3 APRILE

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

03 Aprile secondo il vecchio calendario della Chiesa

  1. SAN NICETA IL CONFESSORE

Niceta nacque in Bitinia, nella città di Cesarea. Suo padre, Filaret, dopo la morte della coniuge, fu tonsurato monaco, mentre Niceta rimase con la nonna paterna. Dopo aver raggiunto la maturità e completato tutti gli studi, Niceta entrò nel monastero di Medikion, dove l’abate Niceforo lo tonsurò monaco. Dopo sette anni di privazioni e mortificazioni, il patriarca Tarasio lo ordinò sacerdote (ieromonaco). Dopo la morte dell’abate Niceforo e di Atanasio, il fedele compagno di Niceta, la fraternità monastica lo elesse abate, contro la sua volontà. San Niceta fu per molti anni un santo esempio e un modello di vita e di ascesi per i suoi confratelli. Quando Leone V, l’armeno, fu incoronato imperatore, dopo la pia Irene e gli imperatori credenti Niceforo e Michele, la lotta iconoclasta si accese nuovamente. L’imperatore depose il patriarca Niceforo e successivamente lo esiliò e, al suo posto, elevò l’eretico Teodoto Cassiteras, un uomo dalla vita impura. Anche Niceta fu imprigionato e torturato, ma rimase saldo nella sua ortodossia. Fu condotto di prigione e soffrì fame, sete, brividi, caldo opprimente e scherno. Non si permise di vacillare. Ciò che lo infastidiva particolarmente erano le risate e il disprezzo di un certo Nicola. Una notte, il padre defunto di Nicola gli apparve in sogno e rimproverò Nicola dicendo: “Allontanati da Niceta, il servo di Dio”. Da quel momento Nicola si pentì e non infastidì più il santo e allontanò anche gli altri dall’infastidirlo. Quando Leone V, l’Armeno, ebbe una morte malvagia, l’impero fu preso in mano dall’imperatore ortodosso Michele, il Balbuziente, che liberò tutti i sofferenti ortodossi. Niceta si ritirò allora in un luogo isolato vicino a Costantinopoli, dove, in preghiera e ringraziando Dio per tutti, trascorse i restanti giorni della sua vita terrena. Durante la sua vita operò molti miracoli attraverso la preghiera. Alla sua morte il corpo fu traslato nel suo monastero. Al momento della processione funebre, molti malati che si erano avvicinati e avevano toccato il suo corpo furono guariti. Le sue reliquie furono poste accanto alla tomba di Niceforo, suo padre spirituale, e di Atanasio, suo compagno. Questo grande gerarca morì nell’anno 824 d.C.

  1. SAN PAOLO, IL DOLENTE

Paolo era russo di nascita. In gioventù fu ridotto in schiavitù dai Turchi. Non volendo rinnegare la fede di Cristo e abbracciare l’Islam, fu torturato e ucciso di spada a Costantinopoli nell’anno 1683 d.C.

  1. IL SANTO MARTIRE ULFIANO

Ulpiano era un giovane della città di Tiro. Soffrì per Cristo per mano di Urbano, sindaco della città di Tiro, che era anche il torturatore di Anfiano [2 aprile]. Infine, fu legato in un sacco insieme a un cane e a un serpente e gettato in mare. Soffrì e fu glorificato nell’anno 306 d.C.

Inno di lode

SAN PAOLO APOSTOLO

SAN NICETA IL CONFESSORE

“Io porto le ferite di Cristo sul mio corpo”. (*)

“E solo nella croce del Signore mi vanto”. (**)

Così disse Paolo, l’apostolo eletto,

Dopo di lui segue una compagnia di coloro che si sono già pentiti,

una compagnia di pentiti, che hanno ricevuto le ferite

e in molte sofferenze hanno trascorso i giorni,

per amore del Cristo vivente, Salvatore e Signore,

come fece san Paolo, l’apostolo delle genti.

E Niceta, il meraviglioso, portò la pesante croce,

Soffrendo e disprezzando Cristo, sopportò.

Un corpo fragile, ma uno spirito d’acciaio

In Niceta il santo, martire coraggioso.

L’imperatore conquistò e gli imperi sopravvissero,

Per questo la terra e i cieli si stupiscono di lui.

Ora, tra gli angeli sposati nella gloria

Egli aiuta tutti coloro che, per la Croce, sono perseguitati.

Davanti a Dio sale la sua preghiera,

e sulla terra scende il suo aiuto.

(*) Galati 6:17

(**) Galati 6:14

Riflessione
“Io mi aspetto mille morti per me stesso”, scriveva Sant’Atanasio il Grande al suo gregge in Egitto al tempo della terribile eresia ariana. Ogni uomo religioso può dire questo di sé che, nello spirito, ha guardato e visto la rete in cui è contenuta ogni anima umana in questo mondo. Più un uomo è spirituale, più la rete diventa fitta. Questa è la volontà di Dio: che i più spirituali si salvino per la via più stretta. Anche il salmista Davide dice: “Molte sono le afflizioni del giusto” (Salmo 34,19). Tuttavia, alla fine, la vittoria e la gloria appartengono ai giusti. Basta armarsi di fede e di pazienza. Chi crede comprende anche la propria sofferenza. Chi si riveste di pazienza, vedrà la vittoria e la gloria. Per chi ama il Signore, anche il sentiero più stretto è sufficientemente largo, il dolore più grande un giogo facile e la morte più violenta un gioioso banchetto di nozze.

Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù nell’Ade:

  1. Come è sceso nell’Ade con grande potenza, tanto da far tremare l’Ade;
  2. Come gli spiriti maligni, allora signori dell’Ade, fuggono davanti al suo volto;
  3. Come le anime dei giusti antenati e dei profeti si rallegrano oltremodo per la Sua venuta.

Omelia
Sul grande desiderio di Dio

“che vuole che tutti siano salvati” (1 Timoteo 2,4).

Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati, per questo è sceso nell’Ade per salvare coloro che vivevano sulla terra prima della sua venuta. Infatti, se non fosse sceso nell’Ade, un numero enorme di anime giuste sarebbe morto per sempre. E ancora, se non fosse sceso nell’Ade, principale habitat del male contro Dio e il genere umano, l’Ade sarebbe rimasto indistruttibile. Pertanto, le due ragioni che hanno spinto Cristo, il Datore di Vita, a scendere nell’Ade nello Spirito sono: Primo, distruggere il nido delle potenze dell’Ade e, secondo, portare dall’Ade al Cielo le anime degli antenati, dei profeti e degli uomini e donne giusti che hanno adempiuto all’Antica Dispensazione (l’Antica Legge di Dio) e, per questo, sono piaciuti a Dio. Prima che Satana fosse totalmente esultante nel vedere Cristo umiliato e senza vita sulla croce, Cristo apparve vivo e onnipotente in mezzo all’Ade, la dimora principale di Satana. Che notizia inaspettata e terribile per Satana! Per tre anni Satana ha ordito insidie contro Cristo sulla terra e in tre giorni, ecco, Cristo ha distrutto il regno di Satana e ha portato via il bottino più prezioso sotto forma di un nugolo di anime giuste.

O Signore, Tu vuoi che tutti gli uomini siano salvati. Ti preghiamo: salva anche noi. Perché non c’è salvezza né Salvatore al di fuori di Te. In Te speriamo, Te solo adoriamo, Tu, con il Padre e il Santo Spirito, ora e sempre. Amen.




2 APRILE

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

02 Aprile secondo il vecchio calendario della Chiesa

  1. IL VENERABILE TITO, L’OPERATORE DI MIRACOLI

Fin dalla giovinezza, Tito amò Cristo Signore e detestò le vanità del mondo. Per questo si ritirò dal mondo, entrò in un monastero e ricevette il Grande Abito Angelico [Il Grande Schema – Il Volto Angelico]. Non provando alcun rimorso, si dedicò al cupo e stretto sentiero del monachesimo. Attraverso una grande pazienza, raggiunse due virtù fondamentali: l’umiltà e l’obbedienza. In queste virtù superò “non solo i fratelli, ma anche tutti gli uomini”. Fin dalla giovinezza conservò la purezza dell’anima e del corpo. Al tempo dell’eresia iconoclasta si dimostrò un pilastro incrollabile della Chiesa di Dio. Per la sua grande umiltà e purezza, Dio gli concesse il dono di compiere miracoli, sia in vita che dopo la sua morte. Quando fu tradotto al Signore, lasciò un innumerevole numero di discepoli. Morì serenamente nel IX secolo.

  1. I SANTI MARTIRI ANFIANO ED EDESIO

Questi due giovani erano fratelli di sangue della città di Patara, di genitori illustri ma pagani. Mentre studiavano le scienze secolari nella città di Beirut, furono illuminati dallo Spirito di Dio e, riconoscendo la falsità del paganesimo, scoprirono la verità del cristianesimo. Tornati in patria, non potendo più vivere con i loro genitori e parenti pagani, si rifugiarono segretamente a Cesarea, in Palestina, presso il presbitero Panfilo, noto per la sua santità e la sua cultura spirituale. Con Panfilo studiarono la Legge di Dio giorno e notte e praticarono l’ascetismo cristiano. Di Panfilo si dice che aveva vent’anni secondo la carne, ma che, per comprensione e generosità, ne aveva cento. Quando iniziò una persecuzione durante il regno di Massimiano, molti cristiani fuggirono dalla città e si nascosero. Altri, volentieri e con gioia, si diedero nelle mani dei persecutori per soffrire per il Nome di Colui che per primo aveva sofferto per loro. Anfiano era tra questi ultimi. Senza paura, entrò in un tempio pagano dove il principe Urbano stava offrendo sacrifici agli idoli, afferrò il principe per la mano che reggeva il sacrificio e gli gridò di astenersi dal servire e fare offerte sacrificali agli idoli morti e di riconoscere il vero Dio. Alcuni dei pagani, udite queste parole e visto il grande coraggio di Anfiano, si pentirono e abbracciarono la fede di Cristo. Il principe infuriato sottopose Anfiano a tortura. Tra le altre torture, avvolsero le gambe di Anfiano con del cotone e gli diedero fuoco. Quando rimase vivo, gettarono il suo corpo in mare con una pietra al collo. Il mare si agitò e scagliò il suo corpo martirizzato verso la città. Invece, in un primo momento, Edesio fu mandato in una miniera di carbone in Palestina e poi fu portato in Egitto. Ad Alessandria, Edesio fu riempito di santo zelo contro un certo principe Gerocle che, nella piazza del mercato, radunava monache, fanciulle e donne virtuose cristiane e le consegnava ai più vergognosi pervertiti per deriderle. Edesio, pieno di santo zelo, colpì il vergognoso principe. Per questo fu torturato e annegato in mare, così come suo fratello Anfiano. Come due agnelli innocenti, furono sacrificati per Cristo intorno all’anno 306 d.C. e furono tradotti nelle gloriose dimore del Signore.

