Arcivescovo Averky (Taushev): Commento all’Apocalisse o Rivelazione di San Giovanni il Teologo (I)
“Poi c’è un altro tipo di libro: i commentari alle Sacre Scritture. Non ce ne sono molti in inglese ma abbiamo alcuni dei commentari di san Giovanni Crisostomo. Questo è un campo un po’ debole in inglese, perché ci sono molti buoni libri in russo che non ci sono ancora in inglese, inclusi i libri più recenti di commentari alle Scritture, anche sull’Apocalisse. I libri dell’arcivescovo Averky sono molto buoni, ma solo ora vengono tradotti in inglese. A Dio piacendo, tra non molto saranno pubblicati”[1].
P. Seraphim Rose di Platina
Articolo del (PER)CORSO DI SOPRAVVIVENZA ORTODOSSA
Biografia dell’Arcivescovo Averky
Il futuro arcivescovo Averky (Taushev) nacque nel 1906 a Kazan’. A causa della natura del lavoro del padre, in gioventù viaggiò per tutta la Russia e giunse ad amare i suoi monasteri, facendo profonde letture. Nel 1920 la famiglia Taushev fuggì dalla Russia nella città bulgara di Varna. Qui, mentre ancora al liceo, il giovane incontrò l’arcivescovo esule Teofane di Poltava, che ispirò ulteriormente il suo amore per la vita monastica. Dopo aver lasciato la scuola il futuro arcivescovo si iscrisse alla facoltà di teologia dell’Università di Sofia.
Dopo la laurea accettò un posto di lavoro come assistente segretario della diocesi carpato-russa in quella che allora era la Cecoslovacchia. Lì, nel 1931, fu tonsurato monaco con il nome di Averky, fu ordinato diacono e nel 1932 sacerdote, in servizio nelle parrocchie locali. Dopo aver svolto vari compiti per la diocesi, nel 1940 padre Averky fu costretto a lasciare la Rus’ carpatica. Si trasferì a Belgrado, dove insegnò teologia pastorale e omiletica, ma nel 1945, ritirandosi di fronte all’avanzata dell’Armata Rossa, arrivò a Monaco insieme con il Sinodo dei Vescovi della Chiesa fuori della Russia. Qui continuò l’insegnamento.
Nel 1951 padre Averky fu assegnato a insegnare al Seminario della Santa Trinità a Jordanville nello Stato di New York. Padre Averky fu presto consacrato vescovo e nel 1960 fu scelto come abate del monastero. Come abate, l’arcivescovo Averky – questo era il suo nuovo titolo – guidò gli studi, insegnando Nuovo Testamento e omiletica, scrittura e predicazione. Inoltre partecipò attivamente alla pubblicazione del periodico russo ‘Rus ortodossa’. Si addormentò nel Signore nel 1976, noto per i suoi scritti e sermoni ortodossi che invitavano al pentimento, la sua vita santa, l’adesione alla Tradizione contro l’ecumenismo e l’estremismo, e la sua convinzione che la fine del mondo si stava rapidamente avvicinando in mezzo all’apostasia contemporanea.
Il mistero che ci riguarda deriva dal fatto che l’arcivescovo era molto convinto che la fine del mondo era vicina. Già una volta, oltre 1950 anni fa, l’apostolo Paolo scrisse allo stesso modo riguardo alla fine del mondo. È possibile quindi che i santi si sbaglino? In realtà, i santi non si sono sbagliati. La fine del mondo è stata vicina in diverse occasioni. Le persone di vita santa ne hanno intuizioni ed è proprio per questo che sono inviati da Dio ad avvertirci e a chiamarci al pentimento. Questo è ciò che ha fatto l’apostolo Paolo ed è anche quello che ha fatto l’arcivescovo Averky. E i fedeli hanno ascoltato le loro parole e quelle di altri.
Nel 1981, cinque anni dopo il riposo dell’arcivescovo Averky, il Sinodo dei Vescovi ha canonizzato i nuovi martiri e confessori della Russia. Grazie alle loro preghiere, le persecuzioni sono cessate nelle terre russe e ha avuto inizio il processo del ribattesimo della Rus’. Con questo atto di pentimento per l’abbattimento della vecchia Russia e dei suoi fondamenti ortodossi tre generazioni prima nel 1917, il mondo è cambiato. Dio ha dato una proroga al mondo, e la fine che effettivamente era stata vicina negli anni ’60 e ’70, proprio come aveva detto il santo arcivescovo, si ritrasse.
Oggi, con la situazione del mondo sul filo del rasoio, con il mondo occidentale che è attanagliato dalla brama satanica di controllo militare ed economico globale e cerca di distruggere le ultime vestigia di vita spirituale in tutto il mondo, con molti paesi ortodossi come la Grecia, Cipro, la Romania e la Bulgaria compromessi dalla propaganda occidentale, con molte delle ultime roccaforti di pietà ortodossa, tra cui la Serbia, la Georgia, la Moldova e ora l’Ucraina sotto minaccia, e con la Russia solo a metà strada del cammino del pentimento, è chiaro che la fine si avvicina ancora una volta. Ora solo la Madre di Dio può estendere la storia e concederci un altro periodo di pentimento. Ora dobbiamo tornare di nuovo alle profezie e agli avvertimenti dell’arcivescovo Averky.
