San Giovanni Crisostomo, Sul Vangelo di Matteo, Omelia 2

San Giovanni Crisostomo, Sul Vangelo di Matteo, Omelia 2

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Omelia 2

Matteo. I. 1.

“Il libro della generazione di Gesù Cristo, Figlio di Davide, Figlio di Abramo”.

Ricordate davvero l’invito che vi abbiamo rivolto di recente, supplicandovi di ascoltare tutte le cose che vengono dette con tutto il silenzio e la mistica quiete? Poiché oggi dobbiamo mettere piede nel santo vestibolo, perciò vi ho anche ricordato dell’invito fattovi.

Se i Giudei, quando dovevano avvicinarsi “al un monte che ardeva, al fuoco, al nero, alle tenebre e alla tempesta” (Es 19,1ss) – o meglio, quando non dovevano solo avvicinarsi, ma vedere e sentire queste cose da lontano – tre giorni prima avevano ricevuto l’ordine di astenersi dalle loro mogli e di lavare le loro vesti, ed erano in trepidazione e paura, sia loro che Mosè con loro; tanto più noi, quando dobbiamo ascoltare queste parole e non ci troviamo lontani dal monte fumante, ma entriamo nel cielo stesso, dovremmo mostrare una maggiore abnegazione; non lavare le nostre vesti, ma pulire la veste della nostra anima e liberarci da ogni mescolanza con le cose del mondo. Perché non vedrete il buio, né il fumo, né la tempesta, ma il Re stesso seduto sul trono di quella gloria indicibile, e gli angeli e gli arcangeli in piedi accanto a Lui, e le tribù dei santi, nelle loro miriadi interminabili.

Perché tale è la città di Dio, “la Chiesa dei primogeniti, gli spiriti dei giusti, l’assemblea generale degli angeli, il sangue dell’aspersione” (Eb 12,18ss), per cui tutti sono uniti in una sola cosa, e il cielo ha ricevuto le cose della terra e la terra le cose del cielo ed è venuta quella pace che anticamente era desiderata sia dagli angeli che dai santi.

Qui c’è il trofeo della croce, glorioso e cospicuo, le spoglie conquistate da Cristo, la primizia della nostra natura, il bottino del nostro Re; tutto questo, dico, lo conosceremo perfettamente dai Vangeli. Se ci seguite con calma, saremo in grado di condurvi dappertutto e di mostrarvi dove la morte è stata crocifissa e dove il peccato è stato impiccato, e dove si trovano le numerose e meravigliose offerte di questa guerra, di questa battaglia.

Vedrete anche il tiranno qui legato, e la moltitudine di prigionieri che lo segue, e la cittadella da cui quel demone empio ha invaso tutte le cose nel tempo passato. Vedrete i nascondigli e le tane dei briganti, ora smantellati e aperti, perché anche lì era presente il nostro Re.

Ma non vi stancate, beneamati, perché se qualcuno vi descrivesse una guerra visibile, trofei e vittorie, non vi sentireste affatto sazi; anzi, non preferireste né la bevanda né la carne a questa storia. Ma se questo tipo di narrazione è gradita, molto di più lo è questa. Considerate, infatti, che cosa c’è da ascoltare, come da una parte Dio dal cielo, che si è alzato dai troni reali, sia balzato giù (Sapienza 18,15) fino alla terra, e persino fino all’inferno stesso, e si sia schierato in battaglia; e come il diavolo, dall’altra parte, si sia schierato contro di Lui; o meglio, non contro il Dio svelato, ma contro il Dio nascosto nella natura dell’uomo.

E ciò che è meraviglioso è che vedrete la morte distrutta dalla morte, la maledizione estinta dalla maledizione e il dominio del diavolo abbattuto proprio da quelle cose per cui aveva prevalso. Svegliamoci dunque bene e non dormiamo, perché ecco, vedo le porte aprirsi per noi; ma entriamo con ordine e con tremore, mettendo subito piede nel vestibolo stesso.