Inno di lode
SANTI ANFIANO ED EDESIO

Come sacrificio, due fratelli si sono offerti a Dio,
disprezzando il mondo in decomposizione, un cadavere morto,
Anfiano ed Edesio, fratelli di sangue,
nelle sofferenze, fratelli meravigliosi, graditi a Cristo.
Chi ha fede in Dio, non apprezza il mondo,
Per un’anima morta, il mondo può sostituire Dio.
Chi ha amore per Cristo, della morte non ha paura,
Tra gli immortali e anche prima della morte, è già annoverato.
Chiunque consideri la morte come una fine tetra, una fine ingloriosa,
deve considerarsi schiavo della disperazione.
La morte; i martiri la consideravano il velo del cielo,
Un esempio che hanno dato; che non è necessario temere la morte.
Non temere, o uomo, che non ci sia il cielo.
ma temere il terribile giudizio che il cielo prepara.
Per un peccatore sarebbe più facile se il cielo non esistesse,
Per questo il peccatore si interroga con rabbia:
Ma il cielo, dov’è?
O peccatore, il cielo non è lì, dove sei tu,
Insieme, tu e il cielo non sarete mai.

Riflessione
“È meglio essere un sempliciotto e avvicinarsi a Dio con amore che essere un saputello e, allo stesso tempo, essere un nemico di Dio”. Queste sono le parole del sacerdote-martire San Ireneo di Lione. La verità di queste parole è stata confermata in tutti i tempi ed è confermata anche nel nostro tempo. A questo va aggiunta una cosa: gli amanti di Dio non sono dei sempliciotti, perché conoscono Dio abbastanza bene da poterlo amare. Di tutte le conoscenze umane, questa conoscenza è più importante e più grande. A questo si deve aggiungere che i nemici di Dio non possono essere più sapienti, anche se si considerano tali, perché la loro conoscenza è inevitabilmente caotica, perché non ha una fonte e non ha un ordine. Perché la fonte e l’ordine di ogni conoscenza è Dio. Alcuni santi, come Paolo il Semplice, non sapevano né leggere né scrivere, eppure con la forza del loro spirito e del loro amore divino superavano il mondo intero. Chi si avvicina a Dio con amore, non è capace di commettere reati. La conoscenza senza amore verso Dio è motivata dallo spirito di criminalità e di guerra. Sant’Eutimio il Grande insegnava: “Abbiate amore, perché come il sale è per il cibo, l’amore è per ogni virtù”. Ogni virtù è insapore e fredda se non è condita e riscaldata dall’amore divino.

Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù nell’Ade:

  1. Come il suo piano di salvezza sia onnicomprensivo, abbracciando tutte le generazioni e tutte le epoche, dall’inizio alla fine;
  2. Come sia venuto sulla terra in carne e ossa, non solo per coloro che vivevano allora sulla terra, ma anche per coloro che vivranno e per coloro che sono vissuti;
  3. Come Egli, mentre il Suo corpo senza vita giaceva nel sepolcro, discese nell’Ade con la Sua anima e annunciò la salvezza e la redenzione ai prigionieri.

Omelia
Sul Dio vivente e sui suoi figli viventi

“Dunque, sia che viviamo sia che moriamo, siamo del Signore” (Romani 14,8).

Di chi siamo mentre viviamo? Siamo del Signore. Di chi siamo dopo la morte? Siamo del Signore. Di chi sono i giusti? Sono del Signore. Di chi sono i peccatori? Sono del Signore. Il Signore abbraccia tutti, sia i vivi che i morti, quelli del passato, quelli del presente e quelli del futuro. Nessuno è così onnicomprensivo come il Signore Gesù. Chi, tra i cosiddetti filantropi dell’umanità, insegnanti, leader o illuminatori, ha mai tentato di fare del bene ai morti? Si può rispondere con decisione: mai e nessuno! Questo solo pensiero sarebbe ridicolo anche agli occhi del mondo: fare qualcosa di buono per i morti? Questo diverte tutti coloro che pensano che la morte sia più potente di Dio e che ciò che la morte inghiotte sia distrutto per sempre. Preoccuparsi dei morti, fare del bene ai morti ha cessato di essere divertente dopo la rivelazione del Signore Gesù, che ha rivelato di essere Dio, il Dio dei vivi; che ha rivelato nelle sue opere, scendendo nell’Ade per redimere e salvare le anime dei giusti dal tempo di Adamo fino alla sua morte sulla croce.

Onnipotente è il nostro Signore, Onnipotente che, con il Suo pensiero perspicace, riflette su tutti e vede tutti i nati di donna, quelli che sono sopra le tombe e quelli che sono nelle tombe. Lo stesso vale per il Suo amore, perché abbraccia tutte le anime dei giusti, indipendentemente dal tempo e dal luogo che le nascondono. Infine, anche con le sue fatiche, perché lavora per tutti loro, per redimerli, per salvarli, per condurli nel regno e per glorificarli davanti al suo Padre celeste, allo Spirito vivificante e alle miriadi di angeli santi.

A Te sia gloria e grazie sempre. Amen.




1 APRILE

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

01 Aprile secondo il vecchio calendario della Chiesa

  1. SANTA MARIA EGIZIACA

La biografia di questa meravigliosa santa è stata scritta da San Sofronio, patriarca di Gerusalemme. Una volta, durante L’Onorato Digiuno (stagione quaresimale), un certo ieromonaco, l’anziano Zosima, si ritirò nel deserto oltre il Giordano, per un cammino di venti giorni. Improvvisamente scorse un essere umano dal corpo nudo e avvizzito, con i capelli bianchi come la neve, che iniziò a fuggire alla vista di Zosima. L’anziano corse a lungo, finché questa persona si accovacciò in un ruscello e gridò: “Abba Zosima perdonami per amore del Signore. Non posso affrontarti perché sono una donna nuda”. Zosima allora le gettò la sua veste esterna che lei avvolse su se stessa e poi si mostrò a lui. L’anziano si spaventò sentendo pronunciare il suo nome dalla bocca di questa donna che non conosceva. In seguito alle sue prolungate insistenze, la donna raccontò la sua vita. Era nata in Egitto e all’età di dodici anni aveva iniziato a vivere una vita dissoluta ad Alessandria d’Egitto, dove aveva trascorso diciassette anni in questo stile di vita perverso. Spinta dalla fiamma adultera della carne, un giorno si imbarcò su una nave diretta a Gerusalemme. Arrivata nella Città Santa, voleva entrare in Chiesa per venerare l’Onorevole Croce, ma una forza invisibile la trattenne e le impedì di entrare in Chiesa. Con grande timore, fissò l’icona della Tuttasanta Madre di Dio nel vestibolo e pregò che le fosse permesso di entrare in chiesa per venerare la Croce Onorata, confessando al contempo la sua peccaminosità e impurità e promettendo che sarebbe andata ovunque la Tuttasanta l’avrebbe indirizzata. Le fu quindi permesso di entrare in Chiesa. Dopo aver venerato la Croce, entrò nuovamente nel vestibolo e, davanti all’icona, rese grazie alla Madre di Dio. In quel momento sentì una voce che le disse: “Se attraverserai il Giordano troverai la vera pace!”. Immediatamente acquistò tre pani e si mise in cammino verso il Giordano, dove arrivò la sera stessa. Il giorno dopo ricevette la Santa Comunione nel Monastero di San Giovanni e attraversò il fiume Giordano. Rimase nel deserto per quarantotto anni con grande tormento, paura e lotta con pensieri appassionati come con le bestie selvatiche. Si nutriva di vegetazione. In seguito, quando si mise a pregare, Zosima la vide levitare nell’aria. Lo pregò di portarle la Santa Comunione l’anno successivo sulla riva del Giordano, dove lei sarebbe venuta a riceverla. L’anno successivo, Zosima arrivò sulla riva del Giordano di sera con la Santa Comunione. Si chiese come questa santa avrebbe attraversato il Giordano. In quel momento, alla luce della luna, la vide mentre si avvicinava al fiume, si faceva il segno della croce e camminava sull’acqua come se fosse sulla terraferma. Dopo che Zosima le ebbe amministrato la Santa Comunione, lei lo pregò di tornare l’anno successivo allo stesso ruscello dove si erano incontrati per la prima volta. Zosima arrivò e scoprì il suo corpo senza vita in quel punto. Sopra la sua testa, nella sabbia, c’era scritto: “Abba Zosima, seppellisci il corpo dell’umile Maria in questo luogo; rendi polvere alla polvere”. Sono morta il 1° aprile, la stessa notte della sofferenza salvifica di Cristo, dopo aver ricevuto la Comunione dei Misteri Divini”. Da questa iscrizione Zosima apprese per la prima volta il suo nome e l’altro impressionante miracolo fu che lei, in quella stessa notte dell’anno precedente, quando ricevette la Santa Comunione, arrivò a questo ruscello che gli richiese venti giorni di viaggio. Così, Zosima seppellì il corpo di questa meravigliosa santa, Maria l’Egiziana. Quando tornò al monastero, Zosima raccontò tutta la storia della sua vita e i miracoli di cui era stato personalmente testimone. Così il Signore sa come glorificare i peccatori penitenti. Santa Maria viene commemorata anche nella quinta domenica del digiuno (quinta domenica di Quaresima). La Chiesa la tiene come esempio per i fedeli durante questi giorni di digiuno, come stimolo al pentimento. Morì intorno all’anno 530 d.C.

BIOS SANTA MARIA EGIZIACA, Teandrico

  1. SAN MELITONE, VESCOVO DI SARDI IN ASIA MINORE

Melitone fu un celebre pastore della Chiesa del II secolo. Governando con grande abilità, si sforzò di raccogliere tutti i libri della Sacra Scrittura in un unico Codice. Con la sua mitezza e pietà, Melitone si adoperò nuovamente per riportare la pace nella Chiesa di Laodicea, persa per la controversia sulla celebrazione della Pasqua (Festa della Risurrezione). Inoltre, difese il cristianesimo contro i pagani. Si recò a Roma intorno al 170 d.C. e presentò all’imperatore Marco Aurelio un’Apologia (difesa) della fede e della Chiesa cristiana. San Melitone, quest’uomo colto, pio e zelante, morì serenamente nel Signore nell’anno 177 d.C.

