25 APRILE
Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic
25 Aprile secondo l’antico calendario della Chiesa
- IL SANTO APOSTOLO ED EVANGELISTA MARCO
Marco fu compagno di viaggio e assistente dell’apostolo Pietro che, nella sua prima epistola, lo chiama figlio: “L’eletto di Babilonia ti saluta come Marco, mio figlio” (1 Pietro 5,13), non secondo la carne ma figlio secondo lo spirito. Mentre Marco si trovava a Roma con Pietro, i fedeli lo pregarono di scrivere per loro l’insegnamento salvifico del Signore Gesù, i suoi miracoli e la sua vita. Marco scrisse così il Santo Vangelo, che lo stesso apostolo Pietro vide e ne attestò la veridicità. Marco fu nominato vescovo dall’apostolo Pietro e fu inviato in Egitto a predicare. Così San Marco fu il primo predicatore della Buona Novella [Vangelo] in Egitto e fu il primo vescovo in Egitto. L’Egitto era completamente oppresso dalle fitte tenebre del paganesimo, dell’idolatria, della divinazione e della malizia. Con l’aiuto di Dio, San Marco riuscì a seminare il seme dell’insegnamento di Cristo in tutta la Libia, l’Ammonicia e Pentopoli. Dalla Pentopoli, San Marco giunse ad Alessandria dove lo Spirito di Dio lo condusse. Ad Alessandria riuscì a fondare la Chiesa di Dio e a insediare vescovi, sacerdoti e diaconi e a rafforzarli tutti nell’onorata fede. Marco confermò la sua predicazione con molti e grandi miracoli. Quando i pagani sollevarono accuse contro Marco, in quanto distruttore della loro fede idolatrica, e quando il sindaco della città iniziò a cercare Marco, egli fuggì di nuovo nella Pentopoli dove continuò a rafforzare la sua opera precedente. Dopo due anni, Marco tornò nuovamente ad Alessandria con grande gioia di tutti i fedeli, il cui numero si moltiplicò notevolmente. In questa occasione, i pagani afferrarono Marco, lo legarono strettamente e cominciarono a trascinarlo sul selciato gridando: “Trasciniamo il bue nel recinto”. Ferito e insanguinato, gettarono Marco in prigione dove, in un primo momento, gli apparve un angelo celeste che lo incoraggiava e lo rafforzava. Poi gli apparve il Signore Gesù in persona e gli disse: “Pace a te Marco, mio evangelista!”. A ciò Marco rispose: “Pace anche a te, mio Signore Gesù Cristo!”. Il giorno dopo gli uomini feroci fecero uscire Marco dalla prigione e lo trascinarono di nuovo per le strade con lo stesso grido: “Trasciniamo il bue nel recinto”. Completamente esausto e sfinito, Marco pronunciò: “Nelle tue mani, Signore, consegno il mio spirito”. Marco spirò e la sua anima fu tradotta in un mondo migliore. Le sue sante reliquie furono onorevolmente sepolte dai cristiani e, nel corso dei secoli, le sue reliquie guariscono le persone da tutte le loro afflizioni, dolori e malattie.
- SANT’ANIANO, SECONDO VESCOVO DI ALESSANDRIA
Quando Marco scese dalla barca sulla terraferma ad Alessandria, il sandalo di un piede si strappò. Vide allora un ciabattino a cui diede il sandalo per ripararlo. Nel riparare il sandalo, il ciabattino si bucò con l’ago della mano sinistra e il sangue cominciò a scorrere e il ciabattino urlò di dolore. Allora l’apostolo di Dio mescolò un po’ di polvere con la sua saliva e unse la mano ferita e all’improvviso la mano tornò integra. Stupito da questo miracolo, il ciabattino invitò Marco a casa sua. Sentendo l’omelia di Marco, Aniano [questo era il nome del ciabattino] fu battezzato, lui e tutta la sua famiglia. Aniano mostrò tanta virtù e tanto zelo per l’opera di Dio che San Marco lo consacrò vescovo. Questo santo uomo fu il secondo vescovo della Chiesa di Alessandria.
Inno di lode
IL SANTO APOSTOLO ED EVANGELISTA MARCO
L’evangelista Marco è volato in Egitto
Come un’ape verso il miele. E l’Egitto sperimentò
La dolcezza del miele di Cristo; la dolcezza della conoscenza viva,
E il popolo cominciò a stupirsi di Cristo:
di come Egli, nella sua divina sollecitudine, si sia incarnato
Come si sia umiliato per la salvezza dell’uomo,
e come risuscitò nella gloria e nella potenza.
