarmi…” E quando preghiamo così, lo Spirito Santo si rivela a noi gradualmente , gradualmente.

Quando il diavolo mi ha attaccato e ho pregato, ho sentito di nuovo il suo aiuto, ha espulso il diavolo. E in molti casi senti come lo Spirito Santo ti aiuta. Ma quando incontriamo dei fratelli, possiamo facilmente cadere. Tutto quello che faccio è iniziare a condannare o brontolare e basta: ho perso. È come su una scala: saliamo, saliamo e cadiamo di nuovo. E se la morte mi trova in piedi, questa è la gioia più grande, ma se mi trova caduto, guai a me, sono perduto.

Se ho provato a vincere il peccato, è un guadagno, ma se i miei peccati mi hanno vinto, allora sono soggetto al Giudizio di Dio. Se me ne sono sbarazzato, è un guadagno. Ma se i miei peccati mi hanno sopraffatto, allora il diavolo verrà con me al giudizio, dicendo: “Signore, hai detto che non possiamo servire due padroni…” Il diavolo ammette che anche tu hai servito Dio, ma dice: “Signore , ma non si è nemmeno sbarazzato di me. Allora avrò ciò che merito.

Come vediamo gli altri, così Dio ci vede

Prima di tutto, quando mi appresto ad andare nella mia cella, devo congedarmi da coloro con cui lavoravo nella mia obbedienza, e se ho qualcosa contro qualcuno o no, devo dire: “Benedici e perdona me peccatore. Forse ti ho turbato in qualche modo. E dicono: “Che Dio ti perdoni”. E quando vado in cella, se non ho niente contro nessuno, questo è il mio guadagno.

Consideravo l’abate del monastero come un santo; e quando non potevo considerarlo un santo, accadeva così: crollavo, perdevo tutto. Perché è detto: Il Signore ti conceda secondo il tuo cuore (Sal 19,4). Se li consideravo santi, allora sentivo la gioia dello Spirito Santo. Il modo in cui sento loro è ciò che Dio mi dà. A coloro che desiderano la salvezza per tutti, Dio dà loro ciò che è utile. E quelli che volevano cose cattive hanno trovato cose cattive.

Il pentimento porta la pace

Alcune persone sono venute da me sopraffatte dalle tentazioni e dalle difficoltà, dicendo che si sentivano all’inferno. E ho chiesto loro: “Non offenderti, ma quanto tempo è passato dall’ultima volta che hai confessato?” Si scopre che non si confessavano da cinque o sei anni. E ho detto loro: “Sì, hai tutto il diritto di sentirti come se fossi all’inferno”. E li ho mandati a confessarsi, e sei mesi dopo sono tornati e hanno detto che non si sentivano più all’inferno; ora si sentivano come se fossero in paradiso.

Lo Spirito Santo permette all’uomo di sentirlo nella misura in cui conduce una vita nel pentimento. Se sento di avere pensieri puri, di poter superare facilmente le tentazioni, e ho molta umiltà, molto pentimento, molta concentrazione mentale, e non voglio più sentir parlare di questa epoca, ma voglio iniziare bene, e la mia mente è pulita, trasparente, allora sono adombrato dallo Spirito Santo.

E se succede il contrario (perché lo Spirito Santo a volte parte, ci lascia nell’abbandono), allora viene lo spirito di abominio, con ogni sorta di sporcizia. Allora sii attenta e chiedi alla tua coscienza: “Coscienza, dimmi la verità: se dovessi morire in questo momento, mi salverei? A Dio piaccio? E così lo Spirito Santo lo scaccerà.

Ci sono momenti in cui siamo presi dall’oscurità, e ci sono momenti in cui siamo presi dalla luce e dalla pace. E un uomo sente la pace dello Spirito Santo quando comincia a piangere, a sospirare, e non riesce a smettere di piangere. Quindi tutti i diavoli fuggono, ha una sana comprensione e comprende tutto in modo spiritualmente sano. Un uomo può ricevere queste consolazioni che vengono attraverso le lacrime solo se conduce una vita di pentimento e ha acquisito una profonda umiltà. Se potessi trovare un lucchetto da appendere alle mie labbra, troverei la salvezza.

Riscattati con le lacrime. Aiuta con amore e misericordia

Quando arrivano lo sconforto o la disperazione, allora è così che devi agire. Diciamo a questo spirito: “Cristo è venuto per amore dei peccatori, dei quali io sono il primo!” E nella misura in cui conduco una vita nel pentimento, lo Spirito Santo mi pacifica. Ma prima, per poter sentire la misericordia di Dio, dobbiamo unire il pentimento all’umiltà. In quel momento non ho inimicizia con nessuno; non voglio più sentire parlare di nessuno, e se sento parlare di qualcuno, non voglio sentire niente di male. Quando sento parlare della bontà, della gioia, della prosperità spirituale di qualcuno, allora la mia anima si rallegra e si calma.

E quando vedo che alcune persone non capiscono l’importanza della pace, dell’amore e dell’umiltà, e la mia anima vede che tutti cercano solo vendetta: “Me l’ha detto e glielo dirò!”, allora io stesso divento più piccolo e cerco di uscire da lì con ogni mezzo possibile. Pertanto, un Santo Padre dice: “Se Dio e io non siamo nel mio cuore, non sarò salvato”.

Sappi che dobbiamo essere consapevoli di una cosa; un Santo Padre dice: “Se nel fuoco della tua ira hai ucciso l’anima di qualcuno, quell’anima sarà richiesta dal fuoco della tua ira”. Dobbiamo guardarci da queste tentazioni. Queste sono tentazioni molto forti e pesanti che perseguitano e rosicchiano la nostra coscienza. A volte è necessario rimproverare qualcuno, se corrisponde al consiglio dei Santi Padri; ma soprattutto possiamo aiutare l’anima in un altro modo.

Un monaco, l’abate del monastero, dopo la fine del servizio, mi raggiunse ai margini della foresta e disse: “Aspetta un po’, ho qualcosa da dirti”. E mi ha raccontato di qualche problema con alcuni fratelli che non lo ascoltavano. E lui mi ha chiesto: “Cosa devo fare? Come posso vendicarmi con loro?

E gli ho detto che ho trovato in un vecchio libro, Dio sa dove: “Se vuoi vendicarti dei peccatori, fallo attraverso le lacrime”. E se ti vendichi con le lacrime, lo Spirito Santo ti aiuterà. Nella misura in cui ti vendicherai con le lacrime, lo Spirito Santo li rimprovererà senza che tu li rimproveri con le parole. È molto importante, perché il comandamento di Dio è di fare tutto per amore: insegnare per amore, aiutare un altro per amore.

Non è più utile fare come alcuni Padri anticamente facevano, sottoponendo a grandi prove altri monaci e monache. In quei giorni, le persone facevano grandi progressi [nella vita spirituale]. Ma ora, ai nostri tempi, è come andare al fronte, ed i soldati che combattono lì sono feriti, coperti da ogni sorta di ferite. E poi inizi a usare sempre più misericordia. E se applichi misericordia, allora lo Spirito Santo ti aiuterà, ti pacificherà e la parola della tua santità avrà potere. Perché attraverso la parola misericordiosa della tua santità, lo Spirito Santo, e non la tua santità, li rimprovererà.

Monaco Proclo (Nicau)
Traduzione in inglese di Jesse Dominick

Traduzione in Italiano, Teandrico.it

FONTE: Pravoslavie.ru




P. Seraphim Rose, L’Apocalisse: un libro di misteri

Si ringrazia P. Ambrogio Cassinasco per aver tradotto e messo a disposizione questo testo benevolmente concessogli dai monaci del monastero ortodosso di Platina.

OODE sezione Italiana

L’Apocalisse: un libro di misteri

di P. Seraphim Rose

Discorso tenuto all’eremo ortodosso di Platina (California) nell’estate del 1980, come introduzione a un corso della New Valaam Theological Academy sul Libro dell’Apocalisse. Il corso usava come base il commentario all’Apocalisse, scritto dall’Arcivescovo Averky (Taushev) di Jordanville (pubblicato nel 1985, e ristampato nel 1995). L’articolo nella sua versione originale è reperibile in The Orthodox Word, Vol. 34, n. 3-4 (200-201), Maggio-Agosto 1998.

1. L’approccio sbagliato

I nostri tempi – il ventesimo secolo, e soprattutto l’ultima parte del ventesimo secolo – sono, più che mai, tempi apocalittici, vale a dire tempi in cui vi sono eventi tanto grandi da far sembrare alle porte la fine del mondo. A causa della natura delle invenzioni dei nostri tempi, anche le persone più realistiche e concrete parlano della possibilità dell’annientamento di intere nazioni, e anche di tutta l’umanità, sia a causa di armi come le bombe termonucleari, sia per la produzione di mostri moderni, attraverso l’inquinamento, gli esperimenti chimici e biologici, e così via.

