05 APRILE

Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic

05 Aprile secondo il vecchio calendario della Chiesa

  1. I SANTI MARTIRI AGATOPODO E TEODULO

Agatopodo era diacono e Teodulo era lettore nella chiesa di Tessalonica. Agatopodo era adornato dal grigiore dell’età e Teodulo dalla comprensione e dalla castità giovanile. Al tempo della caccia ai cristiani da parte di Diocleziano, furono convocati a corte. Essi risposero con gioia e, tenendosi per mano, camminarono gridando: “Siamo cristiani!”. Tutti i consigli dei giudici, che li invitavano a rinnegare Cristo e ad adorare gli idoli, rimasero vani. Dopo una lunga prigionia e la fame furono condannati a morte per annegamento in mare. Le loro mani furono legate dietro la schiena, una pesante pietra fu appesa al loro collo e furono condotti fuori per essere annegati. Quando per la prima volta vollero gettare Agatopodo negli abissi, egli gridò: “Ecco, con questo secondo battesimo siamo stati lavati da tutti i nostri peccati e in purezza partiamo verso Cristo Gesù”. Poco dopo, il mare gettò i loro corpi annegati sulla riva e i cristiani seppellirono i loro corpi con onore. San Teodulo apparve ai suoi conoscenti come un angelo luminoso in abiti scintillanti e ordinò loro di distribuire tutti i suoi beni rimasti ai poveri. Questi gloriosi e meravigliosi soldati di Cristo soffrirono onorevolmente durante il regno di Diocleziano e del principe tessalonicese Faustino nell’anno 303 d.C.

  1. IL VENERABILE MARCO DI TRACHE

È chiamato anche “Marco l’Ateniese” perché Atene fu il luogo della sua nascita. I suoi genitori morirono dopo che egli ebbe completato gli studi superiori ad Atene. Pensò che la morte, anche per lui stesso, fosse inevitabile e che ci si dovesse preparare a sufficienza in anticipo per una partenza onorevole da questo mondo. Distribuendo tutti i suoi averi ai poveri, si sedette su una tavola in mare e, con una fede tenace nell’aiuto di Dio, pregò che Dio lo dirigesse dove voleva. Dio, nella sua Provvidenza, lo protesse e lo portò in Libia (o Etiopia) su una montagna chiamata Trache. Su questa montagna Marco visse una vita ascetica per novantacinque anni, senza vedere né uomini né animali. Per trent’anni combatté violentemente con gli spiriti maligni e soffrì la fame, la sete, il gelo e il caldo. Mangiò terra e bevve acqua di mare. Dopo trent’anni di sofferenze durissime, i demoni sconfitti fuggirono da lui e un angelo di Dio cominciò a portargli ogni giorno del cibo sotto forma di pane, pesce e frutta. San Serapione lo visitò prima della sua morte e, in seguito, rese nota la vita miracolosa di Marco. Marco chiese a San Serapione: “C’è qualche cristiano al mondo che, se dicesse a questa montagna: “Alzati da qui e scagliati nel mare”, lo farebbe?”. In quel momento, la montagna su cui si trovavano si mosse in direzione del mare. Marco alzò la mano e lo fermò. Tale era il potere di fare miracoli che quest’uomo di Dio possedeva. Prima di morire, pregò per la salvezza dell’umanità e poi consegnò la sua anima a Dio. San Serapione vide gli angeli che portavano l’anima di Marco e vide anche una mano tesa dal cielo che la riceveva. San Marco visse fino a centotrenta anni e morì intorno all’anno 400 d.C.

Inno di lode
LA PREGHIERA DI SAN MARCO DI TRACHE

Ecco che scocca l’ultima ora sulla terra per me,
Vado dove il Signore splende al posto del sole,
Dalla veste polverosa e carnale me ne vado,
E per venire davanti al Tuo volto, o Cristo, io parto.
Solo un altro desiderio sulla terra, sto dispiegando
Davanti al Tuo Trono, con la preghiera penetro:
Per tutta l’umanità desidero la salvezza,
per tutti e per ciascuno, la libertà dal peccato.
Desidero che gli asceti virtuosi siano salvati,
e tutti i lavoratori diligenti nel Tuo campo.
Desidero che i prigionieri [per la fede], a causa tua, siano salvati,
per amore del Tuo amore, che si sacrificano,
E per i peccatori crudeli, che, violenza commettono
E per coloro che sopportano la violenza per amore Tuo,
Salvezza ai monasteri [Lavras] con monaci in abbondanza,
Salvezza ai fedeli, ai lacrimosi e ai poveri,
Salvezza alle chiese di tutto l’universo,
I pastori della Chiesa, a tutti come a me,
A tutti i servi di Dio e a tutte le ancelle,
che il mondo conosce o che si nascondono nella solitudine:
Salvezza ai battezzati e agli adottati,
Con lo Spirito vivificante di Dio, ravvivato:
Salvezza agli umili e ai misericordiosi,
Agli imperatori fedeli e ai principi fedeli.
Ad ogni cuore d’uomo, sano e infermo,
E salvezza al mio fratello Serapione.
O Signore potente, questo è il mio desiderio
e la mia ultima preghiera. Che sia la Tua volontà!