Attraverso le fitte tenebre, fino ad ora, abbiamo camminato!
Gli egiziani dissero: “E ora per noi sorge il sole”.
Rallegriamoci, o popolo, di questo giorno splendente!
Ma il suo meraviglioso raccolto, Marco lo innaffiò con il suo sangue,
E a causa di ciò, tutti gli idoli crollarono.
E l’Egitto, la terra dei faraoni, fu battezzata.
divenne il campo di Dio, la Chiesa apostolica.
Riflessione
Il diavolo trova subito lavoro per le mani oziose e l’angelo trova subito lavoro per le mani diligenti. In questo mondo in continuo movimento e cambiamento l’uomo, che lo voglia o no, deve sempre essere impegnato, sia in opere buone che in opere cattive. L’uomo ozioso, in realtà, non è pigro. È un diligente lavoratore del diavolo. Un corpo e un’anima oziosi sono il campo più adatto per l’aratura e la semina del diavolo. Sant’Antonio il Grande diceva: “Il corpo ha bisogno di essere sottomesso e immerso in fatiche prolungate”. Sant’Efrem il Siro insegna: “Insegnati a lavorare, così non dovrai imparare a mendicare”. Tutti gli altri Santi Padri, senza eccezione, parlano della necessità del lavoro per la salvezza dell’anima dell’uomo. Gli apostoli e tutti i santi ci danno l’esempio di un lavoro spirituale e fisico continuo e concentrato. Che l’uomo ozioso, con la sua pigrizia, non allunghi la sua vita sulla terra ma la accorci, è chiaramente dimostrato dalla longevità di molti santi, i più grandi lavoratori tra i lavoratori del mondo.
Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù risorto:
- Come la sua risurrezione ci incita e ci rafforza per ogni opera buona, fisica e spirituale;
- Come la sua risurrezione illumini ogni nostra opera buona con la luce della speranza nel Dio vivente, che conta le nostre opere, le misura e le conserva per il giorno del giudizio.
Omelia
Sull’amore degli apostoli per le fatiche
“Né abbiamo mangiato il cibo ricevuto gratuitamente da tutti. Al contrario, con fatica e affanno, notte e giorno, lavoravamo per non appesantire nessuno di voi” (2 Tessalonicesi 3,8).
Prima adempiere e poi insegnare. Tutti gli apostoli e tutti i santi di Dio si sono attenuti a questa regola. Così, l’apostolo Paolo, ancor prima di pronunciare il comando: “Se qualcuno non è disposto a lavorare, neppure mangi” (2 Tessalonicesi 3,10), dichiara per sé e per i suoi assistenti nella predicazione che non mangiavano il pane di nessuno gratuitamente, ma che con lo sforzo e il lavoro si guadagnavano il pane. “Notte e giorno abbiamo lavorato!”. Ecco i veri lavoratori! Ecco le api portatrici di miele di Cristo! Fatica quotidiana e notturna: dov’è il loro tempo per il peccato? Fatica quotidiana e notturna: dov’è il loro spazio per il peccato? Fatica quotidiana e notturna: dove il diavolo può tessere il suo nido di passioni? Fatica quotidiana e notturna: dov’è il loro motivo di scandalo?
In alcuni monasteri egiziani e palestinesi vivevano circa diecimila monaci. Tutti vivevano del lavoro delle loro mani: della tessitura, di alveari, di cesti, di stuoie e di altri tipi di lavori manuali. Fatica quotidiana e notturna e preghiera quotidiana e notturna. Quando un monaco vendeva i suoi alveari in città a un prezzo superiore a quello stabilito dall’abate, il monaco veniva punito. Per gli asceti non si trattava di arricchimento, ma solo del nutrimento più essenziale e degli abiti più semplici. In questo, gli asceti erano e sono i veri seguaci del grande apostolo.
Fratelli, fuggiamo dalla pigrizia come da una caverna di bestie selvatiche. Se per caso cadiamo in una caverna di bestie selvatiche, fuggiamo rapidamente da essa, prima che le bestie selvatiche sigillino completamente l’ingresso. La caverna è la dimora in cui l’uomo pigro cerca di riposare. Le bestie selvatiche sono spiriti maligni che, in tale dimora, si sentono più a casa loro che vicino al loro re nell’Ade.
O Signore, che sei meraviglioso in tutte le opere della tua creazione, risvegliaci dalla pigrizia e incoraggiaci al lavoro notturno e quotidiano con il tuo incoraggiante Spirito Santo.