  1. VENERABILE PROCOPIO, IL CECO

Procopio nacque a Hotish, nell’odierna Repubblica Ceca. Fu ordinato sacerdote e si ritirò su una montagna per vivere secondo il modello degli eremiti orientali. Il duca (Herceg) Ulrich si imbatté casualmente in Procopio e lo aiutò a fondare il monastero di San Giovanni il Precursore presso il fiume Sazava. Questo sant’uomo morì nell’anno 1053 d.C.

Inno di lode
SANTA MARIA L’EGIZIANA

Penitente meravigliosa, tormentatrice di se stessa,
Maria si è nascosta dal volto degli uomini.
Oh sì, me peccatore,
dalla passione, oscurato.
Le passioni sono bestie che divorano il nostro cuore,
in noi come serpenti, segretamente fanno il nido.
Oh sì, me peccatore,
dalla passione consumato!
Per salvare i peccatori hai sofferto, o Cristo,
Ora, non disprezzare me impuro!
Ascolta il grido di Maria,
di tutti, la più peccatrice!
Il Signore ha avuto compassione, ha guarito Maria,
La sua anima oscurata, Egli ha imbiancato come neve.
Grazie a Te, o Tutto-Buono,
Oh Signore, carissimo!
Un vaso impuro Tu hai purificato,
con l’oro l’hai indorato,
l’hai riempito fino a traboccare della Tua grazia.
Questa è la vera misericordia,
A te, o Dio, sia gloria!
E Maria divenne raggiante di Spirito
Come un angelo di Dio, con la sua forza,
Per la tua potenza, o Cristo
Misericordia, purissima!
Cosa c’è di così profumato nella natura selvaggia,
come un buon incenso in uno scrigno del tempio?
Quello che Maria respira.
Con la santità che emana!

Riflessione
Perché si parla e si scrive molto delle sofferenze di uomini e donne santi? Perché solo i santi sono considerati vincitori. Si può essere vincitori senza conflitto, dolore e sofferenza? Nel normale combattimento terreno, nessuno può essere considerato vittorioso o eroico se non ha combattuto, non si è torturato o sofferto molto. Tanto più nel combattimento spirituale, dove la verità è nota e dove la vanagloria non solo non aiuta, ma anzi la ostacola. Chi non combatte per amore di Cristo, né con il mondo, né con il diavolo, né con se stesso, come può essere annoverato tra i soldati di Cristo? E come può esserlo con i co-vittoriosi di Cristo? Santa Maria parlò del suo selvaggio combattimento spirituale all’anziano Zosima: “Per i primi diciassette anni in questo deserto ho lottato con i miei desideri sessuali squilibrati come con bestie feroci. Desideravo mangiare carne e pesce, che avevo in abbondanza in Egitto. Desideravo anche bere vino e qui non avevo nemmeno acqua da bere. Desideravo ascoltare canti lussuriosi. Piangevo e mi battevo il petto. Pregai la Madre di Dio tutta pura di scacciare da me questi pensieri. Quando ebbi pianto e battuto il petto a sufficienza, vidi una luce che mi avvolgeva da tutte le parti e una certa pace miracolosa mi riempì”.

Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù nella morte:

  1. Come giaceva nella tomba il corpo senza vita di Colui che, vivendo, ha dato la vita ai morti;
  2. Come anche nella morte l’odio dei suoi nemici si scatenò contro di Lui;
  3. Come i suoi discepoli si rinchiusero in una casa “per paura dei Giudei” (S. Giovanni 20:19).

Omelia
Sull’adempimento della grande profezia

“Come un agnello condotto al macello” (Isaia 53,7).

Nel corso dei secoli il perspicace profeta Isaia ha previsto l’impressionante sacrificio sul Golgota. Da lontano vide il Signore Gesù Cristo condotto al macello come un agnello è condotto al macello. Un agnello si lascia condurre al macello come si conduce al pascolo: indifeso, senza paura e senza malizia. Così Nostro Signore Cristo è stato condotto al macello senza difese, senza paura e senza malizia. Né Egli dice: “Uomini, non fate questo!”. Né domanda: “Perché mi fate questo?”. Non condanna nessuno. Né protesta. Né si arrabbia. Né pensa male dei suoi giudici. Quando il sangue si è versato su di Lui dalla corona di spine, è rimasto in silenzio. Quando il suo volto fu sporcato dagli sputi, tacque. Quando la sua croce divenne pesante lungo il cammino, Egli sopportò. Quando il suo dolore divenne insopportabile sulla croce, non si lamentò con gli uomini, ma con il Padre. Quando ha esalato l’ultimo respiro, ha rivolto il suo sguardo e il suo sospiro verso il cielo e non verso la terra. Perché la fonte della sua forza è il cielo e non la terra. La fonte della sua consolazione è in Dio e non negli uomini. La sua vera patria è il Regno celeste e non quello terreno.

“Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” (San Giovanni 1,29). Questo fu il primo grido di San Giovanni Battista quando vide il Signore. Ed ecco, ora sul Golgota quella profezia si è compiuta. Ecco, sotto il peso dei peccati del mondo intero, l’Agnello di Dio giaceva sgozzato e senza vita.

O fratelli, questo è un sacrificio costoso anche per i nostri peccati. Il sangue di questo Agnello mite e senza peccato era destinato a tutti i tempi e a tutte le generazioni, dalla prima all’ultima persona sulla terra. Anche Cristo ha provato i dolori sulla croce per i nostri peccati, anche quelli di oggi. Ha pianto anche nell’orto del Getsemani per la nostra malvagità, la nostra debolezza e il nostro peccato. Ha anche destinato il suo sangue per noi. Fratelli, non disprezziamo questo prezzo indescrivibile con cui siamo stati riscattati. Grazie a questi sacrifici di Cristo, infatti, abbiamo un certo valore come persone. Senza questi sacrifici, o se li rinneghiamo, il nostro valore, da solo, non vale nulla. È pari a un fumo senza fiamma o a una nuvola senza luce.

O Signore, ineguagliabile nella misericordia, abbi pietà anche di noi!




Come si fa la preghiera quotidiana nel Sacro Monte? – Padre Teologo

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.

Per le preghiere dei nostri santi padri, Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di noi. Amen.

Oggi parleremo un po’ del canone, dell’importanza del canone. Perché, sfortunatamente, ci vantiamo di essere ortodossi, ma non preghiamo, non andiamo in Chiesa, non ci confessiamo, non comunichiamo e poi, dov’è la nostra Ortodossia?

Ci comportiamo come atei. Ricordate che vi ho parlato e vi ho persino chiesto di pregare per 10 minuti al giorno. Non nascondo che sono un po’ imbarazzato, in effetti, perché 10 minuti sono un tempo insignificante nell’arco di una giornata, ma almeno facciamolo.

Oggi parlerò avanzando un po’, anche se questa parola è pretenziosa. Questo non è un anticipo, ma una cosa fondamentale che ogni cristiano deve fare in questo tempo se si considera cristiano e se vuole essere cristiano, se vuole purificarsi dalle passioni. Perché è proprio di questo che si occupa il cristianesimo. Il suo senso è purificarsi dalle passioni.

Ebbene, se non prendiamo le cure necessarie per purificarci dalle nostre passioni e per avvicinarci a Cristo, allora che tipo di cristiani siamo e come vogliamo essere salvati, come vogliamo raggiungere la felicità eterna?

Ora, l’importanza del canone, cioè della preghiera quotidiana, è che ci libera da un grande parassita di Adamo che è la nostra instabilità.

Dovete sapere, fratelli, che l’uomo è molto instabile dopo la caduta di Adamo. Vedi che oggi ha voglia di fare qualcosa, domani non ha voglia di farla, e per questo occorre un programma spirituale costante che porti l’uomo fuori da questa sua labilità, da questa instabilità, da questa mancanza di determinazione.

E dovresti sapere che è così che nascono le virtù. Quindi tutte le nostre virtù vengono dal canone, cioè dalla determinazione che è data dal programma quotidiano. Fratelli, dobbiamo avere un programma giornaliero! Non dobbiamo lasciarci trasportare dal vento e andare nella direzione di ciò che ci passa per la mente, o per meglio dire in qualunque direzione la nostra mente cova. Mi piace molto questa immaginazione che la nostra mente stia bruciando perché in realtà, la nostra mente si sta oscurando mentre pensiamo di avere una grande idea.

Non è così, fratelli. È, infatti, un nostro comportamento caotico. E questo comportamento caotico è almeno mitigato dal canone. Cioè, secondo la regola della preghiera, se vuoi, come viene anche chiamata. In greco si chiama “canonas”, che significa “canone”. Per questo mi riferisco al canone.

Nel Sacro Monte, dovresti sapere che questo canone, questo programma spirituale è centrato sulla Preghiera di Gesù, su “Signore Gesù…”. Non ci sono così tante letture e così tanti akathisti e paraklesis. Perché? Perché anche se sono molto belli, disperdono la mente.

La Preghiera di Gesù è una preghiera ciclica, come ho detto in altre occasioni, e per questo raccoglie molto bene la mente perché nella Preghiera di Gesù non abbiamo molti centri di informazione, molte idee, e per questo la mente non non disperdere, inseguendo quelle idee. E per questo motivo, la Preghiera di Gesù è una preghiera molto potente.

Oltre a ciò, il nome di nostro Signore Gesù è in essa ed è quello che gli conferisce un potere ancora maggiore.

Poiché ho detto che sulla base del canone acquisiamo le nostre virtù, dovresti sapere che la prima cosa che facciamo nella giornata, la nostra prima preoccupazione è il canone. E non il lavoro, non i soldi, non gli affari, non le notizie, non… Dio sa cos’altro.

La prima cosa è il canone, non le preoccupazioni quotidiane!

Perché dico questo? Perché di solito lo lasciamo all’ultimo minuto. Cioè facciamo le nostre faccende e solo alla fine, se abbiamo tempo o siamo di corsa o molto stanchi, facciamo il canone. Se pure lo facciamo ancora…

No, fratelli! Prima di tutto, dobbiamo fare il canone, dobbiamo prestare attenzione al canone, dobbiamo avere tempo per il canone, non lasciarlo all’ultimo momento.

È molto bello avere un programma! Per dire che da quest’ora a quell’ora, adesso, devo fare il canone. È vero però che a volte, per fattori esterni – questo accade soprattutto nel mondo – ci sono disturbi, interruzioni del nostro programma, ma poi noi, fratelli, dobbiamo cercare di attenerci all’orario.

Immagina un’auto, se vuoi, che guida su un terreno accidentato, su una strada accidentata, e la ruota e le sospensioni dell’auto stanno cercando di mantenere l’auto in movimento in equilibrio. Allo stesso modo, noi, avendo questa immagine, dobbiamo gestire il nostro programma per non avere molti disturbi nel programma.

