14 MAGGIO

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

14 Maggio secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. IL SANTO MARTIRE ISIDORO

Durante il regno di Decio, Isidoro fu arruolato con la forza dall’isola di Chio per il servizio militare. Fin dall’infanzia, Isidoro aderì alla fede di Cristo e trascorse tutta la sua vita nel digiuno, nella preghiera e nelle opere buone. Ma quando nell’esercito Isidoro si dichiarò cristiano, il comandante lo sequestrò, gli impose una risposta e gli consigliò di rinnegare Cristo e di offrire sacrifici agli idoli. Il santo rispose: “Anche se uccidete il mio corpo, non avete alcuna autorità sulla mia anima. Io possiedo il vero Dio vivente, Gesù Cristo, che ora vive in me e dopo la mia morte sarà con me e io sono in Lui e resterò in Lui e non smetterò mai di confessare il Suo Santo Nome finché la mia anima sarà nel mio corpo”. Per prima cosa, il comandante ordinò che Isidoro fosse frustato con code di bue e poi gli tagliarono la lingua. Anche senza la lingua, Isidoro, per lo Spirito di Dio, parlava e confessava il Nome di Cristo. Nel frattempo, il castigo di Dio si abbatté sul comandante ed egli, improvvisamente, divenne muto. Infine, il comandante muto fece segno di decapitare Isidoro. Isidoro fu entusiasta di questa sentenza e, dopo aver lodato Dio, si recò al patibolo dove fu decapitato nell’anno 251 d.C. Il suo compagno, Ammone, seppellì il suo corpo e in seguito anche lui soffrì e ricevette la corona del martirio.

  1. IL VENERABILE SERAPIONE, IL SINDONITA

Sindone significa “telo di lino” in cui venivano avvolti i corpi dei morti. Serapione era chiamato il Sindonita perché copriva il suo corpo nudo con un unico telo di lino. Portava in mano un libro dei Vangeli. Serapione viveva come un uccello senza tetto e senza preoccupazioni, spostandosi da un luogo all’altro. Diede la sua sindone a un bisognoso che tremava per il gelo e rimase completamente nudo. Quando qualcuno gli chiese: “Serapione, chi ti ha scoperto?”. Egli indicò i Santi Vangeli e disse: “Questo!”. In seguito diede persino il libro dei Vangeli come riscatto per un uomo indebitato il cui creditore lo minacciava di prigione per questo debito. Una volta ad Atene, non mangiò nulla per quattro giorni perché non aveva nulla a disposizione e cominciò a piangere per la fame. Quando i filosofi ateniesi gli chiesero perché gridasse così, Serapione rispose: “Avevo tre debiti; due li ho soddisfatti, ma il terzo mi tormenta ancora. Il primo creditore è la lussuria carnale, che mi ha tormentato fin dalla giovinezza; il secondo creditore è l’avarizia e il terzo creditore è lo stomaco. Questi due mi hanno lasciato, ma il terzo mi tormenta ancora”. I filosofi gli diedero una moneta d’oro per comprare del pane. Andò da un fornaio, comprò solo una pagnotta, lasciò la moneta d’oro e se ne andò. In età avanzata, si presentò pacificamente al Signore nel V secolo.

  1. BEATO ISIDORO, “FOLLE PER CRISTO”

Isidoro era di origine tedesca. Giunto a Rostov, si innamorò della fede ortodossa e, non solo divenne comunicante della Chiesa ortodossa, ma assunse la difficile vita di ascesi come “folle per Cristo”. Andava in giro completamente vestito di stracci. Fingendo follia, passava l’intera giornata a insegnare agli uomini e la notte a pregare. Trascorreva le notti in una capanna fatta di rami che aveva costruito in un terreno fangoso. Grandi e impressionanti furono i miracoli che questo santo compì sia in vita che dopo la morte. A un mercante, che era stato gettato da una barca e stava annegando in mare, Isidoro apparve camminando sull’acqua e lo condusse a riva. Quando i servitori del principe di Rostov rifiutarono a Isidoro un bicchiere d’acqua che aveva chiesto e lo scacciarono dalla porta, tutti i vasi con il vino si prosciugarono. Quando Isidoro morì nella sua capanna, il 14 maggio 1484 d.C., tutta Rostov profumò di un aroma meraviglioso. Il mercante che il Beato Isidoro aveva salvato dal mare eresse una Chiesa in suo onore nel luogo in cui si trovava la sua capanna.