Riflessione
“Vivete come se non foste di questo mondo e avrete la pace”. Così parlava sant’Antonio ai suoi discepoli. Una lezione sorprendente ma veritiera. Ci procuriamo maggiori disgrazie e disagi quando desideriamo associarci e identificarci, per quanto possibile, con la permanenza in questo mondo. Ogni volta che una persona si ritira, per quanto possibile, da questo mondo e tutte le volte che contempla questo mondo come se esistesse senza di lui e quanto più profondamente si immerge nella riflessione sulla sua indegnità in questo mondo, si avvicinerà a Dio e avrà una pace spirituale più profonda. “Ogni giorno affronto la morte”, dice San Paolo (1 Corinzi 15,31), cioè ogni giorno sento che non sono in questo mondo. Per questo ogni giorno si sentiva un cittadino celeste nello spirito. Quando il torturatore Faustino chiese a San Teodulo: “La vita non è forse meglio di una morte violenta?”. San Teodulo rispose: “In effetti, anch’io penso che la vita sia migliore della morte. Per questo ho deciso di aborrire questa vita mortale e temporale, appena accennata sulla terra, per essere partecipe della vita eterna”.

Contemplazione
Contemplare la risurrezione del Signore Gesù:

  1. Come la terra ha tremato al Suo ritorno nel corpo come prima della Sua separazione dal corpo;
  2. Come gli angeli scesero nel sepolcro per servirlo come avevano sempre fatto quando Lui lo permetteva.

Omelia
Sull’adempimento della profezia.

“Perché non abbandonerai la mia anima al mondo sotterraneo, né lascerai che il tuo fedele subisca la corruzione” (Salmo 16,10).

Queste sono le parole, le luminose parole profetiche dell’ispirato discernitore del mistero. Davide parla di Cristo Signore, della sua anima e del suo corpo, cioè di ciò che è umano in lui. Che queste parole di Davide si riferiscano a Cristo risorto è stato testimoniato dall’apostolo Pietro nella sua prima predica subito dopo la discesa dello Spirito Santo: “Perché non abbandonerai l’anima mia al mondo sotterraneo e non permetterai che il tuo Santo veda la corruzione” (Atti degli Apostoli 2,27). L’apostolo dice infatti: “A proposito del patriarca Davide, egli morì e fu sepolto e la sua tomba è tuttora in mezzo a noi” (Atti degli Apostoli 2,29). Non è possibile che queste parole si riferiscano a Davide, anche se Davide parla come se provenissero da lui e si riferissero a lui, ma piuttosto si riferiscono a un discendente di Davide secondo la carne. Il corpo di Davide è decomposto, così come i corpi degli altri suoi discendenti. Cristo, quindi, è il discendente di Davide nella carne, che non rimase nell’Ade né il suo corpo vide la corruzione. “Egli [Davide] prevedeva e parlava della risurrezione del Messia” (Atti degli Apostoli 2,31). Davvero una profezia luminosa! Davvero una mirabile previsione! Prima della risurrezione del Signore, queste parole dovevano suonare incomprensibili e irrazionali per tutti gli interpreti ebrei dei Salmi! Quando il sigillo sulla tomba viene rimosso, allora viene rimosso anche il sigillo delle molte profezie, totalmente oscure e poco chiare. Cristo risorge e i misteri diventano noti. Il sigillo della tomba viene rimosso non solo dal Suo corpo, ma anche dalle innumerevoli parole e visioni dei profeti. Cristo risorge e risorgono anche le parole profetiche. Scendendo nell’Ade, il Signore ha portato la luce celeste alle anime dei padri e dei profeti giusti. Con la sua risurrezione, ha portato le loro parole e visioni alla luce della comprensione e della verità. Cristo risorge e tutto ciò che è buono, giusto e veritiero, prima e dopo il mattino della risurrezione, risorge anch’esso.

O Signore risorto, mettici tra i cittadini risorti del tuo regno eterno.