2. Ma che cos’è questo vestibolo? Il libro della generazione di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo.

Che cosa dici? Non avevi promesso di parlare dell’Unigenito Figlio di Dio, e fai riferimento a Davide, un uomo nato dopo mille generazioni, e dici che è padre e antenato?

Fermati, non cercare di imparare tutto in una volta, ma dolcemente e a poco a poco. Perché, è nel vestibolo che vi trovate, proprio davanti al portico; perché allora vi affrettate verso il santuario interno? Per ora non hai ancora ben segnato tutto quello che c’è all’esterno. Infatti, per un po’ di tempo non vi dichiarerò l’altra generazione, o meglio, nemmeno quella che viene dopo, perché è impronunciabile e inenarrabile. E prima di me ve l’ha detto il profeta Isaia, il quale, annunciando la Sua passione e la Sua grande cura per il mondo, e ammirando chi era, cosa divenne e dove discese, gridò forte e chiaro, dicendo: “Chi narrerà la Sua generazione?

Non è dunque di questo che dobbiamo parlare ora, ma al di sotto di questo, di quello che ebbe luogo sulla terra, che si realizzò tra diecimila testimoni. E di questo racconteremo ancora, nella misura in cui ci sarà possibile, avendo ricevuto la grazia dello Spirito. Infatti, nemmeno questo può essere raccontato in modo del tutto chiaro, perché anche questo è veramente terribile. Non pensate dunque che si tratti di cose di poco conto quando sentite parlare di questa nascita, ma risvegliate la vostra mente e tremate subito quando vi viene detto che Dio è venuto sulla terra. Infatti, è stato così meraviglioso e al di là di ogni aspettativa che, a causa di queste cose, gli stessi angeli hanno formato un coro e, a nome del mondo, ne hanno fatto l’elogio, e i profeti fin dal primo momento si sono meravigliati del fatto che Egli fosse visto sulla terra e conversasse con gli uomini (Baruc 3,37). Sì, perché è ben al di là di ogni pensiero sentire che Dio, l’Innominabile, l’Impronunciabile, l’Incomprensibile e Colui che è uguale al Padre, è passato attraverso il grembo di una vergine e ha concesso di nascere da una donna e di avere Abramo e Davide come antenati. Ma perché dico Abramo e Davide? Perché, cosa ancora più sorprendente, ci sono quelle donne di cui abbiamo parlato ultimamente.

3. Sentendo queste cose, alzatevi e non supponete nulla di basso; ma anzi, proprio per questo dovreste soprattutto meravigliarvi che, essendo Figlio del Dio senza origine e suo vero Figlio, abbia sofferto di essere chiamato anche Figlio di Davide, per farvi diventare Figli di Dio. Ha sofferto che uno schiavo fosse come un padre per Lui, per rendere il Signore e Padre schiavo, per voi.

Vedete subito, fin dall’inizio, di che natura sono i Vangeli? Se dubitate delle cose che vi riguardano, da quelle che appartengono a Lui credete anche a queste. Perché è molto più difficile, a giudicare dalla ragione umana, che Dio si faccia uomo, che un uomo sia dichiarato Figlio di Dio. Quando dunque ti viene detto che il Figlio di Dio è figlio di Davide e di Abramo, non dubitare più che anche tu, figlio di Adamo, sarai figlio di Dio. Perché non a caso, né invano, Egli si è abbassato così tanto, ma solo per esaltarci. Così Egli è nato secondo la carne, affinché tu possa nascere secondo lo Spirito; è nato da una donna, affinché tu possa cessare di essere figlio di una donna.

Perciò la nascita è stata duplice: è stato reso simile a noi, ma anche superiore a noi. Infatti, nascere da una donna è stata la nostra sorte, ma nascere non da sangue, né da volontà di carne, né da volontà di uomo, ma dallo Spirito Santo (Gv 1,13) significava annunciare in anticipo la nascita che ci supera, la nascita futura, che Egli stava per darci liberamente dallo Spirito. E anche tutto il resto fu così. Così anche il suo battesimo, fu dello stesso tipo, perché partecipava dell’antico e partecipava anche del nuovo. L’essere battezzati dal profeta segnava l’antico, ma la discesa dello Spirito ombreggiava il nuovo. E come se uno si mettesse nello spazio tra due persone separate e, tendendo le mani, le afferrasse da una parte e dall’altra e le legasse insieme, così ha fatto Lui, unendo l’antica alleanza con la nuova, la natura di Dio con quella dell’uomo, le cose che sono sue con le nostre.