Quindi cerchiamo sempre di appianare queste interruzioni nel programma e, naturalmente, come ho detto, la nostra prima cura dovrebbe essere il canone di preghiera, che non deve essere grande, soprattutto all’inizio, ma costante.

Principalmente nel canone, nel nostro programma di preghiera, c’è la costanza, fratelli, e non la grandezza! Preferisco, dovresti saperlo, un lavoro leggero e costante a uno che finisce presto. Questo è molto importante.

Vediamo come prepariamo e completiamo il canone, in modo molto breve, molto schematico. Prima di tutto dobbiamo prepararci, dobbiamo pregare per la preghiera, dobbiamo prepararci per il canone. E qui abbiamo due grandi tecniche, per così dire.

Stiamo parlando di una preghiera di confessione in cui preghiamo Dio con le nostre parole, la Madre di Dio – “Madre di Dio, aiutami! Non lasciarmi! Signore, fammi sentire la tua grazia! Aiutami! Illuminami!” Quindi questa è una cosa che deve essere fatta.

E, in secondo luogo, fratelli, sappiate che è bene che prima del canone o prima di ogni altra attività spirituale e anche intellettuale, imparando, per esempio, ma soprattutto davanti al canone, è bene non essere esposti a forti sorgenti del piacere. Alle notizie o ai giochi per computer o… Dio solo sa cos’altro. Perché altrimenti, durante il canone, penseremo a quello che abbiamo sentito, a quello che abbiamo visto, a quello che abbiamo suonato. Tagliateli via, fratelli! Tagliateli!

Ovviamente mi riferisco anche ai bambini quando vogliono imparare. Non dovrebbero giocare al computer prima di imparare, perché dopo non impareranno più nulla! Tutta la loro mente sarà sulla strategia del rispettivo gioco che, pensano, devono finire. Non è così? Capite?

Per questo è molto importante che prima del canone ci prepariamo con un po’ di preghiera preparatoria e lasciamo che le cose si calmino un po’ e, come ho detto, non guardiamo alle notizie o ad altri forti sorgenti di piacere, di interesse.

Ora dovresti sapere che il canone vero e proprio può essere fatto per numero, cioè quante volte dire la preghiera di Gesù, cosa leggere. O per tempo, cioè, prego per così tanto tempo – per X quantità di tempo.

Nella Montagna Sacra, di solito la regola è per numero perché alcuni lo dicono più velocemente, altri lo dicono più lentamente e infatti si tratta di quante preghiere diciamo a Dio. Ma nel mondo la quantità di tempo viene utilizzata, a volte.

Non mettiamo le persone nella stessa scatola e in generale, le quantità, dovresti sapere che le risolvi con il tuo padre spirituale che può seguire la tua evoluzione nel tempo. Quindi quantità per numero, come ho detto, e quantità temporali, cioè per un periodo di tempo.

Per quanto riguarda il canone, è molto bello fare tutto insieme, perché il cuore si scalda, la mente si eleva e l’esperienza si fa più intensa. Ma dovresti sapere che è possibile rompere il canone, cioè possiamo fare un po’ ora e un po’ più tardi, possiamo farlo di nuovo la sera.

Naturalmente la preghiera notturna è la migliore, ma è molto utile avere una preghiera mattutina con cui iniziare il lavoro. Quindi al mattino, la prima immagine che ho in mente nel momento in cui mi sveglio è: “Grazie, Dio! Dio, gloria a Te! Signore Dio, aiutami! Madre di Dio, non lasciarmi! Per le preghiere dei nostri santi padri, non lasciarmi!”

Bene, e poi, con questa piccola preghiera, che, ovviamente, può essere più lunga, ma come ho detto, non stabilisco io un canone per te, lo fanno i tuoi padri spirituali, con questa preghiera iniziamo la giornata.

La preghiera principale è di solito la sera, ma come ho detto, può essere fatta anche durante il giorno quando abbiamo tempo. Ed è buono anche di giorno, per non allontanarci troppo da Dio.

Ancora, devi sapere, visto che si parla di canone, e di quantità, se non abbiamo tempo, se abbiamo impegni in certi giorni, nel caso dei monaci è il classico caso dei giorni di festa, allora le preghiere del “Signore Gesù…” si possono fare anche di riserva. Insomma, le dico oggi, per averle di riserva, nel caso non potessi fare il mio canone posso completare con la riserva. Capite?

Naturalmente, questo non significa, questo non convalida la negligenza o convalida tutti i tipi di inganni! Ma agiamo accettando la nostra incapacità di adempiere certi doveri spirituali in un certo periodo di tempo, in un certo giorno.

Naturalmente, le preghiere per la Comunione che sono preghiere con uno scopo specifico – domani ricevo la Comunione – non possono essere fatte di riserva, fratelli. Quindi oggi non leggiamo le preghiere della Comunione per domenica prossima. Siamo seri! Mi riferisco alla Preghiera di Gesù o alle altre.

Comunque pregare è molto importante. La preghiera deve essere fatta con attenzione alle parole della preghiera. Questo è molto importante. Ed è per questo che ti ho detto di non avere forti sorgenti di piacere, di interesse, prima del canone, perché poi la mente si distrae, la mente si disperde.

Perché (la mente) sia attenta alle parole della preghiera, è molto buono avere una corda da preghiera, qualcosa del genere… e ad ogni nodo diciamo: “Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me! Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me! Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me! Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me!”

Questo è molto importante. Capite?

È anche molto bello farsi il segno della croce, che significa: Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me! Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me! Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me!

Ad ogni “Signore Gesù…” sulla corda della preghiera, facciamo il segno della croce anche noi. Questo va molto bene. Perché? Perché usa il senso umano più potente che è il senso del tatto. E poi nel momento in cui usiamo il senso del tatto su ogni nodo della corda della preghiera, la mente si concentra molto bene. Prova e vedrai!

E quando ci facciamo il segno della croce, lo facciamo perché ci protegge dal diavolo, ci protegge dalle influenze demoniache.

Quindi la corda della preghiera è molto importante, come ho detto, per il senso del tatto che raccoglie molto bene la mente e per il numero. Perché la corda della preghiera ha un numero X di nodi. Con una corda da preghiera da 100 nodipossiamo completare il nostro canone molto facilmente.

Ancora una volta, è molto buono sussurrare la preghiera. Certo, questo dipende anche dal carattere, ma in generale è molto bello sussurrare, cioè ascoltare noi stessi, perché poi di nuovo la mente si raccoglie molto bene e non si disperde.

Di nuovo, allo stesso scopo di raccogliere la mente, oltre la corda della preghiera, oltre il sussurro, c’è la velocità. E la velocità dipende dalla persona. Ci sono alcune persone che la dicono veloce, veloce, veloce, e ce ne sono altre che lo dicono molto lentamente: “Signore… Gesù… Cristo… abbi pietà di me!…”

Ma, in media, è meglio che la maggior parte delle persone lo dica in modo relativamente veloce in modo che non sorgano pensieri. Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me! Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me! Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me! Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me!

Quindi, se lo diciamo con un ritmo relativamente vigile, ma senza fretta, allora i pensieri non compaiono, la mente si raccoglie e abbiamo l’esperienza della grazia di Dio.

Anche per raccogliere la mente, è utile dire brevemente la preghiera, nella forma abbreviata: “Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me!” Evitiamo la forma più lunga, cioè: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore!” O anche aggiungendo “Per le preghiere della Santissima Theotokos e di tutti i tuoi santi, amen!”

Queste forme più lunghe disperdono la mente, sono molto più difficili da trattenere. Mentre la forma abbreviata “Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me!” che viene utilizzata nel Sacro Monte è la forma più consigliata per la maggior parte delle persone.

Forse dovremmo anche parlare un po’ di prostrazioni complete. Non posso fare una prostrazione completa ora perché sarei fuori dall’inquadratura, ma le prostrazioni complete sono l’inchinarsi a terra con la fronte vicina al pavimento, o alle pietre come è qui… e quelle sono fatte allo stesso modo modo, facciamo una prostrazione completa e diciamo: “Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me!”

Ma fate questo secondo quello che dice il padre spirituale, perché ci sono problemi di età, problemi di potenzialità corporee, cioè chi può fare tali prostrazioni. Ma le altre, cioè – “Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me!” – quelle possono farle tutti. Capite?

Naturalmente alcuni possono inchinarsi di più: “Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me! Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me!” Ma ovviamente altri a causa dell’età, problemi alla colonna vertebrale e così via, non possono piegarsi. Tutti possono fare quanto possono.

Abbiamo parlato della Preghiera di Gesù, abbiamo parlato della preparazione al canone, abbiamo parlato un po’ delle prostrazioni complete – che sono un problema personale da affrontare con il padre spirituale. – Ora, oltre alla Preghiera di Gesù, devi sapere che c’è un’altra cosa molto importante nel canone, cioè nella regola della preghiera quotidiana come viene chiamata. Sto parlando di introspezione.

Voglio dire, fratelli, facciamo un piccolo esame spirituale ogni giorno. Non mi piace la parola introspezione perché è usata soprattutto nell’ambito della psicologia, che, se la psicologia è cristiana, cioè se lo psicologo è cristiano-ortodosso, può aiutare, ma se no, può fare molto male.

Questa introspezione, questo esame spirituale, significa ogni sera, fratelli, 5 minuti – ancora una volta – parlo di intervalli di tempo molto brevi! Per 5 minuti per esaminarci. Cosa ho fatto bene in quel giorno, cosa ho fatto di sbagliato. Proprio come un uomo d’affari, fratelli. L’uomo d’affari, se non vede tutti i giorni come vanno gli affari, beh, fallisce.

Lo stesso vale per noi che non cerchiamo il denaro ma la vera ricchezza, la vita eterna. Diamo la caccia al paradiso.

Ogni sera pensiamo: “Cosa ho fatto di buono oggi, cosa ho fatto di sbagliato?” Per il bene che ho fatto, ringrazio Dio per quel giorno e dico: “Dio aiutami! Dio, concedi…!”

E per quello che ho fatto di male, mi pento: “Signore, perdonami! Dio, non lasciarmi! Ti prego, perdonami! Madre di Dio, perdonami!”

E se il peccato è più grande, se il male è più grande, bisogna confessarlo, fratelli!

Quindi, oltre all’introspezione, abbiamo una fase successiva che è la lettura della Sacra Scrittura. C’è bisogno di leggere, fratelli! Perché oltre alla preghiera che scalda il cuore e illumina la mente, occorre anche la lettura delle Sacre Scritture e dei Santi Padri… Per favore, dico dai Santi Padri, non da ogni sorta di altri libri! Dai Santi Padri – che prima di tutto illuminano la mente e poi riscaldano il cuore.