Con un simile carattere dei nostri tempi, non è sorprendente che il Libro dell’Apocalisse sia ora più popolare che mai. Così, iniziando questo studio, vorrei dare un’indicazione su come dovremmo affrontare questo Libro. Oggi la maggior parte degli studi e volumi che trattano di questo Libro sono molto superficiali. Uno dei libri più popolari in materia è The Late Great Planet Earth (Il defunto grande pianeta Terra) di Hal Lindsey, un protestante evangelico. Sulla copertina dice “Uno sguardo penetrante su incredibili profezie che coinvolgono questa generazione.” Parla di Israele, della Russia, di Gog e Magog, della fine del mondo, e della guerra nucleare. A leggere tutte queste cose, si resta un po’ storditi. Quanto al tono, è scritto alla leggera: “La Russia è un Gog”, “Qual’è il tuo gioco, Gog?”, e cose simili. È molto facile, a un livello superficiale, farsi assorbire da questo libro. Quando lo finisci, sei tutto eccitato per ciò che sta accadendo. Compaiono frasi come “Guardate l’Iran”, e “Osservate ciò che farà in seguito la Russia.” Vi si dice che quando le dieci nazioni si uniranno in Europa – e cioè, quando la decima nazione entrerà nel Mercato Comune – quello è il segno da osservare, poiché si tratta delle dieci corna della Bestia. Il re del Nord è ovviamente la Russia; l’Egitto è il re del Sud; la Cina è il re dell’Est, etc. Dopo un po’ ti senti stordito: il tono di eccitazione creato da un simile libro non è il tono giusto per una persona che sta studiando le Scritture. È più a livello di cinema o di televisione. Lo stesso linguaggio usato dall’autore è da conversazione leggera. L’intero approccio non ti aiuta di fatto a capire lo scopo di questo libro; ti aiuta solo ad emozionarti. Alcune delle cose di cui parla potrebbero essere vere. Chi lo sa? La Russia potrebbe essere il re del Nord, ma questo è un punto secondario. Egli fa di queste cose i temi principali, ed esse non lo sono. Il tema principale è qualcosa di completamente diverso.

Questa non è la ragione per cui dovremmo leggere il libro dell’Apocalisse. Conosco persone che lo hanno letto e si sono molto emozionate per tutta la lettura: lo hanno letto tutto in una sera, ma alla fine non vi hanno trovato alcun cibo spirituale. Nella loro eccitazione, sono pronti ad andare a vedere cosa farà la Russia, e chi farà saltare chi altro. Dal punto di vista spirituale, non ne hanno tratto alcun vantaggio, perché non fanno altro che indulgere in indovinelli e congetture, e questo non è lo scopo del libro.

2. Rivelazione di Misteri

Pertanto, dobbiamo affrontare questo libro, così come tutta la profezia biblica, in un modo del tutto differente. Dobbiamo chiederci: perché leggiamo un libro come l’Apocalisse? Dobbiamo dapprima cercare di capire lo scopo per cui il libro fu scritto; È un libro di Misteri, si può dire. I Misteri sono cose profonde che sono collegate con il principio e la fine di tutte le cose, con lo scopo ultimo del mondo e dell’umanità, e con l’apertura del Regno eterno di Dio. Nelle Scritture, questa parola appare molte volte. Nelle funzioni della nostra Chiesa, parliamo del “Mistero che fu prima dei tempi e che è ignoto agli angeli”, vale a dire, il Mistero dell’Incarnazione di Dio. Cose come il Mostro di Loch Ness o il Triangolo delle Bermude non sono Misteri. Sono enigmi o cose strane e “misteriose,” ma non sono Misteri nel senso in cui le Scritture parlano di Misteri. Il “Mistero nascosto prima dei secoli,” d’altro canto, è il Mistero della nostra salvezza, la redenzione per mezzo di Gesù Cristo venuto in questo mondo. È qualcosa in questo mondo che già ci porta in un mondo differente, l’imperituro Regno di Dio.

Leggiamo pure nelle Scritture, inclusa l’Apocalisse, del Mistero dell’Iniquità (2 Ts 2:7, Ap 17:5). Anche questo è qualcosa di molto profondo, perché, in un certo modo, è l’opposto del Mistero nascosto nei secoli: è il mistero dell’opera del diavolo nel mondo. Anche il diavolo ha un regno imperituro: egli vuole portare tutti nell’abisso dell’inferno. Perciò, il compimento del suo piano sulla terra è come un mistero, poiché inizia in questo mondo e porta altrove, nell’abisso senza fondo.

Così, dobbiamo leggere questo libro come un resoconto dei misteri del futuro dell’umanità e della fine del mondo. Se esaminate la storia, non ne vedete esattamente l’inizio o la fine. Studiate il sorgere delle nazioni, la caduta dei regni, e da nessuna parte nella storia leggerete di un tempo in cui tutto giunge improvvisamente alla fine. Questo libro, tuttavia, parla di ciò che accade quando tutta la storia giunge alla fine, quando non ci sarà più storia. Questo è l’elemento di Mistero che ci porta nell’altro mondo, nella nuova era.

3. Consolazione per la Chiesa sofferente

Il proposito per cui fu scritto questo Libro è dato nel suo primo verso. È di “mostrare ai suoi servi (i servi di Cristo) le cose che debbono accadere tra breve.” Quindi, il soggetto dell’Apocalisse è una descrizione mistica del fato futuro della Chiesa di Cristo e di tutto il mondo. Vi sono descritti la battaglia della Chiesa contro i suoi nemici, in particolare il diavolo, e il suo trionfo su tutti i nemici. Questa è una grande consolazione, soprattutto in tempi di persecuzioni e di scoraggiamento per i cristiani, come per esempio i nostri tempi. Attraverso questo libro, gli eventi storici che vediamo attorno a noi sono posti nel contesto dell’intera battaglia della Chiesa contro le potenze del male, e della vittoria finale della Chiesa e dell’apertura del Regno eterno dei Cieli.

Chiunque abbia letto le storie della Chiesa delle Catacombe in Russia saprà che molti ne parlano nei termini della donna fuggita nel deserto negli ultimi tempi (Ap 12,6-14). Essi vedono se stessi in tempi apocalittici. Poiché l’intera società è governata dall’ateismo, e non v’è alcuna consolazione per un cristiano, ed essi stessi sono perseguitati e nascosti, le immagini di questo libro dell’Apocalisse sono molto consolanti. Esse mostrano che, nonostante il nemico abbia conquistato tutta la società, alla fine la Chiesa trionferà. Perciò le persone che leggono questo libro in tempi simili, sotto grandi difficoltà e persecuzioni, ne traggono forza per la loro difficile prova. Quando le potenze del male prendono una forma così potente come quella dei governi atei di oggi, è molto facile che le persone abbandonino la lotta, se non hanno un quadro del significato della loro prova, il significato del fatto che il male sembra trionfare in questo mondo, e la conoscenza che la Chiesa di Cristo alla fine trionferà. Così questo libro è stato letto e compreso dai cristiani soprattutto in tempi di grandi prove e persecuzioni; ma è stato letto dagli eretici in modo molto sbagliato, perché anch’essi lo leggono in tempi di persecuzione, e, non avendone una profonda e mistica comprensione, si lasciano trasportare dalle immagini, creano ogni sorta di nuove dottrine contrastanti con l’intero insegnamento della Chiesa, e alla fine sbagliano strada. Trovano, per esempio, che il numero 666 si riferisce a questa o a quella persona, o al Papa di Roma, o a qualcun altro, e pertanto tutto acquista un senso in tali termini; e quando la storia prova che quei termini non sono veri, le dottrine crollano. Naturalmente, quello non è il modo di leggere questo libro.

4. Il pericolo di confidare nelle proprie opinioni

Così non dobbiamo farci trasportare dalle immagini particolari di questo Libro, che sono estremamente vivide e drammatiche: bestie e draghi e donne nel cielo e così via. Non dobbiamo trarre alcuna conclusione dalla nostra fantasia. È importante che non ci limitiamo a leggere e raccogliere e interpretare secondo quanto ci viene in testa. Dobbiamo leggere il libro nel contesto di tutta la Sacra Scrittura e dell’interpretazione che ne dà la Chiesa. Dev’essere letto in primo luogo assieme a un regolare nutrimento spirituale, da fedeli ortodossi che frequentano la Chiesa, pregano ogni giorno, ricevono i Sacramenti, leggono le Sacre Scritture (e non soltanto questo libro delle Sacre Scritture) e altri libri spirituali. Se è presente un regime completo di vita cristiana, e se il nostro cristianesimo ortodosso è uno sforzo cosciente mantenuto quotidianamente al nostro livello – vale a dire, dicendo almeno alcune preghiere e leggendo alcuni brani delle Scritture ogni giorno, consapevoli di essere cristiani impegnati in una lotta – allora non saremo sopraffatti da qualche nuova catastrofe che giunge nella nostra vita, o interpretando in modo errato qualche immagine di questo libro, e finendo traviati.

Soprattutto, dobbiamo leggere un libro come questo con timor di Dio e sfiducia nella nostra sapienza personale. Chiunque legga libri simili – incluso il libro di Daniele, che ha immagini molto simili – dovrebbe, proprio all’inizio, decidere di non fidarsi di tutte le idee che verranno alla sua mente. Se pensiamo di poter comprendere per nostra esperienza o studio ciò a cui si riferisce un passo particolare, dovremmo essere esitanti ad accettare questa comprensione. Non dovremmo saltare alle conclusioni prima di avere controllato i Santi Padri, i nostri stessi preti, e di aver visto se questo va d’accordo con la nostra vita cristiana. Non dovremmo pensare in alcun modo di avere compreso qualcosa solo perché siamo riusciti a dargli un senso. Per esempio, molti si sono figurati ogni sorta di cose sul numero 666. Potete provare che è Napoleone; potete provare che è Hitler; potere provare che è il Papa di Roma, e vari Cesari, e chiunque vogliate. Ma ciò non è necessariamente vero; è solo un’interpretazione privata.

La comprensione delle Sacre Scritture è l’impegno di una vita, e perciò dovremmo essere molto lenti a pensare che comprendiamo molto. Quanto più esitanti siamo a fidarci della nostra comprensione personale, tanto più profondamente inizieremo a capire, soprattutto se stiamo leggendo anche altri libri in materia: libri e commentari ortodossi.

Il principale commentario che seguiremo in questo corso è quello dell’Arcivescovo Averky di Jordanville; l’ultimo capitolo del suo commentario sulle Epistole del Nuovo Testamento. Egli trae la maggior parte delle sue interpretazioni da un Padre del V secolo, Sant’Andrea di Cesarea. Non ci sono molti Padri che hanno scritto commentari sull’intero Libro dell’Apocalisse, e il suo è il principale.