Vedete il bagliore della città, con quale grande splendore vi ha abbagliato fin dall’inizio? Come ha mostrato subito il Re nelle vostre stesse sembianze, come in un accampamento? Perché anche lì il re non appare sempre con la sua dignità, ma, lasciati da parte la porpora e il diadema, si traveste spesso con le vesti di un comune soldato. Ma lì è per evitare che, facendosi conoscere, attiri il nemico su di sé; qui, al contrario, per evitare che, se si facesse conoscere, faccia fuggire il nemico dal conflitto con Lui e confonda tutto il suo popolo, perché il suo scopo era salvare, non spaventare.

4. Per questo motivo gli ha dato subito questo titolo, chiamandolo Gesù. Infatti, questo nome, Gesù, non è greco, ma nella lingua ebraica è chiamato così; il che significa, se lo traduciamo nella lingua greca, il Salvatore. Ed è chiamato Salvatore perché ha salvato il suo popolo.

Vedete come ha messo le ali all’uditore, parlando di cose familiari e indicandoci allo stesso tempo cose al di là di ogni speranza? Voglio dire che entrambi i nomi erano ben noti agli ebrei. Infatti, poiché le cose che dovevano accadere erano al di là di ogni aspettativa, i tipi anche dei nomi precedevano, affinché fin dall’inizio fosse tolto il potere inquietante della novità. Così viene chiamato Gesù, come colui che dopo Mosè portò il popolo nella terra della promessa. Avete visto il tipo? Osservate la verità. Quello conduceva nella terra della promessa, questo in cielo e alle cose belle del cielo; quello, dopo che Mosè era morto, questo dopo che la legge era cessata; quello come capo, questo come re.

Tuttavia, per evitare che, avendo sentito la parola Gesù, siate perplessi a causa dell’identità del nome, ha aggiunto: Gesù Cristo, Figlio di Davide. Ma quell’altro non era di Davide, bensì di un’altra tribù.

5. Ma perché lo chiama libro della generazione di Gesù Cristo, mentre in questo libro non c’è solo la nascita, ma l’intera dispensazione? Perché è la somma di tutta la dispensazione ed è l’origine e la radice di tutte le nostre benedizioni. Come Mosè lo chiama libro del cielo e della terra, (Genesi 2,4) sebbene non abbia parlato solo del cielo e della terra, ma anche di tutte le cose che si trovano in mezzo ad essi, così anche quest’uomo ha chiamato il suo libro da ciò che è la somma di tutte le grandi cose fatte. Infatti, ciò che suscita stupore, al di là di ogni speranza e di ogni aspettativa, è che Dio si sia fatto uomo. Ma poiché questo è avvenuto, tutto ciò che segue ne è la ragionevole conseguenza.

6. Ma perché non ha detto: il Figlio di Abramo e poi il Figlio di Davide? Non è, come alcuni suppongono, che intenda procedere verso l’alto dal punto più basso, perché in tal caso avrebbe fatto come Luca, ma ora fa il contrario. Perché allora ha menzionato Davide? Quell’uomo era sulla bocca di tutti, sia per la sua distinzione, sia per il tempo, poiché non era morto da molto tempo, come Abramo. E sebbene Dio abbia fatto promesse a entrambi, l’uno, in quanto antico, è passato sotto silenzio, mentre l’altro, in quanto fresco e recente, è stato ripetuto da tutti. Essi stessi, ad esempio, dicono: “Cristo non viene forse dal seme di Davide e da Betlemme, la città dove si trovava Davide? [E nessuno lo chiamava Figlio di Abramo, ma solo Figlio di Davide; e questo perché quest’ultimo era più presente nella memoria di tutti, sia per il tempo, come ho già detto, sia per la sua regalità. In base a questo principio, tutti i re che hanno avuto in onore dopo il suo tempo sono stati chiamati da lui, sia dal popolo stesso che da Dio. Infatti, sia Ezechiele che altri profeti parlano di Davide che viene e risorge, non intendendo lui che era morto, ma coloro che emulavano le sue virtù. E a Ezechia dice: “Io difenderò questa città, per il mio bene e per il bene del mio servo Davide”. [E anche a Salomone disse che per amore di Davide non avrebbe dato ad altri il regno durante la sua vita. Perché grande era la gloria di quell’uomo, sia presso Dio che presso gli uomini.

