14 APRILE

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

14 Aprile secondo il vecchio calendario della Chiesa

  1. SAN MARTINO IL CONFESSORE, PAPA DI ROMA

Martino divenne papa il 5 luglio 649 d.C., all’epoca dei furiosi dibattiti tra gli ortodossi e gli eretici monoteliti, che aderivano alla credenza in un’unica volontà in Cristo. A quel tempo regnava Costanzo II, nipote di Eraclio. Il patriarca di Costantinopoli era Paolo. Per stabilire la pace nella Chiesa, l’imperatore compilò un libretto, intitolato Typos, molto favorevole agli eretici. Papa Martino convocò un Concilio di centocinque vescovi (nella Chiesa del Santissimo Salvatore nel Palazzo del Laterano, in ottobre) che condannò questo opuscolo dell’imperatore. Allo stesso tempo, il Papa scrisse una lettera al Patriarca Paolo, implorandolo di aderire alla purezza della fede ortodossa e di consigliare all’imperatore di rinunciare a questi sofismi eretici. Questa lettera fece arrabbiare sia l’imperatore che il patriarca. L’imperatore inviò Olimpio, uno dei suoi comandanti, a Roma per portare il papa a Costantinopoli in catene. Il comandante non osò legare il papa, ma corruppe un soldato perché lo uccidesse in chiesa con una spada. Quando il soldato entrò in chiesa con la spada nascosta, fu immediatamente accecato. Così, per la Provvidenza di Dio, Martino scampò alla morte. In quel periodo, i Saraceni attaccarono la Sicilia e a Olimpio fu ordinato di recarsi in Sicilia e lì morì. Poi, secondo gli intrighi del patriarca eretico Paolo, l’imperatore inviò Teodoro, un altro comandante, per legare il Papa e portarlo a Costantinopoli con l’accusa che lui, Papa Martino, era in collaborazione con i Saraceni e non onorava la Madre di Dio Tutta Pura. Quando il comandante arrivò a Roma e lesse l’accusa contro di lui, Papa Martino rispose che: “Si tratta di una calunnia e che egli non ha alcun legame con i Saraceni, gli avversari del cristianesimo”. Per quanto riguarda la Madre di Dio tutta pura, se uno non la onora, non la confessa e non la riverisce, sia maledetto in questo mondo e nell’altro”. Tuttavia, ciò non modificò la decisione del comandante. Papa Martino fu legato e portato a Costantinopoli, dove rimase a lungo in prigione, dolorosamente malato, soffrendo di ansia e fame, finché alla fine fu condannato all’esilio a Cherson. Papa Martino visse due anni in esilio e morì nell’anno 655 d.C., offrendo la sua anima al Signore, per il quale aveva molto sofferto. Due anni prima della morte di Papa Martino, morì Paolo, pentito. Quando l’imperatore gli fece visita prima della sua morte, Paolo volse la testa verso il muro e pianse, confessando di aver molto peccato contro Papa Martino e pregando l’imperatore di liberarlo.

  1. I SANTI MARTIRI ANTONIO, GIOVANNI ED EUSTACHIO [EUSTATHIUS]

Tutti e tre erano pagani e, all’inizio, erano adoratori del fuoco. Erano tutti servi nel palazzo del principe lituano Olgard a Vilna. In passato erano chiamati: KRUGLETZ, KUMETZ E NEZILO. Tutti e tre furono battezzati dal sacerdote Nestor. Tutti e tre furono impiccati, uno dopo l’altro, alla stessa quercia nell’anno 1347 d.C. I cristiani abbatterono l’albero ed eressero una chiesa in onore della Santissima Trinità. Le venerate reliquie di questi martiri furono poi collocate in questa chiesa e dal ceppo della quercia fu ricavato un sacro tavolo d’altare. Le loro reliquie riposano a Vilna.

  1. IL SANTO MARTIRE ARDALIONE, L’ATTORE

All’inizio Ardalione era un attore-comico. Per intrattenere il popolo, interpretava con entusiasmo il ruolo di un martire della fede deridendo i cristiani in ogni modo possibile. Quando si verificò una persecuzione durante il regno dell’imperatore Massimiano, il suo spirito cambiò completamente. Davanti alla folla, gridò a gran voce che era cristiano e che non stava scherzando. Per questo motivo, Ardalione fu condannato, soffrì per Cristo e morì legato a un’intelaiatura di verghe roventi, rappresentando così il vero e onorevole ruolo di un martire.