5. L’approccio giusto

Nell’interpretare questo libro, il nostro primo proposito sarà quello di non identificare le immagini dell’Apocalisse con eventi contemporanei. A un certo punto forse ne parleremo per un po’, ma questo non è assolutamente uno scopo principale. Queste identificazioni saranno chiare solo quando gli eventi staranno realmente accadendo. Fino ad allora, dovremmo sospendere il giudizio ed essere molto cauti. Forse il re del Nord sarà la Russia, se questi eventi dovranno accadere nella nostra vita, ma finché non vedremo effettivamente gli eventi descritti nell’Apocalisse, non dovremmo emozionarci tanto per simili cose.

La nostra prima preoccupazione nell’interpretare questo libro è più profonda. Dobbiamo vederlo come una descrizione mistica della natura e del destino della Chiesa di Cristo e dei suoi nemici, che sono il diavolo, il mondo e l’Anticristo. Questa consapevolezza ci terrà al sicuro da molti degli errori elementari che i protestanti fanno riguardo al Millennio, il cosiddetto regno di mille anni di Cristo in questo mondo, che è un’eresia; al Rapimento in cielo dei giusti, che di fatto non fu inventato che nel XIX secolo; alla vera natura e al regno dell’Anticristo, e via dicendo.

Come per l’interpretazione di tutta la Sacra Scrittura, dobbiamo leggere il Libro assieme agli altri libri della Scrittura che danno indizi per la sua comprensione, specialmente il Libro di Daniele, che ha alcune delle sue stesse immagini. E di nuovo, dobbiamo leggerlo secondo l’interpretazione dei Padri portatori di Dio in ogni età, e non soltanto secondo le nostre idee.

Quanto più è profonda la nostra vita spirituale, tanto più profonda sarà la nostra comprensione di tali libri. Non dovremmo leggere questo libro finché non avremo iniziato una regolare vita spirituale, con tempi regolari di preghiera, letture spirituali, un padre spirituale. Allora non ci farà uscire dal seminato.

6. L’errore di interpretare il Libro cronologicamente

Questo libro è composto da una serie di visioni di tipo molto complicato, cosicché se iniziate a leggerlo senza alcuna interpretazione, ne uscirete totalmente confusi. Alcune di queste sono visioni del passato, alcune del presente e alcune del futuro. San Giovanni Crisostomo, nel suo commentario ai libri di Daniele e della Genesi, dice che la prima parte della Genesi è una profezia del passato, poiché nessuno era là a vedere gli eventi che vi sono narrati, ed essi furono rivelati allo stesso modo in cui gli eventi del futuro furono rivelati a Daniele e a Giovanni.

Il contenuto generale del Libro dell’Apocalisse riguarda gli eventi che devono accadere alla fine del mondo. Talvolta la fine del mondo è vista come un intero periodo, che ha inizio con la prima venuta di Cristo, nel qual caso è già trascorso un periodo di quasi duemila anni. Altre volte la fine del mondo indica gli ultimi eventi di questo periodo, subito prima della fine effettiva. Per rendere l’intero contesto della fine del mondo, alcune delle visioni – per esempio, la battaglia degli angeli nel cielo – riguardano cose che sono accadute anche prima dell’inizio del mondo. Perciò, nessuna spiegazione semplice è possibile. Per esempio, non si può dire che tutti gli eventi appaiano in ordine cronologico. Qui è dove sbagliano i protestanti con la loro interpretazione del Millennio, poiché pensano che tutto avvenga cronologicamente secondo l’ordine in cui è scritto. Questo è impossibile, perché il testo salta avanti e indietro: futuro, passato, presente, e quindi viene una nuova visione della cosa che è già stata profetizzata. Non si può assolutamente seguire il libro in modo cronologico. Il Libro dell’Apocalisse non è semplicemente una cronologia di eventi futuri, ma una visione mistica dell’intera Storia della Chiesa di Cristo; e solo incidentalmente presenta visioni di eventi futuri.

Vi sono altresì molti differenti livelli di interpretazione delle visioni di questo Libro. Così, con poche eccezioni, non è possibile dire che una data immagine corrisponde a una data realtà, poiché – come in tutta la Sacra Scrittura e nei nostri offici divini, che sono lo stesso genere di letteratura – un’immagine può significare molte cose differenti. Ci arriveremo quando vedremo le immagini di questo libro e troveremo che un Padre dice che un’immagine significa qualcosa, un altro Padre dice che significa un’altra cosa, e un altro ancora potrebbe dare un altro significato; e tutti e tre questi quadri potrebbero essere veri, perché non vi è una corrispondenza univoca tra immagini e realtà. Naturalmente, prima di leggere un libro come questo dovreste averne letti degli altri, come le lettere di Giacomo, Pietro e Giovanni, che trattano di cose molto più semplici: come vivere una vita morale, come essere cristiani, come combattere la guerra invisibile, e così via. Per il suo stesso contenuto, il Libro dell’Apocalisse presume che abbiate già letto cose come queste, poiché presume che già sappiate qual è la battaglia in corso tra la Chiesa e il diavolo, qual è la vita cristiana, e che genere di sforzo dobbiamo sopportare. Se non ne avete un’idea, non capirete nulla di questo libro.

7. L’imminenza della venuta di Cristo

Il libro inizia: “Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono accadere rapidamente e che egli fece conoscere, mandandola per mezzo del suo angelo al suo servo Giovanni.” E cosa significa quando dice “le cose che devono accadere rapidamente”? Dobbiamo ricordare ciò che si dice in 2 Pietro 3:3-8:

Prima di tutto dovete sapere questo, che negli ultimi giorni verranno degli schernitori, che cammineranno secondo le loro proprie voglie, e diranno: “Dov’è la promessa della sua venuta? Da quando infatti i padri si sono addormentati, tutte le cose continuano come dal principio della creazione.” Ma essi dimenticano volontariamente che per mezzo della parola di Dio i cieli vennero all’esistenza molto tempo fa, e che la terra fu tratta dall’acqua e fu formata mediante l’acqua, a motivo di cui il mondo di allora, sommerso dall’acqua, perì, mentre i cieli e la terra attuali sono riservati dalla stessa parola per il fuoco, conservati per il giorno del giudizio e della perdizione degli uomini empi. Ora, carissimi, non dimenticate quest’unica cosa: che per il Signore un giorno è come mille anni, e mille anni come un giorno.”

Tutto ciò mostra che anche ai giorni di San Pietro – vale a dire, proprio dopo la venuta di Cristo – la gente stava già dicendo ai cristiani: “Voi parlate della fine del mondo, ma il mondo è com’è sempre stato: nulla è differente.” Ora sono passati due millenni, e ancora la gente dice la stessa cosa: “Voi parlate della fine del mondo; i cristiani hanno sempre pensato che la fine del mondo fosse alle porte, e sono passati duemila anni. Andrà avanti così per millenni e millenni.” Naturalmente, quando San Giovanni dice “le cose che devono accadere rapidamente,” dobbiamo ricordare che “rapidamente” potrebbe significare questi duemila anni. Se mille anni sono come un giorno al cospetto del Signore, allora duemila anni sono un periodo piuttosto breve. Questo periodo è necessario perché entrino nella Chiesa quanti devono essere salvati, e perché si sveli il mistero dell’iniquità.

Per tutte le ere, molti Padri hanno detto che la fine delle cose è alle porte, che Cristo verrà presto; ma non sembra che Egli venga presto. Ora viviamo in quelli che chiamiamo ultimi giorni, e ancora diciamo che la fine sembra alle porte. E perché? I cristiani sono sempre in errore o sviati a pensare che la fine venga presto, quando si scopre che non è venuta?

Prima di tutto, Cristo viene per ogni persona; ogni persona deve vivere in questo mondo per una volta e morire. Perciò, per ognuno di noi la venuta di Cristo è molto imminente. Ciò è molto vero.

In secondo luogo, chiunque vive di fede e guarda misticamente alle cose – vale a dire, cerca di vedere il retro degli eventi esterni della storia – vede che in verità quelle cose che devono accadere stanno già accadendo. Di fatto, San Giovanni stesso dice, in una delle sue Epistole: “Avete udito che l’Anticristo deve venire; e fin da ora sono sorti molti Anticristi.” Anche nei suoi tempi, la fine del primo secolo, già molti Anticristi erano venuti; vale a dire, molte persone che erano nello spirito dell’Anticristo; e ce ne sarebbero stati molti altri. L’Anticristo è sia all’esterno che all’interno della Chiesa. Certamente i comunisti sono un tipo di Anticristo; e le persone che cercano di corrompere la Chiesa dall’interno svolgono il ruolo di Anticristo. Possiamo guardare a tutta la Storia e vedere molti che furono certamente nello spirito dell’Anticristo, ma che non furono ancora l’Anticristo che dovrà venire alla fine. Quello spirito di Anticristo era presente all’inizio stesso della storia della Chiesa, poiché il diavolo iniziò immediatamente la sua guerra contro di essa.

Pertanto, visto che il libro dell’Apocalisse parla di tutta la guerra della Chiesa di Cristo contro il diavolo, tutte le cose che accadranno alla fine iniziano ad accadere proprio all’inizio della Storia della Chiesa.

In conclusione, dobbiamo vedere quel “rapidamente” come un riferimento alla nostra morte, perché l’escatologia – lo studio delle cose ultime – non si riferisce solo alla fine del mondo, ma anche alla fine della nostra vita, poiché quando ciascuno di noi muore va in quell’altro mondo e là attende la fine di questo mondo. E in secondo luogo, si riferisce al fatto che il tempo è davvero breve per le misure della storia, e al cospetto di Dio. Noi possiamo risalire nella storia di cinque, sei, sette millenni. Duemila anni ne sono una piccola parte.