Per questo motivo inizia subito da colui che era più conosciuto, per poi risalire fino a suo padre, ritenendo superfluo, per quanto riguarda i Giudei, portare la genealogia più in alto. Infatti, queste erano principalmente le persone che venivano ammirate: l’una come profeta e re, l’altra come patriarca e profeta.

7. “Ma da dove si evince che Egli proviene da Davide?” Si potrebbe dire. Infatti, se non è nato da un uomo, ma solo da una donna, e la Vergine non ha una genealogia, come possiamo sapere che era della stirpe di Davide? Così, sono due le cose che si chiedono: sia perché non viene espressa la genealogia di Sua madre, sia perché viene menzionato Giuseppe, che non ha alcuna parte nella nascita; poiché l’ultimo sembra essere superfluo, e la prima in difetto.

Di che cosa è dunque necessario parlare prima? Di come la Vergine provenga da Davide. Come facciamo a sapere che è da Davide? Ascoltate Dio che dice a Gabriele di andare da una vergine promessa sposa di un uomo (il cui nome era Giuseppe), della casa e della stirpe di Davide. Cosa volete che sia più chiaro di questo, quando avete sentito che la Vergine era della casa e della stirpe di Davide?

È quindi evidente che anche Giuseppe era della stessa stirpe. Sì, perché c’era una legge che imponeva di non prendere moglie da un’altra stirpe, ma dalla stessa tribù. E il patriarca Giacobbe predisse anche che Egli sarebbe sorto dalla tribù di Giuda, dicendo: “Non mancherà un capo da Giuda, né un governatore dai suoi lombi, finché non venga Colui per il quale è stato stabilito; Egli è l’attesa dei Gentili” (Gn 49,10).

Ebbene, questa profezia chiarisce sì che Egli era della tribù di Giuda, ma non anche che era della famiglia di Davide. C’era dunque nella tribù di Giuda una sola famiglia, quella di Davide, o non ce n’erano anche molte altre? E non poteva accadere che uno fosse della tribù di Giuda, ma non anche della famiglia di Davide?

Anzi, per evitare che possiate dire questo, l’evangelista ha eliminato questo vostro sospetto, dicendo che Egli era della casa e della stirpe di Davide.

E se volete apprendere questo anche da un’altra prospettiva, non ci mancherà un’altra prova. Infatti, non solo non era permesso prendere moglie da un’altra tribù, ma nemmeno da un’altra stirpe, cioè da un’altra parentela. Perciò, se colleghiamo alla Vergine le parole “della casa e della stirpe di Davide”, ciò che è stato detto è valido; se lo colleghiamo a Giuseppe, anche questo fatto è provato. Infatti, se Giuseppe fosse stato della casa e della stirpe di Davide, non avrebbe preso moglie da un’altra stirpe che non fosse quella da cui lui stesso era stato generato.

E allora, si dirà, se ha trasgredito la legge? Ma è per questo motivo che si è testimoniato in anticipo che Giuseppe era giusto, affinché non si dicesse questo, ma si fosse certi che egli non avrebbe trasgredito la legge. Infatti, colui che era così benevolo e libero da passioni da non voler, anche se spinto dal sospetto, tentare di infliggere una punizione alla Vergine, come avrebbe potuto trasgredire la legge per lussuria? Colui che mostrò saggezza e autocontrollo al di là della legge (perché allontanarla, e per di più in segreto, significava agire con autocontrollo al di là della legge), come avrebbe potuto fare qualcosa di contrario alla legge; e questo quando non c’era alcun motivo che lo spingesse?