La preghiera è necessaria prima di tutto, perché la preghiera è la cosa principale, e dopo è necessario leggere principalmente dalla Sacra Scrittura e poi dai Santi Padri.

Di nuovo, fratelli, 5 minuti! Per favore. Un capitolo, 5 versi. Se sei stanco, apri la Sacra Scrittura, leggila e chiudila. Almeno questo. Non perdete il contatto con la Sacra Scrittura! Non va bene, non aiuta affatto, dovresti saperlo.

Leggere aiuta molto e poi vedrai che la tua mente si schiarirà, vedrai cose ed esperienze che non puoi immaginare se non hai contatto con questi libri veramente sacri.

Dopo la Sacra Scrittura, dopo l’introspezione, dopo la Preghiera di Gesù e dopo la preparazione – le ho dette in ordine inverso – alla fine, fratelli, è molto bello leggere una preghiera di San Sofronio per l’unità, che noi nel Sacro Monte leggiamo. La pubblicherò, metterò questa preghiera da qualche parte affinché voi possiate vederla, in modo che possiamo pregare per gli altri con le nostre parole.

Ebbene, nel caso presente, sono le parole di san Sofronio, che è un grandissimo santo, è un discepolo di san Silvano. Consigliamo questo. Se qualcun altro vuole pregare con le sue stesse parole o con qualche altra preghiera, come desidera. Ma soprattutto, questa preghiera è usata nel Sacro Monte e, per quanto ne so, anche nel monachesimo romeno.

Dopo questa preghiera, se fate un inno acatisto, sarebbe molto bello, se avete ancora tempo, naturalmente. E se comunichiamo, il canone di preparazione alla santa comunione.

Nel Canone della preparazione alla Santa Comunione, fratelli, dovete sapere che ci sono le 12 preghiere. Nell’originale Libro d’Ore greco ce ne sono solo 10. Nel Libro d’Ore rumeno ce ne sono 12. La quarta preghiera è una preghiera molto lunga; Se il padre spirituale ti dà una benedizione puoi saltarla, ma non voglio violare ciò che dice il tuo padre spirituale! Vi dico qual è la pratica nel Sacro Monte.

Visto che stiamo parlando del canone, voglio parlare un po’ del Salterio, giusto per ricordarvi che non c’è bisogno di benedizione. Perché molti di voi mi chiedono, chiedono a noi, se abbiamo bisogno di una benedizione per leggere il Salterio. Non è necessaria alcuna benedizione per leggere un kathisma. Se stai esagerando, ovviamente, dovresti chiedere al tuo padre spirituale. Ma un kathisma, fratelli, se avete tempo, può essere letto. Quindi non preoccuparti.

Tornando indietro, c’è una preghiera di introduzione, di preparazione al canone, evitando forti centri di attenzione. Poi c’è la Preghiera di Gesù, che costituisce il canone stesso. Dopo di che c’è una piccola introspezione. Poi la preghiera di San Sofronio. Se vuoi, un akathisto e, naturalmente, il Canone di preparazione alla Santa Comunione se domani comunichiamo.

In conclusione, dobbiamo avere costanza fratelli! Perché l’anima si nutre di queste cose, dovreste saperlo. L’anima deve essere nutrita ogni giorno e, in caso contrario, inizia a morire di fame.

E attraverso la preghiera l’anima si nutre ogni giorno, si illumina, e così avremo la certezza dell’esistenza di Dio, la certezza del domani. E poi non saremo più soli, con i postumi della sbornia, depressi. Capisci? E allora l’uomo si sentirà molto tranquillo e sentirà che il suo Padre celeste si prende cura di lui e gli assicura una felice eternità con Lui.

Quindi…aiutaci Dio!

Per le preghiere dei nostri santi padri, Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di noi. Amen

Fonte: pagina internet della Cella Athonita “L’Ingresso della Santissima Madre di Dio nel Tempio” di San Dimitrius Lakko Skete, Montagna Sacra.




BENIAMINO – BIARE

BENIAMINO

ἀββᾶς Βενιαμὶν

1. Abba Beniamino disse: “Quando tornammo a Scete, una volta terminato il raccolto, in cambio portarono a ciascuno di noi un vaso di gesso contenente una pinta di olio da Alessandria. Quando tornò il tempo del raccolto, i fratelli portarono alla chiesa ciò che era rimasto. Da parte mia, non stappai il mio vaso, ma ne presi un po’ bucandolo con uno stiletto, immaginando in cuor mio di aver ottenuto qualcosa di splendido. Ma quando i fratelli portarono i loro vasi di gesso così com’erano mentre il mio era stato trafitto, mi sono vergognato come se avessi commesso una fornicazione”.

2. Abba Beniamino, sacerdote delle Celle, disse: “Un giorno a Scete andammo da un anziano, con l’intenzione di portargli un po’ d’olio, ma egli ci disse: “Guardate il piccolo recipiente che mi avete portato tre anni fa: è rimasto lì dove l’avete messo”. A queste parole ci siamo meravigliati della virtù dell’anziano”.

3. Lo stesso Abba disse: “Siamo andati da un altro anziano che ci ha trattenuto per un pasto e ci offrì dell’olio di rafano. Gli abbiamo detto: “Padre, dacci piuttosto un po’ di olio buono”. A queste parole si fece il segno della croce e disse: “Non sapevo che ce ne fosse un altro tipo”.

4. Mentre stava morendo, Abba Beniamino disse ai suoi figli: “Se osserverete quanto segue, potrete essere salvati: “Siate sempre gioiosi, pregate senza sosta e rendete grazie per ogni cosa”.

5. Disse anche: “Camminate nella via regale, contate le miglia senza scoraggiarvi”.

BIARE

ἀββᾶν Βιαρὲ

1. Qualcuno interrogò Abba Biare con queste parole: “Cosa devo fare per essere salvato?” Egli rispose: “Vai, riduci l’appetito e il lavoro manuale, dimora senza preoccupazioni nella tua cella e sarai salvato”.




31 MARZO

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

31 marzo secondo il vecchio calendario della Chiesa

  1. IL SACERDOTE-MARTIRE IPAZIO VESCOVO DI GANGRA

Ipazio nacque in Cilicia e fu vescovo di Gangra. Era presente al primo Concilio ecumenico [Nicea, 325 d.C.] ed era famoso in tutto il mondo per la sua vita pia e santa e per i suoi miracoli. L’imperatore Costanzo ordinò che venisse fatto un ritratto di Ipazio durante la sua vita. L’imperatore conservava questo simulacro nel suo palazzo come arma contro tutte le potenze avverse. Una volta, di ritorno da Costantinopoli, Ipazio fu attaccato in una stretta gola dagli eretici Novaziani e, insieme ad altri, fu scaraventato a terra nel fango. In quel momento una donna del gruppo lo colpì alla testa con una pietra e, così, il santo morì. Immediatamente quella donna impazzì e prese quella stessa pietra e si colpì con essa. Quando la portarono alla tomba di Sant’Ipazio, questi intercedette presso Dio in suo favore. La donna fu guarita dalla grande anima compassionevole di Ipazio e visse il resto della sua vita nel pentimento e nella preghiera. Sant’Ipazio morì e prese dimora nel Regno eterno di Cristo Dio, nell’anno 326 d.C.

  1. SAN GIONA, METROPOLITA DI MOSCA

Giona nacque nella provincia di Kostrom. Nel dodicesimo anno di età fu tonsurato monaco e come tale visse a lungo nel monastero di Simonov a Mosca. Al tempo del metropolita Fozio, Giona divenne vescovo di Ryazn. Alla morte di Fozio, Giona fu eletto metropolita e inviato al patriarca di Costantinopoli per l’approvazione e la consacrazione. Allo stesso tempo, Isidoro, di origine bulgara, superò Giona e arrivò prima di lui a Costantinopoli e fu consacrato metropolita dei russi. Giona tornò alla sua cattedrale di Ryazn. Isidoro, il maligno, terminò la sua incombenza della sede metropolitana in modo nefasto. Isidoro partecipò al Concilio di Firenze [1439 d.C.] e poi, dopo tre anni, tornò a Mosca. Tutti lo attaccarono come apostata dall’Ortodossia e lo bandirono. Non si sa dove finì la sua vita. Giona, il pastore buono e saggio, salì al trono della sede metropolitana. Era un grande operatore di miracoli, “un discernitore” e un direttore spirituale. Quando gli Agariani circondarono Mosca, Giona li respinse con le sue preghiere. Negli ultimi anni desiderò di essere colpito da una malattia per poter soffrire e, attraverso il dolore, purificarsi completamente prima della sua partenza per l’altro mondo. Secondo i suoi desideri, Dio permise una piaga al piede, che fu preceduta da una visione a un certo sacerdote, Giacomo. Il santo morì a causa di queste ferite e prese dimora tra i cittadini celesti il 31 marzo 1461 d.C. Sulle sue reliquie si sono verificati molti miracoli. Un certo muto, di nome Giovanni, fu portato davanti alle reliquie del santo. Giovanni baciò la mano di Giona e, come raccontò in seguito, la mano lo afferrò per la lingua ed egli sentì un forte dolore. Quando la mano liberò la lingua, Giovanni tornò dalle persone che lo avevano portato e cominciò a parlare come se non fosse mai stato muto.

  1. IL SACERDOTE-MARTIRE AUDAS

Audas era un vescovo della città di Susa. Fu decapitato per Cristo nell’anno 418 d.C. in Persia dall’imperatore Yezdegird. Il suo diacono, San Beniamino, fu rilasciato dagli aguzzini con l’intesa che non avrebbe mai più predicato il Vangelo. All’inizio egli accettò, ma Beniamino non riuscì a sostenere questo nel suo cuore e continuò a diffondere la verità di Cristo tra la gente. Per questo Beniamino fu catturato e ucciso tre anni dopo San Audas, nell’anno 421 d.C.

  1. IL VENERABILE APOLLONIO

Apollonio era un famoso asceta egiziano. Nel suo quindicesimo anno di vita rinunciò al mondo e si ritirò su una montagna dove visse per quarant’anni nutrendosi di vegetazione. In seguito, fondò un monastero in cui vivevano cinquecento monaci. Morì serenamente nell’anno 395 d.C.

Inno di lode
VERITÀ

Conoscere la verità, comanda il Signore,
Chi conosce la verità, non si lascia schiavizzare.
Ai fedeli la verità dà la libertà,
e con la verità i fedeli dominano il mondo.
La falsità e la schiavitù sono come una sorgente e un fiume,
La falsità, perennemente in schiavitù, tiene il bugiardo.
La falsità è l’oscurità di mezzanotte che porta fuori strada
e per questa via conduce gli uomini nell’abisso.
La falsità incatena con la paura, la paura di tutti,
degli uomini, del mondo e dei demoni malvagi.
La verità è la luce che disperde le tenebre
e concede la libertà allo schiavo avvilito,
libertà dagli uomini, libertà dal mondo,
Libertà dalla paura e dai demoni maledetti.
Chi riconosce la verità, riceve la libertà,
Con la libertà, anche l’autorità su tutti gli avversari.
La culla per la libertà, la verità prepara,
perché senza verità non c’è vera libertà.