Pubblicato originariamente in: http://digilander.libero.it/ortodossia/Apocalisse.htm

OODE sezione Italiana: https://www.oodegr.com/tradizione/tradizione_index/escatologia/apocalisseraphim.htm




AMMÓE

ἀββᾶ Ἀμμώη

L’Abba Ammóe, quello che visitò l’abate Achille in compagnia di Bitimius, era delle Celle. Anch’egli viveva con rigore e non badava agli altri, specialmente al suo discepolo Giovanni o ai suoi visitatori che chiedevano invano una parola. È perché egli, che vedeva i suoi peccati come un muro di tenebra tra lui e Dio, pensava che cercando di piacere agli uomini sarebbe stato respinto dal Signore.

1. Di Abba Ammóe si diceva che, quando andava in chiesa, non permetteva al suo discepolo di camminare accanto a lui, ma solo a una certa distanza. e se quest’ultimo veniva ad interrogarlo circa alcuni suoi pensieri, si allontanava da lui non appena gli aveva risposto, dicendogli: “È per timore che, dopo le parole edificanti, si insinui una conversazione irrilevante, che io non ti tengo con me”.

2. All’inizio, Abba Ammóe disse ad Abba Isaia: “Come mi vedi tu in questo momento?” Egli gli rispose: “Come un angelo, Padre”. In seguito poi gli disse: “E ora, come mi vedi?” E lui rispose: “Sei come Satana”. Anche quando mi dici una parola buona, ella è per me come acciaio”.

3. Di Abba Ammóe si diceva che, per la malattia che lo teneva a letto per molti e lunghi anni, non si permetteva mai di pensare alla sua cella o di guardare cosa contenesse. Perché la gente gli portava molte cose, a causa della sua malattia. Quando Giovanni, il suo discepolo, entrava o usciva, chiudeva gli occhi, per non vedere ciò che c’era. Perché si sapeva che era un monaco fedele.

4. Abba Poemen racconta che un fratello andò a cercare Abba Ammóe per chiedergli una parola. Rimase con lui per sette giorni senza che il vecchio gli rispondesse. Poi, mandandolo via, quest’ultimo gli disse: “Vai e veglia su di te; quanto a me, i miei peccati sono diventati un muro di tenebre tra me e Dio”.

5. Di Abba Ammóe si diceva che aveva da parte cinquanta misure di pane per quando ne avesse avuto bisogno e che le aveva messe al sole. Prima che si asciugassero per bene, vide in quel luogo qualcosa che gli sembrò dannoso, così disse ai servi: “Andiamocene da qui”. Ma essi ne furono addolorati. Vedendo il loro sgomento, disse loro: “È a causa dei pani che siete tristi? In verità, ho visto monaci che fuggivano, lasciando le loro celle imbiancate e anche le loro pergamene, e non chiudevano le porte, ma le lasciavano aperte”.




Padri del deserto

In questa pagina tutti gli apoftegmi (gerontikon) e gli articoli riguardanti i Padri del deserto.

Collezione alfabetica:

Orthos del Sabato dei latticini

Canone dei Santi Padri

Innalziamo un canto.

Concordi celebriamo tutti con cantici spirituali, i nostri divini padri  che hanno brillato per l’ascesi: quelli che ci hanno dato l’Egitto, Tebe e la Libia, e ogni altro luogo, città e regione.

Gioisci, principe dei monaci, Antonio gloriosissimo: tu Ammun teòforo, gloria di Nitria, tu angelico Arsenio forza dell’esichia, e tu Ammonas pneumatòforo.

Tripudia, vero vaso di Dio, Agatone dall’anima santa, e voi Achilla e Amoe, fiori del deserto, Anub e Alonio, Ammonata e Antimio, lucenti perle di virtù.

Quali lampade di discernimento si celebrino oggi Ares e il grande Apollo, e come luci di ubbidienza, Athros e Acacio; insieme a loro risplende Abbaciro quasi stella del mattino.

Monte di eccelsa vita si è mostrato Aussenzio; atleta della castità, il grande Abramo; con loro Afrodisio si è di­mostrato colonna di continenza, insieme ad Atenodoro.

Brilla come astro nel cielo Ammonio tra gli asceti, e pure il divino Anina: con loro rifulge anche il grande Antioco, il sommo Agapito, quant’altri mai, insieme a costoro risplende.

Con sacri inni celebriamo il grande Atanasio, sommo luminare di tutta la terra, che ha splendidamente esercita­to l’ascesi sul monte Athos: per la sua intercessione veniamo tutti salvati.

Con le vostre vite divinamente ispirate, siete realmente diventati paradiso della Chiesa di Cristo, padri beati: tutti, uno per uno, intercedete incessantemente per noi presso il Signore.

[…]

Con inni, o fedeli, glorifichiamo la mitezza e la purezza di Antonio, la grandezza e la straordinarietà di Eutimio, l’incontaminata solitudine ed esichia di Paolo ed Arsenio,  la gloria di Teoctisto, e le schiere di tutti gli altri santi monaci; insieme a loro inneggiamo alla vergi­ne Euprasia,  come pure a tutte le donne sapienti in Dio, ‘- e concordi gridiamo: * Intercedete presso il Cristo Dio, e concordi gridiamo: Intercedete presso il Cristo Dio perché doni la remissione delle colpe a quanti festeggiano con amore la vostra santa memoria.

Gloria.

Spezzàti i vincoli delle passioni, avete aderito all’amore del bene; vi siete rivestiti in Cristo di gloria ultramondana, trovando il riposo grazie alle vostre fatiche, giungendo alla vita superna con le pene della continenza. Per questo giustamente fate festa insieme alle potenze superne, stando gioiosamente davanti a Dio tra i canti. O padri nostri teòfori, chiedete la remissione delle colpe per quanti festeggiano con amore la vostra santa memoria.

[…]

Meravigliosi i nostri venerabilissimi padri: a loro le divine battaglie, a loro i prodigi, a loro le guarigioni. Chi infatti, all’infuori di loro, ha manifestato la forza dei prodigi?

Siano celebrati il mirabile Rabula, e con lui Rufo, e ancora Sisoes, che è pari agli angeli, e con loro il divino Serido e Silvano.

Un cielo con quattro stelle è apparso sulla terra: la doppia coppia dei Simeoni omonimi; tre sono gli stiliti, e uno è il folle per Cristo.

Come sole tra gli astri, di cui era principe, ha brillato Saba il santificato; e con lui brilla per le sue opere Serapione, insieme a Silvano.

Siano celebrati Sarmata e Timoteo, e insieme Titoes con Iperechio, come pure Farmuzio, Foca, Caritone e Psoi, e il sapiente Or.

O santa e gloriosa assemblea dei padri, di quelli ricordàti e di quelli sconosciuti: libera dai pericoli quanti celebrano con amore la tua memoria.

[…]

Tu hai reso splendente la folla dei teòfori che illumina la terra, perché essi sono araldi della pietà hanno chiuso la bocca all’empietà. Per le loro preghiere custodisci in pace perfetta quanti ti glorificano e ti magnificano, affinché a te salmeggino e cantino: Alleluia.

Tu solo sei immortale.

Ho ben considerato i piaceri della vita, scrutando col pensiero ciò che avviene, e osservandone l’affanno ho detto infelice la vita dei mortali: voi soli ho proclamato beati, voi che avete scelto la parte buona: amare Cristo, stare a lui vicini e soavemente salmeggiare col profeta Davide: Alleluia.

[…]

Lo stesso giorno si fa memoria di tutti i santi, uomini e donne, che hanno brillato nell’ascesi.

Per l’intercessione di tutti i tuoi santi asceti, o Cristo Dio nostro, abbi pietà di noi. Amen.

[…]

Venite, offriamo i dovuti inni alle donne che piamente hanno vissuto e al modo degli angeli; per le loro preghiere, gridiamo: O Dio, salvaci tutti.

Si onori Briene, portatice di Cristo, insieme alla divina Febronia, a Tomaide e Geria, e si canti Platonide, e insieme a loro, con fede, anche Melania.

Lode alle Euprasie dall’angelico sentire, insieme alle due Teodore; inno e gloria incessante alle felicissime Anastasie che mirabilmente hanno reso culto a Dio.

Maria egiziaca è divenuta luce nel mondo, e colei che fu detta Marino, un astro per la terra, ed Eufrosina un sole sfolgorante di virtù.

Tutta raggiante è Teodula nella sua vita, Teodota e Giulitta brillano nell’ascesi, e con loro risplende per le opere la felicissima Isidora.

Si onori ora Marina dal celeste sentire, insieme alla grande Matrona; e con canti si celebrino pure Sincletica, Sarra e insieme Giustina, per la loro sapienza.

Si cantino insieme Pelagia, angelo del Signore, Taisia, fiaccola di penitenza, e ogni altra donna che abbia brilla­to nell’ascesi.

[…]
Magnifichiamo con inni.

Chi potrà esprimere la franchezza di Ambrogio? E chi dirà la sapienza di Geroteo? E la fermezza a di­fesa della fede degli Alessandri, padri sapienti in Dio?

Si celebrino come astri divini il divino Fedimo, Spiridone il teeiforo insieme ad Antipatro, Pambone, Palladio e Nonno, Geronimo e il venerabilissimo Germano.

Come iniziato alle realtà celesti, sia onorato Dionigi sommo nelle cose divine, e così pure il grande lottatore Clemente, Flaviano e il grande Paolo, araldi della confessione.

Si celebri Michele Synadon con Tarasio; * e ancora Niceforo col sommo Teodoro, e Teofane e Geronimo, difensore della figura di Cristo espressa in immagini.