Inno di lode
BEATO ISIDORO, FOLLE PER CRISTO

Il beato Isidoro lottò con sé stesso
fino a diventare senza passione, come un albero appassito,
Ma anche un albero appassito, le api lo riempiono di miele,
e dall’arida rupe a volte sgorga una sorgente.
Il corpo del beato, con lo Spirito è riempito
Con il miele della Grazia, il cuore si addolcisce.
Nel corpo stolto, la fonte della potenza di Dio,
Nelle misere vesti, il tesoro nascosto,
Il meraviglioso Isidoro, sul mucchio dell’immondizia,
Per le strade gridava, saltava e fuggiva,
senza tetto, senza pane e senza amici,
ma sotto l’occhio vigile del suo Creatore.
Per gli uomini vani era un “insegnamento”.
e per le bestie legate alla terra, un rimprovero;
Egli, con la sua vita, come se volesse dire:
Uomini, le vostre preoccupazioni vi portano alla disgrazia.
Non è fortunato chi ruba a Dio,
ma chi solo possiede Dio come un tesoro.

Riflessione
Il peccato che serve a scandalizzare gli altri è un peccato duplice. Un uomo saggio si sforza di non scandalizzare nessuno e non induce nessuno al peccato con il suo esempio peccaminoso. Sant’Ambrogio elogia la sagacia dell’imperatore Valentiano, morto in giovane età, citando questi esempi della sua vita: “L’imperatore, sentendo che si parlava di lui in tutta Roma come di un appassionato cacciatore e amante delle bestie selvatiche – cosa che in realtà non era – e che questa passione lo distoglieva dai suoi doveri di Stato, ordinò immediatamente che fossero uccise tutte le bestie selvatiche che aveva in custodia. Inoltre, dopo aver appreso che alcuni malintenzionati avevano messo in giro la voce che egli pranzava in anticipo (volendo con ciò presentarlo come un goloso), l’imperatore si impose un rigido digiuno sia in privato che in pubblico. Prima dei pranzi pubblici lo si vedeva raramente mettere in bocca un boccone di cibo. E ancora, quando le sue sorelle litigavano con un certo uomo per alcune proprietà, l’imperatore, pur avendo il diritto di giudicare la disputa, dirigeva la causa in pubblico per non essere accusato di parzialità”. In effetti, con grande timore, questo pio imperatore sostenne le parole del Signore: “Guai a chi offende [scandalizza] uno di questi piccoli” (San Matteo 186).

Contemplazione
Contemplare l’azione di Dio Spirito Santo sugli Apostoli:

  1. Come lo Spirito Santo guida gli Apostoli attraverso tutti i dolori e le tribolazioni, riempiendo i loro cuori di consolazione e di gioia;
  2. Come lo Spirito Santo fa crescere e fruttificare il seme del Vangelo che gli Apostoli seminano in tutto il mondo, anche dove sembra che sia stato sparso invano.

Omelia
Su Cristo come ramo di Davide

In quei giorni e in quel tempo farò crescere il ramo della giustizia fino a Davide, ed egli eseguirà il giudizio e la giustizia nel paese” (Geremia 33,15)”.

Con queste parole, il santo profeta Geremia profetizza la venuta del Santo Salvatore del mondo dalla stirpe di Davide. Il Ramo di giustizia è Gesù Cristo stesso. Queste parole non potevano riferirsi a nessun altro, poiché al momento della venuta del Signore Gesù, sul trono di Gerusalemme non sedeva più un principe della stirpe di Davide, bensì uno straniero, Erode l’Idumeo. Da allora fino ad oggi non c’è stato nessun altro ramo importante di Davide, né come governante mondano né come governante spirituale. Al tempo della natività di Cristo, gli appartenenti alla tribù di Davide erano pochi e sconosciuti e impoveriti. Tra questi si annoveravano la Vergine Tutta Santa e l’anziano e giusto Giuseppe, il falegname. È chiaro quindi che negli ultimi mille anni, da quando è stata pronunciata questa profezia, non è apparso nessun altro maestoso ramo della stirpe di Davide, tranne il Signore Gesù. Ciò risulta più chiaro dalle parole che seguono: “Come non si può numerare l’esercito del cielo e non si può misurare la sabbia del mare, così moltiplicherò la discendenza di Davide, mio servo, e i leviti che mi assistono” (Geremia 33,22). Queste parole si possono applicare solo ai discendenti spirituali di Davide attraverso Cristo Signore, cioè ai cristiani, perché solo il numero dei cristiani (e non dei discendenti fisici di Davide, che non ci sono affatto), per questi venti secoli, può essere misurato con le stelle del cielo e con la sabbia del mare.

O fratelli, rallegriamoci di appartenere anche noi cristiani a questo innumerevole popolo di Dio; al più grande popolo della storia del mondo sia per numero che per carattere. Rallegriamoci ancora di più di appartenere a questo celeste Ramo di Davide che, con il suo sangue, ci ha riscattati dagli stranieri, ci ha adottati e ci ha resi eredi e coeredi del regno eterno.

O, Signore onnipotente, Tu hai riscattato noi figli prodighi dalla spregevole umiliazione e dalla fame e ci hai resi figli del Regno.

A Te sia gloria e grazie sempre. Amen.