Riflessione
San Giovanni della Scala dice: “Chi in cuor suo è orgoglioso delle sue lacrime e condanna segretamente chi non piange, è come un uomo che chiede al re un’arma contro il suo nemico e poi si suicida con essa” (Gradino 7). Se il vostro cuore si è ammorbidito, sia per il pentimento davanti a Dio sia per la conoscenza dell’amore sconfinato di Dio verso di voi, non diventate orgogliosi nei confronti di coloro il cui cuore è ancora duro e insensibile. Ricordate quanto tempo è passato da quando avevate un cuore duro e insensibile. C’erano sette fratelli che stavano male in un ospedale. Uno di loro fu ristabilito e si alzò in piedi. Si affrettò a servire gli altri fratelli con amore fraterno e preoccupazione, affinché anche loro si riprendessero. Siate anche voi come quel fratello. Considerate che tutti gli uomini sono vostri fratelli, fratelli malati. Se sentite che Dio vi ha dato la salute prima di loro, sappiate che vi è stata data per misericordia, affinché anche voi, in quanto sani, possiate servire gli altri malati. Di cosa dobbiamo essere orgogliosi? Come se la salute venisse solo da noi stessi e non da Dio. Come se una buca di fango potesse pulirsi da sola e non da una fonte più profonda e più pulita.

Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù nella morte:

  1. Come il suo corpo giace pacificamente in una tomba;
  2. Come è sceso nello Spirito verso le anime dell’Ade per redimere le anime dei padri.

Omelia
Sulla gioia dopo il dolore

“Anche voi ora siete nell’angoscia. Ma io vi vedrò di nuovo e i vostri cuori si rallegreranno” (San Giovanni 16,22).

Il padre sale sul patibolo e i figli gli piangono intorno. Invece di essere consolato dai figli, è lui a consolare i suoi figli. Qualcosa di simile è accaduto al Signore e ai suoi discepoli. Camminando verso la sua amara morte, il Signore si rattrista più per il dolore dei suoi discepoli che per quello che deve sopportare. Li accarezza con la consolazione e li incoraggia con la profezia della nuova e imminente visione: “Ma io vi vedrò di nuovo”. È una profezia sulla risurrezione. Molte volte nostro Signore ha profetizzato la sua morte, ma quando ha profetizzato la sua morte, ha anche profetizzato la sua risurrezione. Non gli è mai successo nulla di imprevisto. Non ha profetizzato solo su di sé, ma anche su di loro [i discepoli]. Essi saranno in un grande dolore come una donna quando partorisce e sopporta il dolore. Come una donna dimentica il dolore e si rallegra quando partorisce “perché è nato un bambino nel mondo” (San Giovanni 16,22), così sarà per loro. Nella loro coscienza Cristo Signore non era completamente nella forma del Dio-Uomo. Finché lo hanno conosciuto come uomo sofferente e mortale, lo hanno conosciuto solo in parte; fino ad allora, il dolore della nascita dura nelle loro anime. Ma quando lo vedranno di nuovo, risorto e vivo, miracoloso e onnipotente, Signore di tutte le cose in cielo e in terra, il dolore e la tristezza cesseranno e la gioia apparirà nei loro cuori. Perché Cristo sarà completamente formato nella loro coscienza come Uomo-Dio e allora lo conosceranno nella sua pienezza e nella sua totalità. Solo allora Egli nascerà totalmente per loro.

Così per noi fratelli, finché lo conosciamo solo dalla sua nascita alla sua morte sul Golgota, conosciamo parzialmente il Signore Gesù. Lo conosceremo completamente solo quando lo conosceremo come il Risorto, il Vincitore sulla morte.

O Signore Onnivittorioso, abbi pietà di noi e con la tua risurrezione facci gioire come hai confortato e reso gioiosi i tuoi discepoli.




30 MARZO

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

30 marzo secondo il vecchio calendario della Chiesa

  1. IL VENERABILE GIOVANNI CLIMACO

Giovanni Climaco è l’autore de “La scala della divina ascesa”. Giovanni giunse sul monte Sinai quando era un giovane di sedici anni e vi rimase, prima come novizio sotto obbedienza, poi come recluso e infine come abate del Sinai fino al suo ottantesimo anno. Morì intorno all’anno 563 d.C. Il suo biografo, il monaco Daniele, dice di lui: “Il suo corpo salì sulle alture del Sinai, mentre la sua anima salì sulle alture del cielo”. Rimase in obbedienza al suo padre spirituale, Martirio, per diciannove anni. Anastasio del Sinai, vedendo il giovane Giovanni, profetizzò che sarebbe diventato abate del Sinai. Dopo la morte del padre spirituale, Giovanni si ritirò in una grotta, dove visse una difficile vita ascetica per vent’anni. Il suo discepolo, Mosè, un giorno si addormentò all’ombra di una grande pietra. Giovanni, in preghiera nella sua cella, vide che il suo discepolo era in pericolo e pregò Dio per lui. Più tardi, quando Mosè tornò, cadde in ginocchio e ringraziò il suo padre spirituale per averlo salvato da morte certa. Raccontò come, in sogno, sentì Giovanni che lo chiamava, saltò in piedi e, in quel momento, la pietra cadde. Se non fosse saltato, la pietra lo avrebbe schiacciato. Su insistenza della fraternità, Giovanni accettò di diventare abate e diresse la salvezza delle anime degli uomini con zelo e amore. Da qualcuno Giovanni sentì rimproverarsi che parlava troppo. Per non irritarsi, Giovanni rimase in silenzio per un anno intero e non pronunciò una parola finché i fratelli non lo implorarono di parlare e di continuare a insegnare loro la sua saggezza donata da Dio. In un’occasione, quando seicento pellegrini giunsero al monastero del Sinai, tutti videro un agile giovane in abiti ebraici che serviva a tavola e dava ordini ad altri servitori e li assegnava. All’improvviso, questo giovane scomparve. Quando tutti se ne accorsero e cominciarono a interrogarlo, Giovanni disse loro: “Non cercatelo, perché quello era Mosè il Profeta che serviva al mio posto”. Durante il periodo di silenzio nella grotta, Giovanni scrisse molti libri di valore, tra cui il più glorioso è “La scala”. Questo libro viene letto da molti, ancora oggi. In questo libro, Giovanni descrive il metodo per elevare l’anima a Dio, come se si salisse su una scala. Prima di morire, Giovanni designò come abate Giorgio, suo fratello in carne e ossa. Giorgio si addolorò molto per la sua separazione da Giovanni. Allora Giovanni gli disse che, se fosse stato ritenuto degno di stare vicino a Dio nell’altro mondo, lo avrebbe pregato di portarlo in cielo quello stesso anno. E così fu. Dopo dieci mesi, Giorgio riuscì a stabilirsi tra i cittadini del cielo, come il suo grande fratello Giovanni.

  1. MEMORIALE DI UN MONACO CHE MORÌ CON GIOIA E CHE NON GIUDICÒ MAI NESSUNO IN VITA SUA

Questo monaco era pigro, disattento e carente nella vita di preghiera; ma per tutta la sua vita non giudicò nessuno. Mentre moriva, era felice. Quando i confratelli gli chiesero come fosse possibile che con tanti peccati si possa morire felici, egli rispose: “Ora vedo degli angeli che mi mostrano una lettera con i miei numerosi peccati. Ho detto loro: “Nostro Signore ha detto: “Smettete di giudicare e non sarete giudicati” (San Luca 6,37). Io non ho mai giudicato nessuno e spero nella misericordia di Dio che non mi giudicherà”. E gli angeli strapparono il foglio. All’udire ciò, i monaci si stupirono e ne trassero insegnamento.

Inno di lode
SAN GIOVANNI DELLA SCALA (CLIMACO)

Come una specie di torcia sul Sinai, il Monte,
Giovanni risplendeva di luce celeste
Sottomettendo il corpo, sottometteva i suoi pensieri,
Trenta gradini, numerati verso la vittoria.
Strategia miracolosa, tattica meravigliosa
Come eredità, al guerriero spirituale ha donato
La guerra spirituale, che desidera apprendere
E in questa guerra vincere gloriosamente.
La “Scala”, tutta miracolosa, scritta dallo Spirito,
dopo la fine della terribile guerra,
quando Giovanni il vincitore, il mondo da se stesso liberò,
Come dono prezioso, la portò ai fratelli.
Un poema epico, che è l’anima dell’uomo,
quando dalla polvere desidera salire verso il cielo,
Un poema epico impressionante di lotta e sofferenza,
Un poema epico scintillante di fede e di speranza.
Questo, Giovanni, ci ha dato, illuminato da Dio,
Armi, tutte splendenti, a voi e a me.
E ora, davanti al Signore, Giovanni prega
Che il Signore si compiaccia di mandarci aiuto
Quando, per la scala, saliamo a Lui.
Che ci porga la sua mano, affinché noi
possiamo arrivare a Lui.

Riflessione
Se l’umiltà davanti agli uomini è necessaria per essere esaltati davanti a Dio e la fatica temporale per la vita eterna, cosa ti importa se qualcuno scuote la testa e ride della tua umiltà? Giovanni il Silenzioso [l’esicasta] fu vescovo ad Ascalon per dieci anni. Vedendo che gli onori degli uomini lo ostacolavano, si travestì da semplice monaco ed entrò nel monastero di San Saba il Santificato, dove fu incaricato di raccogliere legna e di far bollire le lenticchie per i lavoratori. Quando fu riconosciuto, si chiuse in una cella, dove visse per quarantasette anni, nutrendosi solo di verdure. È così che i Padri evitavano gli onori mondani, per i quali molti ai nostri giorni, con lotte estenuanti, dilapidano le loro anime fino a ridurle in polvere e cenere.

Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù nella morte:

  1. Come il suo corpo viene tolto dalla croce da Giuseppe d’Arimatea;
  2. Come Giuseppe e Nicodemo avvolgono il corpo del Signore in un telo di lino puro, lo ungono con unguenti e lo depongono in una tomba nuova;
  3. Come furono fedeli e non timorosi questi due uomini distinti tra i molti nemici di Cristo, in mezzo alla paura e ai dinieghi generali.

Omelia
Come riconoscere il Figlio dell’uomo tra le tenebre comuni

“In verità, costui era il Figlio di Dio” (Matteo 27,54).