Si celebrino Pietro e Ignazio, veri teòfori, quali apostoli di Cristo e sacri atleti, insieme a Policarpo e a Cipriano martire di Cristo

Santi padri e pontefici del Signore, insieme agli iero­martiri e alle sante donne, tutti, noti e sconosciuti, pregate per la salvezza delle anime nostre.

[…]

Exapostilarion. Udite, donne.

Voi che avete rinnegato il mondo e preso la croce, moltitudine dei santi padri insieme ai cori dei martiri, assemblea dei pontefici e schiera delle donne, illuminateci, perché possiamo degnamente celebrare la vostra luminosissima memoria.

Un altro.  Con i discepoli conveniamo.

Gioiosamente celebriamo con inni i padri e i ponte­fici teòfori che hanno brillato per l’ascesi, e insieme le sante donne e i cori degli ieromartiri, perché possiamo venire santificati, e per le loro preghiere e l’intercessione della Madre-di-Dio portiamo a compimento senza difficol­tà la corsa del digiuno.

[…]

Con cantici, o fedeli, facciamo tutti l’elogio della moltitudine dei padri che hanno santamente praticato l’ascesi; con sentimenti divini, fratelli, e con un’ani­ma sola, lodiamo tra gli inni i pontefici di Cristo; hanno infatti vissuto con continenza e con digiuno puro, e ci hanno spiegato il vangelo di Cristo; con loro celebriamo le luminose donne teòfore, emulando la loro condotta con tut­ta l’anima, in modo degno di Dio, per ottenere nell’aldilà il perdono delle colpe.

Facciamo glorioso elogio, fratelli, di quanti hanno radiosamente brillato nell’ascesi e santamente vissuto. Essi hanno ben diretto la loro esistenza e sono piamente passati, nella gioia, alla vita eterna, all’eredità indistruttibile e beata dell’aldilà, avendo rettamente compiuto la loro corsa con virtù e santità: onoriamoli dunque degnamente, per ottenere da Dio misericordia, gloria e gioia eterne, grazie alla loro supplica, ed essere strappa­ti agli inesorabili castighi dell’aldilà.

O coro di tutti i pontefici, assemblea dei giusti, degli asceti e delle sante donne piamente vissuti, lasciatevi graziosamente commuovere e supplicate il solo buono e pie­tosissimo Signore, di aver compassione anche di noi; per le vostre preghiere, o sapienti, possiamo noi essere per sempre liberati dalla condanna dell’aldilà, e godere con­tinuamente del gaudio futuro, per i secoli dei secoli, anche noi esultanti, gridando incessantemente tra gli inni una lode al datore di vita.

Con magnificenza celebriamo oggi, o fedeli, una solennità degna di Dio, nella memoria dei santi pontefici, e ieromartiri e delle sante e pie donne: essi hanno infatti disprezzato le cose corruttibili ed effimere, le hanno realmente considerate come tela di ragno e come rifiuti, per guadagnare Cristo e il suo regno e le realtà divine che occhio non vide né orecchio mai udì. Per la loro intercessione, o Dio, strappa alla corruzione le anime nostre.

Gloria. Idiolmelon. Tono pl.4

Padri santi, per tutta la terra è uscita la voce delle vostre belle azioni: per questo nei cieli avete trovato la ricompensa delle vostre fatiche. Avete annientato le falangi dei demoni, avete raggiunto le schiere degli angeli, di cui, irreprensibili, avete emulato la vita. Poiché dunque avete confidenza col Signore, chiedete pace per le anime nostre.

Ora e sempre. Theotokion. Stesso tono.

O Madre-di-Dio, tu sei la vera vite che ha prodotto il frutto della vita. Noi ti imploriamo: intercedi, o Sovrana, insieme con i tuoi asceti e tutti i santi, perché sia fatta misericordia alle anime nostre.

VITA E DETTI DEI PADRI DEL DESERTO

Traduzione Teandrico.it, utilizzabile liberamente.




Arcivescovo Averky (Taushev): Commento all’Apocalisse o Rivelazione di San Giovanni il Teologo (I)

“Poi c’è un altro tipo di libro: i commentari alle Sacre Scritture. Non ce ne sono molti in inglese ma abbiamo alcuni dei commentari di san Giovanni Crisostomo. Questo è un campo un po’ debole in inglese, perché ci sono molti buoni libri in russo che non ci sono ancora in inglese, inclusi i libri più recenti di commentari alle Scritture, anche sull’Apocalisse. I libri dell’arcivescovo Averky sono molto buoni, ma solo ora vengono tradotti in inglese. A Dio piacendo, tra non molto saranno pubblicati”[1]

P. Seraphim Rose di Platina

Articolo del (PER)CORSO DI SOPRAVVIVENZA ORTODOSSA

Biografia dell’Arcivescovo Averky

Il futuro arcivescovo Averky (Taushev) nacque nel 1906 a Kazan’. A causa della natura del lavoro del padre, in gioventù viaggiò per tutta la Russia e giunse ad amare i suoi monasteri, facendo profonde letture. Nel 1920 la famiglia Taushev fuggì dalla Russia nella città bulgara di Varna. Qui, mentre ancora al liceo, il giovane incontrò l’arcivescovo esule Teofane di Poltava, che ispirò ulteriormente il suo amore per la vita monastica. Dopo aver lasciato la scuola il futuro arcivescovo si iscrisse alla facoltà di teologia dell’Università di Sofia.

Dopo la laurea accettò un posto di lavoro come assistente segretario della diocesi carpato-russa in quella che allora era la Cecoslovacchia. Lì, nel 1931, fu tonsurato monaco con il nome di Averky, fu ordinato diacono e nel 1932 sacerdote, in servizio nelle parrocchie locali. Dopo aver svolto vari compiti per la diocesi, nel 1940 padre Averky fu costretto a lasciare la Rus’ carpatica. Si trasferì a Belgrado, dove insegnò teologia pastorale e omiletica, ma nel 1945, ritirandosi di fronte all’avanzata dell’Armata Rossa, arrivò a Monaco insieme con il Sinodo dei Vescovi della Chiesa fuori della Russia. Qui continuò l’insegnamento.

Nel 1951 padre Averky fu assegnato a insegnare al Seminario della Santa Trinità a Jordanville nello Stato di New York. Padre Averky fu presto consacrato vescovo e nel 1960 fu scelto come abate del monastero. Come abate, l’arcivescovo Averky – questo era il suo nuovo titolo – guidò gli studi, insegnando Nuovo Testamento e omiletica, scrittura e predicazione. Inoltre partecipò attivamente alla pubblicazione del periodico russo ‘Rus ortodossa’. Si addormentò nel Signore nel 1976, noto per i suoi scritti e sermoni ortodossi che invitavano al pentimento, la sua vita santa, l’adesione alla Tradizione contro l’ecumenismo e l’estremismo, e la sua convinzione che la fine del mondo si stava rapidamente avvicinando in mezzo all’apostasia contemporanea.

Il mistero che ci riguarda deriva dal fatto che l’arcivescovo era molto convinto che la fine del mondo era vicina. Già una volta, oltre 1950 anni fa, l’apostolo Paolo scrisse allo stesso modo riguardo alla fine del mondo. È possibile quindi che i santi si sbaglino? In realtà, i santi non si sono sbagliati. La fine del mondo è stata vicina in diverse occasioni. Le persone di vita santa ne hanno intuizioni ed è proprio per questo che sono inviati da Dio ad avvertirci e a chiamarci al pentimento. Questo è ciò che ha fatto l’apostolo Paolo ed è anche quello che ha fatto l’arcivescovo Averky. E i fedeli hanno ascoltato le loro parole e quelle di altri.

Nel 1981, cinque anni dopo il riposo dell’arcivescovo Averky, il Sinodo dei Vescovi ha canonizzato i nuovi martiri e confessori della Russia. Grazie alle loro preghiere, le persecuzioni sono cessate nelle terre russe e ha avuto inizio il processo del ribattesimo della Rus’. Con questo atto di pentimento per l’abbattimento della vecchia Russia e dei suoi fondamenti ortodossi tre generazioni prima nel 1917, il mondo è cambiato. Dio ha dato una proroga al mondo, e la fine che effettivamente era stata vicina negli anni ’60 e ’70, proprio come aveva detto il santo arcivescovo, si ritrasse.

