Dal Prologo di Ohrid opera di Nikolaj Velimirovic
01 Aprile secondo il vecchio calendario della Chiesa
- SANTA MARIA EGIZIACA
La biografia di questa meravigliosa santa è stata scritta da San Sofronio, patriarca di Gerusalemme. Una volta, durante L’Onorato Digiuno (stagione quaresimale), un certo ieromonaco, l’anziano Zosima, si ritirò nel deserto oltre il Giordano, per un cammino di venti giorni. Improvvisamente scorse un essere umano dal corpo nudo e avvizzito, con i capelli bianchi come la neve, che iniziò a fuggire alla vista di Zosima. L’anziano corse a lungo, finché questa persona si accovacciò in un ruscello e gridò: “Abba Zosima perdonami per amore del Signore. Non posso affrontarti perché sono una donna nuda”. Zosima allora le gettò la sua veste esterna che lei avvolse su se stessa e poi si mostrò a lui. L’anziano si spaventò sentendo pronunciare il suo nome dalla bocca di questa donna che non conosceva. In seguito alle sue prolungate insistenze, la donna raccontò la sua vita. Era nata in Egitto e all’età di dodici anni aveva iniziato a vivere una vita dissoluta ad Alessandria d’Egitto, dove aveva trascorso diciassette anni in questo stile di vita perverso. Spinta dalla fiamma adultera della carne, un giorno si imbarcò su una nave diretta a Gerusalemme. Arrivata nella Città Santa, voleva entrare in Chiesa per venerare l’Onorevole Croce, ma una forza invisibile la trattenne e le impedì di entrare in Chiesa. Con grande timore, fissò l’icona della Tuttasanta Madre di Dio nel vestibolo e pregò che le fosse permesso di entrare in chiesa per venerare la Croce Onorata, confessando al contempo la sua peccaminosità e impurità e promettendo che sarebbe andata ovunque la Tuttasanta l’avrebbe indirizzata. Le fu quindi permesso di entrare in Chiesa. Dopo aver venerato la Croce, entrò nuovamente nel vestibolo e, davanti all’icona, rese grazie alla Madre di Dio. In quel momento sentì una voce che le disse: “Se attraverserai il Giordano troverai la vera pace!”. Immediatamente acquistò tre pani e si mise in cammino verso il Giordano, dove arrivò la sera stessa. Il giorno dopo ricevette la Santa Comunione nel Monastero di San Giovanni e attraversò il fiume Giordano. Rimase nel deserto per quarantotto anni con grande tormento, paura e lotta con pensieri appassionati come con le bestie selvatiche. Si nutriva di vegetazione. In seguito, quando si mise a pregare, Zosima la vide levitare nell’aria. Lo pregò di portarle la Santa Comunione l’anno successivo sulla riva del Giordano, dove lei sarebbe venuta a riceverla. L’anno successivo, Zosima arrivò sulla riva del Giordano di sera con la Santa Comunione. Si chiese come questa santa avrebbe attraversato il Giordano. In quel momento, alla luce della luna, la vide mentre si avvicinava al fiume, si faceva il segno della croce e camminava sull’acqua come se fosse sulla terraferma. Dopo che Zosima le ebbe amministrato la Santa Comunione, lei lo pregò di tornare l’anno successivo allo stesso ruscello dove si erano incontrati per la prima volta. Zosima arrivò e scoprì il suo corpo senza vita in quel punto. Sopra la sua testa, nella sabbia, c’era scritto: “Abba Zosima, seppellisci il corpo dell’umile Maria in questo luogo; rendi polvere alla polvere”. Sono morta il 1° aprile, la stessa notte della sofferenza salvifica di Cristo, dopo aver ricevuto la Comunione dei Misteri Divini”. Da questa iscrizione Zosima apprese per la prima volta il suo nome e l’altro impressionante miracolo fu che lei, in quella stessa notte dell’anno precedente, quando ricevette la Santa Comunione, arrivò a questo ruscello che gli richiese venti giorni di viaggio. Così, Zosima seppellì il corpo di questa meravigliosa santa, Maria l’Egiziana. Quando tornò al monastero, Zosima raccontò tutta la storia della sua vita e i miracoli di cui era stato personalmente testimone. Così il Signore sa come glorificare i peccatori penitenti. Santa Maria viene commemorata anche nella quinta domenica del digiuno (quinta domenica di Quaresima). La Chiesa la tiene come esempio per i fedeli durante questi giorni di digiuno, come stimolo al pentimento. Morì intorno all’anno 530 d.C.
BIOS SANTA MARIA EGIZIACA, Teandrico
- SAN MELITONE, VESCOVO DI SARDI IN ASIA MINORE
Melitone fu un celebre pastore della Chiesa del II secolo. Governando con grande abilità, si sforzò di raccogliere tutti i libri della Sacra Scrittura in un unico Codice. Con la sua mitezza e pietà, Melitone si adoperò nuovamente per riportare la pace nella Chiesa di Laodicea, persa per la controversia sulla celebrazione della Pasqua (Festa della Risurrezione). Inoltre, difese il cristianesimo contro i pagani. Si recò a Roma intorno al 170 d.C. e presentò all’imperatore Marco Aurelio un’Apologia (difesa) della fede e della Chiesa cristiana. San Melitone, quest’uomo colto, pio e zelante, morì serenamente nel Signore nell’anno 177 d.C.
- VENERABILE PROCOPIO, IL CECO
Procopio nacque a Hotish, nell’odierna Repubblica Ceca. Fu ordinato sacerdote e si ritirò su una montagna per vivere secondo il modello degli eremiti orientali. Il duca (Herceg) Ulrich si imbatté casualmente in Procopio e lo aiutò a fondare il monastero di San Giovanni il Precursore presso il fiume Sazava. Questo sant’uomo morì nell’anno 1053 d.C.
