LE CONSEGUENZE DELLA CONQUISTA FRANCA
Tratto da A. Barbero, Carlo Magno, Un padre dell’Europa
a) La nascita dello Stato Pontificio
Già prima della resa di Desiderio, Carlo era così sicuro del fatto suo che poté lasciare l’assedio di Pavia per andare a festeggiare la Pasqua del 774 a Roma, che visitava per la prima volta. Accolto da papa Adriano con gli onori, a dire il vero abbastanza moderati, spettanti all’esarca di Ravenna e al patrizio dei Romani, Carlo salì in ginocchio gli scalini di San Pietro, baciandoli uno per uno, a conferma della poderosa potenza sacrale che risiedeva, ai suoi occhi, in quel luogo di cui s’era fatto protettore. Ma il momento più importante del soggiorno romano furono i negoziati fra il re e il papa, sul cui effettivo andamento siamo tuttora in dubbio, anche per le discordanze fra i cronisti di parte franca e di parte pontificia. Certamente i due rinnovarono il patto di amicizia stretto vent’anni prima fra Pipino e Stefano II; inoltre, Adriano chiese a Carlo di confermare una promessa scritta che suo padre aveva firmato in quell’occasione. Questo documento venne letto al re, che secondo i cronisti pontifici accettò di sottoscriverlo; esso allargava a dismisura i territori governati direttamente dal papa, la cosiddetta «repubblica di San Pietro», riconoscendogli la sovranità su gran parte d’Italia, mentre ai Franchi restavano soltanto l’arco alpino e la pianura padana fino a Pavia, e a Bisanzio la Calabria, la Sicilia e la Sardegna.
Questo racconto ha sollevato più d’un dubbio fra gli storici, poco persuasi che Carlo, e prima di lui Pipino, abbiano potuto assumere un impegno così grave. Ma anche ammettendo che si debba prestar fede alla versione pontificia, bisogna pensare che l’incontro fra Carlo e Adriano avvenne quando la guerra contro i Longobardi era ancora in corso, Desiderio resisteva in Pavia assediata e gli assetti futuri della Penisola erano tutti da decidere; sicché non ci si deve sorprendere se, quando ebbe assunto personalmente la corona di re dei Longobardi, Carlo preferì ripensarci. Quel che è certo è che si guardò bene dall’attuare un impegno che, se preso alla lettera, avrebbe significato la dissoluzione del suo nuovo regno: l’autorità del papa venne riconosciuta soltanto sull’antico ducato di Roma, accresciuto della Sabina, e sui territori già bizantini dell’Esarcato e della Pentapoli, collegati da una striscia di territorio appenninico. La «repubblica di San Pietro», alla cui costruzione i pontefici avevano lavorato fin dall’inizio dell’VIII secolo, assumeva così il profilo più o meno definitivo di quello Stato Pontificio i cui ultimi avanzi crolleranno solo mille anni dopo, sotto il cannone di Porta Pia.