Oggi, con la situazione del mondo sul filo del rasoio, con il mondo occidentale che è attanagliato dalla brama satanica di controllo militare ed economico globale e cerca di distruggere le ultime vestigia di vita spirituale in tutto il mondo, con molti paesi ortodossi come la Grecia, Cipro, la Romania e la Bulgaria compromessi dalla propaganda occidentale, con molte delle ultime roccaforti di pietà ortodossa, tra cui la Serbia, la Georgia, la Moldova e ora l’Ucraina sotto minaccia, e con la Russia solo a metà strada del cammino del pentimento, è chiaro che la fine si avvicina ancora una volta. Ora solo la Madre di Dio può estendere la storia e concederci un altro periodo di pentimento. Ora dobbiamo tornare di nuovo alle profezie e agli avvertimenti dell’arcivescovo Averky.

originale: http://www.events.orthodoxengland.org.uk/the-mystery-of-archbishop-averky/

Commento all’Apocalisse o Rivelazione di San Giovanni il Teologo (I)

IL SIGNIFICATO DELL’APOCALISSE E L’INTERESSE PER ESSA

L’Apocalisse, o come di consueto si traduce dal greco, la Rivelazione di San Giovanni il Teologo, è l’unico libro profetico del Nuovo Testamento. È la conclusione naturale dell’intera raccolta dei libri sacri del Nuovo Testamento. Nei libri della Legge, in quelli storici o pedagogici, un cristiano acquisirà conoscenza sul fondamento e sulla crescita storica della vita della Chiesa di Cristo come fosse una guida per le personali attività quotidiane; nell’Apocalisse, la mente e il cuore dei credenti ricevono mistiche indicazioni profetiche sul destino futuro della Chiesa e del mondo intero. L’Apocalisse è un libro misterioso, molto difficile da comprendere e interpretare correttamente, per cui il Typicon della Chiesa non richiede letture da esso durante i servizi divini. Ma allo stesso tempo, è proprio il carattere misterioso di questo libro che attira l’interesse sia dei cristiani credenti che dei pensatori semplicemente curiosi. Nel corso di tutta la storia dell’umanità coeva al Nuovo Testamento, gli uomini hanno cercato di svelare il significato e il senso delle misteriose visioni in esso descritte. Esiste un’enorme letteratura sull’Apocalisse, tra cui anche molte opere assurde riguardanti l’origine e il contenuto di questo misterioso libro. Si potrebbe indicare come una di queste opere uscite in tempi recenti, il libro di N.A. Morozov “Rivelazioni in tuoni e tempeste. Sulla base dell’idea preconcetta che le visioni descritte nell’Apocalisse, con la precisione di un osservatorio astronomico, rappresentino lo stato del cielo stellato in un preciso momento storico, N.A. Morozov fa un calcolo astronomico e giunge alla conclusione che era descritto il cielo stellato del 30 settembre 395. Sostituendo le persone, le azioni e le immagini dell’Apocalisse con pianeti, stelle e costellazioni, N.A. Morozov utilizza ampiamente i vaghi contorni delle nuvole, sostituendo con essi i nomi mancanti di stelle, pianeti e costellazioni consentendogli di rappresentare un’immagine completa del cielo secondo i dati dell’Apocalisse. Se le nuvole non lo aiutano, con tutta la morbidezza e l’elasticità di questo materiale in mani capaci, allora Morozov rifà il testo dell’Apocalisse nel senso che gli necessita. Morozov giustifica la sua libera manipolazione del testo del libro sacro attraverso errori materiali o con l’ignoranza dei copisti dell’Apocalisse, “che non capirono il significato astronomico dell’immagine”, o anche con la considerazione che lo stesso scrittore dell’Apocalisse “grazie a un’idea preconcetta”, ha forzato l’interpretazione nel descrivere l’immagine del cielo stellato. Utilizzando lo stesso “metodo scientifico”, N.A. Morozov determina che l’autore dell’Apocalisse fosse San Giovanni Crisostomo (nato nel 347, morto nel 407), arcivescovo di Costantinopoli. Alla totale assurdità storica delle sue conclusioni, Morozov non presta alcuna attenzione. (Prot. Nik. Alexandrov). Nel nostro tempo – il periodo della prima guerra mondiale e della rivoluzione russa, e poi l’ancor più terribile seconda guerra mondiale, quando l’umanità ha vissuto tanti terribili sconvolgimenti e disastri – il tentativo di interpretare l’Apocalisse in rapporto con gli eventi vissuti sono aumentati ancora di più, con più o meno successo. Nel fare tali tentativi, c’è una cosa essenziale ed importante da ricordare: nell’interpretazione dell’Apocalisse, come in generale per ogni interpretazione di questo o quel libro della Sacra Scrittura, è essenziale fare uso dei fatti contenuti negli altri libri sacri che fanno parte della nostra Bibbia, come pure delle opere interpretative dei S. Padri e dei dottori della Chiesa. Delle specifiche opere patristiche sull’interpretazione dell’Apocalisse, bisogna valutare specialmente il “Commento sull’Apocalisse” di S. Andrea, arcivescovo di Cesarea, che riassume l’intera comprensione dell’Apocalisse nel periodo pre-niceno (cioè antecedente al primo Concilio Ecumenico del 325). Pregevolissima è anche l’Apologia sull’Apocalisse di S. Ippolito di Roma (c. 230). Nei tempi recenti sono apparse così tante opere interpretative sull’Apocalisse che alla fine del XIX secolo il loro numero era arrivato a 90. Delle opere russe, le più preziose sono: 1) A. Zhdanova- “La Rivelazione del Signore sulle sette Chiese d’Asia” (un tentativo di spiegare i primi tre capitoli dell’Apocalisse); 2) Vescovo Pietro – “Spiegazione dell’Apocalisse del S. Apostolo Giovanni il Teologo”; 3) N. A. Nikolsky – ” L’Apocalisse e la falsa profezia smascherate da essa”; 4) N. Vinogradova – “Sul destino finale del mondo e dell’uomo” e 5) M. Barsova – “Raccolta di Saggi sull’interpretazione e la lettura edificante dell’Apocalisse”.


[1]Il Padre Seraphim Rose tradusse l’intero Commento all’Apocalisse dell’arcivescovo Averky, oltre che alcune parti del suo Commento ai Vangeli e alle Epistole.




ACHILLE

ἀββᾷ Ἀχιλᾷ

Secondo un detto conservato solamente nella lingua armena, il padre Teodoro di Ferme disse del padre Achille che visse come un leone a Scete. Lo stesso  padre Achille diceva: “Vivi come una bestia selvatica, per non essere conosciuto in alcun modo”. (Eth. Coll. 13,65) Non stupiamoci quindi di sapere così poco di questo vecchio rude che, tuttavia, non poteva nasconderci completamente la diligenza e la profondità della sua carità. Nella memoria dei santi asceti che la Chiesa Ortodossa pone all’inizio della grande celebrazione quaresimale, si menzionano Achille e Amoe chiamandoli «i fiori del deserto»[1].

1. Tre anziani, di cui uno aveva una cattiva reputazione, vennero un giorno da Abba Achille. Il primo gli chiese: “Padre, fammi una rete da pesca”. “Non la farò”, rispose. Allora il secondo disse: “Per la tua carità fanne una, così avremo un ricordo di te nel monastero”. Ma lui rispose: “Non ho tempo”. Allora il terzo, che aveva una cattiva reputazione, disse: “Fammi una rete da pesca, così potrò avere qualcosa dalle tue mani, Padre”. Abba Achille gli rispose subito: “Per te la farò”. Allora gli altri due vecchi gli domandarono in privato: “Perché non hai voluto fare quello che noi ti abbiamo chiesto, ma hai promesso di fare quello che ti ha chiesto lui?”. L’anziano rispose loro: “Vi avevo detto che non l’avrei fatta, e non siete rimasti delusi, perché pensavate che non avessi tempo. Ma se a lui non l’avessi fatta, avrebbe detto: “Il vecchio ha saputo del mio peccato e per questo non vuole farmela”, e così il nostro rapporto si sarebbe interrotto. Ma ora ho rincuorato la sua anima, così che non sarà sopraffatto dal dolore”.

2. Abba Bitimius disse: “Un giorno, mentre scendevo a Scete, qualcuno mi diede della frutta da portare agli anziani. Così bussai alla porta della cella di Abba Achille per dargliene un po’. Ma lui mi disse: “Fratello, d’ora in poi non voglio che tu bussi alla mia porta con alcun tipo di cibo e non andare a bussare nemmeno in altre celle”. Così mi ritirai nella mia cella e portai la frutta in chiesa”.

3. Abba Achille si recò un giorno nella cella di Abba Isaia a Scete e lo trovò che mangiava qualcosa. Lo aveva mescolato con acqua e sale su un piatto. L’anziano, vedendo che lo nascondeva dietro a delle canne intrecciate, gli disse: “Dimmi, cosa stai mangiando?” Egli rispose: “Perdonami, padre, stavo tagliando delle foglie di palma e sono uscito al caldo; ho messo in bocca un boccone, con un po’ di sale, ma il caldo mi ha bruciato la gola e il boccone non è andato giù. Così sono stato costretto ad aggiungere un po’ d’acqua al sale, per poterlo inghiottire. Perdonatemi, padre”. Il vecchio disse: “Venite tutti a vedere Isaia che mangia la salsa a Scete. Se volete mangiare la salsa, andate in Egitto”.

4. Un anziano venuto a trovare Abba Achille lo trovò a sputare sangue dalla bocca. Gli chiese: “Cosa c’è, padre?”. L’anziano rispose: “La parola di un fratello mi ha addolorato, ho lottato per non dirglielo e ho pregato Dio di liberarmi da questa parola. Così è diventata come sangue nella mia bocca e l’ho sputata. Ora sono in pace, avendo dimenticato la questione”.

5. Abba Ammoes disse: “Con Abba Bitimius siamo andati a trovare Abba Achille. Lo abbiamo visto meditare su questo detto: “Non temere, Giacobbe, di scendere in Egitto”. (Gen 46,3) Per molto tempo rimase a fare questa meditazione. Quando bussammo, ci aprì la porta e ci chiese da dove venivamo. Avendo paura di dire che venivamo dalle Celle, rispondemmo: dalla montagna di Nitria. Allora ci disse: “Cosa posso fare per voi che venite da così lontano?”. Ci disse di entrare. Abbiamo notato che aveva lavorato tutta la notte e aveva tessuto molto e gli abbiamo chiesto di dirci una parola. Ci disse: “Da ieri sera fino ad ora ho tessuto venti misure, anche se non ne ho bisogno; ma è per paura che Dio si arrabbi e mi accusi dicendo: “Perché non hai lavorato, quando avresti potuto farlo. Ecco perché mi impongo questo lavoro e faccio il più possibile”. Così ce ne andammo, molto edificati”.