8. Ora, che la Vergine fosse della stirpe di Davide è evidente da queste cose; ma il perché non sia scritta la sua genealogia, ma quella di Giuseppe, richiede una spiegazione. Per quale motivo allora? Non era legge tra i Giudei che la genealogia delle donne dovesse essere tracciata. Affinché dunque si attenesse all’usanza e non sembrasse che facesse delle modifiche fin dall’inizio, e tuttavia ci facesse conoscere la Vergine, per questo motivo ha taciuto i suoi antenati e ha tracciato la genealogia di Giuseppe. Infatti, se avesse fatto questo nei confronti della Vergine, sarebbe sembrato che introducesse delle novità; e se avesse passato sotto silenzio Giuseppe, non avremmo conosciuto gli antenati della Vergine. Perciò, affinché potessimo sapere, a proposito di Maria, chi fosse e di quale origine, e affinché le leggi rimanessero indisturbate, ha tracciato la genealogia del suo sposo e ha mostrato che era della casa di Davide. Infatti, quando questo è stato chiaramente dimostrato, viene dimostrato anche l’altro fatto, cioè che anche la Vergine proviene da lì, perché quest’uomo giusto, come ho già detto, non avrebbe sopportato di prendere una moglie di un’altra stirpe.

C’è anche un’altra ragione, che si potrebbe citare, di natura più mistica, a causa della quale i progenitori della Vergine sono stati passati sotto silenzio; ma non è il caso di dirlo ora, perché tanto è già stato detto.

9. Rimaniamo dunque a questo punto del nostro discorso sulle questioni, e nel frattempo conserviamo con precisione ciò che ci è stato rivelato; come, ad esempio, perché ha menzionato Davide per primo; perché ha chiamato il libro “libro della generazione”; per quale motivo ha detto “di Gesù Cristo”; come la nascita è comune e non comune; perché è stato dimostrato che Maria proviene da Davide; e perché la genealogia di Giuseppe è tracciata, mentre i suoi antenati sono passati sotto silenzio.

Infatti, se conservate queste cose, ci incoraggerete maggiormente rispetto a ciò che verrà; ma se le respingete e le cancellate dalla vostra mente, ci troveremo ancora più arretrati rispetto al resto. Proprio come nessun coltivatore si preoccuperebbe di prestare attenzione a un terreno che ha distrutto il seme precedente.

Perciò vi prego di ritornare su queste cose. Perché dalla riflessione su queste cose scaturisce nell’anima un grande bene, che tende alla salvezza. Infatti, grazie a queste meditazioni saremo in grado di piacere a Dio stesso; la nostra bocca sarà pura dagli insulti, dal turpiloquio e dal vilipendio, mentre si esercita in discorsi spirituali; saremo temibili per i demoni, mentre armiamo la nostra lingua con tali parole; attireremo maggiormente su di noi la grazia di Dio e renderemo il nostro occhio più penetrante. Infatti, sia gli occhi, sia la bocca, sia l’udito, Egli li ha posti in noi a questo scopo, affinché tutte le nostre membra possano servirLo, affinché possiamo pronunciare le Sue parole e compiere le Sue azioni, affinché possiamo cantarGli inni continui, affinché possiamo offrire sacrifici di ringraziamento e con questi purificare completamente le nostre coscienze.

Infatti, come il corpo è più sano quando gode dei benefici di un’aria pura, così l’anima è più dotata di saggezza pratica quando si nutre di esercizi come questi. Non vedete anche gli occhi del corpo che, quando stanno nel fumo, piangono sempre; ma quando sono all’aria pura, in un prato, in fontane e giardini, diventano più luminosi e più sani? Così è anche l’occhio dell’anima, perché se si nutre nel prato degli oracoli spirituali, sarà limpido, penetrante e rapido di vista; ma se si allontana nel fumo delle cose di questa vita, piangerà senza fine e si lamenterà sia ora che in seguito. Infatti le cose di questa vita sono come il fumo. Anche per questo uno ha detto: “I miei giorni sono venuti meno come fumo”. In effetti si riferiva alla loro brevità e alla loro inconsistenza, ma direi che dobbiamo prendere ciò che viene detto non solo in questo senso, ma anche per quanto riguarda il loro carattere torbido.