Inno di lode
SANTA MARIA L’EGIZIANA
Penitente meravigliosa, tormentatrice di se stessa,
Maria si è nascosta dal volto degli uomini.
Oh sì, me peccatore,
dalla passione, oscurato.
Le passioni sono bestie che divorano il nostro cuore,
in noi come serpenti, segretamente fanno il nido.
Oh sì, me peccatore,
dalla passione consumato!
Per salvare i peccatori hai sofferto, o Cristo,
Ora, non disprezzare me impuro!
Ascolta il grido di Maria,
di tutti, la più peccatrice!
Il Signore ha avuto compassione, ha guarito Maria,
La sua anima oscurata, Egli ha imbiancato come neve.
Grazie a Te, o Tutto-Buono,
Oh Signore, carissimo!
Un vaso impuro Tu hai purificato,
con l’oro l’hai indorato,
l’hai riempito fino a traboccare della Tua grazia.
Questa è la vera misericordia,
A te, o Dio, sia gloria!
E Maria divenne raggiante di Spirito
Come un angelo di Dio, con la sua forza,
Per la tua potenza, o Cristo
Misericordia, purissima!
Cosa c’è di così profumato nella natura selvaggia,
come un buon incenso in uno scrigno del tempio?
Quello che Maria respira.
Con la santità che emana!
Riflessione
Perché si parla e si scrive molto delle sofferenze di uomini e donne santi? Perché solo i santi sono considerati vincitori. Si può essere vincitori senza conflitto, dolore e sofferenza? Nel normale combattimento terreno, nessuno può essere considerato vittorioso o eroico se non ha combattuto, non si è torturato o sofferto molto. Tanto più nel combattimento spirituale, dove la verità è nota e dove la vanagloria non solo non aiuta, ma anzi la ostacola. Chi non combatte per amore di Cristo, né con il mondo, né con il diavolo, né con se stesso, come può essere annoverato tra i soldati di Cristo? E come può esserlo con i co-vittoriosi di Cristo? Santa Maria parlò del suo selvaggio combattimento spirituale all’anziano Zosima: “Per i primi diciassette anni in questo deserto ho lottato con i miei desideri sessuali squilibrati come con bestie feroci. Desideravo mangiare carne e pesce, che avevo in abbondanza in Egitto. Desideravo anche bere vino e qui non avevo nemmeno acqua da bere. Desideravo ascoltare canti lussuriosi. Piangevo e mi battevo il petto. Pregai la Madre di Dio tutta pura di scacciare da me questi pensieri. Quando ebbi pianto e battuto il petto a sufficienza, vidi una luce che mi avvolgeva da tutte le parti e una certa pace miracolosa mi riempì”.
Contemplazione
Contemplare il Signore Gesù nella morte:
- Come giaceva nella tomba il corpo senza vita di Colui che, vivendo, ha dato la vita ai morti;
- Come anche nella morte l’odio dei suoi nemici si scatenò contro di Lui;
- Come i suoi discepoli si rinchiusero in una casa “per paura dei Giudei” (S. Giovanni 20:19).
Omelia
Sull’adempimento della grande profezia
“Come un agnello condotto al macello” (Isaia 53,7).
Nel corso dei secoli il perspicace profeta Isaia ha previsto l’impressionante sacrificio sul Golgota. Da lontano vide il Signore Gesù Cristo condotto al macello come un agnello è condotto al macello. Un agnello si lascia condurre al macello come si conduce al pascolo: indifeso, senza paura e senza malizia. Così Nostro Signore Cristo è stato condotto al macello senza difese, senza paura e senza malizia. Né Egli dice: “Uomini, non fate questo!”. Né domanda: “Perché mi fate questo?”. Non condanna nessuno. Né protesta. Né si arrabbia. Né pensa male dei suoi giudici. Quando il sangue si è versato su di Lui dalla corona di spine, è rimasto in silenzio. Quando il suo volto fu sporcato dagli sputi, tacque. Quando la sua croce divenne pesante lungo il cammino, Egli sopportò. Quando il suo dolore divenne insopportabile sulla croce, non si lamentò con gli uomini, ma con il Padre. Quando ha esalato l’ultimo respiro, ha rivolto il suo sguardo e il suo sospiro verso il cielo e non verso la terra. Perché la fonte della sua forza è il cielo e non la terra. La fonte della sua consolazione è in Dio e non negli uomini. La sua vera patria è il Regno celeste e non quello terreno.
“Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” (San Giovanni 1,29). Questo fu il primo grido di San Giovanni Battista quando vide il Signore. Ed ecco, ora sul Golgota quella profezia si è compiuta. Ecco, sotto il peso dei peccati del mondo intero, l’Agnello di Dio giaceva sgozzato e senza vita.
O fratelli, questo è un sacrificio costoso anche per i nostri peccati. Il sangue di questo Agnello mite e senza peccato era destinato a tutti i tempi e a tutte le generazioni, dalla prima all’ultima persona sulla terra. Anche Cristo ha provato i dolori sulla croce per i nostri peccati, anche quelli di oggi. Ha pianto anche nell’orto del Getsemani per la nostra malvagità, la nostra debolezza e il nostro peccato. Ha anche destinato il suo sangue per noi. Fratelli, non disprezziamo questo prezzo indescrivibile con cui siamo stati riscattati. Grazie a questi sacrifici di Cristo, infatti, abbiamo un certo valore come persone. Senza questi sacrifici, o se li rinneghiamo, il nostro valore, da solo, non vale nulla. È pari a un fumo senza fiamma o a una nuvola senza luce.
O Signore, ineguagliabile nella misericordia, abbi pietà anche di noi!