6. Un’altra volta, un grande anziano venne nella Tebaide a trovare Abba Achille e gli disse: “Padre, tu sei una tentazione per me”. Ed egli gli rispose: “Anche tu, vecchio, sei ancora tentato a causa mia? Nella sua umiltà, l’anziano rispose: “Sì, Padre”. Ora c’era un vecchio cieco e zoppo seduto vicino alla porta. Il vecchio gli disse: “Avrei voluto rimanere qui diversi giorni, ma non posso a causa di questo vecchio”. A queste parole, Abba Achille si meravigliò dell’umiltà dell’anziano e disse: “Questa non è fornicazione, ma odio verso i demoni maligni”.


[1] È molto bello il fatto che, accingendosi al grande digiuno quaresimale, la Chiesa celebri nella preghiera liturgica il ricordo di molti santi, e prima di tutto degli asceti. La vigilia della prima domenica di Quaresima, le grandi odi (composizioni inniche che costituiscono la parte principale dell’ufficio del mattino) menzionano uno dopo l’altro gran parte degli anziani di questa raccolta, aggiungendo per molti un attributo: Antonio «gloriosissimo», Ammonio «teoforo», cioè portatore di Dio, Arsenio «gloria del digiuno», Ammone «pneumatoforo», cioè portatore dello Spirito, Agatone «veramente vaso di Dio», ecc. La Chiesa ortodossa vuole porre dinanzi agli occhi gli esempi delle loro lotte e delle loro fatiche e invocare la loro intercessione all’inizio del cammino quaresimale, perché essi siano guide, maestri e sostegni nella lotta (vedi Triodio, sabato τῆς τυρίνης, orthros, odi 1-8. L’ode nona e ultima celebra la memoria dei Padri Atanasio, Basilio, i due Gregorio, Giovanni Crisostomo, ecc.). Nota tratta da: Vita e detti dei Padri del deserto, Città Nuova




Una Quaresima moderna!

Originale:

di Fr. Stephen Freeman – sacerdote della Orthodox Church in America, Pastore Emerito del St. Anne Orthodox Church in Oak Ridge, Tennessee.

https://blogs.ancientfaith.com/glory2godforallthings/2023/03/19/a-modern-lent-3/

https://www.oodegr.com/english/ekklisia/Modern-Lent.htm?fbclid=IwAR0P1h4TjOY1hLCNNE_hwrq7npxzGNkql2xcjAbg8irvq5_eeIjZg8ScpLI

Poche cose sono così difficili nel mondo moderno come il digiuno. Non è semplicemente l’azione di cambiare le nostre abitudini alimentari che troviamo problematico – è l’intero  concetto di digiuno e ciò che veramente comporta. Viene da un altro mondo!

Comprendiamo la dieta: cambiare il modo in cui mangiamo per migliorare il nostro aspetto o come ci sentiamo. Ma cambiare il modo in cui mangiamo per conoscere Dio o per celebrare giustamente una festa della Chiesa – questo è estraneo. La nostra prima domanda è spesso: “Come funziona?” Perché viviamo in una cultura dell’utilità: vogliamo conoscere l’uso delle cose. Sotto la questione dell’utilità c’è la richiesta che qualcosa abbia un senso per me, e che alla fine io sia in grado di prendermene cura, usarlo come ritengo opportuno e modellarlo secondo i miei desideri. Forse il digiuno potrebbe essere migliorato?

La nostra moderna autocomprensione vede le persone principalmente come singoli centri di scelta e decisione. Una persona è vista come il prodotto delle sue scelte e decisioni: le nostre vite sono auto-autenticate. In quanto tali, siamo manager.

Naturalmente ci sono molti problemi con questa visione del mondo dal punto di vista del cristianesimo classico. Sebbene siamo liberi di fare scelte e decisioni, la nostra libertà non è illimitata. La maggior parte della nostra vita non è autodeterminata. Gran parte della retorica della modernità è rivolta a coloro che hanno ricchezza e potere. Privilegia le loro storie e deride la debolezza di chi non ha potere con promesse che raramente, se non mai, vengono mantenute.

Le nostre vite sono un dono di Dio e non di nostra creazione. La vita spirituale cristiana classica non è segnata dalla scelta e dall’autodeterminazione: è caratterizzata dall’autosvuotamento e dalla via della Croce.

Quando un cristiano moderno affronta il periodo della Quaresima, la domanda spesso diventa: “A cosa voglio rinunciare per la Quaresima?” L’intenzione è buona, ma la domanda è sbagliata. La quaresima diventa presto un’altra scelta di vita, il digiuno del consumatore.

La pratica del digiuno tradizionale è stata notevolmente ridotta negli ultimi secoli. La Chiesa cattolica ha modificato i suoi requisiti e semplificato il digiuno quaresimale (oggi include solo l’astensione dalla carne nei venerdì di Quaresima – che li rende simili a tutti gli altri venerdì dell’anno). Le Chiese protestanti che osservano il tempo di Quaresima non offrono linee guida formali per la pratica quaresimale. L’individuo è lasciato a se stesso.

L’Ortodossia continua ad avere in vigore il digiuno tradizionale completo, che viene spesso modificato nella sua applicazione (le “regole” stesse sono generalmente riconosciute come scritte per i monaci). È essenzialmente una dieta vegana (niente carne, pesce, vino, latticini). Alcuni limitano il numero dei pasti e il loro modo di cucinare. Naturalmente, avere il digiuno al suo posto e “mantenere il digiuno” sono due cose molto diverse. Non conosco nessuno studio su come gli ortodossi nel mondo moderno digiunino effettivamente. La mia esperienza pastorale mi dice che le persone generalmente fanno un ottimo sforzo.

Qualcosa di tutto questo ha importanza? Perché i cristiani nel mondo moderno dovrebbero occuparsi con una pratica tradizionale?

Ciò che è in gioco nel mondo moderno è la nostra umanità. L’idea che siamo individui che si auto-autenticano è semplicemente falsa. Ovviamente non creiamo noi stessi: è un dono. E la maggior parte di ciò che costituisce la nostra vita è semplicemente dato, un dono. Non è sempre un regalo di cui qualcuno è felice: vorrebbero essere diversi da quello che sono. Ma il mito del mondo moderno è che noi, in effetti, creiamo noi stessi e le nostre vite – le nostre identità sono immaginate come di nostra creazione. Siamo chi scegliamo di essere. È un mito estremamente adatto a sostenere una cultura costruita sul consumo. L’identità si può ottenere ad un certo prezzo. I ricchi hanno a disposizione una gamma molto più ampia di possibili identità, mentre i poveri sono in gran parte bloccati nell’essere chi sono veramente.

Ma l’unica vita umana veramente autentica è quella che riceviamo in dono da Dio. La spiritualità della scelta e del consumo sotto le sembianze della libertà è vuota. L’identità che creiamo è effimera, un prodotto dell’immaginazione e del mercato. Le abitudini del mercato servono a renderci schiavi: la Quaresima è una chiamata alla libertà.

Il digiuno nella Chiesa ortodossa |  Arcidiocesi di Thyateira e Gran Bretagna
Oltre 100 idee creative per vetrine pasquali |  Mercanzia Zen

Una Quaresima moderna

Quindi, un buon inizio per una Quaresima moderna è staccarsi dal mondo moderno in sé. Con questo intendo rinunciare all’idea che tu sia un individuo autogenerato e auto-autenticante. Non sei definito dalle tue scelte e decisioni, tanto meno dalla tua carriera e dai tuoi acquisti. Inizi riconoscendo che solo Dio è il Signore (e tu non lo sei). La tua vita ha significato e scopo solo in relazione a Dio. La pratica fondamentale di tale vita incentrata su Dio è il ringraziamento.

Rinuncia a cercare di migliorare te stesso per diventare qualcosa. Non sei un work in progress. Se sei un’opera, allora sei opera di Dio. “Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo.” (Ef 2,10).

Non programmare una “buona Quaresima” o immaginare cosa sarebbe una “buona Quaresima”. Smetti di giudicare, specialmente di giudicare te stesso. Esci dal centro del tuo mondo. La Quaresima non riguarda te. Si tratta di Cristo e della sua Pasqua.

Digiuna secondo la tradizione invece che secondo le tue proprie idee e progetti. Questo potrebbe essere difficile per alcuni se non fanno parte alla Chiesa tradizionale e quindi non hanno una tradizione di digiuno. La maggior parte dei cattolici ha regole diverse per il digiuno rispetto agli ortodossi. Se sei cattolico, digiuna come un cattolico. Non ammirare il digiuno degli altri.

Se sei protestante ma vorresti vivere in modo più tradizionale, pensa a come diventare ortodosso. A parte questo, fai un patto con gli altri (famiglia, amici) per mantenere il digiuno tradizionale. Non essere troppo severo o troppo indulgente e, se possibile, mantieni il digiuno in un modo concordato di comune accordo piuttosto che progettato privatamente. Sii responsabile ma non colpevole.

Pregare. Il digiuno senza preghiera è chiamato “il digiuno dei demoni”, perché i demoni non mangiano mai, ma non pregano mai. Digiuniamo come mezzo per avvicinarci a Dio. Il tuo digiuno e la tua preghiera dovrebbero essere bilanciati il ​​più possibile. Se digiuni in modo rigoroso, dovresti pregare per lunghi periodi. Se digiuni leggermente, anche le tue preghiere potrebbero essere più leggere. Il punto è essere uno, affinché la preghiera e il digiuno siano una cosa sola.

Alla nostra preghiera e al nostro digiuno dovrebbe essere aggiunta la misericordia (dare via cose, soprattutto denaro). Non devi essere troppo espansivo. La tua misericordia dovrebbe essere il più invisibile possibile agli altri, tranne che nella tua gentilezza verso tutti. Spendi meno, dona di più.

