02 MAGGIO

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

02 Maggio secondo l’antico calendario della Chiesa

  1. I SANTI MARTIRI ESPERO, ZOE, CIRIACO E TEODULO

Durante il regno dell’imperatore Adriano (117-138 d.C.), un pagano di nome Catallo acquistò come schiavi Espero, sua moglie Zoe e i loro figli Ciriaco e Teodulo. Poiché erano cristiani convinti, non volevano assaggiare nulla dei sacrifici agli idoli e, ciò che veniva loro offerto, lo gettavano ai cani e loro stessi avevano fame ma sopportavano. Venuto a conoscenza di ciò, Catalo si infuriò e cominciò a torturare crudelmente i suoi schiavi. All’inizio torturò i bambini, ma questi rimasero incrollabili nella Fede e, anzi, cercarono torture più dure dai loro persecutori. Infine, tutti e quattro furono gettati in una fornace ardente dove, dopo preghiere di ringraziamento, consegnarono le loro anime al Signore. I loro corpi rimasero intatti e non furono consumati dal fuoco.

  1. SANT’ATANASIO IL GRANDE, ARCIVESCOVO DI ALESSANDRIA

In questo giorno si commemora la traslazione delle reliquie di Sant’Atanasio e i miracoli compiuti dalle sue reliquie. La vita e l’opera di questo grande santo sono ricordate il 18 gennaio.

  1. I SANTI MARTIRI BORIS E GLEB

Boris e Gleb erano figli del grande principe Vladimir, il battezzatore del popolo russo. Fino al suo battesimo, Vladimir aveva avuto numerose mogli e molti figli da loro. Boris e Gleb erano fratelli della stessa madre. Prima di morire, Vladimir divise lo Stato tra tutti i suoi figli. Ma anche Svjatpolk, suo figlio maggiore, principe di Kiev, desiderava usurpare le porzioni destinate a Boris e Gleb. Per questo motivo inviò degli uomini per uccidere Boris che si trovava in un luogo e per uccidere Gleb che si trovava in un altro luogo. Entrambi i fratelli erano eccezionalmente pii e, in tutto, graditi a Dio. Hanno affrontato la morte con la preghiera e l’elevazione dei loro cuori a Dio. I loro corpi rimasero incorrotti e profumati. Boris e Gleb furono sepolti a Vishgorod dove, ancora oggi, dai loro corpi proviene un potere benedetto che guarisce gli uomini da varie malattie e sofferenze.

  1. SAN MICHELE (BORIS), LO ZAR DI BULGARIA

Boris nacque e fu educato come pagano e fu battezzato sotto l’influenza di suo zio Bojan e di sua sorella. Al momento del battesimo gli fu dato il nome di Michele. Il patriarca Fozio gli inviò dei sacerdoti che gradualmente battezzarono tutto il popolo bulgaro. Molti nobili bulgari si opposero a questa nuova Fede, ma la nuova Fede conquistò e la Croce brillò su molte Chiese costruite dal devoto zar Michele. La fede tra i bulgari, come tra i serbi, si affermò soprattutto grazie ai Cinque Seguaci, i discepoli di San Cirillo e San Metodio, che predicarono al popolo la conoscenza di Cristo in volgare: la lingua slava.

In età avanzata Michele si ritirò in un monastero e fu tonsurato monaco. Quando il figlio Vladimir iniziò a distruggere l’opera paterna e a sterminare il cristianesimo, Michele indossò nuovamente l’uniforme militare, si cinse di spada, spodestò Vladimir dal trono e insediò come zar il figlio minore Simeone. Dopodiché, vestì nuovamente l’abito monastico e si ritirò in silenzio dove, nella mortificazione e nella preghiera, portò a termine la sua vita terrena “nella buona fede; nella corretta confessione di nostro Signore Gesù Cristo; grande, onorevole e devoto”, e prese dimora nella vita celeste il 2 maggio 906 d.C.

Inno di lode
SAN MICHAEL [BORIS] IL BULGARO

Michele il Bulgaro, il popolo con la croce battezzò,
ha immesso i pagani nel numero del gregge di Cristo,
e con il suo esempio ha toccato il cuore degli uomini,
affinché gli uomini amassero la fede salvifica.
Costruì Chiese ed estirpò il paganesimo.
E in se stesso, lo Spirito di Dio ha glorificato.
Inoltre, abbandonò la gloria e la vanità degli uomini,
Agli uomini insegnò la verità e la giustizia.
Non si impietosì a causa del Nome di Dio
e per la salvezza del popolo bulgaro.
Si sposò sulla terra con una corona di fiori,
e in cielo con una corona di eterno giubilo.