Queste parole furono pronunciate dal capitano che svolgeva coscienziosamente il suo compito di soldato. Per ordine dei suoi superiori, doveva custodire il corpo di Cristo sul Golgota. Esternamente, come una macchina, ma internamente, un’anima sveglia.

Egli, soldato romano, pagano e idolatra, vide tutto ciò che era accaduto al momento della morte di Cristo Signore e gridò: “Veramente questo era il Figlio di Dio”. Non conoscendo il Dio unico e non conoscendo la Legge e i Profeti, egli comprese immediatamente ciò che i sacerdoti del Dio unico e le autorità della Legge e dei Profeti non erano in grado di comprendere! In questa occasione, la parola di Dio si avverò. “Io sono venuto nel mondo per il giudizio, perché quelli che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi” (San Giovanni 9,39). In verità, colui che era cieco nello spirito vedeva e coloro che pensavano di vedere erano completamente accecati. Non era forse possibile che gli anziani dei Giudei non vedessero il sole oscurato, non sentissero il terremoto, non notassero come le rocce erano spaccate, non vedessero che il velo del Tempio era squarciato, non riconoscessero molti dei santi usciti da tombe aperte e apparsi a Gerusalemme? Essi videro tutto questo e furono tutti accuratamente testimoni di tutto questo. Tuttavia, i loro spiriti rimasero ciechi e i loro cuori di pietra. Tutte queste manifestazioni, quelle impressionanti e insolite, probabilmente le interpretarono come farebbero i miscredenti di oggi: incidenti e illusioni. I pagani di tutti i tempi interpretano tutto come incidenti o autoinganni ogni volta che il dito di Dio appare per rimproverare gli uomini, per dirigerli o per informarli. Il capitano romano Longino, che era il nome del soldato, vide tutto ciò che accadeva senza pregiudizi e sotto la croce confessò la sua fede nel Figlio di Dio. La sua esclamazione non fu strappata accidentalmente dal suo cuore spaventato. Ma fu la sua confessione di fede, per la quale in seguito depose la sua vita per abbracciare una vita migliore nel Regno di Cristo.

O fratelli, quanto è grande questo capitano romano che, vedendo il Signore senza vita tra i ladri crocifisso sul letamaio del Golgota, lo riconobbe come Dio e lo confessò come Dio. O fratelli, quanto sono meschini quei cristiani che riconoscono il Signore risorto, glorificato, vincitore e portatore di vittoria attraverso migliaia di suoi santi, ma che tuttavia conservano nel loro cuore il dubbio come un serpente velenoso che li avvelena ogni giorno e seppellisce la loro vita nelle tenebre eterne.

O Signore crocifisso e risorto, abbi pietà di noi e salvaci!




BESSARIONE

ἀββᾶ Βισαρίωνος

I detti di Bessarione qui registrati sono riportati in prima persona dal suo discepolo Doulas. Il n. 4 lo ritrae in visita a Giovanni di Licopoli al momento della distruzione dei templi pagani di Alessandria nel 391, quando il Serapione fu rovesciato. Teofilo di Alessandria, sembra che abbia usato i monaci copti più semplici come truppe d’assalto nei suoi conflitti contro il paganesimo e l’eresia. Nello stesso detto n. 4 si apprende la presenza nel deserto anche di donne ascete.

1. Abba Doulas, discepolo di Abba Bessarione, disse: “Un giorno, mentre camminavamo lungo il mare, ebbi sete e dissi ad Abba Bessarione: “Padre, ho molta sete”. Egli fece una preghiera e mi disse: “Bevi un po’ di acqua del mare”. L’acqua si rivelò dolce quando ne bevvi. Ne versai anche un po’ in una bottiglia di cuoio per paura di avere sete più tardi. Vedendo questo, il vecchio mi chiese perché ne prendevo un po’. Gli ho detto: “Perdonami, è per paura di avere sete più tardi”. Allora il vecchio disse: “Dio è qui, Dio è ovunque”.

2. Un’altra volta, quando Abba Bessarione ebbe l’occasione di farlo, disse una preghiera e attraversò il fiume Chrysoroas a piedi e poi continuò il suo cammino. Pieno di meraviglia, chiesi perdono e gli dissi: “Come sentivi i tuoi piedi mentre camminavi sull’acqua?”. Egli rispose: “Sentivo l’acqua solo fino ai talloni, ma il resto era asciutto”.

3. Un altro giorno, mentre andavamo a trovare un anziano, il sole stava tramontando. Allora Abba Bessarione disse questa preghiera: “Ti prego, Signore, che il sole si fermi finché non raggiungiamo il tuo servo”. E questo è ciò che accadde.

4. Un altro giorno, quando arrivai alla sua cella, lo trovai in piedi a pregare con le mani alzate verso il cielo. Per quattordici giorni rimase così. Poi mi chiamò e mi disse di seguirlo. Andammo nel deserto. Avendo sete, gli dissi: “Padre, ho sete”. Allora, prendendo la mia pelle di pecora, il vecchio andò lontano quanto un tiro di sasso, dopo aver pregato, la riportò indietro, piena d’acqua. Poi ci incamminammo e arrivammo a una grotta dove, entrando, trovammo un fratello seduto, impegnato a intrecciare una corda. Egli non alzò gli occhi verso di noi, né ci salutò, poiché non voleva conversazione con noi. Allora il vecchio mi disse: “Andiamo; senza dubbio l’anziano non è sicuro di dover parlare con noi”. Continuammo il nostro viaggio verso Licopoli, fino a raggiungere la cella di Abba Giovanni. Dopo averlo salutato, pregammo, poi il vecchio si sedette per parlare della visione che aveva avuto. Abba Bessarione disse che gli era stato comunicato che i templi sarebbero stati abbattuti. E così è stato: sono stati abbattuti. Al nostro ritorno, tornammo alla grotta dove avevamo visto il fratello. Il vecchio mi disse: “Entriamo a vederlo; forse Dio gli ha detto di parlarci”. Quando entrammo, lo trovammo morto. Il vecchio mi disse: “Vieni, fratello, prendiamo il corpo; è per questo motivo che Dio ci ha mandato qui”. Quando prendemmo il corpo per seppellirlo, ci accorgemmo che era una donna. Pieno di stupore, il vecchio disse: “Vedi come le donne trionfano su Satana, mentre noi ci comportiamo ancora male nelle città”. Dopo aver reso grazie a Dio, che protegge coloro che lo amano, ce ne andammo.

5. Un giorno giunse a Scete un uomo posseduto da un demonio; si pregò su di lui, ma il demonio non lo lasciava, perché era ostinato. I sacerdoti dissero: “Cosa possiamo fare contro questo demonio? Nessuno può scacciarlo, eccetto Abba Bessarione, ma se lo chiamiamo, non verrà nemmeno in Chiesa. Allora facciamo così: visto che viene in chiesa presto, prima di tutti gli altri, facciamo dormire il posseduto qui e quando viene, manteniamo la nostra preghiera e diciamogli: “Abba, sveglia il fratello”. Questo è ciò che fecero. Quando il vecchio arrivò di buon’ora, si attennero alla loro preghiera e gli dissero: “Sveglia il fratello”. Il vecchio gli disse: “Alzati e vai”. Immediatamente il demonio si allontanò da lui e da quel momento fu guarito.

6. Abba Bessarione disse: “Per quattordici giorni e notti sono rimasto in piedi in mezzo ai cespugli di spine, senza dormire”.

7. Un fratello che aveva peccato fu allontanato dalla Chiesa dal sacerdote. Abba Bessarione si alzò e andò con lui, dicendo: “Anch’io sono un peccatore”.

8. Lo stesso Abba Bessarione disse: “Per quattordici anni non mi sono mai sdraiato, ma ho sempre dormito seduto o in piedi”.

9. Lo stesso Abba disse: “Quando sei in pace, senza dover lottare, umiliati per paura di essere sviato dalla gioia, che è inopportuna; noi ci magnifichiamo e siamo così consegnati alla guerra. Spesso, infatti, a causa della nostra debolezza, Dio non permette che siamo tentati, per paura che veniamo sopraffatti”.

10. Un fratello che condivideva l’alloggio con altri fratelli chiese a Abba Bessarione: “Cosa devo fare?”. L’anziano rispose: “Stai in silenzio e non fare paragoni con gli altri”.

11. Abba Bessarione, in punto di morte, disse: “Il monaco deve essere come i Cherubini e i Serafini: tutto occhio”.

12. I discepoli di Abba Bessarione raccontarono che la sua vita era stata come di un uccello dell’aria, o di un pesce, o di un animale che vive sul terreno, passando tutto il tempo della sua vita senza problemi o inquietudini. La cura di una casa non lo turbava e il desiderio di un luogo particolare non sembrava mai dominare la sua anima, così come non lo faceva l’abbondanza di piaceri, o il possesso di case o la lettura di libri. Ma sembrava completamente libero da tutte le passioni del corpo. Sostenendosi con le cose buone a venire, saldo nella forza della sua fede, viveva nella pazienza, come un prigioniero che viene condotto dappertutto, soffre sempre il freddo e la nudità, bruciato dal sole e sempre all’aria aperta, affliggendosi ai margini del deserto come un vagabondo. Trovava il suo piacere ad essere trasportato nelle vaste estensioni delle sabbie inabitate come davanti ad un mare. Quando gli capitava di arrivare in luoghi più piacevoli, dove i fratelli vivevano una vita in comune, si sedeva fuori dal cancello, piangendo e lamentandosi come un naufrago che viene scaraventato dai flutti sulla terra. Così, se uno dei fratelli che usciva lo trovava lì, seduto come uno dei poveri mendicanti che vivono nel mondo e pieno di compassione si avvicinasse a lui, chiedendogli: “Uomo, perché piangi? Se hai bisogno di qualcosa per quanto ci è possibile faremo in modo che tu la riceva. Entra, condividi la nostra tavola e riposati”, lui rispondeva: “Non posso vivere sotto un tetto finché non avrò ritrovato le ricchezze della mia casa”, aggiungendo che aveva perso grandi ricchezze in vari modi. Sono caduto tra i pirati, ho subito un naufragio, ho disonorato il mio rango, passando dalla gloria all’ignominia”. Il fratello, commosso da queste parole, tornò indietro, portando un boccone di pane e glielo diede, dicendo: “Prendi questo, padre, tutto il resto, come dici tu, te lo restituirà Dio: la casa, l’onore e le ricchezze di cui parli”. Ma egli, lamentandosi ancora di più, sospirò profondamente e aggiunse: “Non posso dire se ritroverò le cose buone perdute che cerco, ma preferisco ancora di più ogni giorno rischiare di morire, senza avere tregua a causa delle mie grandi calamità: così devo sempre vagare, per terminare la mia corsa”.