Infatti, nulla ferisce e offusca così tanto l’occhio dell’anima come la folla delle ansie mondane e lo sciame dei desideri. Perché sono la legna che alimenta questo fumo. E come il fuoco, quando si appoggia a qualsiasi combustibile umido e saturo, genera molto fumo; così anche questo desiderio, così veemente e bruciante, quando si appoggia a un’anima che è (per così dire) umida e dissoluta, produce a sua volta abbondanza di fumo. Per questo c’è bisogno della rugiada dello Spirito e di quell’aria che spegne il fuoco, disperde il fumo e dà ali ai nostri pensieri. Perché non è possibile, non è possibile che uno appesantito da così grandi mali si innalzi verso il cielo; è bene che, senza impedimenti, possiamo aprirci la strada verso di esso; o meglio, non è possibile nemmeno così, se non otteniamo le ali dello Spirito.

Ora, se c’è bisogno di una mente libera e di una grazia spirituale per salire a quell’altezza, cosa succede se non c’è nessuna di queste cose, ma attiriamo su di noi tutto ciò che è opposto ad esse, persino un macigno satanico? Come potremo salire verso l’alto, se siamo trascinati da un carico così grande? Infatti, se qualcuno cercasse di pesare le nostre parole come in una giusta bilancia, in diecimila talenti di discorsi mondani non troverebbe nemmeno cento penny di parole spirituali, anzi, direi, nemmeno dieci quattrini. Non è dunque una vergogna e un’estrema beffa che, se abbiamo un servo, ci serviamo di lui per lo più nelle cose necessarie, ma essendo in possesso di una lingua, non trattiamo il nostro membro così bene nemmeno come uno schiavo, ma al contrario lo usiamo per cose non redditizie o eccessive? E se fosse solo per eccesso: lo fa per cose contrarie e dannose e per nulla vantaggiose per noi. Infatti, se le cose che abbiamo detto fossero vantaggiose per noi, sarebbero certamente anche gradite a Dio. Invece, qualsiasi cosa il diavolo ci suggerisca, noi la diciamo tutta, ora ridendo, ora parlando in modo spiritoso; ora maledicendo e insultando, ora imprecando, mentendo e facendo falsi giuramenti; ora mormorando, ora facendo vane ciance, e parlando di sciocchezze più che di vecchie mogli; dicendo tutte cose che non ci riguardano.

Perché, ditemi, chi di voi qui presenti, se fosse richiesto, potrebbe ripetere un solo Salmo o qualsiasi altra parte delle Scritture divine? Non ce n’è uno.

E non è solo questo l’aspetto doloroso, ma il fatto che, mentre siete diventati così arretrati per quanto riguarda le cose spirituali, per quanto riguarda quelle che appartengono a Satana siete più impetuosi del fuoco. Così, se a qualcuno venisse in mente di chiedervi canzoni diaboliche e impure melodie effeminate, troverà molti che le conoscono perfettamente e le ripetono con molto piacere.

10. Ma qual è la risposta a queste accuse? Non sono, direte, uno dei monaci, ma ho moglie e figli, e la cura di una casa. Ecco, questo è ciò che ha rovinato tutto, il tuo supporre che la lettura delle Scritture divine appartenga solo a quelli, mentre tu ne hai bisogno molto più di loro. Infatti, coloro che abitano nel mondo e ogni giorno ricevono ferite, hanno più bisogno di medicine. Perciò è molto peggio non leggere e considerare la cosa addirittura superflua; perché queste sono parole di invenzione diabolica. Non sentite Paolo che dice che tutte queste cose sono state scritte per ammonirci? (1 Corinzi 10,11)

E voi, se doveste prendere in mano un Vangelo, non scegliereste di farlo con le mani non lavate; ma le cose che sono contenute in esso, non vi sembrano altamente necessarie? È per questo motivo che tutte le cose sono capovolte.