originale: http://www.events.orthodoxengland.org.uk/the-mystery-of-archbishop-averky/
Commento all’Apocalisse o Rivelazione di San Giovanni il Teologo (I)
IL SIGNIFICATO DELL’APOCALISSE E L’INTERESSE PER ESSA
L’Apocalisse, o come di consueto si traduce dal greco, la Rivelazione di San Giovanni il Teologo, è l’unico libro profetico del Nuovo Testamento. È la conclusione naturale dell’intera raccolta dei libri sacri del Nuovo Testamento. Nei libri della Legge, in quelli storici o pedagogici, un cristiano acquisirà conoscenza sul fondamento e sulla crescita storica della vita della Chiesa di Cristo come fosse una guida per le personali attività quotidiane; nell’Apocalisse, la mente e il cuore dei credenti ricevono mistiche indicazioni profetiche sul destino futuro della Chiesa e del mondo intero. L’Apocalisse è un libro misterioso, molto difficile da comprendere e interpretare correttamente, per cui il Typicon della Chiesa non richiede letture da esso durante i servizi divini. Ma allo stesso tempo, è proprio il carattere misterioso di questo libro che attira l’interesse sia dei cristiani credenti che dei pensatori semplicemente curiosi. Nel corso di tutta la storia dell’umanità coeva al Nuovo Testamento, gli uomini hanno cercato di svelare il significato e il senso delle misteriose visioni in esso descritte. Esiste un’enorme letteratura sull’Apocalisse, tra cui anche molte opere assurde riguardanti l’origine e il contenuto di questo misterioso libro. Si potrebbe indicare come una di queste opere uscite in tempi recenti, il libro di N.A. Morozov “Rivelazioni in tuoni e tempeste“. Sulla base dell’idea preconcetta che le visioni descritte nell’Apocalisse, con la precisione di un osservatorio astronomico, rappresentino lo stato del cielo stellato in un preciso momento storico, N.A. Morozov fa un calcolo astronomico e giunge alla conclusione che era descritto il cielo stellato del 30 settembre 395. Sostituendo le persone, le azioni e le immagini dell’Apocalisse con pianeti, stelle e costellazioni, N.A. Morozov utilizza ampiamente i vaghi contorni delle nuvole, sostituendo con essi i nomi mancanti di stelle, pianeti e costellazioni consentendogli di rappresentare un’immagine completa del cielo secondo i dati dell’Apocalisse. Se le nuvole non lo aiutano, con tutta la morbidezza e l’elasticità di questo materiale in mani capaci, allora Morozov rifà il testo dell’Apocalisse nel senso che gli necessita. Morozov giustifica la sua libera manipolazione del testo del libro sacro attraverso errori materiali o con l’ignoranza dei copisti dell’Apocalisse, “che non capirono il significato astronomico dell’immagine”, o anche con la considerazione che lo stesso scrittore dell’Apocalisse “grazie a un’idea preconcetta”, ha forzato l’interpretazione nel descrivere l’immagine del cielo stellato. Utilizzando lo stesso “metodo scientifico”, N.A. Morozov determina che l’autore dell’Apocalisse fosse San Giovanni Crisostomo (nato nel 347, morto nel 407), arcivescovo di Costantinopoli. Alla totale assurdità storica delle sue conclusioni, Morozov non presta alcuna attenzione. (Prot. Nik. Alexandrov). Nel nostro tempo – il periodo della prima guerra mondiale e della rivoluzione russa, e poi l’ancor più terribile seconda guerra mondiale, quando l’umanità ha vissuto tanti terribili sconvolgimenti e disastri – il tentativo di interpretare l’Apocalisse in rapporto con gli eventi vissuti sono aumentati ancora di più, con più o meno successo. Nel fare tali tentativi, c’è una cosa essenziale ed importante da ricordare: nell’interpretazione dell’Apocalisse, come in generale per ogni interpretazione di questo o quel libro della Sacra Scrittura, è essenziale fare uso dei fatti contenuti negli altri libri sacri che fanno parte della nostra Bibbia, come pure delle opere interpretative dei S. Padri e dei dottori della Chiesa. Delle specifiche opere patristiche sull’interpretazione dell’Apocalisse, bisogna valutare specialmente il “Commento sull’Apocalisse” di S. Andrea, arcivescovo di Cesarea, che riassume l’intera comprensione dell’Apocalisse nel periodo pre-niceno (cioè antecedente al primo Concilio Ecumenico del 325). Pregevolissima è anche l’Apologia sull’Apocalisse di S. Ippolito di Roma (c. 230). Nei tempi recenti sono apparse così tante opere interpretative sull’Apocalisse che alla fine del XIX secolo il loro numero era arrivato a 90. Delle opere russe, le più preziose sono: 1) A. Zhdanova- “La Rivelazione del Signore sulle sette Chiese d’Asia” (un tentativo di spiegare i primi tre capitoli dell’Apocalisse); 2) Vescovo Pietro – “Spiegazione dell’Apocalisse del S. Apostolo Giovanni il Teologo”; 3) N. A. Nikolsky – ” L’Apocalisse e la falsa profezia smascherate da essa”; 4) N. Vinogradova – “Sul destino finale del mondo e dell’uomo” e 5) M. Barsova – “Raccolta di Saggi sull’interpretazione e la lettura edificante dell’Apocalisse”.
[1]Il Padre Seraphim Rose tradusse l’intero Commento all’Apocalisse dell’arcivescovo Averky, oltre che alcune parti del suo Commento ai Vangeli e alle Epistole.