Riflessione

Il beato Maxim, “folle per Cristo”, camminava senza vestiti per le strade di Mosca in inverno. In risposta al consiglio degli uomini di vestirsi e proteggersi dal freddo, Maxim era noto per rispondere: “Sì, fa un freddo cane, ma il Paradiso è dolce!”. Rispondeva anche: “Per la pazienza, Dio concede la salvezza!”. Se Cristo stesso non ha provato dispiacere nel consegnarsi alla sofferenza e alla morte, perché noi dovremmo dispiacerci per noi stessi? Egli [Cristo] ci ha prescritto una ricetta, una dieta per il nostro risanamento spirituale e l’ha chiamata “giogo facile”. “Perché il mio giogo è facile e il mio carico è leggero” (Matteo 11, 30). Il giogo che ci imponiamo è molto più pesante, perché ci trascina sempre più in basso nella malattia spirituale. La terra cerca da noi sacrifici molto più grandi e non ci promette alcuna ricompensa dopo la morte. La terra vuole che le sacrifichiamo persino Dio, l’anima, la coscienza, la mente e tutta la dignità umana e divina e, per questo, ci mostra una tomba buia e putrida come fine di tutto e ricompensa per tutti. Cristo vuole che noi sacrifichiamo solo la terra, la nostra bestialità e il peccato, il vizio e tutta la malvagità e, per questo, promette la resurrezione e la vita eterna in Paradiso. “Sì, è amaramente freddo, ma il Paradiso è dolce!”.

Contemplazione
Contemplare l’Ascensione del Signore Gesù:

  1. Come i discepoli lo adorano;
  2. Come tornano a Gerusalemme con grande gioia.

Omelia
Sulla fonte di acqua viva e sulla cisterna asciutta

“Stupitevi di questo, o cieli, e rabbrividite di puro orrore, dice il Signore. Due mali ha fatto il mio popolo: ha abbandonato Me, fonte di acqua viva. Si sono scavati delle cisterne, delle cisterne rotte che non contengono acqua (Geremia 2, 12-13)”.

Questo discorso vale solo per allora o anche per noi oggi? Certamente per noi oggi. Si parla solo per il popolo ebraico o anche per il nostro popolo? Certamente anche per il nostro popolo. Come è stato detto: Non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso. È stato detto non solo per quel tempo, ma anche per tutti i tempi e non solo per il popolo ebraico, ma per tutti i popoli. E così anche questo. Questo vale oggi e sempre, per tutti i popoli e per ogni uomo che volta le spalle alla fonte dell’acqua viva nel proprio giardino e scava una cisterna per bere l’acqua piovana.

La fonte di acqua viva è il Signore stesso, inesauribile, copiosa e dolce. La cisterna è l’opera di ogni uomo che viene eseguita in opposizione a Dio e alla legge di Dio e dalla quale gli uomini si aspettano progresso, felicità e soddisfazione per la loro fame e sete. Tale cisterna è senza Dio, avara, golosa, immorale, assetata di potere, vana, idolatra, indovina e tutto ciò che ha il diavolo come consigliere, il peccato come scavatore e la falsa speranza come portatore d’acqua. “Stupitevi di questo, o cieli, e rabbrividite di orrore” dice il Signore su come l’uomo sia diventato insensato e abbia cominciato a rinunciare all’acqua viva e a scavare una cisterna nei carboni ardenti che infiammano ancora di più la sua sete!

O fratelli, anche il nostro popolo ha commesso due mali, perché ha dimenticato il Signore come fonte di ogni bene e perché è andato a cercare, per sé, il bene nel male e il male nel bene. Si può trovare l’acqua nel fuoco? O il grano nella sabbia? Non è possibile; non è possibile, fratelli. Ancor meno si possono trovare pace, felicità, gioia e vita o qualsiasi altro bene nelle cisterne del peccato e dell’empietà.

O Signore, fonte immortale di ogni bene che il cuore dell’uomo può desiderare e che la mente dell’uomo può immaginare, abbi pietà di noi peccatori e indegni. Con la tua potente mano destra allontanaci dalle nostre opere vane e senza Dio e dissetaci con la tua acqua dolce e viva.

A Te sia gloria e grazie sempre. Amen.