Mangiare, bere, pregare e la generosità sono attività molto naturali. Guarda la tua vita. Quanto è naturale il tuo mangiare? La tua dieta è costituita prevalentemente da alimenti lavorati e trasformati (soprattutto quelli serviti nei ristoranti e nei fast food)? Questi possono essere modi di mangiare molto disumani. Mangiare dovrebbe richiedere tempo. Non è una perdita di tempo dedicare fino a sei ore su ventiquattro a preparare, condividere, mangiare e pulire. Anche gli animali hanno bisogno di tempo per mangiare.

Vai molto di più in chiesa (se la tua chiesa ha altri servizi quaresimali, frequentali). Questo può essere problematico per i protestanti, in quanto la maggior parte del culto protestante è abbastanza moderno, cioè focalizzato sull’individuo piuttosto che diretto a Dio, ben intenzionato ma antitetico al culto. Se la tua Chiesa non è noiosa, probabilmente è moderna. Questo non vuol dire che il cristianesimo classico sia intrinsecamente noioso: è solo vissuto come tale da persone addestrate per essere consumatori. Il cristianesimo classico adora secondo la tradizione e concentra la sua attenzione su Dio. Non è lì per te, per “ottenere qualcosa da esso”.

Divertiti meno. Nelle tradizionali terre ortodosse, i divertimenti vengono spesso abbandonati durante il periodo quaresimale. Questo può essere molto difficile per le persone moderne in quanto viviamo per consumare e siamo quindi intrappolati in un ciclo di dolore e piacere. I piaceri normali come l’esercizio fisico o la camminata non sono ciò che ho in mente, anche se mi sembra del tutto moderno il fatto che ci siano attività dedicate per aiutarci a fare qualcosa di normale (come camminare o fare esercizio), in modo tale che anche le nostre normali attività diventino una merce da consumare.

Digiuna dal guardare/leggere le notizie e dall’avere/esprimere opinioni. Le notizie non sono presentate per tenervi informati. Spesso sono imprecise e servono allo scopo principale della propaganda politica e della frenesia dei consumatori. Non fanno bene all’anima. Le opinioni sono profondamente distruttive per la salute dell’anima. Le opinioni che non sono adeguatamente considerate, non sono credenze necessarie. Sono passioni che si spacciano per pensieri o convinzioni. La necessità di esprimerli rivela la loro natura passionale.

Potrei benissimo immaginare che una persona moderna, leggendo un simile elenco, possa sentirsi sopraffatto e chiedersi cosa sia rimasto. Ciò che resta è essere umani. Davvero tanto nella nostra vita non è particolarmente umano, ma solo una distrazione effimera che spiega molto della nostra stanchezza e ansia. Non c’è cibo per noi in ciò che non è umano.

E allora mi vengono in mente le parole di Isaia:  

O voi tutti assetati venite all’acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e, senza spesa, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro patrimonio per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi grassi. (Isaia 55,1-2).

“Lascia che la tua anima si diletti nei grassi…” l’ironia della Quaresima.




AMMONAS

ἀββᾶς Ἀμμωνᾶς

LA BIOGRAFIA

1. Un fratello chiese ad Abba Ammonas: “Dimmi una parola”, e l’anziano rispose: “Vai, rendi i tuoi pensieri come quelli dei malfattori. che sono in prigione. Perché chiedono sempre quando verrà il giudice e lo aspettano con ansia”. Così anche il monaco deve dedicarsi sempre ad accusare la propria anima, dicendo: “Infelice che sono. Come potrò presentarmi al tribunale di Cristo? Che cosa gli dirò in mia difesa?”. Se ti dedichi continuamente a questo, potrai essere salvato”.

2. Di Abba Ammonas si diceva che avesse ucciso un basilisco. Un giorno, recandosi nel deserto per attingere acqua dal lago e vedendo un basilisco, si gettò con la faccia a terra dicendo: “Signore, Signore, o muoio io o muore lui”, e subito, per la potenza di Dio, il basilisco si squarciò [1].

3. Abba Ammonas disse: “Ho trascorso quattordici anni a Scete chiedendo a Dio notte e giorno di concedermi la vittoria sull’ira”.

4. Uno dei Padri, raccontando delle Celle, disse che una volta c’era un anziano laborioso che indossava una stuoia. Andò a cercare Abba Ammonas, il quale, quando lo vide indossare la stuoia, gli disse: “Questa non ti serve a niente”. Allora l’anziano lo interrogò nel modo seguente: “tre pensieri mi occupano: quello di vagare per i deserti, o andare in una terra straniera dove nessuno mi conosce, o chiudermi in una cella senza aprire la porta a nessuno, mangiando solo ogni due giorni”. Abba Ammonas rispose: “non è giusto che tu faccia nessuna di queste tre cose. Piuttosto, siediti nella tua cella e mangia un po’ ogni giorno, tenendo sempre nel tuo cuore la parola del pubblicano, e sarai salvato”.

5. Alcuni fratelli trovavano la vita difficile nel luogo in cui vivevano. Volendo andarsene, vennero a cercare Abba Ammonas. Era fuori sul fiume. Vedendoli camminare lungo la sponda del fiume, chiese ai barcaiuoli di farlo scendere a terra. Poi chiamò i fratelli, dicendo loro: “Io sono Ammonas, alla cui dimora volete andare”. Dopo aver confortato i loro cuori, li rimandò da dove erano venuti perché questa difficoltà non derivava da una malattia dell’anima, ma semplicemente da un fastidio naturale.

6. Un giorno, quando Abba Ammonas andò per attraversare il fiume, trovò il traghetto pronto e vi si sedette. Poi un’altra barca giunse sul posto e trasportò gli uomini che si trovavano lì. Gli dissero: “Vieni qui, padre, e attraversa il fiume con noi”. Ma lui rispose: “Non mi imbarcherò se non sulla barca pubblica”. Siccome aveva una manciata di rami di palma, si sedette, li intrecciò e poi li sciolse e poi li disfece, finché la barca non si accostò. Così fece la traversata. Allora i fratelli inchinandosi verso di lui, gli dissero: “Perché hai fatto così?” L’anziano rispose loro: “Per poter camminare senza ansia di spirito”. Questo è un esempio: dobbiamo camminare sulla via di Dio in pace.

7. Un giorno Abba Ammonas stava andando a far visita ad Abba Antonio, ma perse la strada. Così, sedutosi, si addormentò per un po’. Al risveglio, pregò così Dio: “Ti supplico, Signore mio Dio, non lasciare che la tua creatura perisca”. Allora gli apparve come una mano d’uomo nel cielo, che gli indicò la strada, finché non raggiunse la grotta di Abba Antonio.

8. Abba Antonio predisse che questo Abba Ammonas avrebbe fatto progressi nel timore di Dio. Lo condusse fuori dalla sua cella e, mostrandogli una pietra, gli disse: “Insulta questa pietra e battila”. Egli lo fece. Allora Antonio gli chiese: “La pietra ha detto qualcosa?” Egli rispose: “No”. Allora Antonio disse: “Anche tu sarai in grado di farlo”, e così avvenne. Abba Ammonas arrivò al punto in cui la sua bontà era così grande che non si accorgeva della malvagità. Così, divenuto vescovo, qualcuno gli portò una ragazza incinta, dicendogli: “Guarda cosa ha fatto questa infelice; dalle una penitenza”. Ma egli, dopo aver segnato il grembo della giovane con il segno della croce, ordinò che le venissero date sei paia di lenzuola di lino fine, dicendo: “Per paura che, quando partorirà, possa morire, lei o il bambino, e non avere nulla per la sepoltura”. Ma i suoi accusatori ripresero: “Perché hai fatto questo? Datele un castigo”. Ma egli disse loro: “Guardate, fratelli, è vicina alla morte; cosa devo fare?”. Ed è così che l’anziano non osò condannare mai nessuno.

9. Si disse anche che alcune persone si recarono da lui per essere giudicate, ma Abba Ammonas finse di essere pazzo. Una donna che gli stava vicino disse: “l’anziano è pazzo”. Abba Ammonas la sentì e, dopo averla chiamata, le disse: “Quante fatiche ho fatto nei deserti per acquisire questa follia, e a causa tua oggi dovrei perderla?

10. Abba Ammonas venne un giorno a mangiare in un luogo dove c’era un monaco di cattiva reputazione. Accadde che una donna entrò nella cella del fratello di cattiva reputazione. Gli abitanti di quel luogo, venuti a conoscenza di ciò, si turbarono e si riunirono per cacciare il fratello dalla sua cella. Sapendo che il vescovo Ammonas si trovava in quel luogo, gli chiesero di unirsi a loro. Quando il fratello in questione lo seppe, nascose la donna in una grande botte. Quando la folla giunse sul posto, Abba Ammonas vide chiaramente la situazione, ma per amore di Dio mantenne il segreto. Entrò, si sedette sulla botte e ordinò di perquisire la cella. Quando ebbero cercato dappertutto senza trovare la donna, Abba Ammonas disse: “Che cos’è questo? Che Dio possa perdonarvi!”. Dopo aver pregato, fece uscire tutti, poi, prendendo il fratello per la mano disse: “Fratello, stai in guardia”. Con queste parole, si ritirò.

11. Ad Abba Ammonas fu chiesto: “Qual è la ‘via stretta e difficile’? Egli rispose: “La ‘via stretta e difficile’ è questa, controllare i propri pensieri e spogliarsi della propria volontà, per amore di Dio. Questo è anche il significato della frase: “Ecco, abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”. (Matteo 19,27)

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[1] Salmo 90,11-15 (LXX): Perché per te comanderà ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie. Sulle loro mani ti porteranno, perché non inciampi col tuo piede nel sasso. Sull’aspide e sul basilisco camminerai e calpesterai il leone e il drago. Poiché in me ha sperato, lo libererò, lo metterò al riparo, perché ha conosciuto il mio nome. Mi invocherà e lo esaudirò, con lui sono nella tribolazione; lo scamperò e lo glorificherò.