BASILIO IL GRANDE

ἄγιος Βασίλειος

Basilio il Grande (330 ca. – 379 ca.) era fratello di Gregorio di Nissa e Macrina. Dopo aver ricevuto un’eccellente educazione si fece monaco in Siria e in Egitto e si stabilì per un certo periodo come eremita a Neocaesarea (358). Nel 370 Eusebio come vescovo di Cesarea fu il difensore dell’ortodossia contro l’eresia di Ario. Organizzò la vita monastica a Cesarea riportando la struttura e l’organizzazione appresi in Egitto anche se San Basilio prediligeva la vita cenobitica a quella eremitica.  Presentò in due libri i precetti per la vita monastica, chiamati Regola lunga e Regola breve; quest’ultima fu rivista da Teodoro lo Studita all’inizio del IX secolo. Sono un documento fondamentale per il monachesimo orientale.

1. Uno degli anziani disse: “Quando un giorno San Basilio venne al monastero, dopo la consueta esortazione disse all’abate: “Hai qui un fratello che sia obbediente?”. L’altro rispose: “Sono tutti tuoi servitori, maestro, e impegnati per la loro salvezza”. Ma egli ripeté: “Hai un fratello che sia veramente obbediente?”. Allora l’abate gli condusse un fratello e San Basilio lo utilizzò per servire durante il pasto. Quando il pasto fu terminato, il fratello gli portò dell’acqua per sciacquarsi le mani e San Basilio gli disse: “Vieni qui, così che anch’io possa offrirti dell’acqua”. Il fratello permise al vescovo di versare l’acqua. Poi San Basilio gli disse: “Quando entrerò nel santuario, vieni, così ti ordinerò diacono”. Fatto questo, lo ordinò sacerdote e lo portò con sé nel palazzo vescovile per la sua obbedienza”.




29 MARZO

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

29 marzo secondo il vecchio calendario della Chiesa

  1. SAN MARCO, CONFESSORE E VESCOVO DI ARETHUSA, IN SIRIA

Le sofferenze di Marco ci vengono raccontate da San Gregorio il Teologo e dal Beato Teodoro. Secondo questo resoconto, Marco, durante il regno dell’imperatore Costantino, distrusse un tempio pagano e convertì molti alla fede di Cristo. Quando Giuliano salì al trono e, poco dopo, apostatò dalla fede di Cristo, anche un cittadino di Aretusa rinnegò Cristo e tornò al paganesimo. Così insorsero contro Marco perché aveva distrutto il loro tempio, chiedendo che ricostruisse il tempio o che pagasse una grossa somma di denaro. Poiché l’anziano Marco si rifiutò di fare una delle due cose, fu fustigato, deriso e trascinato per le strade. Poi gli tagliarono le orecchie con un filo sottile ma resistente. Poi lo spogliarono, lo strofinarono con il miele e lo lasciarono legato a un albero nel caldo dell’estate, affinché fosse punto da vespe, zanzare e calabroni. Il martire di Cristo sopportò tutto senza lamentarsi. Marco era molto vecchio, ma nel suo volto brillava come un angelo. I pagani ridussero ancora di più il prezzo per il loro tempio e alla fine chiesero a Marco una somma insignificante, che avrebbe potuto facilmente dare, ma egli rifiutò di dare anche una sola moneta per questo scopo. La sua pazienza fece un’enorme impressione sui cittadini, che cominciarono ad ammirarlo e a compatirlo. Allora abbassarono il costo del tempio praticamente a zero, per permettergli di vivere. Infine, gli permisero di andare in libertà, e uno dopo l’altro tutti ricevettero istruzioni da lui e tornarono alla fede di Cristo. Nello stesso periodo, nella città di Eliopoli, ai piedi del Monte Libano, Cirillo, un diacono, soffrì per un atto simile. Nel periodo in cui il cristianesimo godeva di libertà, Cirillo distrusse alcuni idoli e, sotto Giuliano l’Apostata, fu brutalmente torturato. I pagani erano talmente in collera contro di lui che, quando lo uccisero, gli strapparono e aprirono le viscere con i denti. Lo stesso giorno in cui San Cirillo soffrì, anche molti altri soffrirono. I pagani dispettosi fecero a pezzi i loro corpi, li mescolarono con l’orzo e li diedero in pasto ai maiali. La punizione li raggiunse rapidamente: tutti i loro denti caddero e dalle loro bocche uscì un fetore insopportabile.

  1. IL VENERABILE GIOVANNI L’EREMITA

Giovanni era figlio di Giuliana, una donna cristiana dell’Armenia. Da giovane lasciò la madre e si ritirò nel deserto, completamente infiammato dall’amore per Cristo Signore. Nel deserto si abbandonò dapprima alla guida di un direttore spirituale, Pharmutius, che era stato ritenuto così degno davanti a Dio che un angelo di Dio gli portava ogni giorno il pane. In seguito, il giovane Giovanni si allontanò e si ritirò in solitudine. Si calò in un pozzo asciutto dove trascorse dieci anni di digiuni, preghiere e veglie. San Pharmutius portò del pane dall’angelo e glielo diede. Affinché Giovanni non si inorgoglisse, l’angelo di Dio non volle dare il pane al giovane Giovanni personalmente, ma attraverso il suo padre spirituale Pharmutius. Dopo dieci anni di difficile mortificazione nel pozzo, San Giovanni si presentò al Signore. Le sue reliquie si rivelarono prodigiose. Visse e fu glorificato da Dio e dagli uomini nel IV secolo.

Inno di lode
IL SIGNORE, EROE DEGLI EROI

Il Signore degli eroi, tutti gli eroi riunisce,
Tutti coloro che possono mantenere la Fede,
Fedeli a Dio e fino alla morte;
E chi può, sopportando le sofferenze,
offrire un ringraziamento a Dio
tanto da essere delle loro sofferenze orgogliosi;
E chi può perdonare gli altri,
e ricevere le offese come lodi;
E ancora, chi può istruire
Dal sentiero peccaminoso alla rettitudine ritornare
con un’anima dolente e compassionevole,
E chi può essere misericordioso,
Nella gioia degli altri, gioire,
e con chi ha il pianto nel cuore, piangere;
E che può, lui stesso, trattenersi
da azioni, parole e pensieri malvagi,
dall’eccesso di bevande e di cibo
Chi non si compiace del suo corpo
ma lo considera una pattumiera temporanea
Sul campo di battaglia, dal quale lotta per preservare
la sua anima donata da Dio per preservarla,
per preservare la fede cristiana,
affinché possa entrare nella città del Paradiso,
dove si trova il Regno del Signore degli Eroi,
Dove, con gli eroi, regna l’Eroe,
Con gli eroi, non di questo mondo.

Riflessione
Gli spiritisti dei nostri giorni accettano ogni manifestazione del mondo spirituale come se fosse inviata da Dio, e subito si vantano che Dio è stato “rivelato” a loro. Conoscevo un monaco ottantenne che tutti rispettavano come grande direttore spirituale. Alla mia domanda: “Hai mai visto in vita tua qualcosa del mondo spirituale?”, il monaco mi rispose: “No, mai, sia lodata la Misericordia di Dio”. Vedendo che ero stupito di questo, disse: “Ho costantemente pregato Dio che non mi apparisse nulla, in modo che, per caso, non cedessi all’orgoglio e ricevessi un diavolo caduto come angelo. Finora Dio ha ascoltato le mie preghiere”. Questo esempio registrato mostra quanto gli anziani fossero umili e prudenti. Il diavolo, vestito della luce di un angelo, apparve a un certo monaco e gli disse: “Sono l’arcangelo Gabriele e sono stato mandato da te”. A ciò, il fratello rispose: “Pensa! Non sei stato mandato da qualcun altro, perché non sono degno di vedere un angelo?”. Il diavolo divenne immediatamente invisibile e scomparve.

Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù nella morte:

  1. Come le tenebre avvolgono tutti;
  2. Come la paura entra in tutti i presenti sotto la croce;
  3. Come il capitano della guardia, spaventato, grida: “Veramente questo era il Figlio di Dio!”. (Matteo 27, 54).
  4. Come si è adempiuta la profezia della morte di nostro Signore.

Omelia
Sulla miracolosa apertura dei sepolcri

“Le tombe furono aperte e i corpi di molti santi che si erano addormentati furono risuscitati” (San Matteo 27,52).

Oh, che grande segno! I corpi morti di uomini e donne santi riconobbero Colui che, sulla croce, morì nel dolore; ma le anime morte degli anziani dei Giudei non lo riconobbero. L’intera creazione tremò, ma solo le anime criminali di Anna, Caifa ed Erode non tremarono. I santi morti si mostrarono più sensibili dei peccatori vivi. Come potevano i santi morti rimanere indifferenti nei confronti del loro Creatore sulla croce, quando nemmeno le pietre morte potevano rimanere indifferenti? Com’è possibile che durante questo evento, per il quale la terra tremò e il sole si oscurò, i corpi dei giusti potessero dormire nelle tombe, coloro che hanno adempiuto alla Sua Dispensazione dell’Antico, coloro che hanno sperato in Lui per la vita, coloro che hanno profetizzato su di Lui e, con la speranza in Lui, hanno chiuso gli occhi?

Oh, che grande segno! Oh, che grande conforto per noi che speriamo nella risurrezione! Infatti, secondo la nostra debolezza e la nostra poca fede, potremmo dire: “Veramente Cristo è risorto”. Ma saremo anche noi risorti? Cristo è risorto con la sua stessa potenza, ma come risorgeremo noi? Chissà se Dio ci risusciterà con la sua stessa potenza. Ecco la consolazione, ecco la prova: “Le tombe furono aperte e i corpi di molti santi che si erano addormentati furono risuscitati”. Questo significa che la morte non è riuscita ad annientare nemmeno l’uomo comune. Questo significa che coloro che sono molto più in basso di Cristo non sono morti come pietre, ma sono vivi come angeli. Questo significa che un giorno anche i nostri corpi usciranno dalle tombe, che vivremo anche noi. Tutto ciò che il Signore ha detto è comprovato e trabocca di innumerevoli testimonianze. Conoscendo la debolezza della nostra fede, Egli ha dimostrato la profezia della sua risurrezione non solo con la sua particolare risurrezione, ma anche con la risurrezione di molti corpi dai sepolcri al momento della sua morte.

O fratelli, nessuno di noi avrà la minima scusa per non credere nella vita dopo la morte.

O Signore, Onnipotente, rafforza i fedeli nella fede e riporta gli infedeli alla fede.