Infatti, se volete imparare quanto sia grande l’utilità delle Scritture, esaminate voi stessi come diventate ascoltando i Salmi e come ascoltando un canto di Satana; e come siete disposti quando state in una Chiesa e come quando siete seduti in un teatro; e vedrete che grande è la differenza tra lo stato di quest’anima e di quella, anche se entrambe sono una. Per questo Paolo disse: “Le comunicazioni cattive corrompono le buone maniere”. (1 Cor 15,33) Per questo motivo abbiamo continuamente bisogno di quei canti che servono come incantesimi dello Spirito. Sì, è per questo che primeggiamo sulle creature irrazionali, dato che rispetto a tutte le altre cose siamo addirittura estremamente inferiori a loro.

Questo è il cibo dell’anima, questo il suo ornamento, questa la sua sicurezza, mentre non ascoltare è penuria e spreco; perché io darò loro, dice Lui, non una fame di pane, né una sete d’acqua, ma una fame di ascoltare la parola del Signore. (Am 8,11)

Cosa può esserci di più miserabile? Quando il male stesso, che Dio minaccia come punizione, ve lo tirate addosso di vostra iniziativa, portando nella vostra anima una sorta di grave carestia e rendendola la cosa più debole del mondo? Perché la sua natura è quella di essere persa o di essere salvata dalle parole. Tutto ciò la porta all’ira, e lo stesso tipo di cose la rende mansueta: un’espressione sconcia è solita accendere la lussuria, e viene educata alla temperanza da discorsi pieni di gravità.

Ma se una parola ha semplicemente un potere così grande, dimmi, come mai disprezzi le Scritture? E se un ammonimento può fare cose così grandi, molto di più se l’ammonimento è fatto con lo Spirito. Sì, perché una parola delle Scritture divine, fatta risuonare all’orecchio, più che il fuoco ammorbidisce l’anima indurita e la rende adatta a tutte le cose buone.

11. Così anche Paolo, quando trovò i Corinzi gonfi e infiammati, li ricompose e li rese più premurosi. Infatti si vantavano proprio di quelle cose di cui avrebbero dovuto vergognarsi, nascondendo la faccia. Ma dopo che ebbero ricevuto la lettera, ascoltate il cambiamento che avvenne in loro, di cui il Maestro stesso ha reso testimonianza, dicendo: “Per questo stesso fatto, che vi siete afflitti per un destino divino, quale prudenza ha prodotto in voi, sì, quale pulizia di voi stessi, sì, quale indignazione, sì, quale zelo, sì, quale vendetta”. In questo modo riportiamo all’ordine servi e figli, mogli e amici, e rendiamo amici i nostri nemici.

In questo modo anche i grandi uomini, quelli che erano cari a Dio, divennero migliori. Davide, per esempio, dopo il suo peccato, quando ebbe il beneficio di certe parole, giunse al più eccellente pentimento; e anche gli apostoli, per questa via, divennero ciò che divennero, e attirarono dietro di loro il mondo intero.

E qual è il vantaggio, si dirà, quando uno ascolta ma non fa ciò che gli viene detto? Non sarà di poco conto nemmeno l’ascolto. Infatti, egli continuerà a condannare sé stesso e a gemere interiormente, e arriverà a tempo debito a fare le cose di cui si parla. Ma colui che non sa nemmeno di aver peccato, quando cesserà dalla sua negligenza? Quando condannerà sé stesso?

Non disprezziamo dunque l’ascolto delle Scritture divine. Perché questa è un’invenzione di Satana, che non ci permette di vedere il tesoro per non guadagnare le ricchezze. Per questo dice che l’ascolto delle leggi divine non è nulla, per non vedere che dall’ascolto acquisiamo anche la pratica.

Conoscendo dunque questa sua arte malvagia, fortifichiamoci contro di lui da tutte le parti, affinché, essendo recintati con questa armatura, possiamo sia rimanere inespugnati, sia colpirlo alla testa; e così, dopo esserci coronati con le gloriose corone della vittoria, potremo raggiungere i beni futuri, per la grazia e l’amore verso l’uomo del nostro Signore Gesù Cristo, al quale sia gloria e potenza nei secoli dei secoli.

Amen.

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