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IL MONACHESIMO A MATERA IN BASILICATA

“Le grotte della Murgia materana sono state l’habitat ideale per i monaci eremiti che le hanno abitate nei secoli. Sono circa 155 ad oggi le chiese rupestri presenti tra la città e il circondario: cripte, monasteri, basiliche ipogee, santuari, testimonianze preziosissime di questa presenza.

È durante l’Alto Medioevo che la Basilicata diventa base ideale del monachesimo. Lontani dalla chiesa istituzionale e improntati sulla ricerca introspettiva dell’uomo, i monaci trovarono nelle grotte della Murgia un luogo sicuro dalle persecuzioni dell’iconoclastia, e anche un interessante modo per isolarsi nella preghiera e condurre una vita ascetica. Queste grotte, scavate nella roccia tufacea, sono testimonianze della comunità di monaci benedettini e bizantini nelle quali vivevano e pregavano. Nel tempo si sono intrecciati gli stili e alcune grotte e Chiese rupestri di impostazione architettonica latina, presentano elementi bizantini e viceversa, contaminandosi a vicenda.

Nella loro vita semplice ed essenziale, i monaci hanno impreziosito questi ambienti lasciando ai posteri testimonianze artistiche di grande pregio: i cicli cristologici, l’iconografia mariana, gli apostoli, l’Arcangelo Michele, i santi orientali e occidentali, elementi scultorei, altari, i luoghi delle penitenze, i giacigli utilizzati per dormire.

Tra le varie chiese rupestri, spicca per i suoi affreschi del X secolo ben conservati, la Cripta del Peccato Originale, che ripropone alcune scene della Genesi.

Il fenomeno del monachesimo proseguì per molti secoli, addirittura fino al Rinascimento. Dopodiché la gran parte delle chiese venne utilizzata per altri scopi: ricovero per animali, cantine e altro ancora”.

NOTA: foto da un nostro recente viaggio a Matera