Inno di lode
SAN MARTINO

San Martino Papa, prima che parli il Senato:
Che il mio corpo sia schiacciato e bruciato,
e le sofferenze più crudeli le sopporterò con gioia;
Ma la vera fede non la rinnegherò.
Il Buon Salvatore era Dio e Uomo,
Due nature diverse con due volontà, Egli portava,
ma due nature in una sola persona,
ed entrambe le volontà in un’unica luce.
Una tale fede ci è stata trasmessa da tutti i Padri,
Per questa fede, molti hanno sofferto.
Che possa soffrire anch’io, il più piccolo di tutti.
Il servo del mio Signore, tra tutti il più peccatore!
Così Martino confessò a tutti la sua fede
E disse la verità davanti agli eretici.
Qual è il valore dell’uomo quando teme Dio?
Al di sopra dei piccoli uomini, egli [Martino] sta come una montagna!

Riflessione
“Al monaco si addice amare Dio come un figlio e temerlo [Dio] come uno schiavo”, dice sant’Evagrio. Naturalmente, questo si addice anche a ogni cristiano, anche se non è un monaco. È una grande arte per chiunque unire l’amore per Dio e il timore di Dio. Molti altri Santi Padri, quando parlano dell’amore per Dio, menzionano allo stesso tempo anche il timore di Dio e viceversa. Nella sua omelia: “Sull’amore perfetto”, San Giovanni Crisostomo parla contemporaneamente della sofferenza e delle pene dell’inferno. Perché? Perché il grande amore dell’uomo verso Dio senza paura sconfina impercettibilmente nell’orgoglio e poi, di nuovo, un grande timore di Dio senza amore porta alla disperazione.

Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù risorto:

  1. Come apparve ai discepoli sulla riva del lago e si rivolse a loro come “figli” (San Giovanni 21:5).
  2. Come riempì di nuovo le loro reti di pesci ed essi lo conobbero ma non osarono chiedergli: “Chi sei?” (San Giovanni 21:12).

Omelia
Sull’esperienza personale di tutti gli apostoli.

“Ciò che abbiamo udito, ciò che abbiamo visto con i nostri occhi, ciò che abbiamo guardato e toccato con le nostre mani, ora ve lo annunciamo” (1 S. Giovanni 1,1).

Ecco, questa è la predicazione apostolica! Gli apostoli non parlano come saggi mondani, né come filosofi e tanto meno come teorici che fanno supposizioni su qualcosa per scoprire qualcosa. Gli apostoli parlano di cose che non hanno cercato ma da cui sono stati inaspettatamente circondati; di fatti che non hanno scoperto ma che, per così dire, hanno inaspettatamente trovato e colto. Non si sono occupati di ricerche spirituali né hanno studiato psicologia, né tanto meno si sono occupati di spiritismo. La loro occupazione era la pesca, un’occupazione fisica totalmente esperienziale. Mentre pescavano, l’Uomo-Dio [Gesù] apparve loro e, cautamente e lentamente, li introdusse a una nuova vocazione al Suo servizio. All’inizio non gli credettero, ma ancora più cautamente e lentamente, con timore, esitazione e molti tentennamenti, si avvicinarono a Lui e lo riconobbero. Finché gli apostoli non lo videro molte volte con i loro occhi e finché non ne discussero molte volte tra di loro e finché non lo sentirono con le loro mani, il fatto sperimentato è soprannaturale, ma il loro metodo per riconoscere questo fatto è completamente sensoriale e positivamente appreso. Nemmeno uno studioso contemporaneo sarebbe in grado di utilizzare un metodo più positivo per conoscere Cristo. Gli apostoli non videro solo un miracolo, ma numerosi miracoli. Ascoltarono non solo una lezione, ma molte lezioni che non potevano essere contenute in numerosi libri. Hanno visto il Signore risorto per quaranta giorni; hanno camminato con Lui, hanno conversato con Lui, hanno mangiato con Lui e lo hanno toccato. In una parola: hanno avuto personalmente e di prima mano migliaia di fatti meravigliosi grazie ai quali hanno appreso e confermato un unico grande fatto, cioè che Cristo è l’Uomo-Dio, il Figlio del Dio vivente, il Salvatore amante dell’umanità e il Giudice onnipotente dei vivi e dei morti.

O Signore risorto, confermaci nella fede e nell’ardore dei tuoi Santi Apostoli.